La Delegazione Tuscia e Sabina partecipa al Rinnovo del Patto d’Amore con la Madonna della Quercia a Viterbo

Domenica 14 settembre 2024, festa dell’Esaltazione della Croce, la Diocesi e la Città di Viterbo hanno rinnovato il tradizionale Patto d’Amore con la Madonna della Quercia, Custode della Città dei Papi e proclamato da Papa Giovanni Paolo nel 1986, dopo la riunificazione territoriale della diocesi, la sua principale patrona. Si tratta di un momento di alto e profondo valore spirituale che sancisce il legame fra il popolo di Viterbo e la Madonna Santissima della Quercia, una tradizione che ha origine nel 1467, quando la Madonna della Quercia, invocata dai Viterbesi, liberò e salvò la Città dalla epidemia di peste che la stava flagellando. Come di consueto, una rappresentanza della Delegazione della Tuscia e Sabina del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, guidata dal Vice Delegato, Nob. Dot. Sandro Calista, Cavaliere de Jure Sanguinis con Placca d’Oro, unitamente a delle rappresentanze della Delegazione di Rieti-Viterbo del Sovrano Militare Ordine di Malta e della Delegazione di Viterbo dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, al mattino al Santuario di Santa Maria della Quercia ha partecipato alla Celebrazione Eucaristica e nel pomeriggio alla Grande Processione con il rinnovo del Patto d’Amore presso il santuario basilica di Santa Maria della Quercia, l’espressione visibile del forte legame d’amore dei Viterbesi con la loro patrona e custode.
Foto di gruppo

La solenne concelebrazione della Santa Messa è stata presieduta alle ore 10.30 dal Vescovo di Viterbo, S.E.R. Mons. Orazio Francesco Piazza, concelebrante il parroco-rettore del santuario, Mons. Massimiliano Balsi, Cappellano di Merito con Placca d’Argento, unitamente ai sacerdoti secolari e regolari. Nel pomeriggio alle ore 16.30 è iniziata presso la chiesa di Santa Maria del Paradiso la tradizionale Processione del Patto d’Amore, con la partecipazione degli Ordini Cavallereschi, le Confraternite, gli Ordini Religiosi, il Clero, le Autorità civili – tra cui Chiara Frontini, Sindaco di Viterbo, e Alessandro Romoli, il Presidente della Provincia di Viterbo – e militari. Con il cammino giubilare della Processione del Patto d’Amore è stato concesso anche l’indulgenza plenaria.

L’atto solenne del Rinnovo del Patto d’Amore presso la basilica santuario di Santa Maria della Quercia – accuratamente preparata da Mons. Balsi – che ha suggellato ancora una volta il legame del popolo viterbese con la Madonna della Quercia, invocando sui cittadini e sulla Città la benedizione di Dio e la protezione della Santissima Vergine Maria ha visto la lettura della formula di rito da parte di Chiara Frontini, Sindaco di Viterbo, l’intervento S.E.R: Mons. Orazio Francesco Piazza, Vescovo di Viterbo, e l’accensione delle due lampade che simboleggiano la presenza della Diocesi e della Città di fronte a Maria Santissima. Inoltre, quest’anno era presente anche la lampada della Pace. Al Patto d’Amore ha preso parte anche il Vescovo emerito di Viterbo, S.E.R. Mons. Lino Fumagalli, Cappellano Gran Croce di Merito della Sacra Milizia.

“La festa della Madonna della Quercia è un grande momento di rilancio giubilare della comunità”, ha detto il Vescovo Orazio Francesco Piazza nella sua omelia durante la Santa Messa del mattino. “C’è bisogno di rispondere con l’amore all’amore. Oggi pomeriggio con il patto d’amore si riaccende la speranza: accendiamo la speranza, malgrado il non senso che spesso ci circonda nella vita. Nonostante le nostre fragilità e nonostante ciò che accade intorno a noi nel mondo, dobbiamo tenere testa alla nostra coscienza, alla consapevole responsabilità con la sapienza del cuore. A nostro signore sulla croce non sono state spezzate le gambe. Cristo si è tenuto in piedi, fino all’ultimo. Dobbiamo seguire il suo esempio, senza abdicare alla nostra coscienza e al nostro amore”.

La storia della Madonna della Quercia

Il santuario-basilica della Quercia è il più importante luogo di culto mariano della Provincia di Viterbo e uno dei più spettacolari e storicamente significativi.

“Al nome sia de Iddio et della Gloriosissima Vergine Maria protettrice di questa casa e di tutti i Santi della Celestial Corte”. Inizia così un libro di memorie scritte nel 1576 da Fra Vittorio d’Arezzo, Sacrestano maggiore del convento di Santa Maria della Quercia e con questa invocazione anche noi iniziamo questa storia che vuole essere testimonianza della fede di tanti uomini e dell’aiuto che la Madre Celeste offre ai figli devoti, quali essi siano, ricchi o poveri, sapienti od ignoranti, Papi o Imperatori.

La Madonna, come tutte le mamme, non fa discriminazione tra figli; il suo aiuto è per tutti. Continuiamo a leggere ciò che scrive Fra Vittorio: “Dapprima ricordo come questo nostro luogo dove è ora la Chiesa et convento si chiamava il Campo Gratiano et era luogo incolto, et boscareccio.
In quel tempo si trovava a Viterbo uno certo Mastro Battista Magnano Luzzante molto timorato de Iddio et devoto della gloriosa Vergine Maria, il quale l’anno 1417 fece dipingere in un tegolo, di quelli che si cuoprono i tetti, una immagine della gloriosissima Vergine Maria con il suo figlio in collo, a un certo pittore detto per nome suo proprio Monetto”.

Mastro Battista posò la tegola su di una quercia che stava ai bordi di una sua vigna, vicino alla strada che conduceva a Bagnaia e lungo la quale spesso i ladroni attendevano i viandanti. E lì rimase per circa 50 anni in incognito; solamente alcune donne che le passavano davanti si fermavano per dire qualche orazione e per ammirare la bellezza di un tabernacolo naturale che una vite selvatica, abbracciata alla quercia, aveva fatto.

Durante questo periodo un eremita senese, Pier Domenico Alberti, il cui romitaggio era ai piedi della Palanzana, andava in giro per le campagne e le cittadine dei dintorni di Viterbo, dicendo: “Tra Viterbo e Bagnaia c’è un tesoro”. Molta gente, spinta dall’avidità, iniziò a scavare ma, non trovando nulla, chiese spiegazioni all’eremita. Egli allora portò costoro sotto la quercia prescelta dalla Vergine ed indicò il vero tesoro: “La Madonna”. Narrò anche come un giorno per arricchire il suo romitorio si fosse deciso a portare via la sacra immagine e come quella fosse ritornata sulla quercia. Questa era la ragione per cui annunciava la presenza di un tesoro in quel luogo.

Una delle donne che spesso passavano davanti alla quercia si chiamava Bartolomea e ad ogni passaggio si fermava a pregare la Vergine. Un giorno decise di prendere la tegola ed di portarsela a casa. Dopo aver detto le orazioni della sera, Bartolomea andò a letto ma, svegliatasi, la mattina non trovò più la sacra icona. Pensò che i familiari l’avessero posta altrove, ma, non sentendo parlare nessuno dell’argomento, corse alla quercia e vide ciò che già aveva intuito: la tegola era ritornata miracolosamente al suo posto. Dopo non molto tempo ritentò il furto, ma sempre la sacra immagine tornò sull’albero. Bartolomea però non disse niente per non essere presa per pazza.

Nel 1467, durante il mese di agosto, tutta l’Etruria Meridionale fu colpita dal più grande flagello di quei tempi: la peste. In ogni luogo vi erano morti; nelle strade deserte solo pianti e lamenti. Molti si ricordarono dell’Immagine dipinta sull’umile tegola e come spinti da una forza inspiegabile accorsero sotto la quercia. Niccolò della Tuccia, storico viterbese, presente al fatto essendo uno dei Priori della città, dice che in uno stesso giorno 30.000 persone erano in Campo Graziano ad invocare pietà.

Pochi giorni dopo, la peste cessò ed allora ritornarono in 40.000 a ringraziare la Vergine ed erano abitanti di Viterbo, con a capo il loro Vescovo Pietro Gennari, di “Toschanella, Caprarola, Carbognano, Bassano, Soriano, Civitella, Bagnaia, Buomarzo, Vetralla, Luprano, Chanapina, Montefiascone, Vitorchiano, Ronciglione, et molti altri circumvicini”, dice Fra Victorio.

Nei primi giorni di settembre di quello stesso anno accadde un altro fatto straordinario. Un cavaliere viterbese aveva molti nemici e un giorno fu sorpreso da essi fuori delle mura di Viterbo, solo e disarmato. Non sapendo come fronteggiare quel pericolo si diede alla fuga in mezzo ai boschi. Stanco e disperato sentiva le grida dei nemici sempre più vicine. Alla fine fu vinto dalla stanchezza e scorgendo sopra la quercia la sacra immagine di Maria si gettò ai suoi piedi ed abbracciando con gran fede il tronco dell’albero mise la vita nelle mani della Madre Celeste. I nemici arrivati sotto la quercia si stupirono di non vederlo più e si misero a cercarlo dietro ad ogni albero, ad ogni cespuglio e lo sfiorarono ripetutamente senza più vederlo in quanto era sparito ai loro occhi. Non riuscendo a trovarlo, dopo molto tempo, se ne andarono.

Allora il cavaliere, dopo aver ringraziato la Madonna, ritornò a Viterbo ed a tutti raccontò quanto successo. Bartolomea lo sentì, ed incoraggiata da quelle parole, descrisse i miracoli di cui era stata protagonista. Ed andavano dicendo a tutti quanto era loro successo con così grande entusiasmo e fede che la devozione alla Madonna della Quercia si allargò a macchia d’olio e moltissime persone, provenienti dalle località più diverse d’Italia, continuarono ad accorrere ai piedi della quercia ed a raccomandarsi alla Vergine.

Molte furono le offerte per cui si decise del 1467 di costruire un altare ed una cappellina di tavole, e successivamente, dopo che da Papa Paolo Il venne l’autorizzazione, di costruire una piccola chiesa, il 22 ottobre 1467. In un primo tempo la custodia della piccola cappella fu affidata ai frati Gesuati che, non potendo amministrare i sacramenti, perché ordine religioso laico, fondato dal Beato Colombini di Siena, avevano l’incarico di aiutare i pellegrini e di raccogliere le offerte. E le offerte continuavano ad affluire con la moltitudine della gente e perciò, dopo che i frati dell’Ordine dei Predicatori sostituirono i Gesuati nel 1469, si decise di costruire una grande chiesa che via via, anche per l’incremento che diedero ai lavori ed alla devozione alla Madonna i frati della Congregazione di San Marco, discepoli del Savonarola, arrivati alla Quercia nel 1496, tutto il complesso raggiunse lo splendore attuale.

L’8 aprile 1577, ormai completata, la chiesa venne solennemente consacrata dal Cardinale Francesco de Gambara, in onore “Nativitatis beatissimae et gloriosissimae Virginis Mariae”; il cardinale gran devoto della Vergine della Quercia, volle, alla sua morte, essere sepolto ai piedi dell’altare della Madonna

Molti furono i Papi devoti dell’Immagine dipinta su tegola: Paolo II, Sisto IV, Innocenzo VIII, Alessandro VI, Giulio II, Leone X, Clemente VII, Paolo III, Giulio III, Paolo IV, Pio IV, San Pio V (che alla protezione della Madonna della Quercia aveva affidato l’armata Cristiana che sconfisse a Lepanto i turchi), Gregorio XIII, Sisto V, Clemente VIII, Paolo V, Urbano VIII, Innocenzo X, Beato Innocenzo XI, Innocenzo XII, Clemente XI, Benedetto XIII, Clemente XIV, Pio VI (per il riscatto del quale tutto il tesoro della basilica fu consegnato a Napoleone), Gregorio XVI, Pio IX, Leone XIII.

All’interno del santuario-basilica della Madonna della Quercia si possono ammirare il soffitto a cassettoni ricoperto in oro progettato da Antonio da Sangallo e il tempietto marmoreo di Andrea Bregno che racchiude la tegola miracolosa. Inoltre bellissimi il chiostro e l’ex convento realizzati su progetto di Giuliano da Sangallo. I tre portali d’ingresso sono sormontati da lunette in terracotta, opera di Andrea Della Robbia: la lunetta centrale raffigura la Madonna della Quercia, le due laterali San Pietro e San Tommaso d’Aquino. Gli affreschi del Ghirlandaio ai lati del tempietto e alcuni altri affreschi della scuola di Sebastiano del Piombo. Da notare che all’ingresso della sagrestia vi é il pennone di una nave turca, cimelio della battaglia di Lepanto del 1571, donato al santuario da Pio V.

Preghiera alla Madonna della Quercia

Vergine Santa, Madonna della Quercia,
Patrona della Diocesi di Viterbo,
raccolti in questo santuario a Te consacrato,
Ti rivolgiamo una supplice e confidente preghiera:
vigila sul Successore di Pietro e sulla Chiesa affidata alle sue cure;
vigila su questa comunità diocesana e sui suoi pastori,
sull’Italia, sull’Europa e sugli altri continenti.
Regina della pace, ottieni il dono della concordia e della pace
per i popoli e per l’intera umanità.
Vergine obbediente, Madre di Cristo,
che, con il tuo docile “si” all’annuncio dell’Angelo,
sei diventata Madre dell’Onnipotente,
aiuta tutti i tuoi figli ad assecondare
i disegni che il Padre celeste ha su ciascuno,
per cooperare all’universale progetto di redenzione,
che Cristo ha compiuto morendo sulla croce.
Vergine di Nazareth, Regina della famiglia,
rendi le nostre famiglie cristiane fucine di vita evangelica,
arricchite dal dono di molte vocazioni
al sacerdozio e alla vita consacrata.
Mantieni salda l’unità delle nostre famiglie,
oggi tanto minacciata da ogni parte,
e rendile focolari di serenità e di concordia,
dove il dialogo paziente dissipi le difficoltà e i contrasti.
Veglia soprattutto su quelle divise e in crisi,
Madre di perdono e di riconciliazione.
Vergine Immacolata, Madre della Chiesa,
alimenta l’entusiasmo di tutte le componenti
della nostra Diocesi: delle parrocchie e dei gruppi ecclesiali,
delle associazioni e delle nuove forme di impegno apostolico
che il Signore va suscitando con il suo Santo Spirito;
rendi ferma e decisa la volontà di quanti
il Padrone della messe continua a chiamare
come operai nella sua vigna, perché,
resistendo a ogni lusinga ed insidia mondana,
perseverino generosamente nel seguire il cammino intrapreso,
e, con il tuo materno soccorso, diventino testimoni di Cristo
attratti dal fulgore del suo Amore, sorgente di gioia.
Vergine Clemente, Madre dell’umanità,
volgi il tuo sguardo sugli uomini e le donne del nostro tempo,
sui popoli e i loro governanti, sulle nazioni e i continenti;
consola chi piange, chi soffre, chi pena per l’umana ingiustizia,
sostieni chi vacilla sotto il peso della fatica
e guarda al futuro senza speranza;
incoraggia chi lavora per costruire un mondo migliore
dove trionfi la giustizia e regni la fraternità,
dove cessino l’egoismo e l’odio, e la violenza.
Ogni forma e manifestazione di violenza
sia vinta dalla forza pacificatrice di Cristo!
Vergine dell’ascolto, Stella della speranza,
Madre della Misericordia,
sorgente attraverso la quale è venuto nel mondo Gesù,
nostra vita e nostra gioia,
noi Ti ringraziamo e Ti rinnoviamo l’offerta della vita,
certi che non ci abbandoni mai,
specialmente nei momenti bui e difficili dell’esistenza.
Accompagnaci sempre: ora e nell’ora della nostra morte.
Amen!

Papa Benedetto XVI
Viterbo, 6 settembre 2009

Avanzamento lettura