Riflessioni sulle letture festive – II Domenica di Quaresima. La Trasfigurazione di Gesù

È stato pubblicato sul canale Spreaker dell’Ufficio Stampa della Real Commissione per l’Italia del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio il podcast con la meditazione per la II Domenica di Quaresima, a cura del Prof. Don Pietro Pisciotta, letta dalla Dott.ssa Valentina Villano, Dama di Ufficio, di cui riportiamo di seguito l’audio e il testo. Nella Trasfigurazione, Gesù è indicato come la vera speranza dell’uomo e come l’apogeo dell’Antico Testamento. Luca parla dell’“esodo” di Gesù, che contiene allo stesso tempo morte e Risurrezione. I tre apostoli, vinti dal sonno, che rappresenta l’incapacità dell’uomo di penetrare nel Mistero, sono risvegliati da Gesù, cioè dalla grazia, e vedono la sua gloria. Ascoltano le parole del Padre: “Questi è il Figlio mio, l’eletto, ascoltatelo”. Non c’è altro commento. Essi reagiscono con timore e stupore. Vorrebbero attaccarsi a questo momento, evitare l’attimo seguente della discesa dalla montagna e il suo fardello di abitudine, di oscurità, di passione. Ma il ricordo di questa visione li aiuterà a capire, come spiega il Prefazio della Messa di oggi, “che attraverso la Passione possiamo giungere al trionfo della Risurrezione”.
Copertina

Podcast 2-57 – 16 marzo 2025 – II Domenica di Quaresima. La Trasfigurazione di Gesù

Prima Lettura: Gen 15,5-12.17-18 – Dio stipula l’alleanza con Abram fedele. Salmo responsoriale: Sal 26 – Il Signore è mia luce e mia salvezza. Seconda Lettura: Fil 3,17-4,1 – Cristo ci trasfigurerà nel suo corpo glorioso. Vangelo: Lc 9,28-36 – Mentre Gesù pregava, il suo volto cambiò d’aspetto.

Il mio cuore ripete il tuo invito:
«Cercate il mio volto!».
Il tuo volto, o Signore, io cerco,
non nascondermi il tuo volto
(Sal 26,8-9).

La Quaresima è itinerario verso la Pasqua di Risurrezione. Il Vangelo ci conduce al monte Tabor dove Gesù in preghiera si trasfigura: appare ai tre apostoli (Pietro, Giacomo e Giovanni) nello splendore della sua divinità.

Gesù aveva annunziato la sua imminente passione e morte e gli Apostoli erano rimasti male, quasi increduli, tanto amavano il loro Gesù Maestro. Gesù vuole preparare i suoi discepoli al dramma della Passione e questo messaggio è diretto a quanti avrebbero creduto in Lui: da qui l’evento straordinario della Trasfigurazione, che precede la Pasqua ed annuncia la vittoria definitiva sulla morte: la Risurrezione.

Gesù con i tre discepoli era salito sul monte Tabor. I tre Apostoli saranno i testimoni di questo evento straordinario. Come leggere la Trasfigurazione di Gesù?

È un episodio mirabile: la chiave della lettura ce la offre Paolo, che ci ricorda che la nostra patria è il Cielo ed anche il nostro corpo un giorno si trasfigurerà come il corpo di Cristo Gesù. L’episodio è semplice: Gesù con i tre Apostoli sale sul monte a pregare; gli Apostoli si addormentano. Appena svegli, assistono a qualcosa di mirabile: il volto di Gesù era cambiato d’aspetto; la sua veste era divenuta candida e sfolgorante; e due uomini (Mosè ed Elia) conversavano con Lui su quanto sarebbe accaduto a Gerusalemme.

La Trasfigurazione sostanzialmente è una esperienza di preghiera. Quando l’anima raggiunge il culmine, diventa fonte di luce interiore. Quando l’anima si unisce a Dio e la volontà umana si fonde con quella divina, si realizza quel fenomeno mistico che nei “santi” chiamiamo “estasi”. In questa contemplazione mistica, vero squarcio di Paradiso, accanto a Gesù appaiono Mosè ed Elia, che parlano del compimento del mistero della Pasqua ormai imminente. In quel momento Gesù intravede la croce, il suo grande ed estremo sacrificio necessario, voluto dal Padre, per salvare l’uomo, ed esclama il suo “Amen”, eccomi, sia fatta, Padre, la tua volontà. Il Padre conferma l’azione di Cristo facendo udire la sua voce: “Questo è il Figlio, l’eletto, ascoltatelo!”.

Il monte Tabor indica all’uomo la vicinanza con Dio. Anche Mosè è salito sul monte Sinai per ricevere le Tavole della Legge. Anche Elia era salito sul monte Carmelo per incontrarsi con Dio. Il salire sulla montagna è l’itinerario ideale per lasciare da parte il mondo contingente e sperimentare la comunione vera con la divinità.

Qui c’è tutto il programma della Quaresima: questo è il mio Figlio, ascoltatelo. È necessario mettersi in ascolto di Gesù: Egli, vero Dio, ci rivela il Padre perché è la Sapienza eterna, il Verbo divino immagine viva del Padre. Egli vero uomo, nato dalla Vergine, ci porta a riscoprire la nostra vera identità di uomini creati ad immagine di Dio. Ci porta a prendere coscienza dell’amore misericordioso di Dio e della meta per la quale siamo stati creati.

All’udire le parole del Padre, i tre apostoli rimasero con la faccia a terra “presi da grande timore”. Si sentono sgomenti davanti alla maestà divina. Da qui la necessità di ascoltare Gesù, l’esigenza della conversione per rispondere all’amor di Dio con fedeltà e conforme ai talenti e ai carismi ricevuti.

Gesù con la trasfigurazione prepara i suoi discepoli al dramma della imminente Pasqua, evidenziando che la preghiera, oltre al digiuno e alle opere di misericordia, è la colonna portante della vita spirituale. È necessario ogni giorno vincere il proprio io orgoglioso e con piena convinzione rispondere: “Eccomi, Padre, sia fatta la tua volontà”. Gesù insegna: “Chi vuole essere mio discepolo prenda la croce e mi segua”. Il grande poeta Cristiano evidenzia: “Seggendo in piuma, in fama non si vien, né sotto coltre” [*].

Maria SS.ma, madre di Gesù e nostra, ci aiuti ad aderire fedelmente ai disegni divini.

[*] «Omai convien che tu così ti spoltre»,
disse ‘l maestro; «ché, seggendo in piuma,
in fama non si vien, né sotto coltre;

sanza la qual chi sua vita consuma,
cotal vestigio in terra di sé lascia,
qual fummo in aere e in acqua la schiuma

(Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno, Canto XXIV).

Indice dei podcast trasmessi [QUI]

Foto di copertina: Raffaello Sanzio, Trasfigurazione e guarigione del ragazzo posseduto, 1516/20, tempora grassa su tavola, 410×279 cm, Pinacoteca Vaticana, Città del Vaticano.
La Trasfigurazione è un episodio della vita di Gesù descritto nei vangeli sinottici (Mt 17,1-8; Mc 9,2-8 e Lc 9,28-36) e ricordata dall’apostolo Pietro nella sua seconda lettera (2Pt 1,16-17). La corrispondente e omonima festa viene celebrata il 6 agosto dalla Chiesa Cattolica, dalla Chiesa Ortodossa e da altre confessioni Cristiane in ricordo dell’episodio vangelico. Gesù rivela ai tre discepoli diletti il Corpo del Vero Uomo e Vero Dio, che tutti i dodici vedranno dopo la Resurrezione di Gesù dalla morte di croce.
È una delle ultime opere dell’Urbinate, dipinta dall’artista prima di morire, completata nella parte inferiore da Giulio Romano. Ne è presente una riproduzione in mosaico all’interno della Basilica di San Pietro.
La tavola venne commissionata alla fine del 1516 dal Cardinale Giulio de’ Medici per la cattedrale di Narbona. Contemporaneamente ad essa, per la stessa chiesa, venne ordinata a Sebastiano del Piombo la tavola raffigurante la Resurrezione di Lazzaro.
Raffaello non completò l’opera, che venne posta sul suo letto di morte alla dipartita dell’artista. Vasari ricorda che “gli misero alla morte, nella sala ove lavorava, la tavola della Trasfigurazione che aveva finita per il Cardinal de’ Medici: la quale opera, nel vedere il corpo morto e quella viva, faceva scoppiare l’anima di dolore a ognuno che quivi guardava”.
Mai giunta a Narbona, venne posta sull’altare maggiore della Chiesa di San Pietro in Montorio. La tavola fu confiscata e portata a Parigi da Napoleone il 27 e 28 luglio 1798 con il Trattato di Tolentino come oggetto delle spoliazioni napoleoniche. Fu sistemata nel posto d’onore nel Museo del Louvre dove divenne una delle fonti d’ispirazione del neoclassicismo in Francia. Con la Restaurazione, fu riportata in Vaticano nel 1815, sotto la cura di Antonio Canova.
La pala accosta per la prima volta due episodi trattati nel Vangelo secondo Matteo: in alto la Trasfigurazione di Gesù, su una collinetta, con gli apostoli Pietro, Giovanni e Giacomo, prostrati per la sfolgorante manifestazione divina di Gesù, affiancato dalle manifestazioni sovrannaturali di Mosè ed Elia, profeti nelle cui parole si prevedeva l’accaduto.
Nella parte inferiore i restanti apostoli che si incontrano con il fanciullo ossesso, dagli occhi sbiechi e circondato dai parenti, che sarà miracolosamente guarito da Gesù al ritorno dal Monte Tabor. Tale innovazione iconografica è probabilmente da ascrivere alla volontà di aggiungere spunti drammatici per meglio competere con Sebastiano del Piombo e il suo tema, la Resurrezione di Lazzaro, già naturalmente dinamico.
In alto a sinistra si affacciano poi i santi Felicissimo e Agapito, la cui festa si celebrava il 6 agosto, giorno anche della solennità della Trasfigurazione: si tratta quindi di un inserto legato a un significato liturgico. Secondo altri si tratterebbe invece dei santi Giusto e Pastore, protettori di Narbona e anch’essi festeggiati dalla Chiesa il 6 agosto. Interessante è il dolce paesaggio del tramonto che si vede sulla destra, una rara notazione che chiarisce l’ora del giorno.
Particolarmente spettacolare è l’uso della luce, proveniente da fonti diverse e con differenti graduazioni, nonché l’estremo dinamismo e la forza che scaturisce dalla contrapposizione tra le due scene. In definitiva si tratta di due composizioni circolari, una parallela al piano dell’osservatore, in alto, e una scorciata nell’emiciclo di personaggi in basso. Il gesto di Cristo che si libra in volo sollevando le braccia, estrema sintesi personale dell’energia michelangiolesca, era già stato sperimentata in figure minori di affreschi o in opere come la Visione di Ezechiele, anche se qui acquista una vitalità e un’eloquenza del tutto inedita, dando il via a reazioni a catena che animano tutta la pala. Come nel testo evangelico, “il suo volto risplendette come il sole, le sue vesti divennero bianche come la luce” (Mt 7,1-9).
La nube che lo circonda sembra spirare un forte vento che agita le vesti dei profeti e schiaccia i tre apostoli sulla piattaforma montuosa, mentre in basso una luce cruda e incidente, alternata a ombre profonde, rivela un concitato protendersi di braccia e mani, col fulcro visivo spostato a destra, sulla figura dell’ossesso, bilanciato dai rimandi, altrettanto numerosi, verso la miracolosa apparizione superiore. Qui i volti sono fortemente caratterizzati e legati a moti di stupore, sull’esempio di Leonardo da Vinci e opere come l’Adorazione dei Magi.
La diversità tra le due metà, simmetrica e astrattamente divina quella superiore, convulsa e irregolare quella inferiore, non compromettono però l’armonia dell’insieme, facendone “un assoluto capolavoro di movimento e organizzazione delle masse, in cui figure singole e gruppi di eccellente fattura si combinano con grandi moltitudini in un mobile insieme di grande vitalità”. Lo stesso Vasari ricordò l’opera come “la più celebrata, la più bella e la più divina” dell’artista. Sull’asse verticale si consuma infatti il raccordo verso la straordinaria epifania del Salvatore, che scioglie tutto il dramma della metà inferiore in una contemplazione incondizionatamente ammirata.

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