Domenica 4 giugno 2023 alle ore 11.30 presso la chiesa della Santissima Trinità in Viterbo, il Parroco Padre Giuseppe Cacciotti, O.S.A., ha presieduto una solenne Santa Messa per la solennità della Santissima Trinità, in cui si è fatta pure memoria del Beato Giacomo, il grande agostiniano viterbese divenuto Arcivescovo di Napoli sotto gli Angioini. Come filosofo scolastico e scrittore politico, Giacomo – Doctor speculativus – occupa un posto di rilievo tra i pensatori del suo tempo, com’è comprovato dai numerosi manoscritti che riproducono le sue opere, e dalle copiose citazioni di esse da parte dei dottori della scuola agostiniana ed anche di dottori di altre scuole teologiche.
Al termine della Santa Messa, in ossequio alla tradizione, sono state distribuite ai fedeli a cura dei Cavalieri della Delegazione della Tuscia e Sabina del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio le ciambelle benedette, confezionate secondo un’antica ricetta conventuale.
Il servizio d’onore all’artistica statua del Beato Giacomo da Viterbo è stato prestato dagli stessi Cavalieri Costantiniani.
Discendente forse, della nobile famiglia Capocci, Giacomo nacque a Viterbo intorno al 1255, ma non si hanno notizie dei suoi anni giovanili. Abbracciata ben presto la vita religiosa, entrò nel 1272 tra gli Eremitani di Sant’Agostino, di cui vestì l’abito nel convento viterbese della Santissima Trinità. Prima del 1275 fu inviato a Parigi a studiare teologia nello Studio del suo Ordine, dove frequentò le lezioni di Egidio Romano, che lo ebbe poi sempre in grande stima. Tornato in patria nel 1281-82, ricoprì dapprima la carica di primo Definitore della provincia romana nel 1283, quindi fu Visitatore nel 1284 e poi di nuovo Definitore nel 1285, esercitando nel frattempo, con ogni probabilità, anche le funzioni di Lettore in qualche convento della medesima provincia.
Insieme forse con Egidio Romano, ritornò a Parigi nel 1286 per riprendervi gli studi teologici, conseguendo il Baccellierato nel 1288 e, al termine del prescritto tirocinio, il Dottorato nel 1293. Su designazione di Egidio Romano, eletto Priore Generale dell’Ordine, fu nominato nello stesso anno Maestro Reggente dello Studio parigino, rimanendo in carica sino al 1299. Tornato in Italia nel 1300, insegnò per due anni nello Studio di Napoli, che dovette lasciare perché eletto da Bonifacio VIII, il 3 settembre 1302, Arcivescovo di Benevento; il 6 o il 12 dicembre successivo venne trasferito alla sede di Napoli, dove, pastore veramente zelante, seppe guadagnarsi la stima e la venerazione del Re Carlo II d’Angiò e del figlio Roberto, Duca di Calabria, che lo aiutò nella costruzione della nuova cattedrale.
Il 13 maggio 1306 cominciò a trattare la causa di canonizzazione del santo pontefice Celestino V, che gli era stata espressamente affidata da Clemente V e nella quale egli pose ogni cura, tanto da recarsi personalmente a raccogliere testimonianze sui luoghi stessi dove Pietro di Morrone aveva condotto la sua vita penitente; ed in tale attività seguitò sino alla morte, avvenuta a Napoli verso la fine del 1307 o all’inizio del 1308, con fama di santità. Subito circondata di venerazione, divenne ben presto oggetto di culto pubblico, confermato ufficialmente da Papa San Pio X solo nel 1911. La sua memoria liturgica ricorre il 4 giugno.
Considerato uno dei maggiori teologi scolastici, per l’acume del suo ingegno, meritò l’onorifico titolo di doctor speculativus. L’unica opera pubblicata per intero del Beato Giacomo da Viterbo è il De regimine christiano, scritta nel 1303 in occasione della lotta tra Bonifacio VIII e Filippo il Bello, e che può considerarsi il primo trattato sistematico sulla Chiesa.