Riflessioni sulle letture festive – Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo

È stato pubblicato sul canale Speaker dell’Ufficio Stampa della Real Commissione per l’Italia del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio il podcast con la meditazione per la solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo, a cura di Don Pietro Pisciotta, letta dalla Dott.ssa Valentina Villano, Dama di Ufficio, di cui riportiamo di seguito l’audio e il testo. Per festeggiare Cristo, Re dell’Universo, la Chiesa non ci propone il racconto di una teofania splendente, ma la scena straziante della passione secondo San Giovanni, in cui Gesù umiliato e in catene compare davanti a Pilato, onnipotente rappresentante di un Impero onnipotente. Scena straziante, in cui l’accusato senza avvocato è a due giorni dal risuscitare nella gloria, e in cui il potente del momento è a due passi dallo sprofondare nell’oblio. Per Gesù, una sola cosa conta: la verità, che ha servito tutta la sua vita. Essere Re dell’Universo è entrare nella verità e renderle testimonianza. È veramente re colui che la verità ha reso libero.
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Podcast 2-24 – 24 novembre 2024 – Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo

«Tu lo dici; sono re; io sono nato per questo, e per questo sono venuto nel mondo: per testimoniare della verità. Chiunque è dalla verità ascolta la mia voce» (Cfr. Gv 18,37)

La solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo è l’evento fondamentale annunciato da Gesù stesso: Egli è il Re atteso (il Messia) ed inaugura il Regno di Dio attraverso la sua presenza ed opera. Interrogato da Pilato, esplicitamente afferma: “Io sono Re”, mentre la folla grida: “È reo di morte”.

L’attuale solennità, istituita nel 1925, ha profonde radici bibliche e teologiche. Il titolo di Cristo Re ci permette di cogliere in modo chiaro la missione di Cristo Gesù Re dei Giudei e Signore dell’Universo, come Egli stesso dirà dopo la Risurrezione: “A me è stato dato ogni potere in cielo e in terra” (Mt. 28,18).

Pilato chiede a Gesù: “Tu sei Re dei Giudei?” Gesù, legittimamente richiesto, deve necessariamente affermare la propria regalità: “Tu lo dici, io sono Re”, salvo poi precisare la natura esatta di questa regalità: “Il mio regno non è di questo mondo”, è in questo mondo ma non è di questo mondo. I Re della terra hanno eserciti ed armi per combattere, Gesù è vero Re dei Giudei, titolo che equivale a Messia e Gesù non può negarlo. La diversità del suo regno appare chiaro, perché attorno a sé non ha sudditi ma uomini liberi che Egli chiama “amici”.

Il brano del Vangelo oggi ci presenta il grande processo della storia: davanti si trovano due personaggi, Pilato e Gesù. Pilato rappresenta la forza e la potenza terrena (rappresenta Roma e l’Impero Romano). Gesù è la verità divina nella quale si muove ed agisce il Cristo. Pilato è la signoria della potenza acquistata con le armi, lo spargimento di sangue e di tante vite umane. Cristo Gesù è la signoria dell’amore, una signoria che non si impone con la violenza, ma cresce e si espande con la testimonianza dell’amore. Davanti a Pilato Gesù non accusa, non protesta, non si difende e non esita a proclamarsi Re. Il suo silenzio fa quasi tremare Pilato, l’uomo potente che ha il potere nelle mani, potere decisionale di vita o di morte, eppure è vittima della paura, schiavo degli umori della folla che grida minacciando: se lo liberi ti accuseremo a Cesare. Gesù, condannato nel pretorio di Pilato, incute paura a tutti vivo e morto.

La verità è una sola: la regalità di Gesù è diametralmente opposta a quella mondana di Pilato. Il mio Regno, evidenzia Gesù a Pilato, non è di questo mondo: Gesù infatti non viene a dominare ma a servire. La regalità di Gesù è al di là dei parametri umani. Gesù non vuole attorno a sé servilismo ma uomini liberi e responsabili. È la verità che ci fa uomini liberi. E la verità di Gesù non è una idea ma una realtà: Io sono la Via, la Verità e la Vita. Solo stando dalla parte di Gesù e seguendo la sua parola, l’uomo sperimenta la verità di Dio.

Gesù, condannato a morte nel pretorio di Pilato, incute paura a tutti sia da vivo che da morto:

  • paura a Pilato, costretto a dichiarare la sua innocenza e a lavarsi le mani dicendo: sono innocente del suo sangue;
  • paura ai Capi del popolo e al Sinedrio, che vedono squarciarsi il velo del tempio da cima a fondo;
  • paura al Centurione romano, che lo assiste al Calvario sino alla morte e va via dicendo: costui era veramente il figlio di Dio;
  • paura a Giuda, il traditore, che corse ed andò ad impiccarsi ad un albero.

Gesù è il vero Re ma il suo regno non trova riscontro nelle categorie politiche umane: un regno contro la falsità, perché Egli è il Re della verità: “Sono venuto nel mondo per rendere testimonianza della verità: chiunque è dalla verità ascolta la mia voce”. Un regno contro gli egoismi e gli odi: Egli è il re dell’amore. Gesù rifiutò il titolo di Re, quando questo era inteso in senso politico, alla stregua dei “capi della nazione”, ma, interrogato ufficialmente da Pilato, rispose: “Tu lo dici, sono Re, ma il mio regno non è di questo mondo”, rivendicando così la sua regalità.

Il Pontefice San Paolo VI, intrepido difensore della regalità di Cristo contro il relativismo imperante, affermò con forza e tenacia la verità regale di Cristo Gesù instaurando l’autentico umanesimo Cristiano. In che cosa consiste il suo potere regale? Il potere di dare la vita eterna, liberare dal male, sconfiggere il dominio della morte. È il potere dell’amore che sa ricavare il bene anche dal male, la bontà anche dai cuori più induriti. Un regno che si impone ma rispetta la libertà di ciascuno: ogni uomo rimane libero di allearsi con Cristo o contro Cristo, di praticare la giustizia o l’iniquità, di abbracciare l’amore e il perdono o preferire la vendetta e l’odio omicida.

Sta a me e a te, amico che leggi o ascolti, rispondere a Dio non con parole ma con fatti concreti. Dio è sempre quel buon pastore che cerca la pecorella smarrita ma è anche giudice giusto dei vivi e dei morti. Gesù ha il diritto di regnare. Noi, che siamo la sua Chiesa, abbiamo il dovere di estendere la sua regalità nel cuore di tutti con la testimonianza missionaria. La nostra preghiera: “Venga, Signore, il tuo Regno di luce“.

Indice dei podcast trasmessi [QUI]

«Tutta l’assemblea si alzò, lo condussero da Pilato e cominciarono ad accusarlo: «Abbiamo trovato costui che sobillava il nostro popolo, impediva di dare tributi a Cesare e affermava di essere il Cristo re». Pilato lo interrogò: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». Pilato disse ai sommi sacerdoti e alla folla: «Non trovo nessuna colpa in quest’uomo». Ma essi insistevano: «Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea fino a qui». Udito ciò, Pilato domandò se era Galileo e, saputo che apparteneva alla giurisdizione di Erode, lo mandò da Erode che in quei giorni si trovava anch’egli a Gerusalemme» (Luca 23 1-7).

«Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre» (Filippesi 2,5-11).

«E da Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dei morti e il principe dei re della terra. A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, 6 che ha fatto di noi un regno di sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen» (Apocalisse 1,5-6).

Foto di copertina: immagine di Tadeusz Serednicki degli anni Sessanta, nel presbiterio a destra della chiesa di San Nicola a Siedliska, Polonia.
La figura di Gesù Re rimanda all’invocazione «Gesù, Re di tutte le nazioni», tratta dalla Sacra Scrittura e coerente con la Tradizione della Chiesa, dove Gesù è chiamato «Governatore, Re della terra» (Ap 1,5). Ci ricorda dell’onnipotenza e dell’amore di Cristo, che indica il suo Sacro Cuore.
O Redentore del genere umano, in questo giorno solenne, eleviamo a Te una fervida preghiera: riguarda a noi, umilmente prostrati innanzi a Te, Signore, e sii il Re non solo dei fedeli, che non si allontanarono mai da Te, ma anche di quei figli prodighi che Ti abbandonarono e permetti che questi, quanto prima, ritornino alla casa paterna, per non morire di miseria e di fame o per discordia da Te separati e vengano richiamati al porto della verità, all’unità della fede, affinché in breve si faccia un solo ovile sotto un solo pastore e per questo largisci, o Gesù, incolumità e libertà sicura alla Tua Chiesa, che sia guidata da santi e fedeli pastori, ed infine concedi a tutti i popoli la tranquillità dell’ordine affinché ovunque si canti lode al Tuo Cuore Divino, da cui venne la nostra eterna salvezza.

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