«Dogma datur Christianis, quod in carnem transit panis, et vinum in sanguinem» [Un dogma è dato ai Cristiani: il pane si trasforma in carne e il vino in sangue] (Tommaso d’Aquino, inno Lauda Sion Salvatorem).
«Transustanziazione significa la conversione di tutta la sostanza del pane nella sostanza del Corpo di Cristo, e di tutta la sostanza del vino nella sostanza del suo Sangue. Questa conversione si attua nella preghiera eucaristica, mediante l’efficacia della parola di Cristo e dell’azione dello Spirito Santo. Tuttavia, le caratteristiche sensibili del pane e del vino, cioè le “specie eucaristiche”, rimangono inalterate» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 283. Che cosa significa transustanziazione? 1376-1377; 1413).
«Sia questa Celebrazione un segno luminoso del nostro impegno ad essere ogni giorno, partendo dall’Altare e dal Tabernacolo, portatori di comunione e di pace gli uni per gli altri, nella condivisione e nella carità» (Papa Leone XIV, 22 giugno 2025).
Portando Gesù Eucaristia nelle strade con orgoglio e umiltà, significa riconoscere di essere amati da Dio che si fa Pane. È da qui che si può iniziare a parlare di pace vera, che solo Cristo può dare.
La celebrazione del Corpus Domini a TerniLa celebrazione del Corpus Domini a Bolsena
Approfondimenti
La celebrazione del Corpus Domini a Terni
Giovedì 19 giugno 2025 si è svolta presso la chiesa di San Franceso a Terni la celebrazione diocesana della solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, con la solenne Santa Messa presieduta dal Vescovo di Terni-Narni-Amelia, Mons. Francesco Antonio Soddu, concelebranti il Vicario Generale, Mons. Salvatore Ferdinandi, il Capitolo della cattedrale e i sacerdoti della diocesi, e con la Processione eucaristica con il Santissimo Sacramento per le vie del centro di Terni, conclusa con l’ingresso nel duomo, in un lungo corteo di sacerdoti, confraternite delle varie zone della diocesi con i loro stendardi, le rappresentanze dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme e della Delegazione della Tuscia e Sabina del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, i ragazzi che hanno fatto la Prima Comunione quest’anno, i rappresentanti delle associazioni e movimenti e delle parrocchie, animata dal coro della diocesi diretto da Don Sergio Rossini e dalla banda T. Langeli di Cesi.
















Alla guida della rappresentanza della Delegazione della Tuscia e Sabina, il Segretario Generale della Delegazione della Tuscia e Sabina, Dott. Alessio Lamoratta, Cavaliere di Merito con Placca d’Argento, prima della Santa Messa ha avuto un cordiale colloquio con il Vescovo Francesco Antonio Soddu, al quale ha porto anche deferenti saluti dal Luogotenente per l’Italia Centrale della Real Commissione per l’Italia, di S.E. l’Ambasciatore Alfredo Bastianelli, Gentiluomo di Sua Santità e del Delegato per la Tuscia e Sabina, il Nob. Avv. Roberto Saccarello, Cavalieri Gran Croce de Jure Sanguinis con Placca d’Oro.
“L’Eucaristia è il punto di riferimento e la base per lo sviluppo e la rinascita di ogni comunità, quindi della nostra città, della nostra società e del nostro territorio. Senza di essa esistiamo e viviamo sì, ma privi di prospettiva certa e piena; con essa invece abbiamo la fonte della nostra speranza, il nutrimento che la alimenta e la gioia che caratterizza ogni nostra azione, ogni nostra situazione e ogni nostra condizione”, ha affermato il Vescovo di Terni-Narni-Amelia nella sua omelia.
Mons. Soddu ha evidenziato: «Il grande mistero del Corpus Domini è l’Eucaristia, il Corpo di Gesù, che ci viene data in cibo. L’Eucaristia, così silenziosa, così rispettosa e discreta, contiene in sé la totalità dei progetti di Dio; è l’atto più grande di Dio onnipotente a favore della nostra umana fragilità. Il silenzio eloquente dell’Eucaristia penetra nella nostra società e nel mondo intero invaso dai rumori mortiferi delle armi e di ogni genere di violenza, sia a livello internazionale che a livello locale e familiare.
Entra tra le informazioni che vengono quotidianamente fornite e ne interpella la responsabilità. Scende come “pioggia benefica”, sanatrice e corroborante su ogni genere di aridità. Essa entra nei nostri cuori e nelle nostre menti affollate da molteplici miraggi per orientarle al bene; al fine cioè di forgiare e ricreare la coscienza buona, per avere la capacità di riconoscere il male ed evitarlo e quindi scegliere e accogliere il bene, preservarlo e coltivarlo.
Mai come in questo momento storico dobbiamo ammettere l’esistenza di una commistione di queste diverse tendenze e tensioni, perciò mai come oggi abbiamo la necessità urgente di aprire tutto il nostro essere: mente e cuore, per accogliere il dono inestimabile e rigenerante dell’Eucaristia, avremo chiaro il cammino, il percorso unico, la sola via che conduce alla vita di tutti; che conduce alla salvezza dell’umanità, che conduce al bene che tutti si desidera e che forse non si riesce ad individuare e classificare come tale e quindi ricercare con la dovuta attenzione».
Mons. Soddu ha ammonito: «Solamente Gesù è il nutrimento sano della nostra esistenza totale, che neutralizza ogni alimento nocivo del quale il mondo è purtroppo strapieno ed imbandito sulle mense degli innumerevoli tavoli offerti a buon mercato da coloro che in tutti i modi speculano sulla vita, sia fisica e sociale che spirituale e morale delle persone, a danno dei più poveri e indifesi».
Mons. Soddu ha rivolto anche un’esortazione ai giovani, ai quali ha chiesto di costruire il presente in Gesù: «Con lui, anche la fatica, le inevitabili crisi, i probabili fallimenti, avranno tutti un significato o un risvolto illuminato, comunque decodificabile. Senza Gesù, invece, anche il più clamoroso successo è destinato a perdersi nel vuoto più assoluto».
La celebrazione del Corpus Domini a Bolsena
Nello splendido borgo di Bolsena, sulle rive dell’omonimo lago, in provincia di Viterbo, la solennità del Corpus Domini ha inizio la sera della vigilia con l’esposizione di una delle Sacre Pietre. Domenica mattina 22 giugno 2025, le celebrazioni si sono aperte con le Sante Messe alle ore 08.00, 10.00 e 11.30 nella basilica dei Santi Giorgio e Cristina-Santuario del Miracolo Eucaristico a Bolsena, e si sono culminati alle ore 17.00, con la solenne Celebrazione Eucaristica animata con i canti eseguiti del Coro Polifonico Santissimo Salvatore e Vox Antiqua, e alle ore 18.00 con la solenne Processione con il Santissimo Sacramento e la Sacra Pietra, lungo il tradizionale percorso di circa 3 km, completamente ricoperto dall’artistica infiorata realizzate dai gruppi di infioratori.















Dopo la solenne Santa Messa presieduta da S.E.R. Mons. Gian Luca Perici, Arcivescovo titolare di Bolsena, Nunzio Apostolico in Zambia e in Malawi, alle ore 18.00 si è svolta la tradizionale processione della Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, con il Santissimo Sacramento e la Sacra Pietra, accompagnata dal gruppo di Sbandieratori e Musici Monaldeschi di Bolsena. Hanno preso parte il clero secolare e regolare, le Confraternite, le Autorità cittadine e provinciali.
Su invito della Diocesi di Orvieto-Todi, ha partecipato alle solenni Celebrazioni Eucaristiche una rappresentanza della Delegazione della Tuscia e Sabina del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, guidata dal Delegato, il Nob. Avv. Roberto Saccarello, Cavalieri Gran Croce de Jure Sanguinis con Placca d’Oro, con Don Emanuele Germani, Cappellano di Merito.
Al termine della Processione, nel corso della quale i Cavalieri Costantiniani hanno sfilato accanto alle Sacre Pietre, il Delegato ha ossequiato il Vescovo diocesano, S.E.R. Mons. Gualtiero Sigismondi e S. E.R. Mons. Gian Luca Perici, illustrando loro le attività dell’Ordine Costantiniano nel Territorio.
Approfondimenti

Il Corpus Domini celebra il mistero dell’Eucarestia
La data della solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo – una delle principali solennità dell’anno liturgico della Chiesa Cattolica Romana – ricorre il giovedì della seconda settimana dopo la Pentecoste e della settimana dopo la Santissima Trinità. Pertanto, si tratta di una ricorrenza “mobile” (non cade sempre nello stesso giorno dell’anno) in quanto direttamente collegata alla data della Pasqua.

La costruzione della cappella del Corporale, concepita per serbare la memoria del miracolo di Bolsena e per conservare la reliquia del Sacro Lino, ebbe inizio nel 1350, quando capomastro del duomo era Nino di Andrea Pisano. Il programma iconografico della decorazione comprende: nella volta, i Simboli, le Profezie e la Dottrina dell’Eucarestia; nella lunette, i Dottori della Chiesa; nella parete est, il Miracolo di Bolsena; nella parete ovest, i Miracoli del Sacramento; nella parete d’ingresso, l’Ultima Cena; nella parete di fondo, la Crocifissione, la Deposizione nel sepolcro (firmata e datata 1364) e la Resurrezione. Le scene sono corredate da didascalie esplicative dettate nel 1362 da Ser Checco di Pietro, cappellano di Santa Maria. I soggetti per le scene della parete est, che illustrano la storia del miracolo di Bolsena, furono tratti da quelli rappresentati nel Reliquiario del Corporale di Ugolino di Vieri (1337-38). L’affresco in esame raffigura San Tommaso d’Aquino dinnanzi a Urbano IV, dal quale ha ricevuto l’incarico di comporre l’Ufficio per la festa del Corpus Domini.
L’Umbria ha un legame identitario con la celebrazione del Corpus Domini che venne istituita per la prima volta ad Orvieto, in provincia di Terni, l’11 agosto 1264 da Papa Urbano IV con la Bolla Transiturus de hoc mundo (Quando stava per passare da questo mondo), a seguito del Miracolo eucaristico di Bolsena dell’anno precedente, con cui decretò che il Corpus Domini fosse celebrata ogni anno in tutta la Chiesa universale e venne edificato il bellissimo e imponente duomo di Orvieto, cittadina umbra poco distante da Bolsena, dove è conservato al suo interno il reliquiario che contiene l’Ostia.
La Bolla, che contiene parti di carattere specificamente dogmatico, spiega anche la motivazione che indusse il Papa a istituire la solennità: «Sebbene l’Eucaristia ogni giorno venga solennemente celebrata, riteniamo giusto che, almeno una volta l’anno, se ne faccia più onorata e solenne memoria. Le altre cose infatti di cui facciamo memoria, noi le afferriamo con lo spirito e con la mente, ma non otteniamo per questo la loro reale presenza. Invece, in questa sacramentale commemorazione del Cristo, anche se sotto altra forma, Gesù Cristo è presente con noi nella propria sostanza. Mentre stava infatti per ascendere al cielo disse: “Ecco io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo (Mt 28,20)».

Il futuro Papa Urbano IV, Jacques Pantaléon (Troyes 1185 circa – Perugia 1264) nacque in un’umile famiglia. Dopo aver studiato a Parigi, divenne prete nel 1215 e iniziò la carriera ecclesiastica. Dapprima canonico a Laon, poi arcidiacono a Liegi, dopo il Concilio di Lione (1245), venne notato per la sua abilità diplomatica in molte missioni; successivamente divenne vescovo di Verdun nel 1253 e patriarca di Gerusalemme due anni dopo.
Il suo incontro con Viterbo avvenne nel 1261 quando succedette a Papa Alessandro IV nel Conclave. In quel periodo, la Chiesa viveva nella difficile situazione creata dalla politica di Re Manfredi. Papa Urbano IV, riassestate le finanze, rifiutò ogni proposta di accordo avanzata da Manfredi, che voleva essere investito del Regno di Sicilia. Inoltre, persuase Carlo d’Angiò, fratello di Luigi IX di Francia, a farsi campione della Chiesa.
Orvieto fu elevata da Urbano IV, tra il 1262 e il 1264, Sede Apostolica della Curia. Il pontefice non si insediò mai a Roma, per eludere Manfredi ed Orvieto divenne il centro geopolitico della Chiesa in un periodo storico complesso caratterizzato da diversi fattori concomitanti: il contrasto tra Chiesa e Impero; il confronto tra Chiesa di Roma e Chiesa d’Oriente; lo scontro tra Chiesa Cattolica e movimenti ereticali; le sollecitazioni degli Ordini mendicanti all’interno della Chiesa stessa; il braccio di ferro tra le superpotenze mediterranee Genova e Venezia, legate rispettivamente all’Impero e al Papato e, a loro volta, alle sopraggiungenti nuove potenze d’oltremare, islamica e tartara.

Grande interesse ha suscitato nel mondo della cultura nel 1969 la scoperta archivistica del Rosminiano di Domodossola, Prof. Tullio Bertamini, nella parrocchia ossolana di San Lorenzo di Bognanco. Si tratta del Codice con il testo della Bolla Transiturus de hoc mundo di Papa Urbano IV e il testo del primitivo ufficio divino della festa del Corpus Domini, attribuibile al sommo teologo San Tomaso d’Aquino, unito alla Bolla stessa. Questo Codice di Bognanco quasi certamente è un pezzo unico al mondo. Comunque, è l’unico attualmente conosciuto. La fortunata scoperta è stata di somma importanza per l’approfondimento dello studio della storia della liturgia oltre ad essere, come si è detto, di eccezionale pregio archivistico in quanto di esso, che risale a circa la metà del milleduecento, non si conoscono altri esemplari, non trovandosi neppure nel ricchissimo Archivio Segreto Vaticano. Del prezioso codice si sono interessati eminenti studiosi dell’Università Cattolica di Milano, per approfondire i molteplici e complessi aspetti che si riferiscono alla conoscenza della storia delle varie correnti teologiche e liturgiche in Europa nei riflessi della cultura eucaristica lungo i secoli.

Il Miracolo Eucaristico di Bolsena
La solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo ricorda il miracolo eucaristico di Bolsena – piccolo comune del viterbese adagiato sulla sponda nord-orientale dell’omonimo lago – avvenuto in un giorno impreciso del 1263. Le più antiche cronache ci parlano di un sacerdote Boemo cui la tradizione dà il nome di Pietro da Praga, il quale in quel tempo di controversie teologiche sul mistero eucaristico fu assalito da dubbi sulla reale presenza di Cristo nel pane e nel vino consacrato. Per trovare finalmente pace, risolse nel suo animo di intraprendere un lungo pellegrinaggio di penitenza e meditazione alla volta di Roma per pregare sulla tomba di San Pietro. Dopo aver pregato sulla tomba del principe degli apostoli, rinfrancato nello spirito riprese il viaggio di ritorno verso la sua terra. Lungo la via Cassia si fermò a dormire a Bolsena nei pressi della basilica di Santa Cristina e per ringraziare Iddio, il mattino seguente, chiese di celebrare la Santa Messa.


Durante la celebrazione, dopo la consacrazione alla frazione dell’ostia, apparve ai suoi occhi un prodigio al quale da principio non voleva credere. Quell’ostia che teneva tra le mani era diventata carne da cui stillava miracolosamente abbondante sangue. Impaurito e allo stesso tempo pieno di gioia cercò di nascondere ai rari presenti quello che stava avvenendo: concluse la celebrazione, avvolse tutto nel candido corporale di lino usato per la purificazione del calice che si macchiò immediatamente di sangue e fuggì verso la sagrestia. Ma durante il tragitto alcune gocce di sangue caddero sul pavimento tradendo la segretezza del prodigio.



Il Corpus Domini a Bolsena
Bolsena cominciò a celebrare solennemente la festa del Corpus Domini solo alcuni secoli più tardi dopo che i marmi macchiati di sangue (le “Sacre Pietre”), trasportati su un carro trionfale costruito per l’occasione, furono trasferiti dalla cappella del Corpo di Cristo per essere custoditi nella nuova Cappella del Miracolo. La prima solenne processione con le reliquie del miracolo risale soltanto al 1881.
Attualmente, come nel passato, la festa del Corpus Domini ha inizio la sera della vigilia con l’esposizione di una delle “sacre pietre”. Alla grandiosa processione, che si svolge con devota partecipazione e compostezza del popolo, prendono parte il gruppo Sbandieratori e Musici di Bolsena, i religiosi, il Vescovo diocesano, un prelato della Santa Sede, autorità cittadine, provinciali e militari, e da circa venti anni una rappresentanza della Delegazione della Tuscia e Sabina del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio.
Il percorso della processione è lungo circa 3 km (sembra sia il più lungo del mondo) ed è completamente ricoperto da un’artistica infiorata, su disegno di base, con petali di fiori, foglie e semi. A livello individuale o in gruppi, gli abitanti delle vie interessate dal percorso della processione provvedono nei giorni precedenti l’evento alla raccolta dei fiori e alla preparazione dell’occorrente per i contorni dei disegni (fondi di caffè, segatura colorata) mentre il mattino stesso della festa alla raccolta dei fiori più delicati. Il grande impegno ha termine poco prima della solenne processione.
Nel suo messaggio per la chiusura dei lavori del 41° Congresso Eucaristico Internazionale, l’8 agosto 1976 a Bolsena Papa Paolo VI scrisse: «Bolsena non dimentica, ed oggi ripresenta a noi e al mondo il miracolo compiuto nel santuario della sua Santa Cristina, il quale miracolo ha ravvivato nella Chiesa d’allora e ravviva tuttora la coscienza interiore e ha perpetuato il culto esteriore, pubblico e solenne, dell’Eucarestia, del quale Orvieto e Bolsena conservano ed alimentano nel mondo l’inestinguibile fiamma».
Sermone di San Tommaso d’Aquino sull’Eucaristia
Gl’immensi benefizi della generosità divina concessi al popolo cristiano, gli conferiscono una dignità inestimabile. Giacché non c’è né ci fu mai «nazione tanto grande da avere gli dei così a sé vicini, com’è vicino a noi il nostro Dio». Infatti l’unigenito Figlio di Dio, volendo farci partecipi della sua divinità, assunse la nostra natura per fare, fattosi egli uomo, gli uomini dii. E di più, quanto egli prese di nostro, tutto lo diede per la nostra salvezza. Infatti egli offrì a Dio Padre per la nostra riconciliazione il suo corpo vittima sull’altare della croce, e sparse il suo sangue in prezzo insieme e lavacro; affinché, riscattati da miseranda schiavitù, fossimo mondati da tutti i nostri peccati. E perché di tanto benefizio rimanesse in noi continua memoria, lasciò ai suoi fedeli il suo corpo in cibo e il suo sangue in bevanda da prendersi sotto le specie del pane e del vino.
O prezioso e ammirabile convito, salutare e pieno di ogni soavità! Infatti che ci può essere di più prezioso di questo convito? nel quale non le carni dei vitelli e dei capretti, come una volta sotto la legge, ma ci si offre a mangiare Cristo, vero Dio. Che più mirabile di questo sacramento? Poiché in esso il pane e il vino si mutano sostanzialmente nel corpo e nel sangue di Cristo; e così che Cristo, Dio e uomo perfetto, si contiene sotto l’apparenza di un po’ di pane e di un po’ di vino. Egli dunque viene mangiato dai fedeli, ma per nulla lacerato; che anzi, spezzate le specie sacramentali, persevera intero sotto qualsivoglia divisa particella. Gli accidenti poi sussistono in esso senza il loro soggetto, affinché la fede abbia ad esercitarsi allorché si riceve invisibilmente questo corpo, visibile in sé, ma nascosto sotto una specie estranea; e affinché i sensi siano preservati da errore giudicando essi dagli accidenti apparenti. Nessun sacramento poi è più salutare di questo, mercé del quale si cancellano i peccati, si accrescono le virtù, e l’anima s’impingua abbondantemente di tutti i carismi spirituali. Si offre nella Chiesa per i vivi e per i morti, affinché giovi a tutti esso che fu istituito per la salvezza di tutti. Nessuno infine può esprimere la soavità di questo Sacramento, per cui la dolcezza spirituale si gusta nella sua sorgente medesima, e si celebra la memoria di quell’eccesso di carità che Cristo ci mostrò nella sua passione. Così, affinché la immensità di questa carità s’imprimesse ognor più profondamente nei cuori dei fedeli, egli, nell’ultima cena, quando celebrata la Pasqua coi suoi discepoli stava per passare da questo mondo al Padre, istituì questo Sacramento come memoriale perenne della sua passione, compimento delle antiche figure, il massimo dei miracoli da lui operati; lasciandolo come singolare sollievo ai discepoli contristati della sua assenza.
