Annunciando il 19 maggio 2025 la Conversazione-Ricordo con l’illustre Prof. Don Giovanni Fatta Del Bosco dei Principi di Belvedere e Barone di Garbonogara, Vice Presidente della Società Siciliana di Storia Patria, il Delegato per la Sicilia Occidentale, il Nob. Prof. Salvatore Bordonali, Cavaliere Gran Croce di Giustizia, ha dichiarato:
«Oggi ricorre l’anniversario della morte di Maria Sofia di Baviera (4 ottobre 1841-19 gennaio 1925), che fu l’ultima Regina delle Due Sicilie. Dalla Piazzaforte di Gaeta tentò, per quel che poteva, di portare un raggio di gloria su quell’entità politica al centro del Mediterraneo che settecento anni prima era stata elevata a Regno dalla genialità di Ruggero II di Sicilia. La sua impresa non ebbe fortuna sul piano politico ma rimane luminosa su quello degli ideali. Purtroppo, il suo ricordo è stato offuscato dal pessimo gusto allora incipiente di demonizzare e calunniare l’avversario politico, ed è doveroso riequilibrare quel ricordo restituendolo alla verità storica quale esempio di una donna del Sud, di adozione, che merita il più alto riconoscimento. A tal fine, la Delegazione della Sicilia Occidentale ha predisposto una Conversazione-Ricordo, venerdì 14 marzo 2025 presso la chiesa di San Giorgio a Palermo, da parte del Prof. Giovanni Fatta Del Bosco di Garbonogara, della quale si dà di seguito una sintetica anticipazione».


In apertura dei lavori, il Delegato ha detto: «Anzitutto ringrazio i presenti e quanti si sono collegati da remoto e il Relatore, l’amico e collega prof. Don Giovanni Fatta Del Bosco di Garbonogara, per avere accettato ancora una volta l’invito ad essere qui con noi, per commemorare la Regina delle Due Sicilie Maria Sofia. E con l’occasione, un invio altresì un saluto grato al S.A.R. il Gran Maestro, che ci da l’entusiasmo necessario per portare la cultura al centro delle attività Costantiniane. Passo la parola al Segretario Generale, Dott. Salvatore Glorioso, Cavaliere de Jure Sanguinis, che illustrerà prima di iniziare i prossimi appuntamenti».
Gli appuntamenti di aprile e maggio 2025
della Delegazione della Sicilia Occidentale
Il Segretario Generale di Delegazione, Dott. Salvatore Glorioso, Cavaliere de Jure Sanguinis, ha sinteticamente presentato i prossimi appuntamenti nei mesi di aprile e maggio 2025, che vedranno i Cavalieri, le Dame, i Cappellani e i Postulanti della Delegazione impegnati in importantissimi eventi.
Sabato 6 aprile 2025
Licata
Santuario di Sant’Angelo
Il Precetto Pasquale e Pellegrinaggio giubilare verrà presieduto alle ore 11.00 dal Rettore del Santuario, Padre Roberto Toni, O.Carm., già Priore Provinciale della Provincia Italiana dei Padri Carmelitani
I partecipanti, oltre a celebrare la Santa Messa che prepara alla Santa Pasqua, potranno ottenere l’Indulgenza Plenaria relativa all’Anno Santo 2025 in quanto il santuario è stato elevato a chiesa diocesana giubilare da Mons. Alessandro Damiano, Arcivescovo metropolita di Agrigento
Venerdì e sabato 11 e 12 aprile 2025
Palermo
chiesa di San Giorgio dei Genovesi
Gli Esercizi Spirituali in preparazione della Santa Pasqua saranno guidati dal Cerimoniere Religioso della Delegazione, Don Davide Calantoni, Cappellano di Merito con Placca d’Argento
A termine si svolgerà una agape fraterna per lo scambio degli auguri pasquali
Venerdì 25 aprile 2025
Roma
Basilica Magistrale di Santa Croce al Flaminio
Cerimonia di Investitura per l’accoglienza dei nuovi membri dell’Ordine e del conferimento delle promozioni, presieduta da S.A.R. il Gran Maestro
Roma
Palazzo Taverna
Cena di Gala di Beneficenza alla presenza di S.A.R. il Gran Maestro, della Famiglia Reale e di S.A.E. il Principe e Gran Maestro del Sovrano Militare Ordine di Malta, Fra’ John T. Dunlap
Sabato 26 aprile 2025
Roma
Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura
Solenne Pontificale in onore di San Giorgio Martire presieduto dall’Arciprete S.Em.R. il Signor Cardinale James Michael Harvey, Balì Gran Croce di Giustizia, alla presenza di S.A.R. il Gran Maestro
Questa celebrazione e nel contesto del Giubileo Costantiniano offrirà ai partecipanti la possibilità di attraversare la Porta Santa, un gesto di profondo valore spirituale e simbolico nell’Anno Giubilare 2025
Domenica 11 maggio 2025
Palermo
Visita in occasione della Presentazione del libro di Aurelio Musi Maria Sofia. L’ultima regina del Sud del Presidente della Real Commissione per l’Italia, S.E. il Principe Don Flavio Borghese dei Principi di Sulmona e di Montecompatri, Cavaliere Gran Croce di Giustizia
- La partecipazione agli eventi a Roma in occasione del solenne Pontificale di San Giorgio nell’ambito dell’Anno Santo 2025 [QUI]
Da giovedì 15 a domenica 18 maggio 2025
Pellegrinaggio in Tuscia e Sabina
Sabato 24 maggio 2024
Agrigento Convegno su origine e storia dell’Ordine Costantiniano

Intervento del Delegato
Prof. Salvatore Bordonali
Oggi non s’intende fare un discorso neoborbonico, che invero sarebbe riduttivo. La storia ha fatto il suo corso ormai. Siamo qui, piuttosto, per onorare una persona. Non perché fosse dalla parte giusta, o per quel motivo, ma perché il suo comportamento avrebbe meritato l’onore delle armi da parte dei vincitori. Come quello che i vincitori hanno tributato al Duca d’Aosta sconfitto, per fare un paragone con la dinastia allora concorrente; che però alla Regina non fu tributato allora e che tocca a noi a un secolo dalla morte tributarle.
Una donna non meno eroica di chi fu definito “eroe dei due Mondi”. La Regina si era infatti battuta per la legalità dei confini e contro l’aggressione armata e contro la sovversione; oggi si direbbe una pacifista ante litteram.
Nella realtà, allora come oggi, si era determinato un cambiamento degli equilibri delle Potenze europee e l’Impero austroungarico e lo Stato Pontificio, o meglio, il potere temporale del Pontefice, declinavano e non erano più in grado di confrontarsi con le due grandi Potenze emergenti: la Francia di Napoleone III e il Regno Unito, allora definite marittime, poiché avevano assunto quasi il monopolio del commercio e delle Colonie.
Era la consorte di un Re mite, un sant’uomo, erede di grandi sovrani, come Carlo III, ma anche di figure minori, con tratti negativi anche. Certamente nessuno dei due erano responsabili del sottosviluppo con cui veniva additato il Sud, da una stampa spesso di parte, tant’è che in qualche misura permane ancora, nonostante due cambiamenti istituzionali (Regno sabaudo e Repubblica). Forse qualche responsabilità che viene addebitata ai vertici l’abbiamo anche noi dalla base.
Ma oggi onoriamo la Regina Maria Sofia e non perché fu l’ultima Regina del Sud, del Regno di Napoli e del Regno di Sicilia uniti insieme (uno storico, oggi molto celebrato, forse non sa che il Regno di Sicilia fondato nel 1130 aveva avuto sempre dei Re e che tale era quel Vittorio Amedeo II di Savoia che a suo avviso scelse la Sardegna per diventare Re), di quel Sud che amò per tutta la vita, anche dall’esilio, ma soprattutto per l’esempio eroico di lealtà verso gli ideali in cui credeva e per i quali si batté in prima persona.
Un invito a operare che ha fatto proprio l’Ordine Costantiniano, che appunto si definisce Milizia, perché a servizio e difesa di valori fondamentali, oggi trascurati o messi in crisi, tra i quali primeggia la famiglia, cellula primordiale della società civile.


Intervento del Relatore
Prof. Giovanni Fatta Del Bosco
“Femme éroique qui, Reine Soldat, avait fait elle-meme son coup de feu sur le rempart de Gaete” (Donna eroica che, regina soldato, aveva avuto il suo battesimo del fuoco sui bastioni di Gaeta). È la definizione che Marcel Proust dà nella Prisonniére di Maria Sofia di Baviera, la giovane sposa di Francesco II di Borbone, ultimo Re delle Due Sicilie. Al fraseggiare elegante dell’aristocratico Marcel fanno da complemento i versi popolari, pieni di commozione e di devozione, scritti da Ferdinando Russo. Anch’essi descrivono il comportamento intrepido della Regina sotto l’infuriare delle batterie piemontesi del Generale Cialdini: “Cu chillo cappellino ‘a cacciatora,/vui qua Riggina! Chilla era una fata!/e t’era buonaurio e t’era sora,/quannu cchiù scassiava ‘a cannunata!/ Era capace e se fermà pe n’ora/ e dispenzava buglie e ciucculata/ ire ferito? E t’asciuttava a faccia/Cadiva muorto?/ te teneva ‘mbraccia”.
Maria Sofia di Baviera è indissolubilmente legata al nome di Francesco II dai cento giorni di Gaeta, una delle pagine militari che fanno più onore ai “vinti” della storia d’Italia, che di questa storia fanno parte insieme ai vincitori.
Ma fedeltà alla parola data e rispetto della propria dignità umana fu lo stile di tutto il presidio. Narra Don Giuseppe Buttà, Cappellano del IX battaglione di “cacciatori” napoletani e memorialista filoborbonico dei fatti avvenuti tra il 1860 e il 1861 nel Mezzogiorno, che durante l’assedio di Gaeta da parte delle truppe italiane, sopravvenuto il Carnevale, si videro i difensori della piazza “vestiti con acconciature strane ed allusive, stare sulle batterie e far fuoco contro il nemico”, mentre i feriti vestiti in maschera venivano condotti all’ospedale da altri vestiti allo stesso modo. Era una maniera tipicamente meridionale di combattere che, dietro l’ostentato disprezzo del pericolo, nascondeva la rassegnazione al destino avverso incombente e, quasi con noncuranza e con istintivo senso del grottesco, compiva ogni giorno quei fatti d’armi che la retorica militare definisce “atti di valore”. La “carnevalata” in questa prospettiva cessava di essere tale. In un celebre quadro, intitolato appunto La morte di Pulcinella all’assedio di Gaeta, Domenico Purificato ha espresso graficamente lo spirito di questo episodio.

La passione per la storia risorgimentale del basso Lazio lo portò a dipingere l’enorme tela, circa 3×2,20 m, che nella sua vivacità di colori descrive in modo grottesco la cacciata dei Borboni da Gaeta, una delle pagine più tristi dell’Assedio del 1861. Forse influenzato dalla lettura del libro di Carlo Alianello, il capo scuola dei revisionisti storiografici sul Risorgimento, “La caduta del Sud”, in cui viene descritta l’unificazione dell’Italia, non già come una liberazione, ma come una tragica invasione da parte di un Paese straniero, Purificato riproduce in un emblematico carnevale i personaggi protagonisti della resa di Gaeta, dipingendo un popolo che assiste inerme alla morte della città, con le sembianze di una donna a seno scoperto, un Pulcinella che simboleggia Francesco II di Borbone, ambedue sorretti da altri due Pulcinella. In quest’opera, Purificato descrive i suoi personaggi nel rispetto della tradizione popolare napoletana, con colori molto vivaci che contrastano con la tristezza dell’avvenimento, mescolando dolore e gioia, realtà e finzione, come se su un immenso palcoscenico si stesse interpretando un’azione dal sapore teatrale. Le figure raggruppate si sovrappongono come se ognuna volesse prendere parte attiva alla tragedia che si sta consumando. Lo sguardo di chi contempla l’opera resta coinvolto nell’immensità del dipinto. L’intento di Purificato non era certo quello di voler sbalordire lo spettatore, ma di coinvolgerlo, raccontando con le sue figurazioni la caduta dell’ultima roccaforte borbonica (Renato Marchese).
E comunque, il 14 febbraio 1861 si conclude in gloria l’epopea di un Regno che grazie all’opera di cinque sovrani della Casa di Borbone era transitato dalla condizione coloniale a quella di Stato indipendente con una capitale tra le più belle e ricche d’Europa. Si consuma in centodue giorni di assedio la tragedia di Francesco II di Borbone, uomo semplice e riservato, inadatto alla guerra ma tutt’altro che sprovveduto, e quella di sua moglie la bella e coraggiosa Maria Sofia di Baviera, che si vedono togliere il trono dagli “Italiani” del Re di Sardegna e di Garibaldi. A queste forze alleate Francesco II e Maria Sofia non possono opporre che la loro dignità personale, la pietà religiosa, un eroismo inaspettato davanti ai disagi, alla fame, alle malattie, ai bombardamenti. A guerra finita avrà inizio una gigantesca “DAMNATIO MEMORIAE”, un’implacabile operazione schiacciasassi intesa a polverizzare i centoventisette anni di Regno borbonico nelle Due Sicilie, a cancellare dalla memoria dei nuovi Italiani il ricordo dei protagonisti di una delle più commoventi pagine che la storia ricordi. Ma nonostante tutto il mito dell’”eroina” di Gaeta esce dalle pagine della storia per entrare nella leggenda.
A conclusione del convegno il Delegato, prima di volgere un saluto agli ospiti presenti, ha recitato la Preghiera del Cavaliere Costantiniano.
Nel Centenario della morte
di Maria Sofia di Baviera
L’ultima Regina delle Due Sicilie
“Femme Héroique qui, Reine Soldat, avaint son coup de feu sul le rempart de Gaeta” (Donna eroica che, regina-soldato, aveva avuto il suo battesimo del fuoco sui bastioni di Gaeta) è la definizione che Marcel Proust dà nella Prisonnière di Maria Sofia di Baviera, la giovane sposa di Francesco II di Borbone, ultimo Re delle Due Sicilie.
Proust che la conobbe nei salotti più esclusivi di Saint Germaine-des-Prés, rimase colpito dalla serena maestà che emanava quella figura alta e severa che, già a diciannove anni, aveva superato la soglia della storia per entrare nel mito, l’ultimo tentativo di sopravvivenza di un mondo passato, legato all’idea dell’inviolabilità della persona del Re, della sua investitura divina, di un potere aristocratico e assolutistico.
Maria Sofia è indissolubilmente legata al nome di Francesco II dai cento giorni di Gaeta, una delle pagine militari che fanno più onore ai ”vinti” della storia d’Italia, che di questa storia sono protagonisti insieme ai vincitori, quei cento giorni in cui pian piano nasceva la leggenda della romantica regina diciannovenne, la dannunziana ”aquiletta bavara” simbolo del legittimismo e della reazione, l’eroina di Gaeta.
Dopo la fine del Regno diventa oggetto dai suoi avversari di campagne scandalistiche che miravano a offuscarne l’immagine, ma questa in Italia è una regola consolidata che attraverso i tempi e sino ai nostri giorni non conosce eccezioni, sino addirittura a ipotizzarne un coinvolgimento nell’organizzazione del regicidio di Umberto I.
La morte la colse a Monaco il 18 gennaio 1925 e qui vi venne sepolta, ma nel 1935 i suoi resti furono uniti a quelli del marito Francesco II e della loro figlioletta Maria Cristina nella chiesa del Santo Spirito dei Napoletani a Roma. Solo molti anni più ardi, il 18 maggio 1984 gli ultimi sovrani delle Due Sicilie furono riportati nella loro Capitale, rientrando idealmente dopo 123 anni dall’esilio in quella Napoli che avevano avuto sempre nel cuore, e definitivamente sepolti a Santa Chiara, il Pantheon dei Borbone. Alla cerimonia erano presenti tutti i rappresentati delle famiglie reali europee. I Savoia erano rappresentati dal Duca Amedeo d’Aosta.
Giovanni Fatta Del Bosco
- S.M. Maria Sofia Amalia von Wittelsbach, ultima Regina delle Due Sicilie [QUI]
