La Delegazione dell’Abruzzo e Molise è stata ristabilita in Popoli Terme

In continuità con la storia e tradizione, il Luogotenente per l’Italia Meridionale Peninsulare della Real Commissione per l’Italia del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, S.E. il Marchese Don Pierluigi Sanfelice di Bagnoli, Cavaliere Gran Croce di Giustizia, ha ristabilito la Delegazione dell’Abruzzo e Molise nel Comune di Popoli Terme, in Provincia di Pescara e Diocesi di Sulmona-Valva. L'Ordine Costantiniano già era presente e amministrava a Popoli fino al 1860, l’anno della caduta del Regno delle Due Sicilie. Contemporaneamente è stato nominato Delegato il Nob. Emanuele Barone Muzj di Fontecchio, Cavaliere de Jure Sanguinis; nominato Referente per la Città de L'Aquila, Dott. Andrea Santucci, Cavaliere de Jure Sanguinis; e confermato Priore Reggente, S.E.R. Mons. Lorenzo Leuzzi, Vescovo di Teramo-Atri, Cappellano Gran Croce di Merito.
Popoli Terme panoramica

La Delegazione dell’Abruzzo e Molise con sede a Popoli Terme (foto di copertina), si estende sul territorio della Regione ecclesiastica Abruzzo-Molise – che corrisponde all’incirca al territorio delle regioni amministrative Abruzzo e Molise – che comprende l’Arcidiocesi dell’Aquila con le Diocesi di Avezzano e di Sulmona-Valva; l’Arcidiocesi di Pescara-Penne con la Diocesi di Teramo-Atri; l’Arcidiocesi di Chieti-Vasto; l’Arcidiocesi di Lanciano-Ortona; l’Arcidiocesi di Campobasso-Boiano, con le Diocesi di Isernia-Venafro, di Termoli-Larino e di Trivento.

A chiesa di riferimento della Delegazione dell’Abruzzo e Molise è stata eletta la chiesa di San Rocco in Popoli Terne, appartenente alla Parrocchia di San Lorenzo Martire della Diocesi di Sulmona-Valva.

In origine era una modestissima cappella votiva costruita all’ingresso del paese per la sua protezione, a ridosso della porta San Rocco, abbattuta nell’800. La famiglia baronale Muzj la fece erigere e dedicare a San Rocco per porre il santo taumaturgo a guardia contro la terribile peste del 1656 (i morti furono 1546 contro 650 superstiti popolesi), in segno di gratitudine da parte dei superstiti e secondo l’usanza apotropaica di porre simbolicamente il Santo protettore sulla porta della città per scacciare le malattie. Nel 1774, in epoca tardo barocca, fu dalla famiglia Muzj rinnovata insieme al proprio palazzo – un bell’esempio di edilizia gentilizia, con aspetti tipici gentilizi barocchi dei primi del Settecento – al quale la chiesa è annessa, in via Garibaldi, dietro la chiesa di San Lorenzo, all’incrocio con la salita della chiesa della Santissima Trinità.

La chiesa di San Rocco è monumentale, con importanti contrafforti laterali, la facciata quadra, con portale barocco a timpano curvilineo spezzato con epigrafe dedicatoria: D.O.M. et D.R. – Sacellum hoc – antiquitus nullo consilio con-structum – brevi elapsurum – jactis fundamentis – in elegantiorem formam restaurari curavit – Religiosus Procurator D. loseph Mutii -anno MDCCLXXIV. Completano la facciata due quadrotte laterali e un finestrone centrale superiore, che ripropone il motivo del timpano spezzato del portale, con l’aggiunta di alcune decorazioni in rilievo e una testa di angelo.

All’interno a navata unica, decorato da stucchi, si trovano tre altari laterali in pietra, quasi identici, quello centrale e quello di destra ospitano le statue del Santo eponimo della chiesa. Il Procuratore locale Giuseppe Barone Muzj fece dedicare alla Madonna del Carmine l’altare a sinistra, donando la tela della Madonna con Bambino tutt’ora presente, proprio perché alla Madonna insieme a San Rocco la popolazione invocò protezione durante la terribile pestilenza del XVI secolo.

Tornando indietro nel tempo

Il 25 giugno 1796 il Re Ferdinando IV di Borbone si ferma a Popoli presso il palazzo di Giandomenico Barone Muzj, delegandolo al reclutamento di leva, per poi proseguire alla volta de L’Aquila al fine di porre in essere strategie contro l’avanzata di Napoleone Bonaparte che invade e conquista gradualmente la gran parte dei territori degli Stati italiani preunitari. Il 24-25 dicembre 1798, con l’arrivo delle truppe francesi, al soldo del Comandante Championnet, il drappello del Generale Duhesme stazionò a Popoli, punto cruciale degli Abruzzi con cui le truppe, provenienti da Pescara, essendo discese da Teramo, avrebbero dovuto riunirsi con quelle del Generale Lemoine, provenienti da L’Aquila, per proseguire la marcia dalla piana delle Cinquemiglia verso Capua. Popoli fu saccheggiata, come riportano le cronache locali, molti abitanti uccisi, compresi coloro che si ribellavano. Furono riscattati dalle imboscate dell’allora Capomassa, Giuseppe Pronio, assoldato da Ferdinando IV, nella battaglia della vicina Roccacasale, e poi a Sulmona.

Con lo spostamento della sede della Delegazione dell’Abruzzo e Molise a Popoli Terme, dopo 164 anni l’antichissima istituzione Costantiniana in questi territori riprende da dove aveva lasciato con la stessa famiglia e nello stesso posto. Per il nuovo Delegato, il Nob. Emanuele Barone Muzj di Fontecchio, discendente di una delle più importanti famiglie di Popoli, lo stimolo ad entrare nell’Ordine Costantiniano e a darsi da fare, portando la Delegazione a Popoli Terme, anticamente centro nevralgico chiamato Chiave dei Tre Abruzzi, è legato al passato vissuto della sua famiglia. Il suo quadrisavolo Ignazio ricoprì la carica di Cavaliere Inquisitore per l’Abruzzo Ultra per oltre venticinque anni fino alla caduta del Regno delle Due Sicilie.

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