

Nella sua omelia, Padre Jurdak si è soffermato in particolare sulla carità esercitata dal grande santo Agostiniano verso i confratelli e verso gli ultimi, invitando “a riflettere sulla sua vita di fede, umiltà e carità”, evidenziando “il suo ruolo come protettore di malati e modello di dedizione al servizio di Cristo e della Chiesa e il suo legame con la comunione dei Santi. È importante valorizzare il suo esempio come ‘Vangelo vissuto’ e la grazia del perdono, invitando a confidare nella sua guida verso il fine ultimo dell’esistenza, la beatitudine eterna”.

Il singolare carisma del taumaturgo Agostiniano, peraltro, è stato interpretato egregiamente dal pittore viterbese Giovan Francesco Bonifazi (XVII secolo), nella grande pala raffigurante la Madonna col bambino, San Nicola e le Anime purganti, che si può ammirare al centro dello splendido altare nella cappella di fondo nel transetto sinistro della chiesa della Santissima Trinità, che fu fatta edificare nel 1795 dal Priore Bellisini.

















Al termine del Sacro Rito, il Parroco ha recitata la preghiera di affidamento degli studenti per il nuovo anno scolastico e in ossequio all’antica tradizione, sono stati distribuiti i panini miracolosi di San Nicola a cura dei Cavalieri e Postulanti Costantiniani, fatto confezionare da loro.
Celebri sin dal medioevo, i panini di San Nicola sono legati ad un episodio della vita del santo. Nicola, gravemente malato, ottenne la grazia della guarigione per intervento della Vergine Maria, che, apparsa in visione, gli aveva assicurato: “Chiedi in carità, in nome di mio Figlio, un pane. Quando lo avrai ricevuto, tu lo mangerai dopo averlo intinto nell’acqua, e grazie alla mia intercessione riacquisterai la salute”. Nicola non esitò a mangiare il pane ricevuto in carità da una donna di Tolentino, riacquistando così la salute. Da quel giorno Nicola prese a distribuire il pane benedetto ai malati che visitava, esortandoli a confidare nella protezione della Vergine Maria per ottenere la guarigione dalla malattia e la liberazione dal peccato.

I panini di San Nicola sono confezionati con farina di grano ed acqua, senza lievito, cotti al forno. Sono un segno sacramentale della Chiesa, come lo è per esempio l’acqua santa, ed operano grazie nella nostra vita in misura della fede nel Signore.
Prima di mangiare i panini benedetti si recita la preghiera che segue, per confidare nel Signore ed accettare la sua volontà di salvezza. La richiesta di grazie va unita all’impegno a progredire in un autentico cammino di fede, speranza e carità, verso Dio e i fratelli:
O Dio onnipotente e misericordioso, con fiducia a te rivolgiamo la nostra preghiera, interponendo l’intercessione di San Nicola, tuo servo fedele e nostro particolare protettore: soccorri con prontezza e benevolenza quanti invocano forza nella prova e conforto nel dolore.
O San Nicola, tu che durante la tua vita hai condiviso le sofferenze dei più bisognosi e ti sei prodigato nel consolare afflitti e malati, vieni in nostro aiuto: presenta al Padre buono e provvidente, la nostra richiesta di guarigione nel corpo e nell’anima, in modo che ci sia donata una nuova occasione di gratitudine per i benefici dispensati in virtù dei meriti infiniti di Gesù Cristo, nostro Salvatore. Amen.
Pater, Ave, Gloria.
San Nicola da Tolentino
Nicola da Tolentino, al secolo Nicola di Compagnone, nacque nel 1245 a Sant’Angelo in Pontano, vicino Fermo. La leggenda della sua vita, rappresentata da un ignoto pittore giottesco detto Maestro della Cappella di San Nicola, narra come i suoi genitori, ormai anziani, si fossero recati a Bari su consiglio di un angelo in pellegrinaggio alla tomba di San Nicola di Mira per ottenere la grazia di un figlio. Ritornati a Sant’Angelo ebbero il figlio desiderato e, ritenendo di aver ricevuto la grazia richiesta, lo chiamarono Nicola.
Il giovane si distinse subito per viva intelligenza ed impegno nello studio. Ascoltando, un giorno, la predica di un frate agostiniano sulla frase latina: Nolite diligere mundum, nec ea quae sunt in mundo, quia mundus transit et concupiscenzia ejus (Non amate il mondo, né le cose che sono del mondo, perché il mondo passa e passa la sua concupiscenza), avvertì la chiamata alla vita religiosa. Chiese allora di essere ammesso nell’Ordine degli Eremitani di Sant’Agostino ed i suoi genitori acconsentirono con gioia. Fece i voti solenni a meno di diciannove anni e nel 1269 fu ordinato sacerdote.
A soli 25 anni, appena ordinato sacerdote, Nicola iniziò la sua attività di predicatore e confessore. Dagli agiografi vengono soprattutto evidenziate la mitezza, la semplicità e la scrupolosa osservanza dei voti religiosi. La sua vita rigorosamente ascetica portò frutti abbondanti nella sua attività pastorale, perché le sue parole entravano direttamente nel cuore della gente e molti cambiarono la loro vita.
Ma il suo amore particolare era per le anime del Purgatorio. Tutto ebbe origine da un avvenimento particolare, che accadde quando era giovane sacerdote. Un’anima del purgatorio si era presentata a lui chiedendo fervidamente: “Sono il tuo confratello morto, Pellegrino da Osimo. Per i miei peccati sarei stato perduto per l’eternità, ma per la misericordia di Dio sono salvo e brucio in questo fuoco, nel quale vivo una purificazione lunga e dolorosa. Ti supplico di celebrare domani la Santa Messa per noi affinché possiamo ricevere lenimento dei nostri tormenti”. Ma Padre Nicola non poté promettere al confratello defunto il suo aiuto, perché per tutta la settimana successiva aveva l’obbligo di celebrare tutte le Sante Messe per le intenzioni del monastero. Il confratello Pellegrino però insisteva singhiozzante: “Padre mio, vieni con me e vedrai quanto sia necessario intercedere per noi”.
Nicola si trovò trasferito nel purgatorio, dove vide una pianura immensa nella quale innumerevoli anime di ogni età e posizione venivano purificate dolorosamente in un mare di fiamme. Egli sentì dire dal suo confratello: “Ecco, sono loro che mi hanno mandato da te. Poiché tu sei ben visto da Dio, abbiamo fiducia che con la Santa Messa offerta per noi saremo liberati dalla nostra sofferenza”.
Nicola, profondamente scosso a quel che aveva visto, la mattina dopo si recò dal suo superiore e gli chiese il permesso di celebrare tutta la settimana la Santa Messa per le anime del Purgatorio. Egli pregò anche intensamente per queste anime e fece penitenza. Terminata la settimana il fratello Pellegrino venne di nuovo dal suo benefattore, questa volta circondato da luce. Egli ringraziò Nicola per il suo aiuto prezioso, grazie al quale lui e la maggioranza delle anime che il giovane agostiniano aveva visto nella visione, erano stati liberati dal purgatorio.
Ancora molte volte le anime del Purgatorio apparvero a Nicola, il severo penitente, per ringraziarlo per la sua intercessione. Quale gioia quando le anime si presentavano a lui liberate e lo ringraziavano per l’aiuto ricevuto!
Nicola trascorse gli ultimi 30 anni della sua vita predicando quasi ogni giorno, soprattutto a Tolentino, dove fu trasferito intorno al 1275. Nel convento di Sant’Agostino della cittadina marchigiana è rimasto fino alla morte, avvenuta il 10 settembre 1305.
Il processo di canonizzazione di Nicola iniziò nel 1325 sotto Papa Giovanni XXII, ma si concluse soltanto nel 1446 sotto Papa Eugenio IV. Tuttavia, già fin dalla metà del ‘300 veniva già raffigurato con l’aureola, come nel cappellone della basilica di Tolentino. Papa Bonifacio IX con la Bolla Splendor paternae gloriae del 1º gennaio 1390 concesse l’indulgenza plenaria a chi visitasse la tomba di Nicola, com’è riportato dalle cronache di Gaetano Moroni.
La sua protezione è invocata dai devoti per gli appestati, i naufraghi e i carcerati, ma in particolare per le anime del Purgatorio e per la protezione accordata ai giovani.
San Nicola è considerato un santo mariano poiché sostenne di aver avuto il 10 dicembre del 1294 la visione degli angeli che trasportavano la Santa Casa di Loreto nella città marchigiana.
Il suo corpo, dopo il fortunato ritrovamento nel 1926, è esposto alla venerazione dei fedeli nella cripta sotterranea, edificata nel 1932, esattamente sotto il pavimento del Cappellone della basilica di Tolentino.
Nicola fu anche un famoso esorcista e uno dei pannelli della sua vita affrescati nello stesso Cappellone lo mostra proprio nell’atto di liberare una donna posseduta dal demonio; questa sua facoltà rimase integra anche dopo la sua morte visto che numerosi ex voto lo indicano come guaritore di indemoniati.

Preghiere a San Nicola da Tolentino
Per i figli – O san Nicola, guarda benigno i nostri figli, falli crescere e maturare come uomini e come cristiani. Tu che sapesti essere tanto vicino agli uomini e in modo particolare ai bambini e ai giovani che sostenevi con la tua amicizia e illuminavi con i tuoi consigli, prenditi cura anche dei nostri figli, avvicinali al Signore, preservali dal male e prega perché la benedizione di Dio li accompagni sempre. Amen.
Per i giovani – O San Nicola, amico di Dio e nostro amico, tu che sei stato così sensibile alle esigenze dei giovani guidandoli con la sapienza dei tuoi consigli, continua dal cielo, come padre e fratello, a manifestare la tua sollecita premura per noi. Proteggi le nostre attività: lo studio, il lavoro, il servizio ai bisognosi, il nostro impegno nella Chiesa. Custodisci e purifica i nostri affetti. Illumina le nostre scelte perché siano secondo il cuore di Dio. Sii per tutti noi un attento e dolce compagno di viaggio. Amen.
Per le famiglie – O San Nicola, luminosa guida per le famiglie, tu che sai quanto sia importante avere dei genitori che credano nel Signore e siano animati da una fede profonda, prega per noi padri e madri, perché l’insegnamento con le nostre parole sia sempre accompagnata da una vita santa e nostri figli possano crescere innamorati di Cristo. Amen.
Per le anime del Purgatorio – O San Nicola, che in vita fosti tutto dedito alla salvezza delle anime afflitte del Purgatorio, ora in Cielo sii per me propizio, avvocato e intercessore presso Dio; avvalora questa mia preghiera per ottenere dalla divina clemenza la liberazione ed il sollievo di quelle anime dalle quali spero grande aiuto. Amen.
Per la Chiesa – Glorioso San Nicola, animato da viva fiducia nel tuo efficacissimo patrocinio, a te sollevo la mia voce e caldamente ti raccomando l’augusta Sposa di Gesù, la Chiesa. Tu dal Cielo conosci le fiere lotte ch’Ella sostiene, i gemiti affannosi che manda dal cuore, le lacrime amare che versa per la perdita di tante anime. Deh! Tu che sei il Protettore possente, su Essa e sui figli suoi invoca la divina pietà. E come i popoli ti salutarono ancora speciale patrono della Chiesa che soffre nel Purgatorio, così questa pure raccomando all’efficacia del tuo patrocinio. Intercedi per quelle anime, affretta loro l’amplesso dello Sposo celeste; fa che l’una e l’altra Chiesa da te difese e protette, siano con quella del Cielo eternamente beate. Così sia.
La basilica di San Nicola da Tolentino
La basilica dedicata a San Nicola da Tolentino è uno dei santuari più importanti dell’Italia centrale. Venne consacrata nel 1465. L’interno rettangolare è a una navata con abside poligonale. Al Seicento risalgono il soffitto ligneo a cassettoni e le otto cappelle. Vi si conservano pregevoli opere d’arte (S. Anna di Guercino, S. Tommaso da Villanova di G. Ghezzi). La grande cappella seicentesca del Santissimo Sacramento, sormontata da una cupola, si trova a sinistra dell’altare.
La cappella delle Sante Braccia custodisce le braccia di San Nicola. Un tentativo di trafugamento fu realizzato dopo la morte del santo, ma fallì perché dalle braccia amputate iniziò a sgorgare del sangue. Il miracoloso evento è rappresentato nella tela di G. Foschi presso l’altar maggiore. Nella cappella vi sono conservati due grandi quadri, ex voto: L’Incendio del Palazzo Ducale a Venezia di Matteo Stom e La peste a Genova (o a Venezia, secondo alcuni) di Giovanni Carboncino.
Di particolare pregio è il Cappellone, i cui affreschi, realizzati da pittori riminesi (Pietro, Giuliano, Baronzio) di scuola giottesca, rappresentano la più alta testimonianza della pittura del Trecento nelle Marche. La pianta è rettangolare e la volta è a crociera. Un’arca marmorea rinascimentale, avente al di sopra una statua di San Nicola, è posizionata al centro del Cappellone.
Tramite uno scalone, si giunge ai Musei della Basilica che ospitano numerosi dipinti e sculture, preziose ceramiche, ex voto e esposizioni presepistiche permanenti.
Il chiostro è considerato tra i più interessanti delle Marche. Vi si trova la cella del santo, oggi trasformata in Oratorio della comunità agostiniana, che conserva ancora due lunette affrescate dei primi del Cinquecento, rappresentanti episodi della vita del santo nato a Sant’Angelo in Pontano.
A seguito dei danni provocati dal sisma del 2016 la basilica viene dichiarata inagibile e chiusa fino alla riapertura nel dicembre 2018. In tale data vengono nuovamente aperti al pubblico, ai turisti e al culto la navata principale, la Cappella delle Sante Braccia e il Cappellone. Viene montato un nuovo altare e recuperata dal Museo del Santuario la pala in legno Lo sposalizio mistico di Santa Caterina tra i Santi Agostino, Nicola e Apollonia a cui sono nuovamente affiancati L’Eterno in cornice cuspidata e La deposizione, i quali facevano parte di un’unica opera dipinta tra il 1518 e il 1525 e attribuita a Marchisiano di Giorgio, un pittore tolentinate di origine slava recentemente riscoperto da Giorgio Semmoloni. La parte centrale della grande “cona” è stata rinvenuta nei depositi della Galleria Nazionale di Arte Antica di Roma. L’opera, per molti anni, è stata la pala posizionata nel presbiterio, proprio dietro l’altare e quindi, dopo molti secoli, seppur incompleta, tornata nella navata centrale della Basilica.




Foto di copertina: Storie di San Nicola, particolare degli affreschi del Maestro di Tolentino (Pietro da Rimini?), 1325-28, basilica di San Nicola, Cappellone, Tolentino.
A differenza dei maestri giotteschi dei grandi centri come Firenze, Siena o Bologna, il Maestro di Tolentino deve rendere il più possibile comprensibili le storie affrescate, in modo che i fedeli, che numerosi giungevano al Santuario dalla metà del Trecento, potessero vedere le storie (della Madonna nella fascia superiore, di Cristo nella fascia mediana e di San Nicola nella fascia inferiore) come un grande spettacolo narrativo, quasi epico ma dipinto, come una Biblia pauperum cioè una Bibbia ad uso e consumo dei poveri e analfabeti pellegrini.
Per questo motivo il Maestro di Tolentino non indugia a costruire dei complessi meccanismi scenografici come Taddeo Gaddi a Firenze o Ambrogio Lorenzetti a Siena, al contrario gli “attori” dei suoi affreschi si muovono fra le edicole delle sacre rappresentazioni, che ogni cittadino medievale conosceva bene. Nell’affresco della “Presentazione al Tempio” le scenografie della sacra rappresentazione sono chiaramente comprensibili negli edifici e si può notare che la loro forma che ricorda decisamente un’edicola di questo genere teatrale medievale.
Questa voluta semplicità delle strutture scenografiche viene compensata da un’indagine quasi da amanuense nei particolari degli affreschi, ad esempio nelle anfore delle Nozze di Cana, dipinti con soggetti cavallereschi oppure nel baldacchino dell’Annunciazione istoriato con elementi colorati a forma di grifoni e altri soggetti mitologici.
Tutte le scene della vita di San Nicola sono molto realistiche: una bella descrizione iconografica del Medioevo marchigiano, in maniera particolare le scene dell’infanzia del santo.
Anche le stoffe indossate dai rabbini nella “Disputa al Tempio” rimandano a quelle arrivate dall’Oriente dopo le crociate, segno evidente che il Maestro di Tolentino non era un artigiano di provincia ma piuttosto un pittore con una preparazione culturale non indifferente.
