Il Beato Matteo Carreri nasce a Mantova nel 1420 nella nobile famiglia Carreri di Mantova, con il nome di Gianfrancesco. Prese il nome di Matteo entrando nel 1440 nel convento domenicano di Santa Maria degli Angeli, presso la città natale. Visse e morì a Vigevano nel convento dei Domenicani attiguo alla chiesa di San Pietro Martire, lasciando un segno indelebile nella devozione popolare. La sua morte, avvenuta il 5 ottobre 1470, fu accompagnata da numerosi miracoli e conversioni, che rafforzarono il legame con i Vigevanesi. Il suo corpo è venerato nell’oscurolo, la cripta sotto l’altare maggiore della chiesa di San Pietro Martire dell’attiguo convento in cui è vissuto.

Nel 1482 Papa Sisto IV permise la traslazione del corpo e il culto. Papa Benedetto XIV il 23 settembre 1742 concesse al clero di Mantova e Vigevano, e a tutto l’Ordine Domenicano di celebrarne l’ufficio, e il 3 agosto 1750 concesse l’orazione e lezioni proprie nel breviario.

Il Beato Matteo Carreri va annoverato tra i religiosi che nel XV secolo più strenuamente si affaticarono per la salute delle anime e per la riforma dell’Ordine Domenicano. Combatté senza posa la profanazione dei giorni festivi e i divertimenti illeciti. Portò uno spirito nuovo nei vari conventi, specialmente in quello di Soncino, in cui nel 1463 introdusse una riforma completa.
Curò molto il Terz’Ordine e vi fece sbocciare quel mirabile fiore di santità, che fu Luchina da Soncino. Bramò di gustare, prima di morire, qualche goccia della Passione del Salvatore, e l’ottenne. Il Crocifisso gli apparve e, trapassandogli il cuore con un acuto strale, lo assicurò del premio vicino.
Trascorse la sua esperienza di vita religiosa e sacerdotale soprattutto nell’impegno della predicazione itinerante. La sua parola, carica di fascino spirituale, risuonò in molte regioni dell’Italia centro-settentrionale, suscitando consenso ed entusiasmo, e inducendo molti alla conversione. La sua spiritualità e la sua fervente predicazione avevano come fulcro il mistero della Passione di Cristo.