Il Gruppo di Casamari celebra la Santa Messa con le monache benedettine di Boville Ernica

Il Gruppo di Casamari della Delegazione della Tuscia e Sabina del Sacro militare Ordine Costantiniano di San Giorgio ha partecipato di venerdì 5 aprile 2024 a Boville Ernica in provincia di Frosinone, nel cuore della Ciociaria, alla Celebrazione Eucaristica presso la antica chiesa di San Pietro Ispano, comunicante con l’attiguo castello Filonardi, dove ha sede il Monastero di San Giovanni Battista delle monache benedettine, alle cui cure è affidata la chiesa.
Foto di gruppo

Con decreto del Vescovo di Frosinone, Mons. Angelo Cella, le monache benedettine hanno ottenuto l’uso della chiesa con piena autonomia nella sua gestione e delle celebrazioni liturgiche, fatto salvo il diritto di vigilanza del Vescovo. Il decreto si muove dall’intento ecclesiale, espresso nel documento Mutuae relationes della Sacra Congregazione per i Religiosi e gli Istituti Secolari e della Sacra Congregazione per i Vescovi, sui criteri direttivi sui rapporti tra i vescovi e i religiosi nella Chiesa del 14 maggio 1978 [QUI], di rendere le comunità contemplative centri di irradiazione di spiritualità, alla ricerca di Dio in dialogo con il mondo. Così è consentita l’apertura della chiesa ai fedeli per poter partecipare alle celebrazioni liturgiche delle monache, nel rispetto delle regole della clausura.

Poi, prima della benedizione finale, la Badessa Madre Maddalena ha ringraziato l’Ordine Costantiniano per l’aiuto che porta al monastero [QUI] ed ha assicurato a ciascun membro la preghiera delle monache.

Nella sua omelia, Padre Volpi ha ricordato l’importanza di appartenere ad un Ordine Cavalleresco, da non confondersi con un’associazione o una confraternita. Ha ricordato i Cavalieri e le Dame Costantiniani devono costantemente e in ogni circostanza vivere l’amore a Dio e l’amore al prossimo.

L’antico castello Filonardi, il più grande complesso architettonico sul punto più alto del centro storico del Paese è distribuita su cinque fronti, con cortili, splendidi portali, trifore e presente al suo interno soffitti lignei, maestosi scaloni, camini imponenti e preziose pavimentazioni, decorate con il giglio e la quercia, simboli rispettivamente delle famiglie Farnese e Della Rovere. Il complesso è arricchito da pregevoli particolari architettonici, attribuiti a Jacopo Barozzi, detto il Vignola, uno dei più importanti architetti del Rinascimento, al quale si deve anche la realizzazione del portale d’ingresso al castello.

L’edificio fu fatto costruire nel 1532 dal Cardinale Ennio Filonardi (Bauco, oggi Boville Ernica, 1466-Roma, Castel Sant’Angelo, 1549) per la villeggiatura della corte pontificia e lo dedicò al suo benefattore Papa Paolo III, sui resti dell’antico castello baronale dei suoi antenati. Fu un personaggio molto stimato presso la Santa Sede e grazie alle sue doti di diplomatico, amministratore e umanista, godette della fiducia di ben sette papi, da Innocenzo VIII a Paolo III. Morì proprio mentre era in corso il Conclave che probabilmente lo avrebbe eletto Papa.

La chiesa di San Pietro Ispano, che troviamo per la prima volta citata in una bolla di Papa Onorio II del 28 novembre 1125, è a croce latina, con la nave trasversale sopraelevata di sei gradini dal piano della chiesa. Sotto il presbiterio c’è la grotta di San Pietro Ispano, a cui si accede percorrendo la navata principale. La tradizione vuole che la cripta fosse la dimora del santo, dove il santo trovò riparo e visse in penitenza, lasciando Cadice, la città natale. I fedeli dopo la sua morte, trasformarono la grotta in luogo di venerazione e preghiera e vi edificarono una chiesa. Le monache custodiscono le reliquie del santo in un reliquiario a forma di semibusto che raffigura San Pietro Ispano, una pregevole opera d’arte attribuita a Benvenuto Cellini (prima metà del XVI secolo).

Accanto alla porta a sinistra entrando, è posta una croce porfido intarsiata su una lastra di marmo. Vi fu collocata da Giovanni Battista Simoncelli, il fondatore del monastero di Boville Ernica, che la ebbe in dono da Papa Paolo V, di cui era cubicularius (cameriere segreto, ossia addetto al servizio personale del Papa, addetto alla conservazione delle sue vesti), quando fu demolita la facciata della vecchia basilica costantiniana di Roma, come è indicato in latino sulla lapide, con la croce in porfido che era quella che i pellegrini baciavano all’entrata nella Basilica di San Pietro durante gli Anni Santi e questo sin dal Primo nel 1300. Una delle principali donazioni che Mons. Simoncelli fece alla sua famiglia e a tutta la cittadina di Boville fu quella che è chiamata “Cappella Simoncelli” sita all’interno della chiesa di San Pietro Ispano, lo ricorda la lapide unita all’antica croce di porfido posta nella chiesa proprio accanto alla suddetta cappella.

Infatti in quegli anni Papa Paolo V (1605-1621) mise mano alla demolizione di quella parte restante della basilica costantiniana di San Pietro in Vaticano per portare avanti il grandioso progetto della nuova e attuale basilica. Man mano che si procedeva alla demolizione, gli architetti accumularono una grossa quantità di reperti artistici che formavano altari, monumenti e mausolei. Molti di questi elementi vennero donati dal Papa ai principali personaggi dell’epoca, mentre altri vennero conservati ed in seguito riutilizzati. Mons. Simoncelli, essendo il cameriere segreto del Papa e quindi familiare dello stesso pontefice, riuscì ad ottenere dalla magnanimità di Papa Borghese diversi elementi artistici che fece incastonare con una certa eleganza nella sua cappella in Bauco (l’antico nome di Boville Ernica).

Tra gli elementi artistici, il più conosciuto è senza dubbio l’angelo di Giotto, un frammento musivo estrapolato dal famoso mosaico della Navicella disegnato da Giotto per l’atrio dell’antica basilica Vaticana. Tuttavia, sembra inevitabile associare al genio pittorico di Giotto, l’abilità di Pietro Cavallini e della sua scuola, almeno per la realizzazione tecnica del mosaico. Del resto è impressionante la somiglianza dell’angelo di Giotto con quello del Cavallini (nel particolare della testa) nel mosaico dell’Annunciazione (anno 1291) posto nella basilica di Santa Maria in Trastevere. Come ancora è incredibile la somiglianza dell’angelo di Boville Ernica con altri esemplari precedenti del Cimabue affrescati per la basilica di Assisi dove il maestro realizza una serie di angeli a mezzo busto “entro clipei”. Giotto avrà di certo preparato il suo angelo su cartone e lasciato ad altri la realizzazione musiva, della quale il frammento di Boville Ernica è quello meglio conservato di tutta l’opera della Navicella. Il gemello di questo, conservato nelle grotte Vaticane, infatti, è il risultato di una serie di restauri conservativi che ne hanno alterato l’originalità, mentre l’angelo di Boville Ernica non ha subito sostanziali restauri, se non un intervento di pulitura intorno al 1911.

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