Francesco II si trovò ad assumere il trono in un periodo storico molto travagliato, forse non era del tutto pronto per un ruolo così fondamentale. Se non era pronto non significa che non ne era capace, lo dimostra la sua vita. Fu tradito, vilipeso e ingannato ma la sua vita parla di un sovrano che non rispose al tradimento con il tradimento, alla denigrazione con la denigrazione, al tradimento con il tradimento. La sua esistenza, prima e durante l’esilio fu accoglienza della divina volontà, ma sempre a testa alta e non supinamente. Fu sicuramente un uomo buono, e il suo diario lo testimonia, ma non sciocco o incapace. L’esistenza del Servo di Dio Francesco II, con le dovute diversità, fu molto simile a quella del Beato Carlo d’Austria. Anche quest’ultimo assunse il trono in un periodo difficile della storia, sia l’Imperatore Carlo che il Re Francesco II erano convinti che le persone, anche quelle della Corte, fossero animati da una fede sincera che portava a vivere virtuosamente, ma, come il Signore Gesù, furono traditi.
Tornando alla testimonianza, San Francesco di Sales afferma che non bisogna parlare, eccessivamente, alle persone di Dio, ma che il nostro comportamento faccia in modo che gli altri ci chiedano di Dio. La vita di fede di Francesco II durante l’esilio è stata proprio così. Ad Arco di Trento, quotidianamente lo si vedeva partecipare alla Celebrazione Eucaristica con i fedeli della parrocchia. Molti parrocchiani nemmeno sapevano che fosse stato l’ultimo sovrano del Regno delle Due Sicilie. La sua non era una fede urlata, ma una fede vissuta quotidianamente nella semplicità della sua vita. Il Signore lo portava nel cuore; possiamo essere certi che il Signore mai ha abbandonato il Suo Servo Francesco II. Pregiamo quindi che Dio, nella sua infinita bontà, voglia far procedere l’Inchiesta diocesana per la beatificazione del Servo di Dio Francesco II: la Chiesa e il mondo hanno bisogno di testimoni credibili come l’ultimo Re delle Due Sicilie.
“Mai ha durato lungamente
l’opera dell’iniquità”
Francesco II fu fortemente influenzato dall’educazione religiosa impartitagli dal padre, il Re Ferdinando II, dalla matrigna, la Regina Maria Teresa d’Asburgo, e dai Padri Gesuiti. Francesco II comprese la profondità del suo impegno verso Dio e i suoi sudditi, ponendo al di sopra di ogni altra cosa i doveri nei confronti di entrambi.
Un esempio significativo della sua munificenza verso il popolo fu durante una carestia di grano, quando ordinò la distribuzione a prezzo ridotto di intere partite di grano estero alle popolazioni, nonostante ciò comportasse una perdita economica per il governo. Numerosi provvedimenti attestano la sua attenzione per le fasce più deboli della popolazione, come l’abolizione del dazio sulle case terrene delle persone meno abbienti.
La sua preoccupazione per i diritti umani si manifestò attraverso la nomina di commissioni dedicate a visitare i luoghi di pena e apportare le necessarie migliorie. Durante l’invasione garibaldina, Francesco II dimostrò una paterna preoccupazione nel cercare di evitare inutili stragi, preferendo abbandonare Napoli per proteggerla dagli orrori di un bombardamento.
Nell’ora della prova, emerse la sua elevata statura morale, evidenziata dal suo distacco dai beni materiali al momento di lasciare la Reggia, portando con sé solo oggetti di devozione e ricordi familiari. La sua nobile dignità fu chiaramente espressa nella frase: “Preferisco le mie sventure ai trionfi dei miei avversari”, alludendo alle modalità giuridicamente inique e moralmente scorrette, che portarono alla fine del Regno delle Due Sicilie.
Un tratto particolarmente edificante della sua personalità fu la carità, virtù dimostrata anche durante gli anni dell’esilio, quando nel 1862 inviò da Roma una consistente somma di denaro ai Napoletani colpiti da un’eruzione del Vesuvio.
Guardando a questa nobile e tragica figura di sovrano tradito, spodestato e condannato dalla storia a una vita da esule, proviamo una grande ammirazione per la serena compostezza con cui affrontò i colpi del destino. Il più prezioso insegnamento che possiamo trarre dal suo pensiero è senza dubbio l’invincibile fiducia nella forza superiore del bene: “Mai ha durato lungamente l’opera dell’iniquità”.
“Il Re dei Re
non aveva avuto
ove riposar la sua testa”
Al di fuori dell’immagine del Francesco giovane re, inesperto, dileggiato e tradito da tutti, finito a fare la vittima sacrificale in una fortezza, sotto una pioggia di bombe, vorremmo mettere in risalto anche aspetti diversi del monarca e dell’uomo che fu il Servo di Dio Francesco II di Borbone (Napoli, 16 gennaio 1836-Arco, 27 dicembre 1894), Gran Maestro del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, Re delle Due Sicilie (22 maggio 1859-20 marzo 1861) sotto il cui governo avrà termine la storia del Regno delle Due Sicilie, annesso al Regno d’Italia in seguito alla Spedizione dei Mille e all’intervento dell’esercito piemontese.
S.M. Francesco II di Borbone non morì sotto le bombe a Gaeta, ma passò la maggior parte della sua esistenza in esilio, ben 33 anni. Tutti si dimenticarono di lui dopo il 14 febbraio 1861, come uno sconfitto.
Francesco d’Assisi Maria Leopoldo, era stato un giovane, come tanti alla sua età, preso dalle angosce e i patimenti morali della giovinezza, cose che in lui si amplificavano per la sua condizione speciale come figlio di un Re e che un giorno sarebbe stato destinato a regnare. Egli ha lasciato nella storia un segno più profondo di quello che ci è stato restituito dai libri di storia, un umo che ha lottato da solo con un manipolo di eroi, i suoi soldati, non il suo esercito, contro le ingiustizie, contro un disegno massonico rivoluzionario che usò principalmente l’arma della corruzione. Egli seppe essere un giovane Re desideroso di aprirsi alle innovazioni e ai cambiamenti, che seppe adempiere anche ai doveri di soldato. Le numerose testimonianze che si evincono dai documenti che ci ha lasciato, fanno trasparire il suo vero valore e i suoi veri sentimenti.
Certamente ebbe a superare delle prove difficili nella sua esistenza, ma tutto filtrato dalla sua incrollabile fede in Dio, che sicuramente ha temperato certi drammatici momenti della sua vita. Però, questo non scalfisce la sua figura di uomo di grande dignità e statura morale. Come monarca cristiano egli seppe rimanere attaccato ai suoi punti di riferimento, che non erano certamente materiali. Quando qualcuno gli sottolineò la storia lo aveva ridotto a vivere in una locanda, Francesco II rispondeva; che “il Re dei Re non aveva avuto ove riposar la sua testa”. Non aveva mai indugiato a dare ai bisognosi quanto poteva, privandosi pure del necessario.
«Il mio onore non è in vendita»
Dagli spalti di Gaeta assediata dall’esercito piemontese comandato dal Generale Cialdini, S.M. Francesco II, ultimo Re del Regno delle Due Sicilie scriveva a Napoleone III il 13 dicembre 1860: «I Re che partono ritornano difficilmente sul trono, se un raggio di gloria non abbia indorato la loro sventura e la loro caduta». Due mesi dopo ci sarebbe stata la resa e l’esilio a Roma insieme alla consorte, la Regina Marie Sophie Amalie von Wittelsbach. Dopo qualche tempo i due si stabiliranno a Parigi da dove si allontaneranno per brevi viaggi in Austria ed in Baviera presso i parenti della moglie.
Vissero privatamente, senza grandi mezzi economici poiché tutti i loro averi erano stati confiscati. Al governo italiano che proponeva la loro restituzione in cambio della rinuncia ad ogni pretesa sul trono dell’ex Regno delle Due Sicilie, Francesco II rispose: «Il mio onore non è in vendita».
Francesco II era malato di diabete e si recava per le cure termali ad Arco di Trento, cittadina che faceva allora parte dell’Impero asburgico. E fu lì che si spense all’ età di 58 anni, il 27 dicembre 1894. Solo allora gli abitanti del posto vennero a conoscenza che il cortese e riservato “Signor Fabiani”, che ogni giorno era presente alla Santa Messa, recitava il Rosario, si metteva in fila con i contadini del luogo per baciare le reliquie, era il deposto ultimo Re del meridione d’Italia. Gli furono tributate esequie solenni e tuttora esiste in quella località una via a lui intitolata. Nel suo testamento aveva lasciato scritto: «Ringrazio tutti coloro che mi hanno fatto del bene, perdono coloro che mi hanno fatto del male e domando scusa a coloro ai quali ho in qualche modo nuociuto».
Il 29 dicembre 1894, appresa la notizia, Matilde Serao dalle colonne del quotidiano Il Mattino, fondato a Napoli due anni prima, scriveva: «Giammai principe sopportò le avversità della fortuna con la fermezza silenziosa e la dignità di Francesco II. Colui che era stato o parso debole sul trono, travolto dal destino, dalla ineluttabile fatalità, colui che era stato schernito come un incosciente ha lasciato che tutti i dolori umani penetrassero in lui, senza respingerli, senza lamentarsi. Detronizzato, impoverito, restato senza patria egli ha piegato la testa sotto la bufera e la sua rassegnazione ha assunto un carattere di muto eroismo. Galantuomo come uomo e gentiluomo come principe, ecco il ritratto di Francesco di Borbone».
Preghiera
per Francesco II di Borbone,
Re delle Due Sicilie
(Composta da Don Fernando Maria Cornet, Priore del Real Circolo Francesco II di Borbone e presentata in occasione della costituzione del Comitato Pro Francesco II nella Real Basilica di Santa Chiara a Napoli il 27 dicembre 2014)
O Signore, che per il bene del suo popolo e la gloria del Tuo Nome, hai suscitato Francesco II di Borbone, Re delle Due Sicilie, e lo hai illuminato con la Tua Sapienza affinché sapesse agire con prudenza e giustizia, lo hai sostenuto e confortato nelle avversità, affinché fosse docile ai disegni della Tua Provvidenza, e lo hai riempito della Tua Carità, affinché fosse misericordioso con tutti, specie con i suoi nemici; fa’ che anche noi, imitandolo nelle sue virtù, possiamo essere: giusti e prudenti nelle nostre vicende familiari e sociali, forti durante le tentazioni e pazienti nelle prove della vita, caritatevoli con tutti e misericordiosi anche con i nostri avversari. Degnati, o Signore, di glorificare il Tuo Servo Francesco II concedendoci la grazia che ora umilmente e devotamente Ti supplichiamo (…). Amen.
Don Fernando Maria Cornet
Basilica di Santa Chiara – 15.11.2014 – Napoli
In conformità coi Decreti di Papa Urbano VIII, si dichiara che in nulla s’intende prevenire il giudizio dell’Autorità Ecclesiastica, e che questa Preghiera non ha alcuna finalità di culto pubblico.
Si prega a chi riceva grazie divine per l’intercessione del Re Francesco II, di comunicarla al Comitato Pro Francesco II di Borbone via email: segreteria@francescodiborbone.org.
Fra’ Sergio Galdi d’Aragona, OFM, Commissario Generale di Terra Santa a Napoli, a conclusione della sua omelia che ha tenuto durante la Solenne Santa Messa che ha officiato domenica 24 aprile 2022 presso la Real Basilica di Santa Chiara, in occasione dello svelamento e la benedizione del busto del Servo di Dio Francesco II di Borbone nella Real Cappella dei Borbone, ha detto: «Oggi, svelando questo busto, non possiamo fare altro che essere portati a pregare di più, perché chiedendo a lui come intercessore, visto che è stato aperto recentemente il suo processo di beatificazione, dunque, in questo momento è Servo di Dio. Ebbene, lui come tutti i fratelli che si sono preceduti nel segno delle fede sono nostri intercessori presso il Padre. Quindi, possiamo chiedere questa intercessione ad un uomo, ad un Re, particolarmente legato a questa terra, e alla cui figura sono particolarmente legati molte persone presenti qui tra di voi. I legami che noi abbiamo in vita non terminano con la morte. Dunque, se i nostri cuori e le nostri menti saranno realmente sinceri, allora la nostra preghiera da parte di Francesco II non sarà inascoltata e lui ci esaudirà».
Foto di copertina: il busto del Servo di Dio Francesco II di Borbone, opera di Alberto Germán Franco Romero, è stato collocato per il culto privato in una cappella della basilica dei Martiri, nel Chiado a Lisbona, per iniziativa del Real Circolo Francesco II, Delegazione del Portogallo.