Pellegrinaggio alle Abbazie di Montecassino, Subiaco e Farfa

La Delegazione della Sicilia Occidentale del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio ha svolto dal 18 al 21 marzo 2023 il...

La Delegazione della Sicilia Occidentale del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio ha svolto dal 18 al 21 marzo 2023 il programmato Pellegrinaggio ai monasteri benedettini di Montecassino, Subiaco e Farfa, a cura del Responsabile Attività Caritatevoli e Pellegrinaggi, Avv. Carlo Varvaro Genuardi, Cavaliere di Merito con Placca.

Partito da Palermo il giorno precedente, il 19 maggio il gruppo di pellegrini siciliani ha fatto una visita guidata ai tesori nascosti di Napoli, che non rientrano nei normali circuiti turistici. Poi, è seguita la visita alle Abbazie di Montecassino e di Subiaco. Il 20 giorno si sono trasferiti a Tivoli, per una visita guidata alla Villa di Adriana, per poi proseguire per l’Abbazia di Farfa. Il 21 maggio il pellegrinaggio è proseguito con la conclusione della visita all’Abbazia di Subiaco, le visite al Sacro Speco e al Monastero Santa Scolastica, per poi rientrare a Palermo via aereo da Fiumicino.

Con l’occasione riportiamo in fondo di questa notizia anche il Programma della Delegazione della Sicilia Occidentale di giugno 2023.


Giovedì 18 maggio 2023

Palermo-Napoli

Imbarcati su un traghetto delle Grandi Navi Veloci al Molo di Santa Lucia del Porto di Palermo diretta a Napoli, durante il conviviale a bordo, i partecipanti hanno affrontati argomenti legati al pellegrinaggio e alla programmazione della Delegazione per l’anno 2023-2024.


Venerdì 19 maggio 2023

Napoli-Montecassino-Subiaco

Arrivati a Napoli, il gruppo dei pellegrini della Delegazione della Sicilia Occidentale si è trasferito in pullman in centro, dove nella storica pasticceria Poppella hanno degustato le straordinarie e croccanti sfogliatelle ricce, i babà e i fiocchi di neve della tradizione napoletana.

Poi, accompagnato da una storica dell’arte, il gruppo si è recato nell’antistante quartiere della Sanità, spesso tristemente noto, girando tra i vicoli che sono un vero spaccato di storia, cultura e vita napoletana.

La mattinata si è conclusa con la visita alla Basilica di Santa Maria della Sanità.

La Basilica di Santa Maria della Sanità, considerata una delle opere più ardite dell’architetto domenicano Fra Nuvolo, dando forma a uno dei principali esempi del barocco napoletano, è stata costruita tra il 1602 e il 1610. Il suo tratto distintivo è la cupola con maioliche gialle e verdi, conosciuta da tutta la città perché è subito visibile attraversando il ponte della Sanità. La pianta della chiesa è a croce greca, con il presbiterio rialzato per inglobare la precedente basilica paleocristiana, da cui si accede alla catacomba. Punto di riferimento del Rione Sanità, nel quartiere la Basilica è conosciuta come chiesa di San Vincenzo ‘O Munacone, perché custodisce una famosa statua di San Vincenzo Ferrer.

Terminata la visita il gruppo si è velocemente rifocillato con una pizza classica napoletana gustata da Antonio e Antonio sul lungomare in via Partenope a due passi da Castel dell’Ovo.

Il gruppo si è poi trasferito in pullman a Montecassino per la visita guidata alla monumentale Abbazia di Santa Maria, che fu fondato circa l’anno 529 da San Benedetto da Norcia, giunto da Subiaco nell’antico Castrum Casinum (oggi Cassino).

San Benedetto intraprese ben presto un’attività evangelizzatrice nell’ambito del territorio circostante il Monte, sulla cui cima, utilizzando la preesistente acropoli, aveva istituito il suo monastero, centralizzato e strutturato in modo unitario, a differenza dell’organizzazione monastica sublacense, caratterizzata al contrario da una pluralità di piccoli cenobi.

San Benedetto non fu soltanto il fondatore dell’Abbazia di Montecassino, ma anche il padre di tutto l’Ordine Benedettino. Gli sono stati attribuiti molti miracoli, ma San Gregorio Magno fu il primo a proporre una tesi ampiamente sostenuta: il miracolo più importante e duraturo di San Benedetto è stato la stesura della sua Regola, che è chiamata Regola di San Benedetto. Sebbene il monachesimo esistesse già prima di San Benedetto, la Regola, che si pensa sia stata scritta nel periodo attorno al 530 d.C., fu il testo definitivo che cambiò il monachesimo occidentale.

La Regola consiste di 73 capitoli. Nell’ultimo capitolo, San Benedetto afferma con modestia che la sua Regola non è tanto un manuale di istruzioni per raggiungere la perfezione, quanto piuttosto si tratta di linee guida verso la devozione per coloro che si avvicinano alla vita spirituale. La Regola, comunque, non è soltanto per i novizi o coloro che intendono diventare monaci, ma è anche un manuale, un codice per la preghiera, per la vita monastica nel complesso, così come una ispirazione per l’organizzazione, per i doveri monastici e per le azioni disciplinari che vanno intraprese dagli abati e dai superiori. La Regola nel suo complesso incoraggia l’amore, la preghiera, il lavoro, il rispetto, la castità, la moderazione e la comunione.

La prima giornata di pellegrinaggio si è conclusa con l’arrivo del gruppo di pellegrini all’Abbazia di Subbiaco, accolti dal Cappellano della Delegazione, Dom Fabrizio Messina Cicchetti, O.S.B., che ha cenato con loro nel refettorio dell’Abbazia, che ha ospitato il gruppo per tutto il pellegrinaggio.

20 maggio 2023
Tivoli-Farfa-Subiaco

La mattina del 20 maggio, il gruppo si è trasferito con il pullman a Tivoli, per la visita all’immensa Villa di Adriano patrimonio mondiale dell’UNESCO, che non era una semplice residenza, ma un luogo dove governare l‘impero.
Villa Adriana è costituita da un eccezionale complesso di edifici classici che combinano elementi architettonici egizi, greci e romani. Per costruire la villa, destinata ad essere la residenza suburbana dell’Imperatore Adriano, sono serviti circa vent’anni, tra il 118 e il 138 d.C., e vennero impiegate tecniche avanzate di costruzione e di idraulica.

La Villa di Adriano sorge su un pianoro tra i due affluenti del fiume Aniene nella piana sottostante Tivoli, a est di Roma. L’imperatore scelse tale posizione per numerosi fattori: la grande ricchezza d’acqua e di vegetazione della zona, la vicinanza con Roma, (sole 17 miglia romane, ovvero 28 chilometri) e il collegamento della via Tiburtina. Inoltre, la posizione rialzata e panoramica, situata tra due affluenti dell’Aniene, la rendeva un sito strategico, agevole e allo stesso tempo facilmente difendibile e controllabile.

Il progetto architettonico della Villa, considerata la regina delle Ville imperiali dell’antica Roma per l’imponente grandiosità dell’architettura, rappresentava una vera e propria città, estesa su un’area di circa 120 ettari e divisa in quattro nuclei: gli edifici di rappresentanza e termali, il Palazzo imperiale, la residenza estiva e la zona monumentale. La Villa riproponeva gli spazi della città romana, ma anche le province dell’Impero. Per questo viene definita come una città ideale, in cui le parti si accordano in una grande descrizione simbolica del mondo mediterraneo dell’epoca di Adriano.

In ricordo dei viaggi di Adriano nelle province dell’impero, gli edifici monumentali sono dedicati alla Grecia, all’Egitto, alla Siria. Ad esempio, il Pecile ripropone la Stoà di Atene, il celebre porticato sotto cui si discuteva di filosofia e scienza. Oltre al Palazzo imperiale, vi erano templi, biblioteche, teatri, terme, ninfei, l’odeon, l’arena, l’accademia e poi parchi, magazzini e alloggi per la servitù e le guarnigioni. L’apparato decorativo e scultoreo era di altissimo livello: ovunque troviamo statue, giochi d’acqua, colonnati, marmi pregiati, affreschi, stucchi e mosaici policromi.

Adriano, che possedeva una personalità poliedrica, si dilettava di diverse arti, tra cui musica, architettura, letteratura, filosofia ed era convinto della missione universalistica dell’impero. Con questa visione egli aveva progettato per la sua Villa ampi spazi a giardino, in un’ottica di dialogo tra architettura, paesaggio, e giardino artificiale. La presenza di vigneti e oliveti, impiantati successivamente nei secoli seguenti, divenne parte dell’immagine della Villa e fornì da esempio per i giardini rinascimentali. L’uso di statue e il ruolo fondamentale dei giochi d’acqua, talvolta anche molto complessi, costituirono, inoltre, un modello per i giardini nobiliari rinascimentali, ispirati al gusto antico.

Con il declino dell’Impero, la Villa subì varie razzie e per molti secoli venne lasciata in stato d’abbandono e sfruttata come cava di materiali da costruzione. Il prodigioso patrimonio di statue venne spogliato via via da papi e cardinali, a partire dal Cinquecento.

Soltanto alla fine del XIX secolo, quando la Villa entrò nel patrimonio del Regno d’Italia, iniziarono le prime opere di recupero sistematiche, che si protrassero per tutto il XX secolo, coinvolgendo specialisti archeologi internazionali. Sono ancora in corso scavi e studi, poiché non è stata chiarita ancora la funzione di tutte le strutture.

Villa Adriana ebbe un ruolo fondamentale per la riscoperta dell’architettura antica ad opera degli umanisti del Cinquecento. Per tutto il Rinascimento svolse un ruolo fondamentale per la riscoperta dell’arte e dell’architettura antica e venne visitata dai più geniali artisti italiani. Nei secoli seguenti, la Villa fu amata dai viaggiatori sei-settecenteschi per il suo paesaggio, con le rovine che emergevano tra i tralci di viti, tra gli olivi o tra le fronde selvatiche.

Terminata la visita, il gruppo si è trasferito da Tivoli a Farfa dove i pellegrini hanno incontrato il Nob. Prof. Salvatore Bordonali, Cavaliere di Gran Croce di Giustizia e il Consigliere della Real Deputazione, Marchese Narciso Salvo di Pietraganzili, Cavaliere di Gran Croce di Giustizia, con le loro signore, che si sono uniti al gruppo per il pranzo nel ristorante I Lupi, adiacente all’Abbazia, partecipando poi al proseguimento del pellegrinaggio.

La storica Abbazia di Farfa, immersa nel fascino di una natura verdeggiante, è un luogo particolarmente attraente, ricolmo di pace, di serenità, di semplicità, come sono semplici i monaci benedettini che ci vivono, in un clima di profonda spiritualità, la loro vita quotidiana tutta dedita al Signore e alla Madonna, alla quale l’Abbazia è dedicata.

Fu dichiarata monumento nazionale nel 1928, per la bellezza architettonica ed artistica del monastero e della basilica, testimonianza di una storia più che millenaria tra periodi di grande splendore e periodi di decadenza o addirittura di distruzioni e dispersioni, seguiti sempre da rinascite e ricostruzioni. Ancor oggi l’abbazia è un centro di cultura e di spiritualità. Straordinaria anche la fioritura della santità, dal primo al secondo fondatore, rispettivamente San Lorenzo Siro e San Tommaso da Moriana, fino ai Beati Placido Riccardi e Ildefonso Schuster.

Tante le visite di re, imperatori e papi fino a quella di San Giovanni Paolo II il 19 marzo 1993. Migliaia sono oggi i visitatori la frequentano, per ammirare il patrimonio di cultura e di arte che essa custodisce e rende accessibile, e per il desiderio di trascorrere qualche ora o qualche giorno di riposo fisico e spirituale, usufruendo anche delle strutture di accoglienza e di ristoro, nonché del parco e delle passeggiate nella proprietà della Fondazione Filippo Cremonesi, che comprende pure le caratteristiche abitazioni del Borgo di Farfa con le graziose botteghe gestite da abili artigiani.

Al termine della visita all’Abbazia, il gruppo ha visitato lo storico Borgo di Farfa, prima di fare rientro all’Abbazia di Subbiaco.

Domenica 21 maggio 2023
Subiaco

Incastonato come una gemma nella parete rocciosa del Monte Taleo, in prossimità di Subiaco, il Santuario del Sacro Speco da quasi mille anni custodisce uno dei luoghi più significativi della spiritualità benedettina: la grotta in cui all’inizio del VI secolo il giovanissimo San Benedetto da Norcia visse da eremita, seguendo l’esempio dei padri anacoreti.

Attraverso il periodo di solitudine trascorso in questo luogo aspro e selvaggio, San Benedetto poté maturare quel carisma e quella spiritualità che in pochi anni lo portarono a fondare le prime comunità monastiche lungo la valle del fiume Aniene: l’embrione da cui si sarebbe sviluppato l’intero monachesimo occidentale.

Ancora oggi, seppur circondata da straordinari capolavori architettonici e artistici sedimentati nei secoli, la grotta conserva il senso autentico della fuga mundi di San Benedetto, fondamento di ogni scelta di vita monastica.

La Grotta di San Benedetto divenne luogo di culto già a partire dal VI secolo e le più antiche testimonianze artistiche risalgono all’VIII secolo. A partire dalla seconda metà dell’XI secolo ha inizio l’evoluzione della struttura che conosciamo oggi, contraddistinta dal sorprendente equilibrio fra l’elemento umano e quello naturale, fra l’architettura e la roccia.

Oggi il monastero si compone di due chiese sovrapposte e di molteplici cappelline che seguono l’andamento della parete di roccia a cui la struttura è addossata. La chiesa inferiore custodisce il tesoro spirituale del monastero: la grotta in cui San Benedetto spese i suoi tre anni di vita eremitica.

Fra gli affreschi che decorano la struttura, vanno sottolineati due particolarmente preziosi. Il primo rappresenta il più antico ritratto esistente di San Francesco d’Assisi, pellegrino d’eccezione, che raggiunse Subiaco nel 1223 al seguito del Cardinale Ugolino, futuro Papa Gregorio IX. L’antico refettorio custodisce invece una straordinaria Ultima Cena trecentesca, recentemente riportata al suo antico splendore.

Nella Grotta di San Benedetto, il Prof. Bordonali si è rivolto ai pellegrini con le seguenti parole:

«Sono ben lieto dell’invito inaspettato a prendere la parola in questo luogo, che con terminologia attuale e inadeguata definirei carico di suggestioni.
Sono lieto, altresì, per la presenza di due persone che rappresentano due punti significativi nel mio impegno Costantiniano, guardandolo oggi retrospettivamente: Narciso Salvo e Dom Fabrizio Messina Cicchetti; il primo per avermi amichevolmente costretto a entrare a far parte di questa Milizia e il secondo per avermi dato un validissimo aiuto accettando di fare il Cappellano della Delegazione all’inizio del mio mandato, in un momento particolarmente difficile per essa.
Nel percorso mi sono ispirato a un duplice criterio di riferimento: i valori che genericamente propugna come modelli di vita, il Cristianesimo secondo l’insegnamento della Chiesa, e la considerazione della famiglia quale comunità naturale, la prima piccola comunità, la piccola Ecclesia, che come tale si ricollega ai valori di cui sopra e ne costituisce uno di per sé.
È in tale ambito che si colloca il Magistero dell’Ordine Costantiniano, che vi individua il Gran Maestro, che non è eletto, ma che è tale in base alla successione familiare ereditaria.
Tutto questo, e molto altro, è meglio contenuto nella Preghiera del Cavaliere, del quale desidero leggere qui insieme a voi tutti, limitandoci per ragioni di tempo, la prima parte soltanto.
Grazie agli organizzatori, ai presenti e in primo luogo a Dom Fabrizio che continuerà a essere una guida spirituale autorevole per il nostro gruppo di Cavalieri
».

Alla fine della visita, il gruppo ha partecipato nella suggestiva cappella alla Santa Messa officiata da Dom Fabrizio Messina Cicchetti, assistito dai Cerimonieri di Delegazione, Giuseppe Anzalone e Giuseppe Pio Filippo Carruba, Cavalieri di Merito.

Al termine della Celebrazione Eucaristica, il Cappellano ha dato la parola al Marchese Narciso Salvo di Pietraganzili, che nel ringraziare Dom Fabrizio, ha ricordato che nel 1964 San Paolo VI scelse San Benedetto come patrono principale dell’intera Europa. La proclamazione avvenne il 24 ottobre 1964, giorno in cui riconsacrò la chiesa abbaziale di Montecassino, distrutta 20 anni prima, nel 1944, durante la Seconda Guerra Mondiale.

Nella lettera apostolica Pacis nuntius, spigando le motivazioni della scelta di San Benedetto a patrono d’Europa, il Papa ricordava che “egli insegnò all’umanità il primato del culto divino per mezzo dell’«opus Dei», ossia della preghiera liturgica e rituale. Fu così che egli cementò quell’unità spirituale in Europa in forza della quale popoli divisi sul piano linguistico, etnico e culturale avvertirono di costituire l’unico popolo di Dio”.

A conclusione, il gruppo accompagnato da Dom Fabrizio si è recato nel Monastero Santa Scolastica, sorella di San Benedetto e ha concluso il pellegrinaggio con la visita all’importantissima Biblioteca Statale del Monumento Nazionale di Santa Scolastica, oggi diretta magistralmente e con passione proprio da Dom Fabrizio che ha mostrato ai pellegrini i volumi più preziosi.

Alla fine del 1300 la Biblioteca di Santa Scolastica contava diecimila volumi, molti dei qualii andarono dispersi nei secoli successivi.

Nel 1465 due stampatori di Magonza, i chierici A. Pannartz e C. Sweynheym, vi impiantarono la prima tipografia italiana. Si mise fine, così, ad attività connesse con la preparazione di materiali scrittori, con la copiatura dei testi e con la loro ornamentazione, ma si diede vita, il 29 Ottobre 1465, al primo libro stampato in Italia, in uno stile tipografico detto “stile Subiaco”.

Molti altri libri furono stampati, ma non sempre gelosamente custoditi; fino al 1848, quando fu curato il riordinamento della Biblioteca e dell’archivio e furono acquistate opere riguardanti la Storia della Chiesa, la Sacra Scrittura, classici latini ed autori stranieri. Durante le incursioni garibaldine, i libri furono nascosti in un luogo sconosciuto. Nel 1873 furono confiscati dallo Stato e, come gli altri beni del monastero, furono messi all’asta; Santa Scolastica divenne monumento nazionale.

Successivamente, un monaco fu incaricato di ordinare i libri e i manoscritti rimasti, che nel 1875 erano 5.256 e che nel 1894 diventarono 8.000. Oggi è Biblioteca Statale, annessa al Monumento Nazionale di Santa Scolastica e contiene 100.000 volumi, 3.780 pergamene, 15.000 documenti cartacei dal 1500 in poi, 440 codici manoscritti e 213 incunaboli, di cui solo 3 stampati a Subiaco: un Lattanzio e due De civitate Dei. Dal 1996 ospita il famoso Archivio Colonna, che l’ha arricchita e le ha dato ulteriore prestigio.

Nel pomeriggio, dopo una breve colazione, il gruppo è rientrato a casa via Fiumicino.

Programma
della Delegazione della Sicilia Occidentale
di giugno 2023

Sabato 3 giugno 2023 ore 17.30
Palermo
Società Canottieri Palermo 1927
Presentazione del libro di Pietro Massimo Busetta La Rana e lo Scorpione. Ripensare il sud per non essere ne emigranti ne briganti.
Seguirà un rinfresco.

Venerdì 16 giugno 2023
Favara
Castello Chiaramontano
Convegno sulla povertà educativa

Giovedì 29 giugno 2023
Solennità di Santi Pietro e Paolo Apostoli
Palermo
San Giorgio dei Genovesi
Te Deum
Seguirà una agape fraterna nella quale ci scambieremo i saluti a fine anno associativo

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