Conferenza della Delegazione Lombardia «Approfondimenti conclusivi sulla cosiddetta “svolta costantiniana”»

Gli incontri del nuovo anno della Delegazione Lombardia del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio sono iniziati giovedì 11 gennaio 2024 presso la chiesa di San Sepolcro a Milano, con la Santa Messa presieduta e la Conferenza tenuta da Mons. Enrico dal Covolo, SDB, Vescovo titolare di Eraclea, Cappellano di Gran Croce Jure Sanguinis, già Magnifico Rettore della Pontificia Università Lateranense, Assessore del Pontificio Comitato di Scienze Storiche, Presidente del Comitato Scientifico dell'Accademia Bonifaciana, Cattedratico dell’Accademia Ambrosiana.
Alla messa

Il Vescovo Enrico dal Covolo ha presieduto la Santa Messa, concelebranti il Primo Cappellano Capo per il Nord Italia, Don Fabio Fantoni, Cappellano di Gran Croce di Merito e Don Mauro Viganò, Postulante, alla presenza di Don Paolo Lobiati, Giudice del Tribunale Ecclesiastico Lombardo e Avvocato iscritto all’Albo della Rota Romana, del Delegato Dott. Ing. Gilberto Spinardi, Cavaliere di Gran Croce di Merito e dei Referenti delle Sezioni di Brescia e Pavia, rispettivamente l’Avv. Lorenzo da Pra Galanti e il Dott. Gianfranco Cicala, Cavalieri di Merito.

Nella sua omelia, Mons. dal Covolo ha dedicato una prima riflessione ai Confratelli Costantiniani defunti, in particolare alla commemorazione del Presidente della Real Commissione per l’Italia, il compianto Duca Don Diego de Vargas Machuca, legandola alle parole della prima lettura del Libro del Siracide (44, 1. 15-18), nella quale si legge: «Facciamo ora l’elogio di uomini illustri, dei padri nostri nelle loro generazioni. I popoli parlano della loro sapienza, l’assemblea ne proclama la lode». Una seconda riflessione, Mons. dal Covolo ha dedicato all’inizio delle attività annuali della Delegazione, unendola al brano del Vangelo (Mc 1, 35-45), nel quale Gesù scappa dal luogo dove il popolo lo stava acclamando, per recarsi in un primo momento a trascorrere una notte di preghiera in un luogo deserto, e successivamente a predicare altrove, nonostante il grande successo ottenuto. Un invito per ciascuno appartenente all’Ordine Costantiniano a curare inizialmente la preghiera personale e ad operare espandendo la testimonianza della Sacra Milizia in ogni luogo, dando il buon esempio soprattutto alle nuove generazioni, crescendo così nella via della Santità. «Chi ci ha preceduto – ha precisato Mons. dal Covolo – come gli uomini e le donne illustri di cui facciamo oggi l’elogio, ci ha segnato la strada, percorriamola anche noi».

Conclusa la Concelebrazione Eucaristica, introducendo il Relatore della successiva Conferenza, il Prof. Edoardo Teodoro Brioschi, Cavaliere di Gran Croce di Merito, Promotore delle Attività Culturali, ha precisato la sua volontà, proposta già da diverso tempo, di trattare un argomento Costantiniano come apertura di ogni nuovo anno.

Innanzitutto, il Relatore Mons. Enrico dal Covolo ha manifestando il suo affetto ai presenti, saltando ogni formalità istituzionale, iniziando con un confidenziale: “Cari amici del Glorioso Ordine Costantiniano di San Giorgio”. Poi ha svolto il suo intervento, a riprendere e a concludere gli approfondimenti sulla cosiddetta “svolta costantiniana”, il tema da egli stesso aperto il 28 marzo 2019 e proseguito il 16 gennaio 2020.

Per facilitare lo studio di questa pagina controversa della storia, Mons. dal Covolo ha omaggiato i presenti con un estratto del proprio ultimo libro «Semi del Verbo nella Storia». Percorsi biblici e patristici dal primo al quinto secolo  (Edusc 2021, 176 pagine [QUI]), raccolto in un fascicolo esplicativo.

Si tratta di un volume facente parte di una collana fondata da Mons. dal Covolo presso l’Università Lateranense e l’Università di Toruń – città di Niccolò Copernico – in collaborazione con Don Manlio Sodi, avente come titolo proprio il motto del famoso astronomo: Veritatem inquirere, ricercare la verità. È un libro recente, sorto dopo ulteriori approfondite ricerche per fornire una maggiore chiarezza sul dibatto svolta, dando un quadro d’insieme completo circa gli incontri fin qui tenuti.

Il cammino della ricerca scientifica comporta un dialogo aperto ad ogni confronto perché la gioia della verità possa essere sempre più il riflesso della luce di Dio, che risplende nell’intelligenza umana. L’espressione Veritatem inquirere è un invito pressante a indagare nella ricerca della verità. Questo permette di conoscere più a fondo come si è espresso un autore o che cosa è racchiuso in una formula, segno – a sua volta – di una cultura e di una forma celebrativa del mistero cristiano. Il volume invita a sollevare lo sguardo sui primi cinque secoli toccando due argomenti per ogni periodo e riservandone uno per il quinto. Mentre la Presentazione offre il quadro circa la ripresa della collana e il senso della ricerca, la Postfazione invita al confronto tra i contributi dell’autore e l’ambito specificamente cultuale, con tutto ciò che tale ambito comporta. L’Indice dei Nomi denota un orizzonte molto ampio dei termini della ricerca, e insieme un’occasione per proseguire negli intenti focalizzati e in altri appena accennati. Nella Veritatis gaudium, Papa Francesco invita ad assumere una formazione accademica garantita da un «impegno generoso e convergente verso un radicale cambio di paradigma, anzi (…) verso una coraggiosa rivoluzione culturale». E questa potrà avvenire qualora si attivi «una vera ermeneutica evangelica per capire meglio la vita, il mondo, gli uomini». Si tratta in definitiva «non di una sintesi, ma di una atmosfera spirituale di ricerca e certezza basata sulle verità di ragione e di fede». Sono parole che invitano a continuare con coraggio e ampiezza di orizzonti culturali nell’impegno del Veritatem inquirere.

Dopo tanti anni di studio, Mons. dal Covolo giunge a ridimensionare l’aspetto rivoluzionario, che la cosiddetta “svolta costantiniana” molto spesso vuole far credere, evidenziando l’equivoco con cui la nuova religione venisse accolta e riconosciuta tra le istituzioni dell’Impero. Una nuova religio compresa anzitutto come un’etica.

L’entusiasmo e l’enorme riconoscenza verso questa importantissima libertà di culto per merito di Costantino – che ha portato alla fine della persecuzione dei Cristiani – ha però messo troppo in secondo piano gli aspetti che determinavano gli interessi dell’Impero cui dipendeva la propria sopravvivenza: non tanto il logos, ma il nomos (la legge), un culto esatto per propiziarsi il favore della divinità. Da quel momento l’esercizio del potere nella politica religiosa dell’Impero bizantino – scrive inoltre Mons. dal Covolo nel suo libro – influì decisamente nella storia delle eresie e degli scismi, per cui va elencato a pieno titolo tra le ragioni “non teologiche” delle divisioni ecclesiali.

Nel suo intervento, Mons. dal Covolo ha sottolineato come questa “svolta costantiniana” deve essere vista con le proprie luci, ma anche con le proprie ombre, fino ad affermare che solo con il Concilio Vaticano II i cattolici si sono liberati delle conseguenze negative di questo cambiamento, persistenti invece in Oriente come una sorta di cesaropapismo.

È seguito un interessante dibattito, durante il quale Mons. Marco Maria Navoni, Prefetto del Collegio dei Dottori della Veneranda Biblioteca Ambrosiana, Cappellano Jure Sanguinis – relatore il 13 settembre 2012 di una splendida conferenza sulla madre di Costantino, proprio nella chiesa di San Sepolcro – ha evidenziato in particolare il grande ruolo di Sant’Elena, esaltato soprattutto da Sant’Ambrogio, il quale mette in evidenza – in un lungo discorso funebre in onore dell’imperatore Teodosio nel 395 – la figura di Costantino come il primo Imperatore a credere, il primo Imperatore romano Cristiano che lasciò l’eredità della fede Cristiana, non tanto l’eredità dell’impero, quella dinastica famigliare.

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