La riflessione e gli auguri per il Santo Natale 2024 del Cappellano della Delegazione Marche e Romagna

Riportiamo di seguito la riflessione e gli auguri per il Santo Natale 2024 del Cappellano della Delegazione delle Marche e Romagna del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, Mons. Umberto Gasparini, Cappellano di Merito. Nella sua riflessione osserva, che «l'anno liturgico con grande saggezza ci fa ripercorrere l'attuazione del "Progetto", che il Padre ha pensato, il Figlio ha manifestato e lo Spirito Santo aiuta a viverlo». Esorta i Cavallieri, le Dame e i Postulanti della Sacra Milizia di fare in casa un piccolo Presepio, o almeno esporre «una Immagine di Gesù Bambino per poterlo guardare. Non lasciarti distrare dalla pubblicità, che cerca di dirti che la felicità è nell’avere questo o quello. La vera felicità sta nell’accogliere il Bambino e il prossimo. Fermati davanti al Bambino, varie volte ogni giorno, comprenderai fino a che punto Lui ti ama. Spiegalo ai tuoi familiari. Così li aiuterai a "vivere il Natale di Gesù"».
Adorazione dei pastori

Natale, tempo di gioia piena

Giovanni inizia il Vangelo partendo dall’eternità, quando il Verbo (la seconda Persone della Trinità) faceva da “modello” alla creazione. Matteo inizia con l’elenco degli antenati di Gesù. Luca, con l’Annuncio a Maria e l’Incarnazione del Figlio. L’anno liturgico con grande saggezza ci fa ripercorrere l’attuazione del “Progetto”, che il Padre ha pensato, il Figlio ha manifestato e lo Spirito Santo aiuta a viverlo.

L’umanità, però, fatica nell’aderire al Progetto, allora Dio sceglie un Popolo che, attraverso i Profeti, mantenga viva l’Attesa del Messia… e 2000 anni fa, il Figlio dice al Padre: “Eccomi, manda me”… e l’Angelo Gabriele si presenta a Maria per dirle che è stata scelta per “dare carne” al Verbo (il Figlio) che in lei diventa uno di noi, per condividere la nostra Storia, ci salva, facendoci entrare nel Progetto d’Amore della Trinità. L’Annunciazione a Maria dà inizio all’umanità del Verbo e la Sua Nascita lo rende visibile a Betlemme (casa del pane).

San Francesco d’Assisi, quando ideò il primo Presepio (a Greccio), volle che l’Eucaristia fosse celebrata sopra la mangiatoia (in latino: presèpe), per indicare che l’Altare-presepe, è il luogo dove il Verbo si è fatto Carne. In ogni Altare si mangia Gesù, Pane di Vita. In ogni Eucaristia si incontra Gesù: vivo, vero che si fa cibo. Comprendi il motivo per cui ogni domenica (Pasqua della settimana) e ogni festa grande sei invitato ad ascoltare il Verbo (Parola) e a mangiare il Verbo fatto Carne. Solo così avrai la forza per amare Dio e amare il prossimo come lo ama Gesù.

Fa’ in casa un piccolo Presepio, almeno esponi una Immagine di Gesù Bambino per poterlo guardare.

Non lasciarti distrare dalla pubblicità, che cerca di dirti che la felicità è nell’avere questo o quello. La vera felicità sta nell’accogliere il Bambino e il prossimo.

Fermati davanti al Bambino, varie volte ogni giorno, comprenderai fino a che punto Lui ti ama. Spiegalo ai tuoi familiari. Così li aiuterai a “vivere il Natale di Gesù”.

Buon Natale.

Mons. Umberto Gasparini

Foto di copertina: il più antico presepe con figure in stucco a grandezza naturale del mondo si trova nelle Marche, ad Urbino e risale alla metà del Cinquecento, un capolavoro manierista, che porta i visitatori a immergersi nella scena della Natività. Federico Brandani, esponente di rilievo del manierismo scultoreo marchigiano, non esente da influssi dal Correggio, realizzò questa splendida “Adorazione dei pastori” per l’Oratorio di San Giuseppe (sede dell’omonima confraternita, nata agli inizi del XVI secolo ad opera del frate francescano Gerolamo Recalchi, che all’inizio si riuniva all’interno di alcuni ambienti del vicino e meraviglioso Oratorio di San Giovanni Battista, fino a quando verso il 1503 la confraternita volle dotarsi di una propria sede), in via Barocci, dove ancora si trova, raccolto all’interno di una grotta artificiale costruita con rocce tufacee e calcaree. Molti intellettuali di epoche successive ricordano questa opera davvero unica nei propri scritti come delicatissima e “affettuosissima”, nelle cui forme riecheggia l’eleganza del grande Raffaello Sanzio.
Troviamo in questa opera tutti gli elementi tipici del presepe: Gesù adagiato sulla mangiatoia è riscaldato dal bue e dall’asinello, la Madonna e San Giuseppe sono in contemplazione del Bambino. San Giuseppe rimane un po’ delato e quasi scomposto nella posa. Quattro pastori, tre da sinistra e uno da destra, attirati dal un coro di Angeli si fermano ad adorare Gesù. Da osservare che uno dei pastori tiene ancora tra le mani un agnello, simbolo del futuro sacrificio.
Il presepe viene solitamente associato al periodo natalizio, essendo uno dei simboli per eccellenza del Natale, ma ciò che si prova di fronte a questo capolavoro, in un ambiente straordinariamente suggestivo, quale è il luogo che ancora lo custodisce dopo quasi cinquecento anni, vale di certo in qualsiasi mese dell’anno. Davanti al presepe di Brandani si crea un’atmosfera di forte intimità, un ambiente raccolto, nel quale ci si sente letteralmente avvolti da una tenera luce, lieve ma calda, che si propaga dai personaggi della scena. Una sorta di scena teatrale a cui il visitatore assiste silenziosamente o che è portato a commentare sottovoce, tanta è la quiete che emana, quasi per paura di interrompere quel momento così straordinario e magico. Più che a figure scolpite, pare di trovarsi dinanzi a persone reali, che stanno vivendo in quel preciso istante la nascita di un bambino: si percepisce lo stupore per questo lieto evento, soprattutto per quanto riguarda la madre, e l’adorazione dei pastori per la piccola creatura venuta al mondo, ma nello stesso tempo anche la volontà di tutti di accogliere il bambino nella più assoluta tranquillità.

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