


Al termine della Celebrazione Eucaristica, la rappresentanza Costantiniana è stata accompagnata in visita guidata da un Frate Minore Conventuale del Santuario, che ha tenuto un intervento sul Miracolo Eucaristico di Lanciano, ricco di spunti catechetici e storici.

L’incontro è proseguito con la visita alla basilica cattedrale della Madonna del Ponte, situata nelle immediate vicinanze del santuario, edificata su tre archi di un ponte di origini romane, noto come il ponte di Diocleziano.

Qui, il Delegato ha incontra la figlia spirituale di San Pio da Pietrelcina, Irene Gaeta (foto sopra), che ha portato in venerazione alla comunità di Lanciano alcune reliquie del santo, che sono rimaste a Lanciano per due giorni. Le reliquie sono state portate anche in una solenne Processione lungo corso Trento e Trieste, a cui sono seguiti momenti di preghiera comunitaria con l’Adorazione Eucaristica e la recita del Santo Rosario.

La Signora Gaeta è nota per aver portato avanti la missione a lei affidata da San Pio da Pietrelcina: la costruzione della Cittadella di Padre Pio (foto sopra) a Vitinia, nel Municipio IX EUR di Roma, un complesso di opere caritatevoli, che include un ospedale pediatrico e centri di ricerca per i sofferenti. Un progetto che ha ricevuto il significativo supporto anche dal Cardinale Camillo Ruini.
Il Miracolo Eucaristico di Lanciano
Il Miracolo Eucaristico è ospitato da oltre dodici secoli nell’antica Anxanum, piccola città medievale sulla costa del mar Adriatico, a metà strada tra San Giovanni Rotondo e Loreto, che in tempi antichi ha cambiato il nome in Lanciano. Secondo la legenda, Lanciano derivante da lancia, poiché si dice che presso la cripta della chiesetta di San Legonziano, sotto il monastero di San Francesco, si trovava una cappella eretta sopra la casa natale del soldato romano Longino, colui che trafisse il costato di Cristo Crocifisso con la lancia. Invece, secondo studi recenti, il nome Lanciano proverrebbe dal fatto che nell’era volgare il termine Anxanum si fosse fuso con la particella locativa “ad”, trasformata nell’articolo determinativo “L”, e che dunque in alcuni documenti Lanciano era riportata anche come L’Anxianum – L’Anciano, successivamente l’articolo si fuse completamente col nome nel XII-XIII secolo. Città di antica tradizione, fu capoluogo dei Frentani, municipio romano e successivamente capoluogo di distretto durante il Regno delle Due Sicilie. Ebbe il titolo di città nel 1212 per volere di Federico II di Svevia.
Il Miracolo Eucaristico ebbe luogo nel secolo VIII nella chiesetta di San Legonziano, come risposta divina al dubbio di un sacerdote sulla reale presenza di Gesù nell’Eucaristia. Con la Consacrazione durante la Messa, l’ostia si trasformò in Carne viva e il vino in Sangue vivo, che si coagulì in cinque globuli, irregolari e diversi per forma e dimensione. L’Ostia-Carne, come si può osservare molto distintamente, ha le stesse dimensioni dell’ostia grande usata nella Chiesa Latina. È di colore marrone chiaro e appare rosata se illuminata dal retro. Il Sangue coagulato ha un colore terroso, che ricorda il giallo dell’ocra.
La tradizione, non attenta come noi oggi ai particolari delle vicende umane, non ci ha consegnato i dati anagrafici del sacerdote tra le cui mani si è verificato lo straordinario e inatteso mutamento. Sappiamo che era un monaco di rito orientale, Greco, appartenente alla grande famiglia spirituale dei Basiliani. Un documento del 1631, che riferisce il Miracolo con dovizia di particolari, ci aiuta ad entrare nel mondo interiore dell’anonimo protagonista, dipingendolo “non ben fermo nella fede, letterato nelle scienze del mondo, ma ignorante in quelle di Dio; andava di giorno in giorno dubitando, se nell’ostia consacrata vi fosse il vero Corpo di Cristo e così nel vino vi fosse il vero Sangue”. Un uomo dunque tormentato dal dubbio, disorientato dalle varie correnti d’opinione, anche nel campo della Fede, lacerato dalla inquietudine quotidiana.
Non abbiamo nessun elemento in mano che ci permetta di fissare il giorno, il mese o l’anno preciso in cui l’Evento si è verificato. La voce della testimonianza storica tardiva e la testimonianza della tradizione orale unanime inquadrano il Fatto entro la cornice dell’VIII secolo, senza ulteriori precisazioni.
Un qualche aiuto ci viene dalla storia del secolo in questione. Sappiamo per certo che in Oriente, sotto l’Imperatore Leone III, si scatenò virulenta la lotta iconoclasta contro il culto delle immagini sacre, culto ritenuto legittimo e teologicamente ineccepibile dalla Chiesa Latina. Una dolorosa vicenda datata all’anno 725 e che determinò un incremento del flusso migratorio dei monaci greci in Italia, tra cui la piccola comunità approdata a Lanciano.
Alla luce di questo generale quadro di riferimento, possiamo ritenere fondatamente e ragionevolmente che il Miracolo si sia verificato tra gli anni 730-750 dell’era Cristiana, con buona approssimazione.

Dal 1713 l’Ostia-Carne è conservata in un artistico ostensorio d’argento, delicatamente sbalzato da un artigiano di scuola napoletana. Il Sangue è racchiuso in una ricca e antichissima coppa di cristallo di rocca.
La chiesa originale fu affidata ai monaci Basiliani fino al 1176; dal 1176 al 1252 fu affidata ai Benedettini; e dal 1252 ai Frati Minori Conventuali per nomina dal Vescovo di Chieti, Landolfo, confermata da una Bolla Pontificia del 20 aprile 1252.
Nel 1258 i Francescani costruirono la chiesa attuale e nel 1700 il suo stile architettonico passò dal romanico-gotico al barocco.
Il Miracolo fu inizialmente custodito in una cappella a lato dell’altare maggiore. Poi, dal 1636, fu custodito in un altare laterale della navata, che conserva ancora l’antica cassa di ferro e l’iscrizione commemorativa. Nel 1902 fu trasferito nell’attuale altare monumentale in marmo, fatto erigere dal popolo di Lanciano.
Furono condotte diverse Ricognizioni ecclesiastiche sul Miracolo. Esse sono verifiche storiche e giuridiche per affermare nei secoli l’autenticità del Miracolo da parte dell’Autorità ecclesiastica. La prima Ricognizione avvenne nel 1574 dall’Arcivescovo Gaspare Rodriguez, il quale constatò che il peso totale dei cinque grumi di sangue equivaleva al peso di ciascuno di essi. Questo fatto straordinario non fu verificato ulteriormente. Il peso attuale complessivo di grumi è di g. 16,505, quello di ciascuno di essi è di g. 8; di g. 2,45; di g. 2,85; di g. 2,05 e di g. 1,15. Bisogna aggiungere mg. 5 di polvere di sangue. Diversi documenti attestano a partire dal secolo XVI, la venerazione resa alle “reliquie” e l’uso che si aveva di portarle in processione in momenti di necessità gravi e urgenti. Altre ricognizioni avvennero nel 1637, 1770, 1866, 1970.
In novembre 1970, per le istanze dell’arcivescovo di Lanciano, Monsignor Perantoni, e del ministro provinciale dei Conventuali di Abruzzo, e con l’autorizzazione di Roma, i Francescani di Lanciano decisero di sottoporre a un esame scientifico queste “reliquie” che risalivano a quasi 12 secoli. Certamente era una sfida: ma né la fede cattolica (che qui non era affatto in gioco), né una tradizione storica certa hanno nulla da temere dalla scienza, perché ciascuna rimane nel proprio campo.
Il compito fu affidato al medico-biologo di fama mondiale, Prof. Odoardo Linoli, docente di Anatomia e Istologia Patologica e di Chimica e Microscopia Clinica, primario degli Ospedali riuniti di Arezzo, coadiuvato dal Prof. Ruggero Bertelli dell’Università di Siena, ha eseguito un’indagine scientifica. Le analisi furono condotte con assoluta e indiscutibile precisione scientifica e furono documentate con una serie di fotografie microscopiche, rese di pubblico dominio dallo stesso Prof. Linoli in una Conferenza tenuta il 4 marzo 1971 presso la chiesa del Miracolo. Ecco le conclusioni essenziali:
La “carne miracolosa” è veramente carne costituita dal tessuto muscolare striato del miocardio.
Il “sangue miracoloso” è vero sangue: l’analisi cromatografica lo dimostra con certezza assoluta e indiscutibile.
Lo studio immunologico manifesta che la carne e il sangue sono certamente di natura umana e la prova immunoematologica permette di affermare con tutta oggettività e certezza che ambedue appartengono allo stesso gruppo sanguigno AB. Questa identità del gruppo sanguigno può indicare l’appartenenza della carne e del sangue alla medesima persona, con la possibilità tuttavia dell’appartenenza a due individui differenti del medesimo gruppo sanguigno.
Le proteine contenute nel sangue sono normalmente ripartite, nella percentuale identica a quella dello schema siero-proteico del sangue fresco normale.
Nessuna sezione istologica ha rivelato traccia di infiltrazioni di sali o di sostanze conservatrici utilizzate nell’antichità allo scopo di mummificazione. Certo, la conservazione di proteine e dei minerali osservati nella carne e nel sangue di Lanciano non è né impossibile né eccezionale: le analisi ripetute hanno permesso di trovare proteine nelle mummie egiziane di 4 e di 5.000 anni. Ma é opportuno sottolineare che il caso di un corpo mummificato secondo i procedimenti conosciuti, è molto differente da quello di un frammento di miocardio, lasciato allo stato naturale per secoli, esposto agli agenti fisici atmosferici e biochimici.
Il Prof. Linoli scarta anche l’ipotesi di un falso compiuto nei secoli passati: “Infatti, dice, supponendo che si sia prelevato il cuore di un cadavere, io affermo che solamente una mano esperta in dissezione anatomica avrebbe potuto ottenere un “taglio” uniforme di un viscere incavato (come si può ancora intravedere sulla “carne”) e tangenziale alla superficie di questo viscere, come fa pensare il corso prevalentemente longitudinale dei fasci delle fibre muscolari, visibile, in parecchi punti nelle preparazioni istologiche. Inoltre, se il sangue fosse stato prelevato da un cadavere, si sarebbe rapidamente alterato, per deliquescenza o putrefazione.
