“Re Lazzarone” per i detrattori, “Sovrano dei Primati” per i sostenitori, Re Ferdinando IV di Borbone è uno fra i personaggi più citati eppure meno studiati dalla storiografia, ridotto a fantoccio del padre, della moglie, dei ministri, delle Potenze. La sua biografia, di prossima pubblicazione, viene ricostruita, analizzando progetti, passioni, successi ed errori in Ferdinando di Borbone. Un monarca complesso, assoluto protagonista del suo tempo (Salerno Editrice, 280 pagine [QUI]). Ne risulta un originale ritratto politico e privato, sullo sfondo di un Regno in impetuosa trasformazione.

In attesa dell’uscita di questo nuovo volume di Sebastiano Angelo Granata, professore associato di Storia contemporanea presso il dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università di Catania, studioso del Mezzogiorno fra il XVIII e l’XXI secolo, torniamo al suo recente volume in tema, dal titolo Monarchie mediterranee. Ferdinando IV di Borbone tra Sicilia ed Europa (1806-1815), con la recensione del Dott. Luigi Sanfilippo. L’autore legge il Decennio napoleonico dalla prospettiva del Re Ferdinando IV di Borbone, approdato in Sicilia sotto la protezione delle armi inglesi e presto costretto a confrontarsi con numerosi rivali e alleati: Bentinck e Murat, il Parlamento e la Costituzione. La moglie Maria Carolina e il figlio Francesco sono gli interlocutori privilegiati di questo re controverso, poco conosciuto e incompreso, che dalle sfide di quegli anni infuocati ha ripensato la monarchia che rappresenta. Il volume di Sebastiano Angelo Granata ricostruisce la vicenda attraverso una vasta documentazione inedita, fra cui spicca il Giornale di Affari scritto dal sovrano tra il 1812 ed il 1815.

La Recensione
A cura del Dott. Luigi Sanfilippo
Sebastiano Angelo Granata, Monarchie mediterranee. Ferdinando IV di Borbone tra Sicilia ed Europa (1806-1815) (Carocci 2016, 234 pagine [QUI])
Il lavoro di Angelo Granata, per interesse, originalità e ricchezza delle fonti, si ascrive certamente al laboratorio di sperimentazione storiografica prodotta dalla scuola storica siciliana catanese, a partire dai contributi di studio pubblicati dall’Archivio Storico per la Sicilia Orientale, così come ricordava Giuseppe Giarrizzo a proposito di Francesco Renda.
Questo saggio precorre l’altro suo contributo, Ferdinando IV e lo State building [1], pubblicato sul numero monografico della rivista che raccoglie gli atti del convegno di studio su Restaurazione e nuova politica. Il Congresso di Vienna e l’Italia; mentre il recente lavoro, Un Regno al tramonto. Lo stato borbonico tra riforme e crisi (1858-1861) [2] recensito da Maria Concetta Calabrese, si pone cronologicamente come a concludere l’interessante filone di studio dalla inedita rivisitazione storica.
Un trittico storiografico che ricostruisce la trama delle Due Sicilie – un’unica corona ancora percepita come due distinti Regni riconducibili al palinsesto degli Stati moderni – poste al centro di un Mediterraneo europeo, partecipe del processo unitario del Mezzogiorno. Di esse Granata evidenzia i momenti topici della composita vicenda storica e politico-istituzionale, dalla rinnovata sovranità della nuova dinastia dei Borbone-Farnese – precorritrice nella fase “eroica” di istanze dai tratti nazionali – al protagonismo di un Sovrano come Ferdinando, figura di snodo di questo processo, fino alla dissolvenza delle Due Sicilie come Stato di “media potenza europea” – per parafrasare Eugenio De Rienzo – nella partita persa con l’altra monarchia nazionale, quella sardo-piemontese, nel «garantirsi il controllo e la guida dell’unificazione del paese» (p. 121).
Un affresco storico del Regno delle Due Sicilie, quello di Angelo Granata, che criticamente sembra riprendere La fine di un Regno di Raffaele De Cesare.
L’autore, dalle inedite fonti archivistiche tra cui quelle largamente inesplorate dei Borbone nell’Archivio di Stato di Napoli, ci restituisce un singolare profilo di Ferdinando IV, un sovrano fin troppo abusato, dalla personalità complessa e a noi sconosciuta. Come? Utilizzando i carteggi diplomatici, ma soprattutto Il Giornale di Affari scritto dal sovrano tra il 1812 e il 1815, in anni decisivi per il rilancio proprio e dei suoi regni.
Era già noto che questo re “lazzarone” seguisse, per riprendere Mimmo Ligresti [Sicilia 1812, Laboratorio costituzionale, ARS 2012, p. 106], «l’attitudine dei Borbone a coniugare i piaceri della vita di corte e la passione per l’architettura con lo sfruttamento economico e la sperimentazione scientifica», nonché il collezionismo malacologico con i riti dianici; ci sembra veramente notevole che oltre ai suoi doveri dinastici, dallo studio emergesse il profilo dello statista capace di prefigurare la costruzione di un nuovo modello di stato “nazionale” pre-unitario.
Angelo Granata coglie Ferdinando IV quale monarca “al riparo nell’altro suo Regno, al di qua del Faro, magari di controvoglia, ma legittimamente viste le circostanze, così come il suo omologo savoiardo. Lo segue nelle convulse vicende di quegli anni, nel suo sorprendente attivismo politico-diplomatico, fatto di costituzionalismi e tattiche politiche, di temerari minuetti per le Corti europee, di architetture istituzionali e modelli di stato amministrativo tra proclami, giochi di potere e dissimulazioni, complesse trattative ed efficaci interventi politico-diplomatici. Conscio degli «errori commessi» (p. 112), ce lo descrive a partire da un postulato dal sapore programmatico: «Saprò adattarmi al tempo che vivo». Lo si vede così, concentrato a costruire un complesso progetto di modernizzazione del Regno «capace di incidere sugli equilibri della penisola italiana e, più in generale, dello scacchiere mediterraneo» (p. 102) e nel contempo a difenderne la sovranità e l’iniziativa: uno State e Nation building più volte ripreso da Granata e da Giuseppe Barone, una monarchia dai forti tratti “nazionali” basata su un modello di stato amministrativo, come risposta al caos costituzionale-parlamentare sperimentato.
Lo studio di Angelo Granata, tra i più avanzati sul Mezzogiorno d’Italia nella costruzione dello Stato nazionale, costituisce dunque un valido strumento di conoscenza e comprensione delle sue dinamiche per quella opinione pubblica ‘avanzata’ che chiede strumenti adeguati a una rinnovata consapevolezza, oltre le tante suggestioni dei successi editoriali giornalistici. Una mission per cui lo ringraziamo.
Luigi Sanfilippo
[1] Saprò adattarmi al tempo che vivo: Ferdinando IV e lo State building in Archivio Storico per la Sicilia Orientale, I,1,2017 – pp. 150-180 (FrancoAngeli [QUI]).
Il saggio ricostruisce le strategie di State e Nation building attuate da Ferdinando IV di Borbone durante il decennio inglese: attraverso il Giornale di Affari scritto dal Re tra il 1812 ed il 1815, e grazie alle sue corrispondenze con i personaggi più in vista dello scenario internazionale, emerge un ritratto inedito di questo Sovrano, capace di riappropriarsi del controllo sui suoi territori vincendo l’opposizione delle classi dirigenti siciliane, “sbaragliando” i suoi competitori ed attuando un complesso progetto di modernizzazione del Regno, basato sullo svecchiamento amministrativo, sul rilancio economico, su prassi e linguaggi della “nuova politica”.

[2] Un Regno al tramonto. Lo stato borbonico tra riforme e crisi (1858-1861) (Carocci 2015, 182 pagine [QUI]).
Superando la tradizionale interpretazione “risorgimentista”, il volume rilegge la storia del Regno meridionale alla vigilia del crollo sulla base di una nuova documentazione archivistica. Ne emerge la trama appassionante e poco nota dei tentativi della monarchia borbonica di gestire la crisi che la stringe dal 1848. Le aperture di Ferdinando II delle Due Sicilie verso i liberali, la rimodulazione degli equilibri politici tra Napoli e la Sicilia, il rilancio delle opere pubbliche, le ambigue relazioni diplomatiche con il Piemonte cavouriano disegnano scenari inediti che rendono assai meno scontata la soluzione unitaria del 1860.
Foto di copertina: Anton Raphael Mengs, Ritratto di Re Ferdinando IV di Napoli, 1772-1773 circa, olio su tela, 135,5×100 cm, Sala de Música de la Reina Victoria Eugenia, Palazzo reale di Madrid.