“Vi ringrazio per la testimonianza che siete”. Gli auguri per il Santo Natale 2024 del Cappellano della Delegazione Piemonte e Valle D’Aosta

Riportiamo di seguito la “Lettera per il Santo Natale 2024" del Cappellano della Delegazione di Piemonte e Valle D’Aosta del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, Don Damiano Cavallaro, Cappellano di Merito, Avvocato della Sacra Rota presso il Tribunale Ecclesiastico Interdiocesano di Torino, indirizzata ai Confratelli e alle Consorelle. Nella sua riflessione afferma, che «portandoci alla mangiatoia di Betlemme e adorando il Divino Infante con Maria e Giuseppe, con i pastori e con i Magi, ci inginocchieremo, perciò, di fronte all’unico vero Cavaliere, che vince sulla Croce “avvolto in un mantello di sangue” (…). A Lui e solo a Lui dobbiamo la possibilità di essere, nella Chiesa, “cavalieri” che, con l’aiuto e secondo l’esempio di San Giorgio Martire». Conclude: «Vi ringrazio per la testimonianza che siete, assicuro la personale preghiera per il cammino di ciascuno di voi e per le vostre famiglie, e tutti vi porto sull’altare, con uno speciale ricordo, in questi giorni di grazia, di gioia e di esultanza. In Christo cum Maria».
Natività Ghirlandaio

Egregi Confratelli, Gentili Consorelle,

Mentre ci prepariamo a celebrare lo straordinario Avvenimento dell’Incarnazione, centro e origine della nostra fede, giungano a tutti e a ciascuno i più fervidi auguri di un Santo Natale del Signore.

Guidati dal Vangelo di quest’ultima domenica d’Avvento, domandiamo che anche il nostro cuore possa esultare all’udire la voce della Madre del Signore, come esultò il cuore del Precursore nel grembo di Santa Elisabetta al saluto di Maria: Maria è icona perfetta della Chiesa e il suo saluto ci raggiunge ogni volta che la Chiesa, che porta nel proprio grembo il Mistero di Cristo, ci “tocca” con l’annuncio di salvezza, la celebrazione dei divini Misteri e l’abbraccio della compagnia cristiana.

Esultiamo – dice San Pietro – «di gioia indicibile e gloriosa» (1Pt 1,8) perché viene Colui che, con la Sua Nascita, sconfigge per sempre il regno del male: il Figlio di Dio, infatti, ha preso da Maria Vergine la nostra natura umana e ha unito, così, ogni uomo al Suo stesso destino di Gloria.

Portandoci alla mangiatoia di Betlemme e adorando il Divino Infante con Maria e Giuseppe, con i pastori e con i Magi, ci inginocchieremo, perciò, di fronte all’unico vero Cavaliere, che vince sulla Croce «avvolto in un mantello di sangue»: «il Suo nome è Verbo di Dio […] Re dei re e Signore dei signori» (Ap 19,1w3.16).

A Lui e solo a Lui dobbiamo la possibilità di essere, nella Chiesa, “cavalieri” che, con l’aiuto e secondo l’esempio di San Giorgio Martire, praticano e difendono «la Santa Religione Cattolica, Apostolica, Romana dall’assalto dell’empietà»: quell’empietà che Cristo ha sconfitto col Suo Natale e che, non senza la nostra cooperazione, vuole sconfiggere in ciascuno di noi e nel cuore di ogni uomo.

Ringraziamo il Signore per averci condotti insieme alle soglie del Suo Natale e deponiamo ai piedi della mangiatoia di Betlemme la nostra vita e tutto quanto ci proponiamo di offrirGli, come Delegazione, nell’Anno Giubilare ormai alle porte: il 2025mo dal giorno in cui Egli è venuto ad abitare in mezzo a noi.

Vi ringrazio per la testimonianza che siete, assicuro la personale preghiera per il cammino di ciascuno di voi e per le vostre famiglie, e tutti vi porto sull’altare, con uno speciale ricordo, in questi giorni di grazia, di gioia e di esultanza.

In Christo cum Maria,

Don Damiano Cavallaro

22 dicembre 2024, IV Domenica di Avvento

Foto di copertina: Domenico Ghirlandaio, Adorazione del bambino, circa 1492, tempora su tavola, 85,7x 62,5 cm, Fitzwilliam Museum, Università di Cambridge.
È tempo di Natale e di presepi. Vale la pena ricordare quanto la rappresentazione della Natività sia ricca di significati, non solo dottrinali. È folklore, ricordi personali, emozione, gusto estetico, insieme di simboli legati alla rinascita. È arte.
La cultura del presepe è di matrice francescana: a San Francesco d’Assisi si attribuisce la scelta di allestire a Greccio, la notte del 24 dicembre 1223, la sacra rappresentazione della Natività. Domenicani e Gesuiti l’avrebbero poi affermata. Tra il Duecento e il Cinquecento, si verificò pertanto una fioritura di opere d’arte a tema natalizio. Com’è noto, esse erano il mezzo per istruire una popolazione perlopiù analfabeta. Le scelte iconografiche avevano dunque motivazioni teologiche. Ciò non significa che le raffigurazioni della Natività seguano pedissequamente i Vangeli canonici. Le fonti letterarie sono plurime. Includono: la Legenda Aurea di Jacopo da Varazze (1228/9–1298), raccolta di episodi sulla vita di Cristo e dei santi; il Protovangelo di Giacomo (140/170), sulla vita di Maria e dei suoi genitori; il Vangelo dell’infanzia di Tommaso (metà II sec.) e quello dello Pseudo Matteo (VIII-IX sec.), basato sui due precedenti.
Il tema dell’opera rinascimentale proposta in copertina è l’adorazione del Cristo dopo la nascita. Maria Santissima è inginocchiata sul figlio appena nato in fase di preghiera. San Giuseppe è ritratto come molto più anziano della sua sposa e appare seduto per terra dietro a Gesù. Sulla destra, dietro la culla, il bue e l’asino guardano il bambino. Un angelo vola in una nebbia dorata sopra la collina lontana, annunciando la notizia della nascita del Salvatore ai pastori. Dietro la testa di Giuseppe, stanno viaggiando su di una tortuosa strada da est i Magi, che seguono la stella che brilla su di loro.

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