I Cavalieri della Tuscia e Sabina venerano il Santissimo Crocifisso di Castro

La devozione al Santissimo Crocifisso di Castro è rimasta viva nella popolazione dell’Alto Lazio e della Bassa Toscana fino ai nostri...

La devozione al Santissimo Crocifisso di Castro è rimasta viva nella popolazione dell’Alto Lazio e della Bassa Toscana fino ai nostri giorni. Ogni anno il Santuario, costruito vicino alla città distrutta, resta aperto per tutto il mese di giugno per accogliere le migliaia di pellegrini che, mossi unicamente da motivi spirituali, vengono a venerare la sacra immagine del Crocifisso e, per la quasi totalità, si accostano ai sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia.

Su invito della Diocesi, una rappresentanza della Delegazione della Tuscia e Sabina del Sacro Militare Ordine Costantiniano ha partecipato alla solenne Santa Messa di domenica 25 giugno 2023, presieduta da Mons. Orazio Francesco Piazza, Vescovo di Viterbo. Al termine del Sacro Rito, i Cavalieri Costantiniano hanno consegnato un’offerta al Rettore del Santuario del Santissimo Crocifisso di Castro, così strettamente legato alla storia dell’Ordine Costantiniano attraverso i Farnese, titolari del Magistero Costantiniano dal 1699 al 1738.

Il santuario del Santissimo Crocifisso di Ischia di Castro (aperto nel mese di giugno), presso l’antica città di Castro, è un reperto che racconta un pezzo di storia importante. Si tratta, infatti, di un bene monumentale sorto sui resti di un masso a forma di parallelepipedo triangolare, ovvero quel che rimaneva della distruzione che rase al suolo il Ducato nella “Guerra di Castro”.

Quest’ultima, un conflitto fra lo Stato Pontificio e la famiglia Farnese che animò gran parte del ‘600, conobbe due fasi; la prima (1641-44) sorse sulla spinta delle mire espansionistiche dei Barberini (con Urbano VIII, i Cardali Francesco e Antonio), che aspiravano ad impadronirsi dei possedimenti dei Farnese. Dapprima le truppe pontificie invasero il Ducato di Castro, poi quelle dei Farnese occuparono lo Stato Pontificio fino ad Acquapendente. La I guerra si concluse il 31 marzo 1643 con il trattato di Roma che restituiva il Ducato di Castro ai Farnese e nominava Cardinale Franceso Farnese.

L’astio riprese nella II Guerra (1446-49) perché Papa Innocenzo X elesse vescovo di Castro Monsignor Cristoforo Giarda, senza il consenso dei Farnese che lo rifiutarono, mentre il Pontefice lo costrinse ad insediarsi; ma, mentre si recava a prendere possesso della sua diocesi, subì un agguato vicino Monterosi. Così il Santo Padre fece istituire un processo e ordinò di radere al suolo Castro, che fu completamente distrutta nel settembre del ‘49.

La stessa sorte toccò a quel masso da cui sarebbe sorto il santuario del Sanissimo Crocifisso, emblema di rinascita quasi nel corso dei secoli successivi. I soldati non riuscirono a demolirlo. Forse sia per la consistenza e resistenza della pietra che per la sua forte valenza simbolica. Aveva, infatti, raffigurate delle immagini sacre sui lati: quella del Crocifisso da cui prende il nome; e quelle della Madonna del Carmine e di Sant’Antonio da Padova. La sua “indistruttibilità” fu vista come un segno divino e religioso: quasi un miracolo, che spinse molti pellegrini a visitare questo luogo “magico”. E non crebbe solo la loro affluenza, sempre maggiore, ma anche il volume e l’entità della struttura che da un “semplice” masso ne nacque. Un tempio sempre più ampliato, fino a divenire un vero santuario. Una piccola chiesetta quasi: così appariva nel 1747, quando vicino al masso furono costruiti un altare e una cappelletta.Poi le sembianze mutarono ancora nel 1800: nel ’70 circa, quando l’edificio fu ulteriormente ingrandito, divenendo a quattro pareti con tetto a capriata. Nel ‘900, ancora, intorno al ’67, fu aperta una cantoria di prospetto all’altare e terminato l’edificio annesso.

Castro, capitale distrutta dell’omonimo ducato Farnese, era da secoli nascosta tra i rovi quando, grazie ai funzionari della allora Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici, dalla seconda metà degli anni Novanta e più diffusamente nel decennio successivo, sono iniziati – e stanno adesso proseguendo – scavi e restauri del suo patrimonio architettonico ed artistico.

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