Podcast 2-5 – 27 settembre 2024 – San Vincenzo de’ Paoli, padre dei poveri
Nato a Pouy in Guascogna il 24 aprile 1581, fino a quindici anni fece il guardiano di porci. Ordinato sacerdote a 19 anni, nel 1605 mentre viaggiava da Marsiglia a Narbona fu catturato dai pirati barbareschi e venduto come schiavo a Tunisi ove restò per circa due anni. Con una fuga avventurosa per mare tornò libero. Da questa esperienza nacque in lui il desiderio di recare sollievo materiale e spirituale ai galeotti. Nel 1612 diventò parroco nei pressi di Parigi. In questo periodo avvenne l’incontro decisivo con Pierre de Bérulle che, accogliendolo nel suo Oratorio, lo formò a una profonda spiritualità e lo convinse a lasciare da parte le preoccupazioni materiali e di carriera. Vincenzo allora prese ad insegnare il catechismo, visitare gli infermi ed aiutare i poveri.
Lo stesso de Bérulle, gli consigliò di accettare l’incarico di precettore del primogenito di Filippo Emanuele Gondi, Governatore Generale delle galere. Nei quattro anni di permanenza nell’incarico, Vincenzo poté constatare le condizioni di vita che caratterizzavano le due componenti della società francese dell’epoca, i ricchi ed i poveri. I ricchi a cui non mancava niente, speravano anche di godere nell’altra vita dei beni celesti, ed i poveri che, dopo una vita stentata e disgraziata, credevano di essere dannati, a causa della loro ignoranza e dei vizi in cui la miseria li condannava.
Le fondazioni di Vincenzo non scaturirono mai da piani prestabiliti o da considerazioni, ma bensì da necessità contingenti, in un clima di perfetta aderenza alla realtà. Da ciò scaturì l’idea di una confraternita di pie persone, impegnate a turno ad assistere tutti gli ammalati bisognosi delle parrocchie. Così, il 20 agosto 1617 nasceva la prima “Carità”, le cui associate presero il nome di “Serve dei poveri”. In tre mesi l’Istituzione ebbe un suo regolamento approvato dal Vescovo di Lione. La Carità organizzata, si basava sul concetto che tutto deve partire da quell’amore, che in ogni povero fa vedere la viva presenza di Gesù e dall’organizzazione, perché i Cristiani sono tali solo se si muovono coscienti di essere un sol corpo, come già avvenne nella prima comunità di Gerusalemme.
Prese poi a predicare le Missioni nelle zone rurali, fondando le “Carità” nei numerosi villaggi. Avrebbe voluto che anche gli uomini collaborassero insieme alle donne nelle “Carità”, ma la cosa non funzionò per la mentalità dell’epoca, quindi in seguito si occupò solo di “Carità” femminili. Quelle maschili verranno riprese un paio di secoli dopo, nel 1833, da Emanuele Bailly a Parigi e, soprattutto, dal Beato Federico Ozanam (1813-1853). Esse presero il nome di “Conferenze di San Vincenzo de’ Paoli”.
Intanto nel 1623 Vincenzo si laureò in diritto canonico a Parigi. Vivendo in città si rese conto che la povertà era presente, in forma ancora dolorosa, anche nelle città e quindi fondò anche a Parigi le “Carità”. Nell’associazione confluirono anche le nobildonnse, che poterono dare un valore aggiunto alla loro vita spesso piena di vanità. Ciò permise alla nobiltà parigina di contribuire economicamente alle iniziative fondate da “Monsieur Vincent”.
L’istituzione cittadina più importante fu quella detta dell’“Hotel Dieu” (Ospedale), che Vincenzo organizzò nel 1634. Essa fu il più concreto aiuto al santo nelle molteplici attività caritative, che a mano a mano lo vedevano impegnato: trovatelli, galeotti, schiavi, popolazioni affamate e nelle Missioni rurali. Fra le centinaia di associate a questa meravigliosa “Carità”, vi furono la futura Regina di Polonia, Luisa Maria Gonzaga e la Duchessa d’Auguillon, nipote del Primo Ministro, Cardinale Richelieu, il quale volle essere sempre informato e sostenne tutte le attività di Vincenzo.
I Preti della Missione o Lazzaristi. La nuova comunità fondata da San Vincenzo doveva fare vita comune, rinunziare alle cariche ecclesiastiche, e predicare nei villaggi di campagna; inoltre occuparsi dell’assistenza spirituale dei forzati e insegnare il catechismo nelle parrocchie nei mesi estivi. La Congregazione della Missione come si chiamò, fu approvata il 24 aprile 1626 dall’Arcivescovo di Parigi, dal Re di Francia nel maggio 1627 e da Papa Urbano VIII il 12 gennaio 1632.
Le Figli della Carità. La feconda predicazione nei villaggi suscitò la vocazione all’apostolato attivo, prima nelle numerose ragazze delle campagne, poi in quelle della città, desiderose di lavorare nelle “Carità” a servizio dei bisognosi, ma anche consacrandosi totalmente. Vincenzo de’ Paoli intuì la grande opportunità di estendere la sua opera assistenziale, lì dove le Dame della Carità per la loro posizione sociale non potevano arrivare personalmente. Affidò il primo gruppo per la loro formazione, ad una donna eccezionale, Santa Luisa de Marillac (1591-1660) vedova Le Gras, nel 1633. La nuova Congregazione prese il nome di Figlie della Carità. I voti erano permessi, ma solo privati ed annuali, perché tutte svolgessero la loro missione nella più piena libertà e per puro amore. L’approvazione fu data nel 1646 dall’Arcivescovo di Parigi e nel 1668 dalla Santa Sede.
Alla Corte di Francia. Nel 1643, Vincenzo fu chiamato a far parte del Consiglio della Coscienza o Congregazione degli Affari Ecclesiastici, dalla Reggente Anna d’Austria, presieduto dal Cardinale Giulio Mazzarino, contro le scelte politiche immorali del quale il santo prese sempre apertamente posizione fino a cadere in disgrazia. La Reggente Anna gli affidò, allora, l’incarico di Ministro della Carità, per organizzare su scala nazionale gli aiuti ai poveri. Si disse che dalle sue mani passasse più denaro che in quelle del Ministro delle Finanze.
Fu riformatore della predicazione, introducendo una semplice tecnica oratoria: della virtù scelta per argomento, ricercare la natura, i motivi di praticarla, ed i mezzi più opportuni. Alla sua scuola si formarono sacerdoti, religiosi e laici che furono gli animatori della Chiesa in Francia, e la sua voce si rese interprete dei diritti degli umili presso i potenti. Per lui apostolo della carità fra i prigionieri ed i forzati, Re Luigi XIII, su suggerimento di Filippo Emanuele Gondi, istituì la carica di Cappellano Capo delle galere, questo gli facilitò il compito e l’accesso nei luoghi di pena e di partenza dei galeotti rematori. Dal 1640 il compito passò anche ai suoi Missionari e alle Dame e Figlie della Carità. Inoltre si calcola che tra il 1645 e il 1661, Vincenzo de’ Paoli e i suoi Missionari liberarono non meno di 1.200 schiavi Cristiani in mano ai Turchi musulmani. Il Santo fu spesso ispiratore della benefica attività di numerose Associazioni o Compagnie o Congregazioni e da esse ricevé aiuto e collaborazione, per le sue tante opere assistenziali.
Il pensiero spirituale. Nei dodici capitoli delle Regulae, Vincenzo ha condensato lo spirito che deve distinguere i suoi figli come religiosi: la spiritualità contemplativa del pensiero del Cardinal de Bérulle, sotto la cui direzione egli rimase per oltre un decennio; l’umanesimo devoto di San Francesco di Sales, suo grande amico, del quale lesse più volte le opere spirituali e l’ascetismo di San Ignazio di Lodola, del quale assimilò il temperamento pratico; elaborando da queste tre fonti una nuova dottrina spirituale. Le virtù caratteristiche dello spirito vincenziano, secondo la Regola dei Missionari, sono le “cinque pietre di Davide”, cioè la semplicità, l’umiltà, la mansuetudine, la mortificazione e lo zelo per la salvezza delle anime.
Il grande apostolo della Carità si spense a Parigi la mattina del 27 settembre 1660 a 79 anni. Ai suoi funerali partecipò una folla immensa di tutti i ceti sociali. Fu proclamato Beato da Papa Benedetto XIII il 13 agosto 1729 e canonizzato da Clemente XII il 16 giugno 1737. I suoi resti mortali, incorrotti e rivestiti dai paramenti sacerdotali, sono venerati nella Cappella della Casa Madre dei Vincenziani a Parigi.
Oltre a vari Patronati (bambini abbandonati, orfani, infermieri, prigionieri), Leone XIII lo proclamò patrono delle Associazioni cattoliche di carità. In San Pietro in Vaticano, una sua gigantesca statua lo rappresenta come il “padre dei poveri”. La sua celebrazione liturgica è il 27 settembre.
Nella storia della cristianità, fra le innumerevoli schiere di martiri e santi, spiccano in ogni periodo storico delle figure particolari, che nel proprio campo di apostolato, sono diventate dei colossi, su cui si fonda e si perpetua la struttura evangelica, caritatevole, sociale, mistica, educativa, missionaria, della Chiesa. E fra questi suscitatori di Opere, fondatori e fondatrici di Congregazioni religiose, pastori zelanti di ogni grado, ecc., si annovera la luminosa figura di San Vincenzo de’ Paoli, che fra i suoi connazionali francesi era chiamato semplicemente “Monsieur Vincent”.
Il volto materno di Gesù: una nota su Vincenzo de Paoli. C’è molto da dire sulla relazione di Vincenzo de’ Paoli con le donne. Tra gli amici e i collaboratori più stretti vi erano due donne sante, Giovanna Francesca di Chantal e Luisa di Marillac. Altre donne svolsero un ruolo molto significativo nella sua vita e lui nella loro: dalla giovane contadina analfabeta, Margherita Naseau, alla Regina di Francia, Anna d’Austria. Era con loro in relazione cordiale e affettuosa, senza, per dirla con le sue stesse parole, “il minimo sospetto di impudicizia” (RC IV, 1).
Le sue lettere contengono alcuni bei passaggi pieni di calore umano. Dai suoi scritti è evidente che la stima di Vincenzo per le donne era molto alta. Propendeva a pensare, per esempio, che le donne sono capaci di essere migliori amministratrici che gli uomini (cfr. SV IV, 71). Non aveva dubbi che Dio voleva che avessero un ruolo uguale nel servizio dei poveri, la cui dignità, umiliata dal bisogno, lo spinse a scrivere ad una sua figlia spirituale: “Giovanna… per il tuo amore, e solo per quello, i poveri ti perdoneranno il pane che tu doni loro!”
Per San Vincenzo, quando Gesù viene in mezzo a noi come uomo, ha anche un volto materno. San Vincenzo scrive al chierico Nicola Etienne: “Possa piacere a Dio di concedere alla Compagnia, a cui appartenete, la grazia…di avere un profondo amore per Gesù Cristo, che è nostro padre, nostra madre e nostro tutto” (SV V, 5 34). Nel fare ciò, mette in evidenza di essersi appropriato nella sua spiritualità personale di una verità basilare delle Scritture. Il vecchio Testamento senza mezzi termini dipinge Dio come una madre. “Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio del suo seno? Anche se ci fosse una donna che si dimenticasse, io invece non ti dimenticherò mai” (Is 49, 15). Similmente nel Nuovo Testamento, il Vangelo di Luca non esita a far uso dell’immagine di una madre per descrivere il profondo dolore di Gesù riguardo all’infedeltà di Gerusalemme. Gesù si lamenta: “Quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli come una gallina la sua covata sotto le ali e voi non avete voluto!” (Lc 13, 34). Come Gesù, egli ebbe una piena partecipazione delle qualità normalmente associate con l’aspetto paterno della personalità umana, ma mostrava anche un volto materno, caldo, compassionevole, provvidente verso i membri delle sue congregazioni e verso i poveri.
Così dovremmo essere noi, Cavalieri e Dame Costantiniani affinché possiamo “avere la grazia di esercitare la Carità verso il prossimo e specialmente verso i poveri ed i perseguitati a causa della Giustizia”, così come la nostra tradizionale Preghiera del Cavaliere Costantiniano ci fa invocare.
Indice dei Podcast pubblicati [QUI]
Foto di copertina: Aureliano Milani (attribuito), San Vincenzo de’ Paoli predica al polo francese (dettaglio), 1729, pittura a olio su tela, 358×197 cm, originalmente nella cappella di San Vincenzo de’ Paoli della chiesa della Santissima Trinità della Missione a Roma, oggi presso il Collegio Leoniano a Roma.
La chiesa della Santissima Trinità della Missione è una chiesa scomparsa di Roma, nel rione Colonna, in via della Missione, sul lato sinistro del palazzo Montecitorio. Il nome deriva dai sacerdoti che fecero costruire la chiesa, appartenenti alla Congregazione della Missione. Chiesa e monastero furono demoliti per la costruzione dei locali della Camera dei deputati, adiacenti al palazzo di Montecitorio. Resta il portale d’ingresso della chiesa.
San Vincenzo de’ Paoli, sacerdote e fondatore, padre dei poveri. Nato a Pouy in Guascogna il 24 aprile 1581, fino a quindici anni fece il guardiano di porci per poter pagarsi gli studi. Ordinato sacerdote a 19 anni, nel 1605 mentre viaggiava da Marsiglia a Narbona fu fatto prigioniero dai pirati turchi e venduto come schiavo a Tunisi. Venne liberato dal suo stesso «padrone», che convertì. Da questa esperienza nacque in lui il desiderio di recare sollievo materiale e spirituale ai galeotti. Nel 1612 diventò parroco nei pressi di Parigi. Alla sua scuola si formarono sacerdoti, religiosi e laici che furono gli animatori della Chiesa di Francia, e la sua voce si rese interprete dei diritti degli umili presso i potenti. Promosse una forma semplice e popolare di evangelizzazione. Fondò la Congregazione della Missione, nonché, con la collaborazione di Santa Luisa de Marillac, la Congregazione delle Figlie della Carità. Diceva ai sacerdoti: «Amiamo Dio, fratelli miei, ma amiamolo a nostre spese, con la fatica delle nostre braccia, col sudore del nostro volto». Per lui la regina di Francia inventò il Ministero della Carità. E da insolito «ministro» organizzò gli aiuti ai poveri su scala nazionale. Morì a Parigi il 27 settembre 1660. Fu proclamato Beato da Papa Benedetto XIII il 13 agosto 1729 e canonizzato da Clemente XII il 16 giugno 1737. Papa Leone XIII il 12 maggio 1885 lo proclamò patrono delle Associazioni cattoliche di carità.