La Delegazione Lombardia svolge a Milano la Conferenza “Ancora in tema di Araldica: l’Araldica militare”

Giovedì 2 ottobre 2025 alle ore 18.45, la Delegazione della Lombardia del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio ha celebrato nella chiesa di Santa Maria presso San Satiro in via Torino a Milano la Santa Messa mensile, presieduta da Don Mauro Viganò, Cappellano di Merito del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, alla presenza di Prof. Don Paolo Maria Giuseppe Lobiati, Cappellano di Merito. È seguita la Conferenza dal titolo Ancora in tema di Araldica: l’Araldica militare, tenuta dall’Ing. Domenico Distefano, Cavaliere di Merito, Consigliere della Sezione di Milano dell’Associazione Nazionale Genieri e Trasmettitori (ANGET). Alla Delegazione della Lombardia è apparso opportuno riaprire dopo alcuni anni il tema dell’Araldica, per trattarne una particolare fattispecie: l’Araldica militare considerata con riferimento all’Arma delle Trasmissioni, che rappresenta una delle Armi più moderne dell’Esercito Italiano. Inserito così il tema dell’Araldica nell’ambito dei Cicli di Conferenze della Delegazione, alla prima Relazione ne seguirono altre di particolare rilevanza. Sono passati alcuni anni da quando il tema dell’Araldica, dei suoi contenuti e della sua rilevanza, vennero trattati sotto il titolo Introduzione all’Araldica dal compianto Confratello, Prof. Dott. Carlo Tibaldeschi (1936-2020), Cavaliere de Jure Sanguinis.
Stemma ANGET

Nella sua omelia, Don Mauro Viganò ha ricordato che il rapporto di paternità e figliolanza nei confronti di Gesù e Davide non è certamente visto come un rapporto di paternità e figliolanza carnale. Di generazione in generazione Davide precede come nascita Gesù ma nei piani del Signore questo era già scritto precedentemente. Questo sta a significare che le promesse del Padre non vengono mai a cadere nel vuoto ma si realizzano secondo dei tempi che non sono quelli dell’uomo, ma i suoi. Infatti nella semplicità di una stalla di Betlemme ha reso possibile questa promessa. Alcuni compositori come Mozart, nei Salmi 109 e 110 – che sono stati ascoltati in parte nel Vangelo – esprimono questo passaggio: il Signore ha detto! E tutti questi artisti esprimono questo passaggio con forza, perché in questa promessa ci deve essere una sinfonia che deve dare il senso e significato alla lettura. Soprattutto in questi tempi deve essere contemplata quella promessa che Dio ha fatto e mantenuto. Il Signore è vicino a noi tramite gli Angeli Custodi, Angeli che in modo invisibile non mancano di sorreggere i nostri passi, affinché nessuno venga a cadere. Proviamo a ricordare in quante situazioni brutte il Signore si è fatto vicino a noi mantenendo quella promessa, una parola, un segno, una presenza, ritrovando serenità. Quindi quante opportunità per ringraziare il Signore.

Alla Celebrazione Eucaristica è seguita la Conferenza Ancora in tema di Araldica: l’Araldica militare tenuta dall’Ing. Domenico Distefano, Cavaliere di Merito, 1° Capitano (Riserva di Complemento) dell’Arma delle Trasmissioni. Ha prestato servizio presso 3° Btg. Trasmissioni “Spluga”. Consigliere della Sezione ANGET (Associazione Nazionale Genieri e Trasmettitori) di Milano.

Araldica militare

Per araldica si intende la scienza e l’arte che si occupa dell’uso e delle regole dei simboli negli stemmi impiegati per distinguere individui, famiglie, istituzioni ed enti. Si intende quindi per araldica militare italiana lo studio e l’evoluzione degli stemmi militari dell’Esercito Italiano, e suoi predecessori, durante i secoli.

Lo stemma araldico di un reparto militare è quindi la rappresentazione simbolica della storia e delle gesta compiute da quel reparto.

L’uso di stemmi araldici da parte di Corpi militari risale al Medioevo ma, per quanto riguarda l’Esercito Italiano, le radici risalgono nell’esercito piemontese la cui prima concessione ufficiale di uno stemma risale al 1692, quando Vittorio Amedeo II di Savoia assegnò un’arme a ciascuno dei suoi reggimenti.

La concessione di stemmi araldici a Enti militari divenuta consuetudine negli stati pre-unitari non fu regolamentata subito dopo l’Unità d’Italia. Solo nel 1917 fu emanata la prima legge del Regno d’Italia (R.D. 1391/1917) che istituì un attestato d’onore per quei i Corpi del Regio Esercito che, segnalatisi sui campi di battaglia, consentì di autorizzare a fregiare le loro bandiere e fare un uso ufficiale di uno speciale motto.

Con la Circolare 121/1987, lo Stato Maggiore dell’Esercito, su impulso della Presidenza della Repubblica, impose, nel quadro di un riordino generale dell’araldica militare, che tutti i Corpi ed Enti militari, che avevano diritto a fregiarsi di uno stemma, rivedessero il disegno, secondo le seguenti direttive:

  • Corpi ed Enti dell’Esercito che avevano diritto a fregiarsi di uno stemma erano tutti quelli ai quali era stata concessa la Bandiera di guerra.
  • Gli stemmi dovevano porre in giusta evidenza i fattori storici che avevano nobilitato il Corpo o l’Ente, la blasonatura quindi è da basare principalmente sulle origini, sulle tradizioni, sui legami territoriali e sulle più salienti glorie militari e di fatti d’arme che hanno comportato la concessione di decorazioni al Valore Militare o glorie di eventuale altra natura dei Corpi.
  • Lo stemma era composto di tre elementi: scudo (di forma sannitica), corona turrita che sormonta lo scudo, ornamenti vari che comprendono:
    – Lista bifida dorata riportante il motto. La lingua da usarsi può essere quella italiana o quella latina e, solo eccezionalmente, per fondati motivi tradizionali, è consentito l’uso di una lingua straniera o di un dialetto.
    – Onorificenze: sono accollate alla punta dello scudo con l’insegna pendente al centro del nastro che ha i colori della stessa (generalmente, l’insegna di Cavaliere dell’Ordine Militare d’Italia già di Savoia). Non possono essere accollate più di tre diverse onorificenze e non si deve dar luogo alla ripetizione della stessa onorificenza più volte conseguita.
  • Nastri rappresentativi delle ricompense al Valore: annodati nella parte centrale non visibile della corona turrita, passando dietro la parte superiore dello scudo. Essi si ripartono alternativamente ai due lati dello scudo iniziando da destra. Essi sono tanti quante le medaglie al Valore che fregiano la Bandiera fino ad un massimo di dieci (cinque per lato); qualora il numero complessivo delle decorazioni ecceda il suddetto limite, la stessa ricompensa più volte concessa è indicata – a partire da quella di minor prestigio – dal relativo numerico romano, d’oro, caricato sul corrispondente nastro nel senso della larghezza.

Le raffigurazioni autorizzate sono:

  • M.O.V.M.: azzurro bordato d’oro
  • M.A.V.M.: azzurro bordato d’argento
  • M.B.V.M.: azzurro pieno
  • Croce di Guerra al V.M.: azzurro con due filetti centrali d’argento
  • Medaglia al Valore dell’Esercito: azzurro con due filetti d’oro
  • Medaglia al Valor Civile: i tre colori nazionali
  • Sostegni e tenenti: ammessi in via eccezionale allorché una particolare ricerca storica ne convalidi la necessità

Qui di seguito un esempio:

La realizzazione degli stemmi araldici è affidata esclusivamente all’Ufficio Storico dello Stato maggiore dell’Esercito che, per ogni stemma, compila una apposita monografia storico-araldica accompagnata dalla miniatura a colori dello stemma. La concessione segue un iter che porta a un decreto del Presidente della Repubblica. Caratteristica dell’araldica militare italiana è che gli Stemmi Araldici vengono aggiornati nel tempo a seguito di cambiamenti di sede del reparto, di fatti d’arme ai quali partecipano o trasformazioni ordinative del reparto.

Arma delle Trasmissioni

L’Arma delle Trasmissioni è una delle più giovani dell’Esercito Italiano. L’impiego dei primi militari nel settore delle telecomunicazioni avviene nel corso della seconda guerra d’indipendenza allorché l’Armata Sarda realizzò una linea telegrafica per collegare il Quartier Generale Piemontese alle città di Casale Monferrato, Alessandria e Novi. Il Regio Decreto del 12 settembre 1860, approvando le Norme provvisorie del servizio dei telegrafi presso l’Armata, decretò la nascita delle Trasmissioni nel Regio Esercito Italiano. I trasmettitori vennero quindi inquadrati nel 1883 come specialità dei Collegamenti nell’Arma del Genio. Si ebbero così quattro specializzazioni:

  • Telegrafisti
  • Telefonisti
  • Fototelegrafisti
  • Radiotelegrafisti

L’avvento della radio rese più efficace l’azione di comando a distanza, consentendo tempestività di intervento delle unità e adeguamento della manovra alla situazione operativa; favorendo una sempre maggiore intensificazione dei collegamenti e dei reparti delle trasmissioni.

Nel 1953 alla Specialità Collegamenti del Genio fu data la denominazione di Trasmissioni e trasformata in specialità autonoma con propri ordinamento, fregi e mostrine, fino a quando finalmente con Legge 490/1997 viene sancita la nascita dell’Arma delle Trasmissioni e con D.P.R. 30-6-1998 viene concessa la Bandiera di Guerra dell’Arma delle Trasmissioni, da allora custodita presso la Scuola delle Trasmissioni in Roma Cecchignola, decorata di 2 Medaglie d’Argento al Valore dell’Esercito:

  • 1993 – Per operazioni di soccorso in occasione di pubbliche calamità (Vajont, Sicilia, Friuli, Toscana, Campania – Basilicata), alle operazioni per missioni di pace (Libano, Namibia, Kurdistan, Albania, Somalia e Mozambico) ed alle operazioni di controllo del territorio (“Forza Paris” – “Vespri Siciliani”) 1953- 1993
  • 2022 – Per indispensabile e fondamentale supporto alle unità schierate in occasione di gravissime calamità, nonché ai contingenti militari impiegati in rischiosi scenari di crisi.

Stemma 1° Reggimento Trasmissioni

Il 1° Reggimento Trasmissioni è di supporto diretto al Corpo d’Armata di Reazione Rapida della NATO a guida italiana, inquadra i Battaglioni trasmissioni “Spluga” e “Sempione”. Di stanza a Milano e posto alle dirette dipendenze della Brigata di Supporto al NATO Rapid Deployable Corps-Italy (NRDC-ITA), ha il compito di assicurare il supporto all’Alto Comando multinazionale con elevata prontezza e proiettabilità, sia in sede stanziale sia in operazioni/esercitazioni o attività addestrative.

Descrizione dello stemma

Inquartato: il primo, d’argento, alla lupa capitolina, allattante i gemelli, d’oro (per Roma dove è stata fondata la prima unità); il secondo, campo di cielo, al monte di tre cime al naturale su una campagna di verde attraversata da un fiume d’azzurro (ricordano i luoghi di partecipazione alla Prima Guerra Mondiale); il terzo, d’azzurro, alla palma al naturale, fruttata di due d’oro, fondata su una campagna di verde (di Tripolitania dove furono svolte attività nella Guerra Italo-Turca); il quarto, d’argento alla croce di rosso (di Milano, dove il reparto ha avuto sede dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.

In cuore, uno scudetto d’argento, alla torre antica da segnalazione romana, al naturale, vista di tre quarti, volta a sinistra, aperta del campo, con la torcia sporgente in sbarra ed abbassata a sinistra, dello stesso, accesa di rosso. La torre romana di segnalazione viene concessa a quei reparti delle trasmissioni che hanno rappresentato riferimento altamente qualificativo nell’evoluzione dei mezzi militari di comunicazione.

Motto: PER AETHERA LOQUIMUR.

La bandiera di Guerra è decorata di Croce d’argento al valore dell’Esercito per il supporto fornito durante la pandemia da COVID-19 (2023) e dall’assegnazione temporanea della medaglia di bronzo al Merito Civile concessa al disciolto 231º Battaglione Trasmissioni “Sempione”.

Su Wikipedia si può consultare una pagina di approfondimento: Armoriale delle trasmissioni dell’Esercito Italiano.

L’ANGET è un’Associazione d’Arma e di volontariato, aperta a tutti coloro che hanno prestato, o prestano, servizio in reparti ed organismi del Genio e delle Trasmissioni ed a coloro che, persone o collettività, ritengono di identificarsi nei suoi valori ideali ed intendono concorrere al conseguimento delle sue finalità. L’Associazione nacque all’indomani della Prima Guerra Mondiale, con la denominazione Associazione Nazionale dell’Arma del Genio (ANAG). Ha personalità giuridica, è apolitica e apartitica, è senza fini di lucro ed ha lo scopo di mantenere vivo il senso di solidarietà tra i militari in congedo e quelli in servizio, nel culto dell’ideale della Patria e nella esaltazione dei valori e delle tradizioni del Genio e delle Trasmissioni, un tempo unite in una sola Arma dell’Esercito.

In ricordo del Prof. Dott. Carlo Tibaldeschi (1936-2020).

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