Podcast 3-7 – 28 settembre 2025 – XXVI Domenica del Tempo Ordinario. Due ceti sociali: Lazzaro e il ricco epulone
Prima Lettura: Am 6,1.4-7 – Ora cesserà l’orgia dei dissoluti. Salmo responsoriale: Sal 145 – Loda il Signore, anima mia. Seconda Lettura: 1Tm 6,11-16 – Conserva il comandamento fino alla manifestazione del Signore. Vangelo: Lc 16,19-31 – Nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti.
«Gesù Cristo da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà» (2Cor 8,9).
Signore, quanto hai fatto ricadere su di noi, l’hai fatto con retto giudizio, poiché noi abbiamo peccato, non abbiamo obbedito ai tuoi comandamenti. Ma ora, salvaci con i tuoi prodigi; da’ gloria al tuo nome, Signore, fa’ con noi secondo la tua clemenza, secondo la tua grande misericordia (Dn 3,31.29.43.42).

Due ceti sociali:
Lazzaro e il ricco epulone
La parabola di Gesù (Lc 16,19-31) prende l’avvio dalla profonda sperequazione sociale esistente, tra chi sguazza nell’abbondanza e chi desidera anche poche briciole per saziarsi. Una parabola di Gesù che è un invito a convertirsi dall’indifferenza e dall’egoismo all’amore, all’accoglienza, alla condivisione perché tutti fratelli e sorelle.
Tutto l’insegnamento della Chiesa: dal Catechismo ai documenti ufficiali del Papa e dei vescovi è un appassionato invito a realizzare nella vita quanto affermiamo nel “Padre nostro”: siamo fratelli, allora dobbiamo vivere da fratelli, da membri dello stesso corpo, figli dello stesso Padre; altrimenti siamo solo ipocriti.
Personaggi chiave della parabola sono il ricco epulone, che mangia e beve e non guarda in faccia a nessuno, e il povero Lazzaro che muore di fame. Gesù, come appare chiaro, non è un politico, ma non è indifferente davanti alle ingiustizie; il suo discorso è puramente religioso con tutte le implicanze socio-economiche. Dio è nostro Padre, gli uomini siamo tutti fratelli e sorelle; davanti a Dio siamo tutti uguali e tutti abbiamo gli stessi diritti.
I talenti ricevuti da Dio e i carismi dello Spirito Santo servono a vivere l’amore, che è comunione e servizio. Luce per la nostra vita è la parola di Dio: ama il prossimo tuo come te stesso. Già l’apostolo Paolo ci ricorda: “Tu, uomo di Dio, tendi alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità; combatti la buona battaglia della fede sino a raggiungere la vita eterna”.
La parabola, come vedi, è costruita sul contrasto dei due protagonisti: il ricco epulone e Lazzaro e dei loro destini. Sulla terra Lazzaro è infelice, disprezzato, emarginato; nella vita eterna le sorti si invertono e mentre Lazzaro è accolto per la sua umiltà e bontà nel “seno di Abramo”, il ricco epulone è scaraventato nell’Ade, nell’inferno dove il tormento del peccatore è raffigurato con l’arsura e il fuoco dell’incendio. Il ricco epulone prega Abramo di inviare Lazzaro in sogno ai suoi fratelli, perché non finiscano anch’essi nell’inferno. Le parole di Abramo, di rimando, sono assai chiare: “I tuoi fratelli hanno Mosè e i profeti, se vogliono si ravvedano; se non ascoltano Mosè e i profeti, neanche se uno risorgesse dai morti potrebbero essere persuasi”.
Ciò che è necessario è credere, la fede nella parola di Dio. La mancanza di fede non è difetto di prove ma di buona volontà. Per chi non vuole credere nessuna prova è sufficiente. L’incredulo non cerca le prove della sua infedeltà, ma come giustificare il suo “non credere”. Se la fede è la verità di Dio, essa interessa l’intelletto e non la volontà, che è la pazza di casa. Chi cerca la verità e la cerca sul serio, presto o tardi la troverà. Se tu chiudi gli occhi alla verità, non sei un povero cieco degno di compassione, ma uno stolto colpevole.
Amico, che leggi o ascolti, il Vangelo ti dà la vera dimensione dell’uomo, creato ad immagine di Dio: i veri “Lazzari” sono coloro ai quali nessuno pensa; sono i disoccupati o sottoccupati, che vengono abbandonati o sfruttati. Gesù nella parabola ci chiede di non usare barriere o abissi tra di noi: siamo tutti fratelli e sorelle per i quali Gesù è morto in croce per redimerci. Ciò che chiede Gesù è la conversione del cuore. Noi ci convertiamo se accettiamo Gesù come “Signore” e Dio come “il padre nostro”. Se il cuore è puro vengono fuori gesti di amore, di solidarietà e servizio; se il cuore è malvagio da esso provengono solo omicidi, guerre, adulteri, prostituzione e ogni genere di male.
Un giorno ci presenteremo davanti a Dio e il Vangelo oggi con la parabola ci invita ad affrontare la realtà sociale; esso non è un libro rivoluzionario, non sta a criticare le ingiustizie, ma le supera con un imperativo categorico: “Ama il prossimo tuo come te stesso”. La vita terrena è preparazione alla vita celeste e i problemi si risolvono in chiave di amore e servizio.
Maria Santissima è la benedetta tra tutte le donne perché ha amato Dio, ha amato il prossimo e noi oggi, supplici la invochiamo: “Santa Maria, prega per noi peccatori, siamo figli tuoi”.


Foto di copertina: Cornelis Galle, Parabola del ricco epulone e del povero Lazzaro, rielaborazione di una stampa di Johann Sadeler, a sua volta basata su un dipinto della bottega di Jacopo dal Ponte detto Jacopo Bassano, circa 1586-1650, inchiostro su carta, 230×292 mm, Rijksmuseum, Amsterdam.
Il ricco epulone viene servito sontuosamente nella sua casa. In cucina si sta preparando un sontuoso banchetto. Sulla soglia giace il povero Lazzaro, un mendicante, che muore di fame. Due cani gli leccano le ferite. Sullo sfondo, un paesaggio raffigura il ricco epulone che cade nelle fiamme dell’inferno e Lazzaro che viene portato in cielo.
