Podcast 2-80 – Visitazione della Beata Vergine Maria
Prima Lettura: Sof 3,14-18 – Re d’Israele è il Signore in mezzo a te. Salmo responsoriale: Is 12 – Grande in mezzo a te è il Santo d’Israele. Vangelo: Lc 1,39-56 – Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente: ha innalzato gli umili.
Venite, ascoltate,
voi tutti che temete Dio,
e vi narrerò
quanto ha fatto il Signore
per l’anima mia (Cfr. Sal 65,16).
«In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda» (Lc 1, 39). I giorni cui si riferisce l’Evangelista sono quelli appena successivi all’Annuncio dell’Arcangelo Gabriele della divina maternità di Maria. Al termine della sua ambasceria, l’Arcangelo aveva rivelato a Maria che l’anziana cugina Elisabetta aspettava un figlio, perché «nulla è impossibile a Dio» (Lc 1,37). La Madonna decide di assisterla nelle sue necessità e parte “in fretta”, con la leggerezza di chi si è messo completamente nelle mani di Dio.
Maria intraprende questo viaggio in circostanze particolari. Ha appena saputo che sarà la madre del Messia. Lei, una semplice e sconosciuta ragazza che vive in un anonimo villaggio della Galilea. Umanamente parlando, potrebbe sembrare logico che si concentri su ciò che è appena accaduto e su ciò che dovrà affrontare: cosa dirà Giuseppe, cosa penseranno i suoi genitori, gli altri parenti, il resto del villaggio… Tuttavia, la sua anima, piena di grazia, va altrove. Una volta che ha dato il suo sì a Dio – «avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38) – Maria si muove al ritmo di ciò che le suggerisce lo Spirito Santo che è in lei. E lo Spirito Santo non è solito indugiare.
Per questo motivo, dopo l’annuncio sconvolgente, si mette subito ed in fretta in viaggio verso le montagne. Vuole vedere la cugina per offrirle aiuto, affetto ed assistenza; forse anche per condividere la sua gioia, per parlare con l’unica che in quel momento può capire qualcosa delle meraviglie che Dio sta facendo per tutte e due loro.
Analogamente a quanto contempliamo in Maria, anche la nostra vita Cristiana, se segue il soffio dello Spirito Santo, sarà sempre più aperta agli altri. I nostri sforzi per migliorare nelle virtù non saranno autoreferenziali, ma inseparabili dalla fraternità e dall’apostolato. E la nostra intimità con il Signore nella preghiera ci porterà anche a vivere la carità verso tutti “suaviter in modo, fortiter in re”!
Dunque, dopo l’annuncio dell’Angelo, Maria «si mette in viaggio in fretta» dice San Luca, in fretta non frettolosamente, per far visita alla cugina Elisabetta e prestarle servizio. Non è frettolosa, Maria, non agisce emotivamente, ma in quanto piena di grazia e recando il Signore con sé. Aggregandosi probabilmente ad una carovana di pellegrini che si recano a Gerusalemme, attraversa la Samaria e raggiunge Ain-Karim, in Giudea, dove abita la famiglia di Zaccaria.
«Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo» (Lc 1,40-41). Per la prima volta nei Vangeli, vediamo Maria strettamente accostata al Figlio nella redenzione. La sua presenza nella casa di Zaccaria è un canale di grazia divina. È lei, una semplice donna, il primo Apostolo del Signore, e non per una chiamata imperiosa, come sarà per gli altri, semplici uomini, ma per accettazione di una proposta. Ha portato Cristo in quella casa ed anche in questo, attraverso la fede, siamo chiamati a comportarci come lei, perché, se imitiamo le sue virtù, potremo far sì che Cristo nasca, per grazia, nell’anima di molti che incontreremo e che si identificheranno con Lui per opera dello Spirito Santo.
È facile immaginare quali sentimenti pervadano l’animo di Maria nella meditazione del mistero annunciatole dall’Angelo. Sono sentimenti di umile riconoscenza verso la grandezza e la bontà di Dio, che ella esprimerà alla presenza della cugina con l’inno del Magnificat, l’espressione «dell’amore gioioso che canta e loda l’amato» (San Bernardino da Siena): «La mia anima esalta il Signore, e trasale di gioia il mio spirito».
Piena di entusiasmo soprannaturale per l’azione del Paraclito, Elisabetta era felicissima della visita ricevuta. Rivolgendosi alla cugina e già ispirata dallo Spirito esclamò: «Beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto» (Lc 1,45). Queste parole ci invitano a guardare alla fede di Maria, a riconoscerla come maestra di questa virtù e a chiederle di aiutarci a vivere di fede. In questo modo, potremo riconoscere Gesù presente nella nostra vita, saremo convinti che non c’è nulla di impossibile a chi opera fattivamente per lui.
Oggi possiamo chiedere alla Madonna una grande fede, per non essere sopraffatti dagli ostacoli. «Aiuta, o Madre, la nostra fede! Apri il nostro ascolto alla Parola, perché riconosciamo la voce di Dio e la sua chiamata. Sveglia in noi il desiderio di seguire i suoi passi, uscendo dalla nostra terra e accogliendo la sua promessa» (Papa Francesco, Lumen fidei, n. 60).
Ascoltando le parole della cugina, Maria non le risponde direttamente, ma intona un canto di lode a Dio: il Magnificat. La Madonna vede sé stessa attraverso gli occhi di Dio, sente di essere guardata e amata da Lui e comprende con immensa gratitudine che Egli l’ha scelta per pura grazia. Riconoscendosi nella luce divina, esulta di gioia, di quella gioia che è così presente in tutta la liturgia della festa di oggi.
Il canto umile e gioioso di Maria ci ricorda la generosità, la vicinanza e la tenerezza del Signore verso gli uomini. A questa cura paterna e materna fa eco anche, nella prima Lettura di oggi, il profeta Sofonia: «Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente. Gioirà per te, ti rinnoverà con il suo amore, esulterà per te con grida di gioia» (Sof 3,17).
Dio si prende cura anche delle piccole cose delle sue creature e ci chiama per nome, uno per uno (Cfr. Is 43,1). Questa certezza, che scaturisce dalla fede, fa sì che vediamo tutto ciò che ci circonda sotto una luce nuova e che, pur restando ogni cosa uguale, ci rendiamo conto che tutto è diverso, perché tutto è espressione dell’amore misericordioso di Dio.
Questo atteggiamento ci porterà a vivere in continuo ringraziamento per tutto ciò che riceviamo da Lui. Daremo valore alle cose come doni di Dio. Lo vedremo all’opera con il Figlio e con noi nella Creazione come ci assicura Gesù stesso in Gv 5,17.
E nel frattempo, ciò che vorremmo cambiare ci porteranno a essere umili e a confidare nella grazia divina, che sempre accompagna e sostiene i nostri sforzi personali. In questo modo, potremo dire con Maria: «L’anima mia magnifica il Signore… perché ha guardato l’umiltà della sua serva» (Lc 1,46).
La festa della Visitazione della Beata Vergine Maria ci costringe a metterci in cammino seguendo il racconto del Vangelo. Maria è la protagonista di un gesto talmente rivoluzionario che rimarrà come battistrada per tutti coloro che vogliono prendere sul serio Dio.
Ella davanti all’annuncio dell’Angelo sente l’urgenza di trasformare in carità il dono ricevuto. Ed è proprio in questo gesto che Maria ritrova la parola per sé come diretta conseguenza delle parole di Elisabetta. Maria canta la sua storia, la racconta, la condivide.
E mentre ci si guarda dentro scorgiamo anche i segni del domani. Quando guardiamo la nostra vita non dobbiamo soltanto tirare le conclusioni dalle nostre esperienze, dobbiamo avere il coraggio di guardare anche avanti, al futuro, e ricordarci che siamo figli di un Dio che disperde i superbi nei pensieri del loro cuore, rovescia i potenti e gratifica gli umili, ricolma di beni chi è affamato e lascia a mani vuote chi si crede ricco. Maria dice tutto questo mentre sa che dovrà fare i conti con incomprensioni, ansie, cattiverie anche dei suoi più prossimi.
Ella sa bene che la cronaca è molto spesso cronaca “nera”, ma nonostante ciò sa cantare la luce nascosta in essa. L’esperienza della fede non è l’esperienza di vedersi risolti tutti i problemi e per questo sentirsi grati, è invece l’esperienza di saper scorgere un misterioso bene lì dove tutti vedono solo ingiustizia e imprevisti. Il dono di questo sguardo viene pórto a coloro che sanno mettersi in gioco nella carità concreta, così come ha fatto Maria.
È proprio Lei che ci dice qual è lo scopo di ogni carità: portare gioia nella vita degli altri. Chi sa fare questo trova gioia anche per sé.
Quella della Visitazione è, in fondo, la Festa del Magnificat perché prolunga ed espande la gioia messianica della salvezza. Maria, arca della nuova alleanza, è la “teofora”, la “portatrice di Dio” e viene salutata da Elisabetta come Madre del Signore. La Visitazione è l’incontro fra la giovane madre, Maria, l’ancella del Signore, e l’anziana Elisabetta simbolo delle antiche e sterili attese di Israele.
La premura affettuosa di Maria, con il suo cammino frettoloso, esprime insieme al gesto di carità anche l’annunzio che i tempi si sono compiuti. Giovanni che sussulta nel grembo materno inizia già la sua missione di Precursore.
La presenza del Verbo incarnato in Maria è causa di grazia per Elisabetta che, ispirata, avverte i grandi misteri operanti nella giovane cugina, la sua dignità di Madre di Dio, la sua fede nella parola divina e la santificazione del precursore, che esulta di gioia nel seno della madre. Maria rimane presso Elisabetta fino alla nascita di Giovanni Battista, attendendo probabilmente altri otto giorni per il rito dell’imposizione del nome.
Accettando questo computo del periodo trascorso presso la cugina Elisabetta, la festa della Visitazione, di origine francescana (i Frati Minori la celebravano già nel 1263), veniva celebrata il 2 luglio. Sarebbe stato più logico collocarne la memoria dopo il 25 marzo, festa dell’Annunciazione, ma si volle evitare che cadesse nel periodo quaresimale.
La festa venne poi estesa a tutta la Chiesa latina da Papa Urbano VI per propiziare con la intercessione di Maria la pace e l’unità dei Cristiani divisi dal grande scisma di Occidente. Il Sinodo di Basilea, nella sessione del 10 luglio 1441, confermò la festività della Visitazione.
L’attuale calendario liturgico, non tenendo conto della cronologia suggerita dall’episodio evangelico, ha abbandonato la data tradizionale del 2 luglio per fissarne la memoria all’ultimo giorno di maggio, quale coronamento del mese che la devozione popolare consacra al culto particolare della Vergine.
San Francesco di Sales commentava: «Nell’Incarnazione Maria si umilia confessando di essere la serva del Signore… Ma non indugia ad umiliarsi davanti a Dio perché sa che carità e umiltà non sono perfette se non passano da Dio al prossimo. Non è possibile amare Dio che non vediamo, se non amiamo gli uomini che vediamo. Questa parte si compie nella Visitazione».
Indice dei podcast trasmessi [QUI]

Foto di copertina: Giotto di Bordone e bottega, La Visitazione, affresco, 1308 circa-1311 circa, Basilica Inferiore di San Francesco, Assisi.