Il titolo di Beata Maria del Monte Carmelo, che il riferimento al monte della Galilea lega ad un Ordine che sullo stesso monte ha avuto origine, rappresenta una delle forme più diffuse di devozione mariana. La festa fu istituita per commemorare l’apparizione del 16 luglio 1251 a San Simone Stock, all’epoca Priore generale dell’Ordine Carmelitano (il quale L’aveva pregata di dare un privilegio ai Carmelitani), durante la quale la Madonna gli consegnò uno scapolare, in tessuto, rivelandogli i privilegi connessi al suo culto. Si tratta di una miniatura dell’abito carmelitano, per questo è di tela ed è detto comunemente “Abitino”.

Il Carmelo è una catena della lunghezza di oltre 25 km, che si estende dal golfo di Haifa, sul Mediterraneo, fino alla pianura di Esdrelon. Nella Bibbia, dove è spesso ricordato per la sua vegetazione (cfr. Is 35,2; Ct 7,6; Am 1,2), è richiamo a bellezza e fecondità. La tradizione lo lega al profeta Elia, benché la Scrittura lo ponga in relazione con il Carmelo una sola volta (1 Re 18,19-46).
Comunque, è sul monte Carmelo, già spiritualmente collegato ad Elia nella tradizione, che nella seconda metà del XII secolo iniziano un’esperienza eremitica alcuni “devoti Deo peregrini” occidentali probabilmente congiunti con le ultima Crociate del secolo. Riuniti in “collegium” da Alberto Avogadro, Patriarca di Gerusalemme (1204-1214), in tale periodo da lui ebbero anche la Regola. In essa si dice che sono stabiliti “presso la fonte di Elia” al wadi Es-siah, dove l’itinerario Les cites de Jerusalem (1220-1229) indicherà i “fratelli del Carmelo” accanto ad ”una piccola chiesa di nostra Signora”.
È certo che allora il gruppo dei “fratelli” si chiamava “Ordine di Santa Maria del Monte Carmelo”, secondo il titolo – certamente già in uso – che appare per la prima volta in un documento pontificio di Innocenzo IV del 13 gennaio 1252. È anche indubbio come già nella prima metà del XIII secolo l’Ordine sia mariano, fondato in onore della Vergine, e come i religiosi si professino particolarmente dediti alla Madre di Dio. Tale dedicazione, espressa fondamentalmente nella scelta di Maria quale “signora” del primo “luogo” sul Carmelo, secondo il concetto giuridico medievale costituiva i “fratelli” persone poste al totale servizio della patrona, con un culto speciale che, dalla professione fatta anche a lei, si esprimeva nella vita in molti segni, anche liturgici, di culto comunitario e privato. Si può dire che la Vergine “ del monte Carmelo”, quale viene sentita, venerata, contemplata dai suoi “fratelli” e da quanti in seguito parteciperanno alla loro vita (religiose, “confratres”, tertiarii), è al centro dell’esperienza spirituale del gruppo costituitosi nella Terra Santa con il fine della perfezione evangelica in una solitudine contemplativa centrata, come la vita di Maria di Nazareth, sulla preghiera continua e l’ascolto della parola, in un clima di semplicità, povertà e lavoro.
Dopo l’invasione araba che costrinse i Carmelitani alla fuga, nel 1291 gli eserciti d’Egitto conquistarono Acre e Haifa, bruciarono i Santuari del Monte Carmelo e assassinarono quei monaci che vi erano voluti rimanere. Pertanto, dell’antica chiesetta costruita sul Carmelo dai primi frati, quella da cui nacque il titolo di Madonna del Carmelo, rimangono oggi solo il portale e alcuni ruderi. Tuttavia, da quando l’Ordine ha potuto ristabilirsi in questi luoghi (purtroppo solo nel XIX secolo), un nuovo santuario in onore della Madonna del Carmelo si erge sul sacro monte, sulla punta Nord, in una posizione suggestiva che guarda verso il mare da un’altezza di circa 150 m. La nuova chiesa, costruita tra il 1827 e il 1836, fu intitolata a Maria “Stella Maris”, una espressione molto significativa – presente già nell’inno Flos Carmeli – che si rifà al significato etimologico del nome Maria ed evoca direttamente la figura della nube di Elia che dal mare si innalza proprio sulla cima del Carmelo: infatti il nome Maria deriva dall’aramaico Mir (goccia) e Yam (mare) e significa “stilla di mare, goccia di mare”, o anche stella del mare, intendendo quella goccia così singolare che si distingue dalle altre come una stella in cielo; evoca inoltre la nube di Elia, che si forma da una goccia che si solleva dalla massa indistinta del mare (a indicare la purezza della Vergine) e si allarga sulla cima del Carmelo, donando la sospirata pioggia ad Israele. In questo modo, con la scelta di questo titolo e di questa collocazione geografica, si vuole richiamare alla mente proprio questa immagine e significare così anche esteriormente la signoria della Vergine Maria sul monte Carmelo, dove la sua presenza fu adombrata prima ancora di nascere. Se l’antico oratorio si trovava presso la fonte di Elia, il nuovo santuario si trova presso la grotta in cui il profeta Elia secondo il racconto biblico avrebbe riconosciuto la Divina presenza, grotta che è visitabile e si trova proprio sotto l’altare maggiore.
Il riferimento, che nel nome della Madonna si dà al monte Carmelo, è semplicemente geografico – storico, quale indicazione del luogo dove i frati sono nati. Per questo in origine il titolo “Santa Maria del Monte Carmelo” non si riferisce ad un’immagine speciale o un aspetto nuovo del culto. Tanto è vero che nella manifestazione concreta della loro “pietas” espressa subito anche nei titoli delle varie chiese, i Carmelitani accentueranno per lo più gli aspetti dalla maternità divina, della verginità, dell’immacolata concezione, dell’annunciazione. Perciò, nella tradizione primitiva, Santa Maria del Monte Carmelo è semplicemente la Madonna quale risulta nel contesto del Vangelo.
I Carmelitani celebravano ogni settimana la commemorazione liturgica di Maria. Nella seconda metà del XIV secolo ha inizio in Inghilterra una “solemnis memoria beatae Mariae virginis” che man mano andò prendendo fisionomia completa anche nelle varie parti liturgiche, però con l’oggetto preciso del ricordo e del ringraziamento dei benefici impartiti da Maria al Carmelo e quale esaltazione della Patrona. È quello che risulta sostanzialmente dalla legenda Inviolabilis antiquitatis, attribuita a Nicolò Kenton.
È chiaro che la festa voleva riconoscere Maria quale autrice della “pace” dell’Ordine dalle lotte esterne subite anche a proposito del titolo mariano. È importante sottolineare che la data della festa – il 17 luglio- sembra richiamarsi, come ebbe già a rilevare nella prima metà del XVI secolo Giovanni Bale, alla data dell’ultima sessione del Concilio II di Lyon (17 luglio1274), nella quale si decretò: ”In suo statu manere concedimus, donec aliter fuerit ordinatum”, l’Ordine Carmelitano insieme a quello di Sant’Agostino. Una errata interpretazione di approvazione, avutasi in realtà solo da Papa Bonifacio VII nel 1298 (in solido statu volumus permanere) fece pertanto ritenere il 17 luglio come il giorno più indicato per celebrare Maria, dalla quale l’Ordine Carmelitano ha il nome e la difesa. Alla fine del XV secolo, però, la festa venne anticipata – non se ne conosce il motivo – al 16 luglio, giorno al quale continua ad essere assegnata. Nella sua tipologia primitiva l’oggetto è perciò molto chiaro: la celebrazione dell’amore della Patrona. È solo per ignoranza del riferimento al Concilio di Lyon, che nel 1642 Giovanni Cheron, parlò del 16 luglio 1251 come di data del dono dello scapolare da parte della Madonna a San Simone Stock. Si tratta della nota “visione” giunta a noi attraverso il Catalogo dei Santi carmelitani, i cui manoscritti più antichi sono posteriori al 1411, anche se qualche brano dei testi potrebbe essere anteriore. Nella forma ritenuta più antica, il Catalogo ha semplicemente che un certo “Simone di nazionalità inglese, nelle sue preghiere chiedeva sempre alla Vergine un privilegio per il suo Ordine. E gli apparve la Vergine gloriosa, recando in mano lo scapolare e dicendogli: “Questo sarà il privilegio per te e per i tuoi. Chi ne morirà rivestito, si salverà”.

Così nel XVI secolo la festa, già diffusa anche in altre nazioni europee e nella stessa America, pur non perdendo la sua fisionomia primitiva di celebrazione di Maria Patrona, man mano assunse anche con maggio forza, fino a prevalere, il carattere di “festa dell’abito”, anche a causa del moltiplicarsi dei fedeli che, specialmente in Spagna e in Italia, venivano aggregati all’Ordine Carmelitano come confratelli per mezzo dello scapolare, segno di devozione alla Madonna e, insieme, della sua protezione nell’ora della morte. Ciò che ulteriormente accentuò tale nuovo carattere fu anche la Bolla Sabbatina con cui Papa Giovanni XXII il 3 marzo1322 riferì una sua visione della Vergine, che gli avrebbe promesso la liberazione dal Purgatorio il primo sabato dopo la morte per i Carmelitani e anche per i “confratelli” dell’Ordine che avessero osservato la castità del loro stato, fatto preghiere e portato l’abito del Carmelo. Questo, che all’inizio era specialmente il mantello, presto venne inteso solo come “scapolare”.

È certo che le due asserite promesse a San Simone (salvezza eterna) e a Papa Giovanni XXII (liberazione dal purgatorio il primo sabato dopo la morte) influirono molto sulla diffusione della devozione alla “Madonna del Carmine” (nome volgato più usuale) tra i fedeli e sul moltiplicarsi di schiere di “confratelli” aggregati all’Ordine mediante il piccolo abito (“abitino”) o scapolare. Non è quindi strano che la festa del 16 luglio si sia imposta man mano come “festa dell’abito”, fino a diventare nel 1606 festa delle confraternite e a conseguire nel 1609 lezioni proprie di notevole rilievo delle accennate visioni e promesse. Cosa sempre più evidenziata nelle formule liturgiche proprie autorizzate anche nel XX secolo dalla Santa Sede per l’Ordine Carmelitano.

La festa della Madonna del Carmelo, dapprima diffusasi spontaneamente in molte nazioni, nel 1726 da Papa Benedetto XIII venne estesa a tutta la Chiesa. Nella semplificazione del calendario, richiesta dal Concilio Vaticano II, si è conservata con il grado di memoria facoltativa. Infatti si tratta di una celebrazione che direttamente riguarda un Ordine religioso e quanti ad esso si aggregano a onore e per amore di Maria, a cui l’Ordine è dedicato, per mezzo del segno dello scapolare. Poiché questo segno, sostituibile con la medaglia, è con il rosario il più diffuso nella pietà dei fedeli di tutto il mondo (in certe regioni d’Italia e di Spagna ancora viene dato dopo il battesimo; in India del sud in molte zone è segno di appartenenza alla Chiesa Cattolica), sembrò che la celebrazione relativa dovesse rimanere.

È rimasto anche l’antico oggetto della festa, cioè la manifestazione della riconoscenza per quello che Maria è per il Carmelo, pur nelle nuove formule liturgiche postconciliari. La nuova orazione di colletta della Chiesa latino-romana, ispirata a testi già in uso, si apre al carattere contemplativo dell’Ordine Carmelitano. In essa infatti s’invoca l’aiuto della Madonna per poter giungere alla santa montagna che è Cristo. In tale ottica, anche il “segno” costituito dallo scapolare, ha il significato più autentico, guardandosi soprattutto al suo valore reale. Lo scapolare è un “piccolo abito” e “chi lo indossa – come afferma esattamente Papa Pio XII in un suo discorso il 6 agosto 1950 – per mezzo di esso viene associato, in modo più o meno stretto all’Ordine Carmelitano”: perciò deve sentirsi impegnato ad una speciale dedicazione alla Vergine, al cui culto, alla cui imitazione, elementi essenziali di quella vocazione carmelitana di cui nella Chiesa lo scapolare rende partecipi. Così hanno considerato lo scapolare i numerosi santi che non hanno mai voluto separarsene e che lo hanno visto vincolo di unione a una famiglia religiosa, della quale volevano vivere l’impegno di particolare dedicazione alla Madonna, sicuri della sua speciale protezione materna durante la vita e nell’ora della morte. Per tutti coloro che lo indossano, “lo speciale vincolo di amore alla medesima famiglia della beatissima Madre” come scrive l’11 febbraio 1950 lo stesso Papa Pio XII, deve fare sì che lo scapolare diventi “memoriale della Madonna, specchio di umiltà e di castità, breviario di modestia e di semplicità, eloquente espressione simbolica della preghiera d’invocazione dell’aiuto divino”.

Supplica alla Madonna del Carmelo, madre pietosissima e potente mediatrice presso il suo amato Gesù in favore delle povere anime del purgatorio
Pietosissima Vergine del Carmelo, tu sei la letizia degli Angeli e dei Santi, il nostro aiuto qui in terra e il conforto di quanti soffrono in purgatorio in espiazione delle loro colpe, attendendo la liberazione.
Stendi la tua mano pietosa verso quelle anime che vengono purificate e per vedersi abbreviate le sofferenze possono contare unicamente sulle preghiere che la Chiesa rivolge al suo Signore, perché siano applicati per esse i meriti del Corpo Mistico: tu sei la Madre della Chiesa, la tesoriera delle divine misericordie.
Ti raccomandiamo dunque le anime dei nostri cari, specialmente di quelli per i quali siamo in dovere di pregare; e affidiamo in particolare, alle tue materne premure, quelle anime che in vita hanno piamente portato il tuo scapolare; lo hanno considerato come incentivo a distinguersi nella devozione e nell’amore per te, e lo hanno anche ritenuto come un segno di sicura speranza per sé, come pegno della benevolenza verso i tuoi devoti.
Dimostra a queste anime, e a tutte le altre per le quali intendiamo pregarti, il tuo materno interessamento, perché quanto prima siano liberate e accolte in cielo a lodare con te per sempre la misericordia del Signore, che vive e regna nei secoli dei secoli.
Amen.

Foto di copertina: la grande statua della Signora del Monte Carmelo, che troneggia al centro dell’altare maggiore della chiesa di Stella Maris del Monte Carmelo a Haifa, costruito in stile neoclassico, che poggia su una base realizzata in cedro del Libano, molto venerata dai Cristiani del luogo. Sopra della statua, sulla cupola, due citazioni bibliche – “Il tuo capo è bello come il Carmelo” (Ct 7,6) e “Lo splendore del Carmelo e di Saron” (Is 35,2) – cantano la bellezza della Beata Maria Vergine, che siede gloriosa sul trono.