L’opera firmato Raphael Urbinas, olio su tavola, 29×21 cm, dipinto da Raffaello Sanzio nel 1507 circa, si trovava nella collezione Falconieri a Roma, da dove passò, probabilmente nel Settecento, all’Escorial, per poi confluire al Museo del Prado con le collezioni reali, nel 1837. Ne resta un disegno preparatorio all’Ashmolean Museum di Oxford. L’opera ebbe un discreto successo, testimoniato da numerose copie antiche.
L’agnello è un simbolo del sacrificio di Cristo, presente anche in altre opere simili, come la Sant’Anna, la Vergine e il Bambino con l’agnellino di Leonardo da Vinci. A Leonardo rimandano dopotutto alcuni particolari, come l’articolazione della composizione o le specie botaniche in primo piano, al suolo. Dal maestro di Vinci Raffaello si discosta però imprimendo un maggior dinamismo, una naturalità più evidente di gesti, sguardi e attitudini e una diversa preferenza verso i colori ricchi e brillanti, spalmati in campiture chiaroscurate con profondità che danno un respiro plastico e monumentale ai soggetti. Il dipinto va messo in rapporto con la Sacra Famiglia Canigiani, la Madonna del cardellino, la Bella giardiniera, la Madonna del prato. L’opera è il risultato di un esperimento che Raffaello conduce nella diversa organizzazione delle figure, giunte ormai a una pienezza monumentale e una intensa bellezza, fortemente idealizzata ed estremamente naturale. Difatti, mentre la Sacra Famiglia Canigiani mostra una struttura compositiva a piramide, il dipinto del Prado è concepito secondo una più dinamica disposizione in diagonale.
