2-19 – La catechesi contemporanea al servizio delle Chiese d’Europa. Al centro la grazia
La lettura della relazione tenuta dal Padre André Fossion, S.I., in occasione di un incontro organizzato dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione in Vaticano dal 16 al 18 settembre 2021 sulla funzione evangelizzatrice della catechesi in Europa, destinato ai responsabili della catechesi nelle varie sedi delle 33 Conferenze Episcopali Europee, dal tema Catechesi e catechisti per la Nuova Evangelizzazione”, ci dà l’opportunità di considerare proprio il rinnovamento della catechesi nell’ottica di formazione permanente che desidero offrire ai Cavalieri, alle Dame e ai Postulanti del nostro Ordine Costantiniano.
Nell’Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi, San Paolo VI scrive: «Non sarà inutile che ciascun cristiano e ciascun evangelizzatore approfondisca nella preghiera questo pensiero: gli uomini potranno salvarsi anche per altri sentieri, grazie alla misericordia di Dio, benché noi non annunziamo loro il Vangelo».
Questa affermazione, che sottolinea la generosità della grazia di Dio, risuona nelle nostre orecchie come un’autentica buona notizia: una buona notizia per ogni persona, una buona notizia per la Chiesa e una buona notizia per ogni Cristiano.
Tutte le Chiese in Europa vivono oggi un contesto di secolarizzazione e di pluralizzazione delle proposte religiose. In questo contesto siamo passati da un Cristianesimo di convenzione ad un Cristianesimo di convinzione.
La stessa catechesi europea si è notevolmente trasformata è diventata missionaria per necessità. Il suo compito consiste nel risvegliare la fede e accompagnare il cammino del “diventare Cristiano”, in un contesto in cui la fede non è più evidente. Ispirandosi al catecumenato degli adulti, che è essenzialmente missionario, la catechesi europea è diventata sempre più iniziatica. Mira a portare le persone alla comunione con la persona di Gesù Cristo e ad integrarle nella comunità Cristiana.
Senza perdere la preoccupazione per l’insegnamento sistematico, la catechesi contemporanea pone l’accento sul kerygma, che viene approfondito per cerchi concentrici, con un linguaggio narrativo, basandosi su una lettura assidua e partecipata delle Scritture.
E il soggetto principale della catechesi è divenuto la comunità Cristiana stessa, che crede, vive, celebra e testimonia in che cosa consistono la fede e la vita Cristiana. Tuttavia non è cosa semplice, perché la catechesi contemporanea, nonostante il suo dinamismo, è in affanno, non riesce a rallentare l’erosione del Cristianesimo in Europa, nel caso specifico nella sua versione Cattolica, che sembra continuare inesorabilmente.
Sorge la domanda: cosa fare quando non c’è più nulla, quando non c’è più un tessuto ecclesiale, che possa accogliere e sostenere un’azione catechistica, che possa offrire una realtà ecclesiale catechizzante?
La questione del Cristianesimo oggi non si pone più solamente in termini di credibilità, ma in termini di gusto, di desiderabilità. Molti dei nostri contemporanei, pur essendo alla ricerca del vero, del buono e del bello, non sentono alcuna attrazione verso il Cristianesimo così come viene loro proposto o come viene sperimentato. Il Cristianesimo oggi, sulla scena pubblica europea, fatica farsi capire e a mostrarsi socialmente e culturalmente credibile e desiderabile.
Così, la sfida che dobbiamo affrontare collettivamente come Chiesa è fondamentalmente un problema di desiderabilità, perché non è sicuro che gli stessi Cristiani siano desiderosi di annunciare il Vangelo o attrezzati per farlo.
In che modo il corpo ecclesiale, così com’è oggi, può divenire più evangelizzatore? Come possiamo approfondire il ruolo della catechesi nella dinamica dell’evangelizzazione? Quale atteggiamento comunicativo adottare oggi per aumentare la desiderabilità dell’annuncio del Vangelo e la desiderabilità del suo ascolto?
Non esiste una soluzione miracolosa, è solo facendo scorrere nelle vene del corpo ecclesiale una teologia della grazia, che la catechesi contribuirà nel modo migliore a rendere il Cristianesimo desiderabile e parteciperà alla missione di evangelizzazione e servizio delle Chiese in Europa.
È il kerygma post-pasquale dei Cristiani che invita a riconoscere il Cristo Salvatore, il Figlio di Dio, risorto per la potenza del Padre, che apre una speranza inaudita a tutta l’umanità. Questo kerygma pasquale invita a radunarsi, a ricevere il battesimo, a celebrare nella Chiesa la salvezza offerta e a darne testimonianza fino alle estremità della terra.
La predicazione Cristiana onora questi due kerygma – di Gesù e su Gesù – coniugandoli strettamente.
Il kerygma di Gesù non raduna nella Chiesa, ma apre la via comune dell’accesso al Regno di Dio attraverso la pratica delle beatitudini e le opere di misericordia, anche quando non viene riconosciuto e confessato per nome ed esplicitamente. Permette di riconoscere il Regno di Dio presente nel mondo secolare e secolarizzato di oggi, lì dove un essere umano si prende cura di un altro. Permette di riconoscere la santità ordinaria dell’altro nella vita quotidiana e di lasciarsi istruire da essa. Invita a riconoscere, mostrare e raccogliere i frutti del Regno, fino ai suoi teneri germogli, presenti nel cuore del mondo. Il Vangelo delle Beatitudini educa il nostro sguardo e ci fa vedere l’abbondanza del raccolto. Sulla scia di questo, il kerygma pasquale propone anche, a coloro che vogliono ascoltarlo, il cammino libero, ma tanto prezioso, dell’adesione a Cristo, risorto e salvatore, senza tuttavia che questa adesione a Cristo venga proposta come la via obbligatoria per ricevere la sua salvezza.
Quanto al kerygma su Gesù, esso apre l’accesso alla grazia supplementare di riconoscere la salvezza in Gesù Cristo e celebrarla nella Chiesa. Questo Gesù, che ha trascorso la sua vita facendo del bene, proclamando le Beatitudini del Regno, voi lo avete crocifisso, ma Dio, suo Padre, gli ha reso giustizia e testimonianza risuscitandolo. Il kerygma pasquale invita a confessare il suo nome come Salvatore e Figlio di Dio.
Una catechesi che insiste sul primato della grazia e sull’universalità della salvezza, ci invita a correre il rischio di uscire sulle strade del mondo per incontrare l’altro e camminare insieme, non più solo ad essere accoglienti. Su questo potremmo richiamare l’esempio dello stesso Gesù, che non aveva un luogo dove poggiare il capo; dipendeva costantemente dall’accoglienza che gli veniva riservata lungo la strada dagli altri.
È verso questo stesso cammino dell’incontro che siamo invitati ad andare quando viene incoraggiata la comunità ecclesiale ad entrare «in quegli snodi dell’esistenza, ambiti antropologici e areopaghi moderni dove si creano le tendenze culturali e vengono plasmate nuove mentalità». Qui la sfida è quella di coinvolgere le comunità cristiane nel generare nuove tendenze culturali.
Papa Francesco ci incoraggia fortemente ad allearci e a collaborare con tutti i cercatori e le cercatrici di umanità: «Vi raccomando in modo speciale – dice il Papa – la capacità di dialogo e di incontro. Dialogare è cercare il bene comune per tutti… non da soli, tra Cattolici, ma con tutti coloro che hanno buona volontà». Questo invio della Chiesa ai crocevia dell’esistenza non deriva da uno spirito di riconquista, né da un proselitismo rumoroso, né da un settarismo identitario. Si tratta piuttosto di testimoniare il Vangelo all’interno di un dialogo autentico, in ricerca e al servizio dell’essere umano, accettando nell’incontro uno spazio vuoto che lasci un posto per l’ignoto, per il «Dio sconosciuto», come direbbe Paolo. In questo dialogo il Cristiano potrà adoperarsi per rendere conto all’interlocutore della sua speranza, come chiede l’Apostolo Pietro. L’interlocutore ne trarrà liberamente il beneficio che vorrà, forse anche il desiderio di avvicinarsi alla via del Vangelo. In cambio, il Cristiano potrà trarre dalla conversazione con il suo interlocutore lezioni di vita, prospettive antropologiche, etiche o culturali che potranno arricchire la sua fede costringerlo ad interrogarsi, e gli apriranno orizzonti mai scrutati prima. Siamo sempre evangelizzati dalle donne e dagli uomini che evangelizziamo. La missione, da questo punto di vista, non è separata dalla messe: missione è sempre mietere, è sempre scoprire un raccolto che è già lì. «Crediamo al Vangelo – scrive Papa Francesco in Evangelii gaudium – che dice che il Regno di Dio è già presente nel mondo, e si sta sviluppando (…) come il piccolo seme che può arrivare a trasformarsi in una grande pianta (…) e ci può sempre sorprendere in modo gradito (…) perché la resurrezione del Signore ha già penetrato la trama nascosta di questa storia».
La catechesi in mezzo al popolo di Dio può dare il suo contributo all’evangelizzazione, ma la catechesi non può fare tutto. Dipende, positivamente o negativamente, dall’immagine più o meno umanizzante e desiderabile che la Chiesa offre di sé agli occhi del mondo. L’impulso missionario richiede «un’autentica riforma delle strutture e delle dinamiche ecclesiali», con audacia e creatività, affinché diventino tutte più missionarie, più evangeliche.
Notiamo qui almeno tre aree in cui la Chiesa può riformarsi e rendersi più desiderabile.
1. La Chiesa nella sua diaconia
Oggi la Chiesa dà una buona immagine evangelica di sé quando lotta per la pace, per la giustizia, per la salvaguardia del pianeta. Allo stesso modo quando si impegna per i giovani, i poveri, i malati, i morenti, gli oppressi, i rifugiati e gli abbandonati di ogni tipo. O ancora quando si pone a servizio delle guarigioni e riconciliazioni personali e sociali. La Chiesa deve vigilare per custodire e manifestare la sua vocazione: servire l’umanità in nome del Vangelo. La catechesi invita la Chiesa a intensificare questo aspetto di servizio del mondo, sforzandosi di essere attiva nei luoghi di sofferenza, solitudine e povertà.
2. La Chiesa nella sua liturgia
La liturgia, luogo di celebrazione per i Cristiani, è anche, per il mondo, una porta aperta sulla Chiesa e uno spazio possibile di evangelizzazione. Oggi, però, in Europa, la liturgia domenicale è poco sentita come desiderabile; è poco frequentata e il più delle volte disertata dalle giovani generazioni e sembra senza prospettive di cambiamento. A questo ci adattiamo come se fosse una fatalità. Eppure la ritualità è molto viva nella società di oggi e i giovani hanno il senso del rito e della festa. Hanno la capacità di celebrare ciò che è per loro vitale e che hanno a cuore. Le Conferenze Episcopali dovrebbero incoraggiare la ricerca sulla ritualità umana nelle sue varie forme, per esplorare nuove espressioni rituali sacramentali e non sacramentali, vicine alla vita e alle situazioni dell’esistenza. La Chiesa è anche chiamata ad essere vigile nella formazione dei nuovi sacerdoti, perché sappiano ascoltare il mondo e il popolo Cristiano, senza cadere in un ritualismo sacralizzante e sclerotizzato.
3. La Chiesa nel suo governo
Sul piano del governo, il funzionamento della Chiesa è oggetto di molti interrogativi all’interno del popolo Cristiano e nella società. Il clericalismo è un problema reale, che ostacola la disposizione alla fede e nasconde la novità inaudita del Vangelo. In un tempo nel quale l’etica civica tende sempre più alla parità tra uomini e donne nell’esercizio dei poteri, il potere nella Chiesa rimane massicciamente nelle mani di chierici maschi. Eppure uomini e donne hanno antropologicamente e teologicamente la stessa dignità. Una Chiesa sinodale può solo essere inclusiva.
Il Cristianesimo è un inno alla gioia. Anche l’Inno europeo è un inno alla gioia. Che lo Spirito Santo, il Paraclito, “Colui che è chiamato in nostro aiuto”, alla gioia ci conduca con Maria Madre dell’Incontro.
La catechesi contemporanea
al servizio delle Chiese d’Europa
Al centro la grazia
di Padre André Fossion, S.I.
Il testo della relazione tenuta da Padre André Fossion, S.I., in occasione dell’incontro sulla funzione evangelizzatrice della catechesi in Europa, organizzato dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione in Vaticano dal 16 al 18 settembre 2021, destinato ai responsabili della catechesi nelle varie sedi delle 33 Conferenze Episcopali Europee, dal tema Catechesi e catechisti per la Nuova Evangelizzazione”:
- Far scorrere una teologia della grazia nelle vene del corpo ecclesiale
- Riconoscere le molteplici vie della salvezza
- Annunciare il Vangelo non perché il mondo sia salvato, ma perché è salvato
- Onorare e articolare il kerygma di Gesù e il kerygma su Gesù
- Raggiungere gli areopaghi del tempo presente, osare l’ospitalità e mietere
- Esortare la Chiesa a intraprendere riforme coraggiose
Padre André Fossion, S.I., è uno specialista in teologia pratica, in particolare negli ambiti della catechesi, dell’educazione religiosa scolastica e dell’evangelizzazione in un contesto secolarizzato. Ha lavorato su cinque grandi temi:
- Leggere la Parola di Dio oggi
- Sviluppare una teologia della catechesi ragionata e libera
- Parlare di Dio in termini di desiderabilità
- Coinvolgere il Cristianesimo al servizio della ricerca di umanizzazione e di crescita di una società pluralistica
- Promuovere il carisma ignaziano e la pedagogia gesuita
È nato il 5 gennaio 1944 a Leuze-Longchamps in Belgio. Entrato nella Compagnia di Gesù nel 1962, ha conseguito la laurea in Filologia romanza presso l’Università Cattolica di Leuven nel 1969. Dopo un primo ciclo di teologia presso l’Istituto di Studi Teologici (IET) di Brussel, è stato ordinato sacerdote nel 1976. Seguì il secondo ciclo di teologia presso l’Institut Catholique di Parigi.
Ha iniziato il suo insegnamento nel 1978 presso il Centro Internazionale di Catechesi e Pastorale Lumen Vitae di Brussel, come Direttore degli studi presso la Scuola Superiore di Catechesi. Dopo aver conseguito il dottorato in Teologia presso l’Institut Catholique di Parigi nel 1989, è stato Direttore di Lumen Vitae dal 1992 al 2002. È stato Presidente dell’Equipe Catechetica Europea dal 1998 al 2006. È membro della Società Internazionale di Teologia Pratica. Ha insegnato un corso di Scienze religiose all’Università di Namur fino al 2013. Emerito dal 2009, resta responsabile del sito di documentazione e didattica a distanza Lumen Vitae online, che ha inaugurato nel 2004.
La caratteristica essenziale della sua opera è di coniugare le scienze contemporanee del linguaggio con una teologia fondamentale della comunicazione con l’obiettivo di ispirare nuove pratiche pedagogiche, catechetiche e pastorali. Scrive Jean-Paul Laurent: «André Fossion dispiega tutta la forza della comunicazione sia all’interno della nostra vita umana concreta, sia nel cuore della teologia cristiana. La “teologia per la catechesi” che egli costruisce consiste nel presentare “il cristianesimo secondo la tradizione come una grazia per la comunicazione». E aggiunge: «Tutte le affermazioni di fede sono la rivelazione del mistero della comunicazione» e indica che «il fatto stesso della comunicazione può sollevare la questione di Dio e sollecitare il passo della fede».
Laureato in filologia romanza, negli anni Settanta si impegnò per la prima volta nella formazione degli insegnanti di francese nelle nuove materie rappresentate all’epoca dalla grammatica generativa e dall’analisi strutturale dei testi. Con Jean-Paul Laurent ha diretto raccolte di libri di testo per studenti e lavori di formazione per insegnanti di francese.
Si è particolarmente esercitato nella lettura di testi su testi biblici dagli anni ottanta fino ai suoi ultimi lavori che ricercano nei Vangeli, in modo metodico e inventivo, nuovi significati, con finalità catechetico-pastorale, per aiutare a vivere.
Ha intrapreso una teorizzazione della catechesi nelle sue diverse correnti, in particolare la corrente dottrinale basata sul catechismo, la corrente kerigmatica, la corrente catecumenale, la corrente antropologica e la corrente storico-profetica. La sua tesi di dottorato, che considera la catechesi nel campo della comunicazione, ha contribuito all’emergere della “catechetica” come disciplina all’interno della teologia pratica.
La sua competenza e ricerca teorica lo hanno portato a dirigere e scrivere con team di autori due raccolte di libri di testo per l’insegnamento religioso scolastico nei cicli secondario e primario. Impegnato in una riflessione fondamentale sulla missione della scuola, in particolare Cattolica, si è adoperato per evidenziare l’attualità dell’educazione religiosa confessionale in un contesto pluralista e secolarizzato, invocando il dialogo interreligioso.
Le sue pubblicazioni abbinate a numerosi corsi di formazione in Europa e oltre, hanno permesso di esplorare prospettive innovative in materia di evangelizzazione, trasmissione della fede e iniziazione alla vita Cristiana.
Come ha osservato Enzo Biemmi, «l’adozione di un problema comunicativo, fondamentalmente ispirato alla confessione trinitaria, consente di collegare armonicamente le scienze umane, le teorie del testo e le pratiche di lettura, in particolare della Bibbia, la riflessione teologica ed ecclesiologica e la catechetica come a scienza della fede in un atto di comunicazione. Questo problema comunicativo gli consente un dialogo positivo e critico con la cultura attuale. In cambio, ciò gli ha aperto la possibilità di rileggere il messaggio Cristiano in modi nuovi e di proporre con finezza pratiche pastorali rinnovate».
Padre André Fossion, S.I., è autore, tra altro, di:
- Pour comprendre la grammaire nouvelle, Linguistique et pratique grammaticale (De Boeck Duculot 1978, con Jean-Paul Laurent)
- Pour comprendre les lectures nouvelles, Linguistique et pratiques textuelles (De Boeck Duculot 1978, con Jean-Paul Laurent)
- Lire les Écritures. Théorie et pratique de la lecture structurale (Lumen Vitae 1980)
- La catéchèse dans le champ de la communication. Ses enjeux pour l’inculturation de la foi (Cerf 1990)
- Spazi liberi per il Vangelo. Accompagnare i catecumeni d’oggi (EDB 1994, coautore)
- Dieu toujours recommencé. Essai sur la catéchèse contemporaine (Lumen Vitae, Cerf, Novalis, Labor et Fides 1997)
- Une nouvelle fois. 20 chemins pour (re)commencer à croire (Lumen Vitae, Novalis, L’Atelier 2004)
- Dieu désirable. Proposition de la foi et initiation (Lumen Vitae, Novalis 2010)
Indice dei podcast trasmessi [QUI]
Foto di copertina: Il mosaico Cristo Pantocratore nel Duomo di Monreale, realizzato tra il 1180 e il 1190, raffigura Cristo nell’atto di benedire con le tre dita della mano destra, secondo la tradizione bizantina. Il Cristo Pantocratore è un’immagine di Dio in gloria, quale Origine, Signore e Giudice finale di tutte le cose create. La disposizione delle dita della mano destra tende a formare una “X” con indice e medio e una specie di “C” con pollice, anulare e mignolo, rappresentando le lettere iniziali e finali del nome “Cristo” in greco antico (Χριστός). Nell’altra mano tiene un libro, il Vangelo, aperto sulle parole “Io sono la luce del mondo”. Nella parte inferiore è rappresentata la Vergine in trono, affiancata da due arcangeli e una teoria di santi.