La santità nella quotidianità. L’esempio per oggi di Don Miguel Mañara, Cavaliere dell’Ordine di Calatrava nel XVII secolo

La santità è un patrimonio prezioso, che si arricchisce lungo i secoli: ogni santo è un messaggio inedito che Dio ci dona, perché venga custodito nella memoria del cuore, per diventare compagno e guida alla ricerca del Regno. Poi, la custodia orante prende un particolare sapore, quando la santità intessuta di fedeltà feriale nella quotidianità, emerge nelle varie generazioni di una famiglia religiosa, come nel caso della spiritualità monastica cistercense. In un ramo dell’albero secolare cistercense, l’Ordine Militare di Calatrava, incontriamo a Siviglia nel XVII secolo la figura di un Cavaliere, a cui Prof. Padre Pierdomenico Volpi, S.O.Cist., Cappellano di Merito, Referente per l’Abbazia di Casamari della Delegazione della Tuscia e Sabina del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, ha dedicato il volume Don Miguel Mañara Leca Colona y Vicentelo. Cavaliere professo dell’Ordine di Calatrava, pubblicato in novembre 2024 dalle Edizioni Casamari.
Miguel Manara

Il libro di Padre Pierdomenico Volpi è impreziosito dalla Prefazione del Gran Maestro, S.A.R. il Principe Don Pedro di Borbone delle Due Sicilie e Orléans, Duca di Calabria, Conte di Caserta, Capo della Real Casa delle Due Sicilie, Presidente e Decano del Reale Consiglio degli Ordini Militari di Santiago, Calatrava, Alсántara e Montesa. Riportiamo di seguito la Prefazione, seguita dall’Introduzione dell’Autore.

Dalla vicenda di Don Miguel Mañara Leca Colona y Vicentelo (Siviglia, 3 marzo 1627-Siviglia 9 maggio 1679) – la cui famiglia era originaria dalla Corsica, suo padre Tomás Mañara Leca y Colona era nato in Calvi – è sorto, secondo alcuni scrittori, il mito moderno di Don Giovanni. Sin da giovane si fa notare per una violenza stravagante e una intensa mondanità: dirà più tardi di essere stato traditore, blasfemo oltre che boia e di aver servito Venere con rabbia, poi con cattiveria, e finalmente con nausea. Il primo scossone gli venne dall’amore per la giovane moglie e dalla sua prematura morte, a soli trentuno anni. Questo terribile colpo fu l’ora della grazia. Immerso nel dolore, memore di aver masticato l’amara erba dello scoglio della noia, pronunciò il famoso discorso sulla verità: «Ti ricorderai che dovrai essere coperto di terra e calpestato da tutti e allora con facilità dimenticherai gli onori e gli stati di questo secolo». Da allora abbiamo un altro Miguel. Membro della confraternita Hermandad de la Santa Caridad, fondata a metà del XV secolo con il fine di assistere i condannati a morte negli ultimi giorni di vita e vestire gli ignudi, oltre a dare degna sepoltura ai cadaveri abbandonati, a quel tempo numerosissimi, come degli affogati nel fiume o le vittime di qualche epidemia. Le funzioni della confraternita subirono un drastico cambiamento con l’arrivo di Miguel Mañara, che fu il principale fondatore del Hospital de la Caridad in Seviglia atto a dare vitto e alloggio ai poveri, successivamente ampliato con la costruzione di una zona dedicata ai malati terminali, solitamente ripudiati da altri luoghi, con un corpo medico e infermieristico specializzato, facendosi ammettere egli stesso tra i poveri in una cella.

L’Hospital de la Caridad, vicino a Plaza de Toros de la Real Maestranza de Caballería a Siviglia, è dedicato alla Beata Vergine Maria con il venerato titolo di Nostra Signora della Carità, la cui immagine venerata del XV secolo è custodita nella cappella di San Giorgio di Lydda all’interno del complesso, aperta al pubblico. L’istituzione di beneficenza, fondato nel 1674, ancora oggi si prende cura degli anziani e degli infermi.

Il 24 settembre 1754 fu formalmente aperta la causa di beatificazione di Mañara, che gli conferì il titolo di Servo di Dio. La sua fama di santità ha portato alla proclamazione dell’eroicità delle sue virtù da parte di Papa Giovanni Paolo II, nel 1984.

Nel suo libro Don Miguel Mañara Leca Colona y Vicentelo. Cavaliere professo dell’Ordine di Calatrava, Padre Volpi ha evitato di estremizzare il Venerabile Servo di Dio, da una parte facendone l’anti-sognano del mito del “Don Giovanni”, dall’altro parte di focalizzare la sua vita soli sulla sua conversione. Con la pubblicazione di questo libro, la casa editrice dell’Abbazia di Casamari fa conoscere il vero Don Miguel Mañara, non limitandosi ad un approfondimento religioso, ma proponendo una riflessione, che collega il passato al presente, su questioni di grande attualità e rilevanza sociale per la società contemporanea, importante per chiunque voglia riflettere sulle sfide affrontate nel tempo attuale, per essere protagonisti di un cambiamento positivo nella società.

Padre Volpi, stimato docente presso l’Istituto San Bernardo di Casamari e apprezzato studioso di spiritualità e storia religiosa, con la sua vasta conoscenza storica e il suo profondo interesse per le problematiche contemporanee, andando oltre l’aspetto spirituale di Mañara, guida il lettore in una riflessione su questa figura straordinaria, di un uomo che ha saputo incarnare profondamente il concetto di trasformazione personale e di dedizione al prossimo.

Mañara, per quanto radicata in un contesto storico e religioso lontano, ci parla oggi con una sorprendente attualità. In un mondo segnato da profonde disuguaglianze, crisi economiche e incertezze morali, la sua storia rappresenta un esempio di come anche le scelte individuali possano influire positivamente sul tessuto sociale. Mañara, noto in gioventù per il suo stile di vita mondano, decise di abbandonare il lusso e il potere per dedicarsi interamente al servizio degli altri, incarnando un ideale di giustizia sociale e solidarietà attiva. Mañara rappresenta infatti un esempio concreto di come il cambiamento personale possa diventare il motore di un cambiamento collettivo, un modello di trasformazione che oggi può ispirarci a trovare soluzioni alle sfide che affrontiamo, sia a livello individuale che sociale. Le sue scelte non furono soltanto spirituali, ma la sua vita rappresenta un modello di azione fortemente etica, responsabile e civile, guidate dai principi di servizio agli altri e la responsabilità verso la società, contribuendo a ridurre le disuguaglianze e a costruire una comunità più giusta e solidale.

La vita di Mañara offre una lezione potente su come le scelte individuali possano generare un impatto significativo sulla società, in un periodo in cui le crisi globali richiedono una risposta collettiva e solidale. Mettendo in pratica nella sua esistenza la trasformazione del sé per contribuire al bene comune, Mañara dedicò la sua vita al miglioramento delle condizioni di vita dei più vulnerabili, dimostrando che l’impegno concreto verso la comunità può fare la differenza.

Il libro di Padre Volpi è dunque un’opportunità preziosa per riflettere non solo su una figura storica esemplare a livello spirituale, ma anche come un esempio con i suoi valori etici e social che può ispirare ad azioni oggi per contribuire al progresso della società.

Ogni Santo diventa nostro Maestro
e Compagno di viaggio
nella ricerca di Dio e del suo Regno

La Prefazione di S.A.R. il Gran Maestro

Devo сonfessare сhe provo una grande soddisfazione nello sсrivere queste sempliсi righe сhe mi danno l’opportunità di presentare il magnifiсo lavoro svolto da Padre Pierdomeniсo Volpi, Postulatore Generale dell’Ordine Cisterсense e monaсo della famosa Abbazia di Casamari.

La lettura di quest’opera сhe il lettore ha tra le mani permetterà di сonstatare сhe il suo autore desidera riсordarсi la vita e le opere di Don Miguel Mañara e Viсentelo de Leсa, Cavaliere dell’Ordine di Calatrava e personaggio molto rappresentativo del baroссo sivigliano. Egli naсque nella grande Siviglia nel 1627. All’età di ventun anni si sposò, rimanendo vedovo dodiсi anni dopo. Da lì deсise di dare una svolta radiсale alla sua vita dediсando la зua vita all’opera di benefiсenza in modo partiсolarmente esemplare ed edifiсante. Forse questo è il luogo per allontanare la figura di Don Miguel Mañara da un’immagine letteraria сhe era stata assoсiata alla leggenda di Don Juan e a una vita amorosa un po’ movimentata. Niente potrebbe essere più lontano dalla verità. In questo senso, сredo di diсhiararmi viсino al famoзo mediсo e intellettuale spagnolo, il Dottor Marañon, quando definì Miguel Mañara un mistiсo.

Ma с’è dell’altro, l’opera qui presentata è anсhe l’appello сhe la santità è un patrimonio сhe сresсe сon il passare del tempo e сhe la Chiesa сustodisсe сon saggezza per metterlo a dispoзizione di tutte le generazioni. Ogni Santo diventa nostro Maestro e Compagno di viaggio nella riсerсa di Dio e del suo Regno.

Com’è noto, nel 1985 Papa Giovanni Paolo II lo ha diсhiarato Venerabile e sta attualmente proseguendo il proсesso della sua eventuale e desiderata beatifiсazione. Da parte mia, sono vivamente grato a Padre Pierdomeniсo Volpi per l’opportunità сhe mi ha dato di sostenere e valorizzare nella giusta misura l’opera meritoria e tempestiva sul Cavaliere dell’Ordine di Calatrava, Don Miguel Mañara.

Il Don Miguel mitico
e il Don Miguel mistico

L’introduzione dell’Autore

In un ramo del grande albero secolare cistercense – l’Ordine Militare di Calatrava – incontriamo la figura di Don Miguel Mañara Leca Colona y Vicentelo, Cavaliere calatravese di Siviglia, vissuto nel XVII secolo. I «puristi monastici» non condivideranno l’assimilazione di un Ordine Monastico con un Ordine Cavalleresco ma l’ha risposta è stata data, a suo tempo, da San Bernardo con il testo De leude novae militiae. Bernardo in questo scritto vuole elevare il terreno al celeste, vuole condurre il laico a Cristo: «È il rapporto con Cristo che sta all’origine del passaggio dall’una all’altra (milizia) e che sostiene la novità della condizione di coloro che sono chiamati “Christi milites”. L’ordine dei militari viene da Bernardo legato alla realtà di Gesù Cristo e dei suoi avvenimenti per riceverne la conversione» [1]. Tra l’altro è sicuramente fuorviante voler esprimere considerazioni su eventi o persone, con una mentalità e un bagaglio culturale distante secoli o decenni da quando avvennero o vissero.

Il 6 luglio 1985 il Santo Padre San Giovanni Paolo II decretò che il Servo di Dio Miguel Mañara visse le virtù in modo eroico. Questo significa che Don Miguel, per una buona parte della sua esistenza ha vissuto fedelmente la Parola di Dio rispondendo affermativamente ad ogni chiamata del Signore, anche quanto gli è costato sofferenza e sacrificio. Ci sono santi che trovano il Signore e rispondono alla sua chiamata dopo averlo incontrato anche attraverso una vita cristiana superficiale e poi una volta compreso il loro errore, buttano tutto se stessi nelle braccia di Dio. Questo è proprio il caso Miguel Mañara che ad un certo punto della sua vita non si è fatto vincere dalla paura del suo dolore, da ciò che potevano dire la nobiltà di Siviglia e il clero o altri ma, attraverso la sua fragilità di povero peccatore, ha detto il suo SI a Dio. La via della virtù è un percorso fatto in compagnia dell’imperfezione; può sembrare strano, ma San Paolo afferma «Perciò mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, è allora che sono forte» (2 Cor 10,11). Quindi il vivere virtuosamente non è dell’eroe o del superuomo ma la virtù, semplicemente, regge il desiderio profondo di ogni uomo a concretizzare ciò che siamo e ciò che siamo chiamati ad essere, e a vivere in maniera autentica questo desiderio. A volte i termini «eroicità delle virtù» hanno portato fuori strada nel vivere virtuosamente ma Gesù ha insegnato che la virtù era presente dove non avremmo mai immaginato: la fede di una donna cananea, la grandezza di amare di una prostituta, l’altruismo di un furfante che riscuote le tasse o di una povera vedova, il coraggio e l’audacia di un “buon ladrone”.

La persona virtuosa, non vive le virtù come se fossero suo possesso ma è abitata dalle virtù, si nutre delle virtù da quando ha detto il proprio SI a Dio. Chi è virtuoso sa benissimo che è Dio a condurlo sulla strada delle virtù. Miguel Mañara, da quando ha accolto il Signore nella sua vita, non ha fatto altro che vivere pienamente il suo essere Figlio di Dio, Cavaliere di Calatrava e Fratello della Santa Carità, non in modo eroico come comunemente si intende il vivere eroico, ma realizzando il progetto di Colui che lo aveva creato e amato. La santità, quindi, non è fuga, non è trasformismo, non è indifferenza o individualismo; al contrario la fedeltà alla vita del proprio tempo e la partecipazione agli eventi dei propri simili hanno fondamento nella più autentica carità; la più movimentata delle esistenze giunge al culmine della sua riuscita quando è intrisa della più alta bellezza a cui ogni esistenza è chiamata da Dio.

Secondo il Magister delle Cause di beatificazione e canonizzazione il soggetto di queste sono «Tutti coloro che subirono il martirio per Cristo, e dopo la morte furono illustri per segni e miracoli; tutti coloro che, dopo il lodevole esercizio delle virtù eroiche, morirono di una morte preziosa al cospetto del Signore e dopo la morte fiorirono della gloria dei miracoli, sono il soggetto delle canonizzazioni» [2].

Miguel Mañara con la proclamazione dell’eroicità delle sue virtù ha vissuto in questo modo e la sua morte è stata preziosa agli occhi del Signore perché la sua esistenza, e non solo la sua conversione, dopo la chiamata del Signore, è stata una totale e incondizionata risposta al progetto del Signore.

Benedetto XVI in una sua omelia a New York nella Cattedrale di Saint Patrick, nel 2010 ritrae chiaramente il percorso della santità e, quindi, anche il percorso di Miguel Mañara: «Ciò mi conduce ad un’altra riflessione sull’architettura di questa chiesa. Come tutte le cattedrali gotiche, essa è una struttura molto complessa, le cui proporzioni precise ed armoniose simboleggiano l’unità della creazione di Dio. Gli artisti medievali spesso rappresentavano Cristo, la Parola creatrice di Dio, come un “geometra” celeste, col compasso in mano, che ordina il cosmo con infinita sapienza e determinazione. Una simile immagine non ci fa forse venire in mente il nostro bisogno di vedere tutte le cose con gli occhi della fede, per poterle in questo modo comprendere nella loro prospettiva più vera, nell’unità del piano eterno di Dio? Ciò richiede, come sappiamo, una continua conversione e l’impegno di “rinnovarci nello spirito della nostra mente” (cfr Ef 4,23), per acquistare una mentalità nuova e spirituale. Esige anche lo sviluppo di quelle virtù che mettono ciascuno di noi in grado di crescere in santità e di portare frutti spirituali nel proprio stato di vita. Non è forse questa costante conversione “intellettuale” altrettanto necessaria quanto la conversione “morale” per la nostra crescita nella fede, per il nostro discernimento dei segni dei tempi e per il nostro contributo personale alla vita e la missione della Chiesa?» [3].

Ci si può anche domandare quale sia l’utilità di conoscere la vita di un santo visto che si ha già la Parola di Dio e i Sacramenti? Che beneficio ci può essere nell’avere notizie sull’esistenza di Miguel Mañara vissuto in un’epoca così talmente distante dalla nostra, da sembrare un «pezzo da museo»? L’agiografia non è stata forse relegata tra le letture dilettevoli di persone di una certa età che non hanno una poderosa cultura teologica? In quale omelia, in quale Lectio magistralis o conferenze vengono citate pensieri o vicende di un santo?

A queste domande e ad altre simili risponde San Bernardo nella Vita di San Malachia: «Era costui (Malachia) lucerna che arde ed illumina; e non è stata spenta, ma solo rimossa. E chi potrebbe con ragione portarmi rancore se lo ricondurrò tra noi? Davvero non c’è motivo che non debbano essermi riconoscenti gli uomini del mio tempo e ogni generazione che verrà in seguito se faccio rivivere con la mia penna chi, per la sua condizione umana, ci è stato strappato via; se restituisco al mondo uno di cui il mondo non era degno; se conservo al ricordo degli uomini un uomo la cui memoria sarà benedetta da chiunque si degnerà di leggermi» [4].

Ricordare, quindi, Miguel Mañara è come far rivivere un testimone di Cristo che è stato luce del mondo e sale della terra; questo perché: «Si è sempre ritenuto opportuno raccontare le vite insigne dei santi perché siano di specchio e di esempio, e diano sapore alla vita degli uomini sulla terra: così facendo infatti, quei santi, pur dopo morti, continuano in qualche modo a vivere presso di noi e spingono e richiamano alla vera vita molti di coloro che, pur vivendo, sono in realtà morti» [5].

Alle parole di San Bernardo fanno eco quelle dell’Abate Generale dell’Ordine Cistercense, Dom Mauro-Giuseppe Lepori, che nel breve, ma denso ringraziamento alla Sessione di chiusura dell’Inchiesta diocesana del Servo di Dio Padre Benoit Thuan presso il Tribunale del Vicariato di Roma , affermava: «Per promuovere un rinnovamento monastico e missionario nella Chiesa, più che parole abbiamo bisogno di figure ispiratrici, di figure profetiche che hanno saputo affrontare il bisogno di Cristo del loro tempo con una creatività fedele ad una tradizione» [6].

Torniamo a Miguel Mañara. Di lui una scrittrice francese asserisce che «la sua spada era continuamente insanguinata e i suoi crimini erano tanto numerosi quanto i suoi trionfi amorosi» [7]. Alcuni scrittori hanno riconosciuto in lui il mitico “Don Giovanni” reso celebre da più autori. L’Enciclopedia Europea Garzanti, per quanto concerne l’opera di Tirso de Molina El burlador de Sevilla o convidado de piedra in cui appare per la prima volta il personaggio di Don Giovanni, scrive: «Con lui [i.e. Tirso de Molina] nasce uno dei miti dell’età moderna, riassunto nella figura e nella vicenda di Don Giovanni (e non come altri miti riferibili a tradizioni antropologicamente determinabili). Don Giovanni esce da una vaga cronaca di fatti locali e recenti (forse da un certo Miguel Mañara, signorotto sivigliano» [8].

Il primo ad identificare Mañara col leggendario Don Giovanni, fu il francese Prospero Mérimée (Les ames du purgatoire), seguito da Alessandro Dumas padre (Don Juan de Manara). Sicuramente Mérimée, Dumas, Tirso de Molina – non sembra così per Le festin de Pierre di Moliere – furono le fonti cui attinse Josè Zorrilla y Moral per il suo dramma fantastico-religioso, Don Juan Tenorio, che ancora oggi è rappresentato, con successo, in Spagna, ogni anno, nella commemorazione dei defunti nel mese di novembre.

La critica storica, a partire dal Latour con il saggio Don Miguel de Manara Sa vie, son discours sur la vériié, son testament, sa profession de foi, edito a Parigi nel 1857, ha specificato la distinzione tra Don Miguel Mañara e il fantastico Don Giovanni; ma sia lui che alcuni biografi successivi hanno seguitato ad imputare a Mañara quasi tutte le vicende riguardanti il Don Giovanni leggendario.

Accanto a questo filone del «Mañara mitico», si incontra anche quello del «Mañara mistico». A partire dallo scrittore lituano Oscar Vladislas Milosz con il suo Mistero in sei quadri Miguel Mañara [9], vengono dati alle stampe testi che o commentano il testo dello scrittore lituano [10] o si basano su di esso per attualizzare il personaggio seviliano [11]. Anche in questo caso, però, il Venerabile Servo di Dio Don Miguel Mañara non appare pienamente nella sua verità storica.

Negli anni sessanta un libro del gesuita J. M. Granero [12] ha finalmente reso giustizia al vero Don Miguel Mañara. Padre Granero, con una meticolosa indagine storica, ha dimostrato la falsità degli episodi in cui vengono addotte le motivazioni per identificare Miguel col mitico Don Giovanni.

Per conoscere questo personaggio nella sua grandezza e nella sua santità ci si deve rifare alle testimonianze del tempo e a ciò che scrisse Miguel. Avendo come fondamenta questi due pilastri è possibile avvicinarsi all’autentico Miguel Mañara.

[1] Inos Biffi, Cristo desiderio del monaco, Milano 1985, 110.
[2] Benedetto XIV, De Servorum Dei Beatificatione et Beatorum Canonizatione, Città del Vaticano 2010, 1/1, 320.
[3] Omelia di Papa Benedetto XVI, Cattedrale di Saint Patrick, New York, Sabato, 19 aprile 2008.
[4] San Bernardo, Opere, Vita di San Malachia, Vol. I, Milano 1984, 611.
[5] Ibidem, 609.
[6] Dom Mauro Giuseppe Lepori, 10 maggio 2024.
[7] E. Van Loo, Le vrai don Juan, don Miguel Mañara, Paris 1950, 70.
[8] R. Jacobbi, Tirso de Molina, in Enciclopedia Europea Garzanti, IX, Milano 1981, 286-287.
[9] Oscar Vladislas Milosz, Miguel Mañara, Milano 2010.
[10] Oscar Vladislas Milosz, Miguel Mañara, commentato da Franco Nembrini, Bergamo 2015.
[11] Davide Rondoni, Il bacio di Siviglia. Miguel Mañara, l’uomo che fu don Giovanni, Torino 2016.
[12] J. M. Granero, D. Miguel Mañara, Sevilla 1966.

Foto di copertina: Juan de Valdés Leal, Don Miguel Mañara legge la regola della confraternita Hermandad de la Santa Caridad, 1681, olio su tela, 196×225 cm, Hospital de la Santa Caridad, Seviglia.
L’opera rappresenta Miguel Mañara come confratello della Hermandad de la Santa Caridad e grande benefattore dell’Hospital de la Caridad di Siviglia, mentre legge la regola della confraternita.

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