Conferenza della Delegazione Lombardia su “Dalla Ca’ Granda al nuovo Ospedale Policlinico di Milano: un ecosistema al servizio della Comunità”

Giovedì 6 febbraio 2025 è stato svolto il secondo incontro mensile di quest’anno della Delegazione di Lombardia del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio. L’incontro, che ha avuto luogo nella chiesa di Santa Maria presso San Satiro in via Torino a Milano, è iniziato alle ore 19.00 con la celebrazione della Santa Messa, presieduta da un Cappellano della Delegazione. È seguita una Conferenza dal tema Dalla Ca’ Granda al nuovo Ospedale Policlinico di Milano: un ecosistema al servizio della Comunità, che è stata tenuta dal Presidente della Fondazione Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano. Fondato nel 1456, dal 2020 Ca’ Granda - uno dei maggiori centri ospedalieri d’Europa - si sta trasformando, ricostruendosi, in un nuovo grande edificio, il più grande nel centro di Milano dopo il Tribunale.
Ca' Granda

La celebrazione in rito ambrosiano della Santa Messa del giovedì della settimana della IV Domenica dopo l’Epifania, memoria di San Paolo Miki e compagni, martiri, è stata presieduta da Don Mauro Viganò, Cappellano di Merito.

Riflettendo sul brano del Vangelo (Mc 6, 33-44 – Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose), nella sua omelia Don Viganò ha esortato ad assumersi le proprie responsabilità, come portatori della Parola di Dio. Occorre assumere l’incarico di manifestare l’appartenenza al Signore agli altri. Basta poco, quel poco agli occhi del Signore verrà glorificato, ogni azione, ogni sacrificio, per quanto piccolo porterà alla sazietà e quindi dona tutta l’energia per affrontare le difficoltà.

Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, e non le vincerà nessun tormento. Anche se agli occhi degli uomini subiscono oppressioni, la loro speranza è piena di immortalità. Donaci, o Dio, la gioia di vedere esaudite le nostre preghiere: rendici desiderosi e capaci di collaborare all’edificazione della tua Chiesa con la stessa costanza nella fede dei Santi martiri Paolo Miki e compagni che veneriamo e invochiamo nella memoria della loro gloriosa passione. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Al termine del Sacro Rito, il Delegato per la Lombardia, il Dott. Ing. Gilberto Spinardi, Cavaliere Gran Croce di Merito, ha informa sui prossimi due appuntamenti:

  • Domenica 2 marzo 2025 a Genova – Nell’anno del XI anniversario della beatificazione di Maria Cristina di Savoia, Regina delle Due Sicilie, avvenuta il 25 gennaio 2014 presso la Real Basilica di Santa Chiara in Napoli, le Delegazioni della Liguria e del Piemonte e Valle d’Aosta del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, di comune intesa celebreranno la sua memoria liturgica presso il Santuario di Nostra Signora dell’Acquasanta a Genova, di cui abbiamo dato notizia [QUI]. Le Delegazioni hanno invitato le altre Delegazioni a partecipare.
  • Domenica precedente o seguente il 23 aprile 2025 a Varzi – Come consuetudine, a Varzi verrà reso omaggio all’Insigne Reliquia di San Giorgio Martire, Patrono della Città, ricorrenza molta sentita. Soprattutto per i Confratelli che non potessero partecipare al Pontificale del 26 aprile 2025 in Roma, di cui abbiamo dato notizia [QUI], è una occasione per celebrare il Santo Patrono della Sacra Milizia vicino a casa. Quando il Parroco avrà sciolto la riserva e si conoscerà data precisa e programma, ne sarà data comunicazione.

Prima della Benedizione Conclusiva, il Promotore delle Attività Culturali della Delegazione, Prof. Edoardo Teodoro Brioschi, Cavaliere Gran Croce di Merito, ha recitato la Preghiera del Cavaliere Costantiniano.

A seguire alla Santa Messa, su invito del Prof. Edoardo Teodoro Brioschi, il Relatore Arch. Marco Giachetti, Presidente della Fondazione Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, trattando il tema Dalla Ca’ Granda al nuovo Ospedale Policlinico di Milano: un ecosistema al servizio della Comunità, ha presentato questa nuova realtà ed i suoi molteplici aspetti ed effetti.

Il Prof. Brioschi ha introdotto il tema della Conferenza e ha presentato il Relatore, l’Arch. Giachetti, dal 2011 membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico e dal 2016 ne è Presidente, confermato nel 2024 per un secondo mandato quadriennali, a testimonianza dell’ottimo lavoro svolto.

Marco Giachetti è nato nel 1964 a Como. Laureato in Architettura al Politecnico di Milano nel 1989, l’anno successivo ottiene il Master in Disegno Industriale alla Domus Academy di Milano.
Dopo numerose collaborazioni con importanti studi di architettura, riviste di settore e di informatica, e dopo aver partecipato a diverse mostre di design, nel 1993 apre uno studio proprio e l’anno successivo inizia una consulenza per il centro ricerche della Domus Academy di Milano.
Nel 1997 fonda lo studio Alberico&Giachetti architetti associati, specializzato in ristrutturazioni e costruzioni civili e industriali, studiando in particolare la realizzazione di spazi per uffici e attività commerciali.
Affabile e appassionato, interpreta la sua sensibilità culturale e artistica e i suoi ideali in ogni attività, nel suo privato così come nella valorizzazione delle bellezze e ricchezze del territorio, siano esse del Policlinico che della città di Milano.
La sua storia ed esperienza professionale, unite alle sue capacità di sintesi ed al suo spirito pratico, lo aiutano a facilitare la soluzione alle problematiche e a lavorare in gruppo in maniera propositiva e dinamica anche in ambiti multidisciplinari.
La sua formazione classica lo rende molto sensibile e propositivo nella valorizzazione e nella ricerca della fruibilità del patrimonio artistico e culturale della Fondazione, unico nel panorama della sanità lombarda ed europea.

Un anno fa, l’Arch. Giachetti si era detto soddisfatto della sua riconferma da parte del Governatore della Lombardia, Attilio Fontana: «Ci tenevo particolarmente. Ho cercato di ascoltare tutti, di essere un Presidente istituzionale, per risolvere dal più piccolo problema a quello più grande. Insieme alle associazioni, anche tanti lavoratori, rappresentanti sindacali, hanno scritto delle lettere per chiedere la mia riconferma, è stata una risposta trasversale a tutte le sigle. Penso che questa spinta dal basso della società civile abbia contribuito a farmi fare un altro mandato e a concludere il lavoro iniziato. Ora per altri 5 anni potrò portare avanti il lavoro intrapreso. Soprattutto potrò assistere all’apertura nel 2025 del nuovo Policlinico. Avendo fatto ripartire i lavori fermi da anni, come architetto il mio obiettivo era proprio quello di veder nascere questo nuovo ospedale. Siamo riusciti con il nostro consiglio a partire, ci avevo lavorato anche prima con il Presidente precedente. E ora fa piacere portare a termine quello che avevo iniziato».

Il Relatore innanzitutto ha spiegato il nome Ca’ Granda, sia per l’Ospedale Maggiore che per l’Ospedale Niguarda.

Poi, il Relatore ha presentato la storia della fondazione dell’Ospedale per opera del Duca di Milano Francesco Sforza e da sua moglie Bianca Maria Visconti, il 25 marzo 1456 nella ricorrenza della solennità dell’Annunciazione, perché Biancamaria era molto devota alla Madonna.

In occasione della Festa del Perdono nel giorno della fondazione, si fanno la raccolta di fondi per Ca’ Granda Ospedale Maggiore – negli anni dispari in alternanza con la raccolta fondi per il Duomo, che si svolge negli anni pari – per ridare vita ad un «luogo che è un tesoro nascosto della Città». È l’occasione per tutti i cittadini di rinnovare la tradizione di generosità ed attenzione per i più fragili e per l’ospedale di confermare il suo ruolo internazionale nel campo della medicina e della ricerca. La festa del Perdono è un giorno speciale per l’ospedale e per la Città celebrato da oltre 6 secoli. Tutto iniziò nel 1459 quando Papa Pio II introdusse nel giorno dell’Annunciata, il 25 marzo, la concessione dell’indulgenza plenaria a coloro che avessero fatto visita alla cappella ospedaliera. Fin dalla sua prima edizione giunsero da ogni angolo del ducato folle di fedeli per versare donazioni come riconoscenza per il perdono ricevuto. Da allora si conta un numero incalcolabile di benefattori: grazie alla loro generosità le attività dell’Ospedale non si sono mai fermate garantendo ogni giorno adeguati percorsi di assistenza e cura con uno sguardo al futuro che sta portando al Nuovo Policlinico. La Festa del Perdono è l’occasione per ricordare a tutti i cittadini la costante presenza assistenziale, culturale e scientifica del Policlinico di Milano, ma è anche una grande opportunità per celebrare tutti i sostenitori che oggi come allora, ripongono fiducia nell’ospedale.

Quindi, il Relatore ha illustrato la proprietà immobiliari dell’Ospedale ottenute nel tempo, che comprendono anche un cimitero e la chiesa dell’Annunciata, edificata nel 1637, che è tuttora sede della Parrocchia ospedaliera, della quale è titolare l’Arcivescovo di Milano, e che ospita anche la Cappellania universitaria.

Il Relatore ha proseguito con l’illustrazione della gestione attuale del patrimonio immobiliare con la storia del recupero della situazione deteriorata da 10 anni. Ha spiegato le caratteristiche moderne di costruzione e la conformazione della nuova struttura attraverso i progetti, lo stato di avanzamento dei lavori e i dati relativi alla capienza del Nuovo Ospedale.

Infine, il Relatore ha fatto riferimento anche il Museo dell’Ospedale, concludendo che con tutte le attività messo in cantiere, i cittadini si sono innamorati nuovamente dell’Ospedale e di conseguenza sono aumentate considerevolmente le donazioni.

La slide introduttiva della Relazione recita: «Abbiate cura di ciò che vi è stato donato. La valorizzazione innovativa di un patrimonio secolare restituito ai cittadini» e la slide conclusiva: «“Non vi è nulla di più difficile da realizzare, né di più incerto esito, né più pericoloso di gestire, che iniziare un nuovo ordine di cose. Perché il riformatore ha nemici tra tutti quelli che traggono profitto del vecchio ordine, e solo dei tiepidi difensori in tutto quello che dovrebbero trarre profitto dal nuovo” (Nicolò Macchiavelli). Ma (in Lombardia e a Milano)… si può fare!. Cit. Frankenstein junior».

Approfondimenti

Ca’ Granda Ospedale Maggiore

L’Ospedale Maggiore nasce grazie alla riforma promossa dall’Arcivescovo Rampini nel 1448 e fondato nel 1456 dal Duca di Milano Francesco Sforza e da sua moglie Bianca Maria Visconti. Venne consacrata all’Annunciazione di Maria (poi, non nuovo ordinamento liturgico denominato Annunciazione del Signore), in quanto istituita nel giorno della ricorrenza, il 25 marzo.

La riforma prevedeva, sul modello toscano, l’accorpamento di circa 25 ospedali sorti dall’età medievale a Milano e nella sua diocesi sin dal secolo X. L’edificio progettato dal Filarete è eretto in più fasi dal 1456; completato nel 1805 è appellato Ca’ Granda per la sua enorme estensione (300×100 m) in grado di accogliere 2.400 letti.

Nel 1488 si costruisce il Lazzaretto, che è stato un luogo simbolo della storia e della cultura della città, testimone di eventi tragici e straordinari. Fu concepito come un ricovero per i malati durante le epidemie, in particolare la peste. Il suo nome deriva dal termine veneziano “lazzaretto”, che indicava un’isola dove venivano isolati i lebbrosi. Era una struttura imponente, a forma di quadrilatero, che occupava un’area di circa 14 ettari, delimitata dalle odierne via San Gregorio, via Lazzaretto, viale Vittorio Veneto e corso Buenos Aires. Al suo interno poteva ospitare fino a 16.000 persone, tra appestati, convalescenti e serventi. Al centro si ergeva la chiesa di San Carlo al Lazzaretto, fatta edificare dal Cardinale Carlo Borromeo, Cardinale Protettore dell’Ordine Costantiniano, che visitava spesso i malati e li confortava con la sua presenza.

Il Lazzaretto fu protagonista di uno dei capitoli più celebri della letteratura italiana: il XXXV de I promessi sposi di Alessandro Manzoni, che descrive la terribile peste del 1630 e le vicende di Renzo e Lucia. “Nel tribunale di provvisione vien proposto, come più facile e più speditivo, un altro ripiego, di radunar tutti gli accattoni, sani e infermi, in un sol luogo, nel lazzeretto, dove fosser mantenuti e curati a spese del pubblico; e così vien risoluto, contro il parere della Sanità, la quale opponeva che, in una così gran riunione, sarebbe cresciuto il pericolo a cui si voleva metter riparo”: così Manzoni introduce il Lazzaretto, uno dei luoghi più emblematici e drammatici de I promessi sposi. Manzoni descrive il lazzaretto come un inferno in terra, un “spazio tutt’ingombro” pieno di baracche, capanne e carri, dove la gente si lamentava a gran voce e moriva fra atroci sofferenze. Il Lazzaretto era anche il teatro di alcune delle scene più memorabili del romanzo. Celebre l’incontro tra Renzo e Don Rodrigo moribondo, il quale, pentito dei suoi misfatti, chiede perdono al suo rivale in amore, o il ricongiungimento di Lucia e Renzo, i due protagonisti della storia, che si ritrovano finalmente dopo tante peripezie e tribolazioni.

Al momento della sua nascita, l’Ospedale Maggiore si prefiggeva come obiettivi quelli di fornire assistenza medica gratuita ai più poveri e di migliorare l’efficienza nel servizio sanitario cittadino, facendo convergere i malati, che erano fino a quel momento ricoverati in tante strutture sanitarie minori, in una singola grande struttura, la “Magna Domus Hospitalis”, ancora oggi la “Ca’ Granda”.

Chiesa dell’Annunciata

La chiesa della Beata Vergine Annunciata, che si trova in via Francesco Sforza 32, fu edificata nel 1637, su progetto degli architetti Giovanni Battista Pessina, Francesco Maria Ricchini e Fabio Mangone, grazie alla donazione di Giovan Pietro Carcano, che rese possibile ampliare la Ca’ Granda.

L’edificio è a pianta quadrilatera ed è coperto da una cupola sorretta da otto colonne e coretti al primo piano. Per ornare l’altare fu commissionato al pittore Francesco Barbieri da Cento detto Il Guercino un dipinto raffigurante l’Annunciazione, terminato nel 1639 e ancora oggi in loco. Ma di tutta la struttura, il vero capolavoro sta nel piano inferiore ovvero nella cripta. Qui troviamo, purtroppo, solo tracce degli affreschi di Giovanni Battista detto Il Volpino, realizzati nel 1637, ma notevoli sono le strutture funerarie presenti, vere opere d’arte, purtroppo da pochi conosciute.

Colpisce solitamente i visitatori la statua funeraria di una bambina: Florida. Si racconta che la bimba fosse stata la figlia di Antonio Quaglioni, ricco oculista. Morta per cause a noi sconosciute nel 1878, il padre fece scolpire questa statua in sua memoria dall’artista Metello Motelli. Vicino alla statua si trova il monumento funebre dove la bimba riposa sorvegliata da un angelo. Florida colpisce più di tutte le altre statue nonostante ce ne siano di importanti dal punto di vista artistico. I visitatori restano un attimo in silenzio, commossi nonostante siano passati quasi 150 anni dalla sua morte.

Nell’Ottocento lo stabile fu soggetto a una serie di modifiche tra cui l’aggiunta di una parte absidale, delle vetrate, realizzate da Enrico Crespi e Ludovico Pogliaghi, e della Via Crucis di Federico Buzzi. Durante le incursioni aeree dell’agosto del 1943 l’edificio fu pesantemente colpito e i lavori di ripristino del dopoguerra ne modificarono profondamente l’aspetto interno.

Chiesa di Santa Maria presso San Satiro

La chiesa di Santa Maria presso San Satiro è una chiesa parrocchiale di Milano. La costruzione della chiesa fu intrapresa alla fine del Quattrocento per volere del Duca Gian Galeazzo Sforza e più tardi proseguita da Ludovico il Moro come parte di un ambizioso programma di rinnovamento delle arti nel Ducato di Milano, il quale prevedeva tra le altre cose di chiamare presso la corte milanese artisti da tutta Italia: l’edificio fu infatti progettato secondo nuove forme rinascimentali importate nel Ducato da Donato Bramante. La chiesa, costruita inglobando il più antico sacello di San Satiro da cui prese il nome, è celebre per ospitare il cosiddetto finto coro bramantesco, capolavoro della pittura prospettica rinascimentale italiana.

La chiesa di Santa Maria presso San Satiro è titolare della parrocchia di San Satiro, l’unica in Italia dedicata al santo. La fonte più antica attestante l’esistenza della parrocchia risale al 1209 e riguarda la concessione d’uso di una proprietà della chiesa: tuttavia è probabile che la parrocchia sia molto più antica. Tra il XVIII e il XIX secolo la parrocchia ampliò la propria giurisdizione grazie alla riorganizzazione dell’assetto ecclesiastico giuseppino e napoleonico, incorporando le parrocchie di San Giovanni in Laterano, Santa Maria alla Rosa, San Mattia alla Moneta, Santa Maria Beltrade e San Sepolcro. La chiesa ha il titolo di basilica prepositurale.

Foto di copertina: Cortile dell’Ospedale Maggiore di Milano, scuola lombarda, 1650-99, olio su tela, 344 cm x 194 cm.
La documentazione ospedaliera non permette di accertarne né l’origine né l’autore ed anche un pagamento registrato nei mastri dell’eredità Carcano, in data 30 dicembre 1651, al pittore Gerolamo Chignoli per aver dipinto “due prospettive fatte nelli due cortili di questo ospedale” (AOM, Maestri dell’usufrutto dell’eredità Carcano, XV, 1635-1644, foglio 404) sembra riferirsi più ad affreschi quadraturistici che a vedute su tela.
Post quem per la datazione è il 1649, anno in cui venne completato il nuovo cortile dell’aia Carcano, che nel dipinto appare inquadrato dall’atrio ricchiniano, esattamente di fronte alla chiesa dell’Annunciata.

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