Sabato 1° aprile 2023, la Delegazione di Napoli e Campania del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio ha tenuto gli Esercizi Spirituali in preparazione alla Santa Pasqua. Cavalieri e Postulanti, guidati dal Delegato, il Nob. Manuel de Goyzueta di Toverena, dei Marchesi di Toverena e dei Marchesi di Trentenare, Cavaliere di Giustizia, si sono riuniti presso la Sede del Commissariato Generale di Terra Santa a Capodimonte in Napoli. Ospite graditissimo è stato S.A.S il Principe Don Maurizio Ferrante Gonzaga, Marchese del Vodice, Signore di Vescovato, Cavaliere di Gran Croce di Giustizia, Cavaliere dell’Insigne Real Ordine di San Gennaro, Membro emerito della Real Deputazione.
Gli Esercizi Spirituali condotti da Fra’ Sergio Galdi d’Aragona, OFM, Cappellano di Giustizia, Commissario Generale di Terrasanta, si sono incentrati sull’incontro di Gesù con la samaritana al pozzo di Giacobbe (Gv 4, 3-42).
Nel brano evangelico, Gesù dalla Giudea si reca in Samaria e viene detto che “doveva” passare per la Samaria, scelta però questa opzionale, in quanto se avesse attraversato la Valle del Giordano avrebbe evitato di percorrere un territorio abitato da un popolo ostile. Ma anche se Giudei e Samaritani sono nemici, il Figlio di Dio è il Redentore universale, non venuto al mondo soltanto per la salvezza del popolo di Israele, bensì per tutti.
Gesù affaticato è nei pressi dell’antico pozzo di Giacobbe, ed ecco sopraggiunge una donna samaritana che nell’ora più calda della giornata, perché sicura di non incontrare nessuno che la disprezzasse, in quanto si vergogna a causa della sua condotta morale, si reca ad attingere acqua.
Il brano del Vangelo è pieno di immagini allegoriche. Il pozzo nella Bibbia è luogo di incontri amorosi e sponsali, Isacco e Rebecca; Giacobbe e Rachele; Mosé e Zippora; pozzo simbolo della Thorà, nonché di vita ed Origene lo paragona alle Scritture, a cui attingere per vivere da veri credenti, è questa un’acqua non avvelenata, quella dell’Antico Testamento, che può calmare la sete sì, ma non a lungo. La Samaritana, invece, rappresenta sia quel Regno del Nord con capitale Samaria, infedele e presa d’assedio a causa dei suoi peccati, che vede la sua popolazione deportata in Assiria e le sue ricchezza saccheggiate nel 720 a.C., sia la Chiesa che incontra il suo Sposo, Cristo, al quale a volte è infedele, ma a lui legata indissolubilmente.
Il Capitolo 17 del Secondo libro dei Re parla di Osea, ultimo Re d’Israele e della caduta di Samaria. Vengono importati cinque nuovi popoli e i Samaritani deportati. Ognuno di noi è Samaria, con i suoi tradimenti e le sue cadute, ma ognuno di noi è al contempo l’Israele di Dio, come ci ricorda il profeta Osea: “Io li traevo con vincoli di amore, ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia, mi chinavo su di lui…Ma più li chiamavo più si allontanavano da me”.
La Samaritana adultera alla ricerca dell’acqua ha cercato di placare la sua sete in una vita piena di errori. Gesù la attrae a sé, parlandole di una fonte d’acqua zampillante di vita, la donna, dunque, figura dell’adulterio del suo popolo, che ha tradito il vero Dio, riconosce il suo errore, ovvero di non aver trovato il suo unico amore, lo sposo a cui essere fedele, avendo già avuto cinque mariti e vivendo ora con un sesto uomo e Gesù è difronte a lei per rassicurarla che Dio non li ha abbandonati e desidera celebrare delle nozze di alleanza con loro e giunge a rivelarle che né a Gerusalemme, né sul monte Garizim, sacro ai Samaritani, si potrà adorare il Dio vivente in Spirito e Verità. Ma il nuovo Tempio dimora del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo è il cuore dell’uomo.
Questo passaggio segna così la fine della teologia dei luoghi santi dell’Antico Testamento. “La gloria di Dio è l’uomo vivente”, dirà sant’Ireneo. Nulla è più sorprendentemente affascinante della grandezza di Dio che si rivela nel mistero dell’incarnazione e della redenzione. Continua ancora Origene dicendo: “Chi attinge all’acqua viva, a Cristo, si sentirà trasportato in alto, la sorgente interiore che zampilla”. Fonte inesauribile come quella della visione di Ezechiele 47, il quale vede fuoriuscire dal lato destro del Tempio una sorgente le cui acque sfociano nell’Araba, e sulle sponde del cui fiume cresce una quantità enorme di alberi che fruttificano ogni mese e le cui foglie sono medicamentose, fiume in cui la vita pullula abbondante, acqua che porta vita e salvezza, immagine dell’acqua e sangue fuoriusciti dal costato di Cristo sul Calvario, squarciato dal colpo di lancia e prefigurazione dei sacramenti del Battesimo e dell’Eucaristia.
Gesù così al pozzo di Giacobbe, si rivela nella sua messianicità e la donna samaritana convertita da una vita di errori, come scriverà San Giovanni Crisostomo, diviene missionaria e predicatrice del Messia.
Terminata la predica degli Esercizi Spirituali, dopo una breve pausa, Fra’ Sergio ha celebrato la Santa Messa. Poi, al termine della giornata di raccoglimento spirituale, è seguito un vin d’honneur sul magnifico terrazzo del Commissariato con scambi degli auguri pasquali. La Delegazione farà un’offerta a Fra’ Sergio per le attività caritative della Custodia Francescana di Terra Santa.
La Custodia Francescana di Terra Santa ha le sue radici nell’incontro del 1219 ad Alessandria d’Egitto tra San Francesco d’Assisi e il Sultano egiziano Melek Al Kamil, ma la sua origine è strettamente connessa all’iniziativa dei sovrani del Regno di Napoli.
Nel 1291, quando, San Giovanni d’Acri, ultima roccaforte crociata, cadde in mano musulmana, i francescani si rifugiarono a Cipro, abbandonando Gerusalemme ed i santuari palestinesi.
Il ritorno definitivo in Terra Santa, col possesso legale di alcuni santuari e il diritto d’uso per altri, si ebbe solo nel 1333. In quell’anno, Fra’ Ruggero Guarini d’Aquitania, ex Guardiano del Monte Sion, fu spedito dal Re di Napoli Roberto d’Angiò, e da sua moglie la Regina Sancia d’Aragona, in Egitto con un regalo del valore di 17 milioni di ducati per il Sultano Qalawun affinché permettesse ai Frati Minori di poter vivere pacificamente presso i Santuari della Palestina.
Andata in porto l’ambasciata, dopo estenuanti trattative e dispendiose elargizioni, i sovrani di Napoli avevano acquistato il Santo Cenacolo di Gerusalemme. Qui Sancia fece costruire un convento per dodici frati mantenuti a sue spese e, nove anni dopo, Papa Clemente VI approvò, con due bolle redatte da Avignone, Gratias agimus e Nuper carissimæ, tutto quanto fatto dai due sovrani. Il pontefice diede inoltre precise disposizioni per la nuova entità, la Custodia di Terra Santa. Così iniziò una presenza che segnò il corso dei secoli fino ad oggi.