Riflessioni sulle letture festive – XXXIII Domenica del Tempo Ordinario: In marcia verso il Regno dei cieli

È stato pubblicato sul canale Speaker dell’Ufficio Stampa della Real Commissione per l’Italia del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio il podcast con la meditazione per la XXXIII Domenica del Tempo Ordinario, a cura di Don Pietro Pisciotta, letta dalla Dott.ssa Valentina Villano, Dama di Ufficio, di cui riportiamo di seguito l’audio e il testo. Quando si chiede oggi, che cosa sia la fine del mondo, si risponde in termini di catastrofe e di annientamento, così come suggeriscono la bomba atomica e l’inquinamento. Ma quando si interroga Gesù sulla fine dei tempi, risponde in termini di pienezza e di ritorno. Egli afferma che il Figlio dell’uomo ritornerà, per annunciare il regno e il tempo della misericordia, perché tutto si compia. Allora ognuno troverà il proprio posto e otterrà la sua ricompensa in funzione delle proprie opere. Ma ciò che resta nascosto è quando. La sola cosa che conta è sapere che questo ritorno di Cristo ci sarà e che bisogna prepararsi ad esso, altrimenti ci si ritroverà irrimediabilmente esclusi dal Regno.
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Podcast 2-22 – 17 novembre 2024 – XXXIII Domenica del Tempo Ordinario: In marcia verso il Regno dei cieli

«Il Figlio dell’uomo radunerà i suoi eletti dai quattro venti» (Cfr. Mc 13,27)

La Liturgia oggi ci annuncia una grande novità che riguarda ciascuno di noi. Appare duro pensare a queste cose, ma è certo che questo mondo presto finirà: è necessario allora pensare, riflettere ed agire di conseguenza perché è Parola di Dio. Non vuole essere un messaggio allarmistico ma un invito a riflettere per essere preparati.

La prossima domenica è la solennità di Cristo Re e si conclude l’anno liturgico. La Chiesa liturgicamente ci ricorda che anche questo mondo finirà: non si tratta di una ipotesi ma lo ha affermato categoricamente Gesù, ed è parola di Dio. Lo constatiamo anche noi: basta pensare oggi alla fame nel mondo, alle guerre batteriologiche, all’arsenale atomico e ci si accorge che lo stesso uomo ha già creato i presupposti per la distruzione di quanto Dio ha creato. L’uomo ha realizzato con le sue invenzioni i presupposti per autodistruggersi. La fine di questo mondo non è affatto una ipotesi assurda; come si lamentava Tibullo, poeta latino: l’uomo ha inventato le armi per difenderci dagli animali feroci e noi li usiamo per ucciderci a vicenda.

Oggi la Liturgia ci ripete le stesse espressioni apocalittiche: “II sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte”. Spontanea nasce la domanda: quando avverrà? Quando finirà questo mondo? Il “quando” lo conosce solo il Padre, dice Gesù. Il “quando” è solo curiosità e non fa parte della sua missione salvifica: Gesù si è incarnato per salvare l’uomo ed indicare la strada vera per il Regno dei cieli. La seconda venuta di Gesù non deve farci paura, essa è una promessa e non una minaccia.

Il brano del Vangelo (Mc 13,24-32) si ricollega al discorso della caduta di Gerusalemme, che Gesù previde ed annunciò agli Apostoli; questo evento si è consumato nell’anno 70 d.C. ad opera delle legioni romane. Gesù era appena entrato a Gerusalemme, il popolo lo aveva accolto esclamando: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore”. Gesù invece piange sulla Città e ai suoi Apostoli, contenti per l’accoglienza riservata al Signore, preconizzò: di questa Città e del tempio non resterà una pietra sull’altra, tutto sarà distrutto. Alla domanda dei suoi. “Signore, quando questo avverrà?”, Gesù confermerà dicendo non passerà una generazione. La storia ci conferma che nell’anno 70 d.C. l’esercito romano distrusse Gerusalemme, bruciò il tempio ed ancora oggi esiste solo “il muro del pianto”.

Allora come finirà il mondo? Quando finirà? Il “quando” lo sa solo il Padre, dice Gesù; non perché Gesù non lo sappia, ma perché il “quando” non fa parte della sua missione salvifica. Gesù si è incarnato per salvare l’uomo ed indicare la strada vera per il Regno dei Cieli.

È certo però che la crisi che travaglia oggi il creato, il senso di divisione e la fame nel mondo sono segni drammatici. L’uomo non riesce a prendere coscienza che solo la pace, il senso di responsabilità, la condivisione, la solidarietà sono mezzi adatti a risolvere i gravi problemi dell’umanità. L‘uomo corre solo verso l’autodistruzione. Il creato oggi presenta crepe terribili e tutte quelle realtà che sino ad ieri sembravano eterne (sole, luna, stelle, armonia cosmica) sono destinate a finire.

La realtà che ci circonda ci parla di segni premonitori anche se davanti a Dio mille anni sono come un giorno e un giorno come mille anni. Scopo della parola di Dio non serve a creare paure o spaventare, perché tutto ci parla sempre della potenza di Dio e della sua misericordia. Che il mondo finirà è cosa certa ed è parola di Dio; il “quando” è solo nella prescienza infinita di Dio ed è tristemente confortata dalla cattiveria umana, che ha costruito le armi per l’autodistruzione.

Il Vangelo oggi ci invita a stare all’erta, essere preparati; la nostra fede infatti non si fonda sulla precisione di una data ma sulla Parola di Dio. Perché la lettura di questo brano evangelico è stata fatta proprio in questa domenica? La ragione è semplice: siamo alla fine dell’anno liturgico. Domenica prossima è la solennità di Cristo Re: la Chiesa ci ricorda che come finisce l’anno, così finirà anche la nostra vita terrena; viviamo tutti in attesa del regno di Dio: tempi nuovi e terra nuova. Il Signore certamente verrà e questo mondo sarà sconvolto. Chi crede e sarà vigilante non lo teme ma lo spera.

Ci aiuti la Madonna ogni giorno a liberarci dalla schiavitù del peccato e a vivere l’amore verso Dio e il prossimo; solo così saremo ben preparati in quel giorno.

Indice dei podcast trasmessi [QUI]

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