20.03.2023 - I Cavalieri della Tuscia e Sabina onorano San Giuseppe, Patrono della Chiesa Universale
La data del culto di San Giuseppe, Sposo della Vergine Maria e Custode della Sacra Famiglia, Patrono della Chiesa Universale, che normalmente cade il 19 marzo, in alcuni anni viene trasferita al giorno successivo. Questo avviene quando cade nella Settimana Santa o coincide con la Domenica delle Palme o con una Domenica di Quaresima (come nel 1995 e nel 2017, anche nel 2023), stabilito da un decreto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti del 1990, che prevede espressamente che le solennità che cadono nelle domeniche di Avvento, Quaresima e Pasqua devono essere «rimandate» al lunedì successivo. Quindi, a motivo della coincidenza del 19 marzo quest’anno con la IV Domenica di Quaresima, alla luce del Calendario Liturgico Generale, la solennità di San Giuseppe è stata trasferita al giorno successivo, lunedì 20 marzo.

Su invito del Priore della Comunità Agostiniana di Viterbo, i Cavalieri Costantiniani della Tuscia e Sabina hanno partecipato lunedì 20 marzo 2023 alla solenne Celebrazione Eucaristica della solennità di San Giuseppe, che è stata officiata dai Padre Agostiniani alle ore 18.30 nella Chiesa della Santissima Trinità. Hanno prestato servizio d'onore alla statua di San Giuseppe esposta solennemente alla devozione dei fedeli.

Il Custode della Sacra Famiglia è il Patrono dell’Ordine Agostiniano, il cui Capitolo Generale del 1491 stabilì che «in tutte le residenze e i conventi dell’Ordine si celebri l’ufficio di San Giuseppe». Inoltre, nel 1722 l’Ordine ottenne di celebrare la festa del Patrocinio di San Giuseppe nella terza domenica di Pasqua, che era stata già concessa nel 1700 alle Congregazioni Agostiniane dei Recolletti e degli Scalzi.

Matteo nel suo Vangelo definisce San Giuseppe lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato il Cristo (Mt 1,16) e “uomo giusto” (Mt 1.19). Giuseppe è della stirpe di Davide. Esercita il mestiere di carpentiere. Si fidanza con Maria. Venuto a conoscenza della maternità della Vergine non si appella alla crudeltà della legge, ma pensa semplicemente di rimandarla dai genitori. Poi si fida delle parole dell’angelo: “Il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo” (Mt 1,20) e Dio lo ricompensa affidandogli addirittura il proprio Figlio.


Giuseppe è esempio di umiltà, fedeltà e povertà, ma soprattutto di fede incrollabile. Vive in profonda modestia il grande privilegio di essere stato scelto come padre putativo d Gesù. È il personaggio più silenzioso del Vangelo: non viene riportata una sua sola parola e perciò è anche definito “il Dottore del silenzio”. L’autorità di Giuseppe come capo della Sacra Famiglia proviene dalla sua santità, saggezza e obbedienza, ispirate da una grande fede e dal silenzioso lavoro per mantenere la sua famiglia. Nel silenzio e nella preghiera conosce e attua con la sua vita la volontà divina. Non si limita a subire la vicenda dell’Incarnazione, ma, coinvolto dal Signore vi partecipa attivamente. L’ultima volta in cui appare nel Vangelo è a Gerusalemme, alla ricerca di Gesù dodicenne rimasto nel tempio. Il resto della sua vita è del tutto proteso al servizio della Sacra Famiglia, fino alla santa morte, durante la quale è assistito da Gesù e da Maria.

II culto di San Giuseppe inizia a diffondersi nel IX secolo ed entra nella liturgia nel XV. Ne è il grande promotore San Bernardino da Siena, che ne esalta la giustizia biblica, l’obbedienza derivante da una fede incrollabile e lo spirito di silenzio, tutto inabissato nella volontà divina. Successivamente anche i Carmelitani promuovono la festa di San Giuseppe sotto l’influsso di Teresa d’Avila, sua grande devota, convinta che Giuseppe ottenga tutto presso Gesù che gli ha obbedito in terra.

L’8 dicembre 1870 Papa Pio IX proclama San Giuseppe patrono della Chiesa Universale. San Giovanni XXIII lo inserisce nel Canone Romano. «Giuseppe, uomo giusto, da Dio fu prescelto come sposo di Maria, Vergine e Madre di Dio; servo saggio e fedele, fu posto a capo della santa famiglia, per custodire, come padre, il Figlio di Dio, concepito per opera dello Spirito Santo» (Prefazio della festa).
San Giuseppe va invocato per una santa morte: lui, che è morto assistito da Gesù e Maria, ci ottenga di morire con i santi nomi di Gesù e di Maria sulle labbra e nel cuore.
«Visto allo specchio della narrazione evangelica, Giuseppe ci appare sotto l’aspetto più saliente di un’estrema umiltà: un modesto e povero lavoratore, oscuro, che non presenta nulla di singolare, che non lascia, nel Vangelo stesso, alcun accento della sua voce. Questo non riferisce nessuna sua parola e si limita a parlare del suo atteggiamento, della sua condotta, di quel che ha fatto, e tutto ciò in una silenziosa discrezione ed in una perfetta obbedienza. Giuseppe è stato, ad ogni istante ed in modo esemplare, un insuperabile custode, assistente e maestro… Arrestiamo lo sguardo sulla sua umiltà. Quanto ci pare fraterna, e, si potrebbe dire. prossima alle nostre stature fragili, mediocri, di poco conto, peccatrici! Come si comunica facilmente con un santo che non sa intimidirci, che non mette nessuna distanza fra lui e no che addirittura, con una condiscendenza che ci confonde, si mette, per così dire, ai nostri piedi per dire: guarda quale livello mi è stato assegnato! Ebbene, è precisamente a questo livello che il Signore del Cielo e della terra si è abbassato, ed ha voluto onorare questa sottomissione inesprimibile, facendola oggetto della sua scelta e preferendola a tutti gli altri valori umani. Così, san Giuseppe è la prova che per esser buoni e veri discepoli di Cristo, non è necessario compiere grandi cose; bastano virtù comuni, umane, semplici, ma autentiche» (San Paolo VI).

San Pio da Pietrelcina ammirò sempre la grandezza spirituale di San Giuseppe, imitò le sue virtù e a lui ricorse nei momenti più difficili della sua vita ottenendo ogni volta grazie e favori celesti. Egli, come San Giuseppe, pur senza esserlo nell’ordine naturale, si sentiva padre ed avvertiva il peso dei diritti e dei doveri della paternità spirituale. Perciò, si rivolgeva a questo santo, con fiducia, preghiere per i figli e le figlie del suo spirito: «Prego San Giuseppe che, con quell’amore e con la generosità con cui custodì Gesù, custodisca l’anima tua e come lo difese da Erode, così difenda l’anima tua da un Erode più feroce: il demonio! Il Patriarca San Giuseppe abbia per te tutta quella cura che ebbe per Gesù: ti assista sempre con il suo valevole patrocinio e ti liberi dalla persecuzione dell’empio e superbo Erode, e non permetta giammai che Gesù si allontani dal tuo cuore».