Il Pellegrinaggio Costantiniano Internazionale nell’Anno Giubilare 2025. La Speranza non delude – Seconda parte: Pontificale in onore di San Giorgio Martire

Il solenne Pontificale in onore di San Giorgio Martire è stato celebrato sabato 13 settembre 2025 alle ore 11.00 presso la Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura in Roma dall’Arciprete S.Em.R. il Signor Cardinale James Michael Harvey, Balì Gran Croce di Giustizia, all’augusta presenza del Gran Maestro, S.A.R. il Principe Don Pedro di Borbone delle Due Sicilie e Orléans, Duca di Calabria, Conte di Caserta, Primogenito Farnesiano, per Grazia di Dio e Diritto Ereditario Capo della Real Casa delle Due Sicilie, Gran Maestro del Real e Insigne Ordine di San Gennaro e degli Ordini Dinastici della sua Real Casa, ecc.; del Gran Prefetto S.A.R. il Principe Don Jaime di Borbone delle Due Sicilie e Landaluce, Duca di Noto, Presidente della Real Deputazione; e della Reale Magistrale Famiglia. Hanno concelebrato il Priore per l’Italia dell’Ordine Costantiniano, S.Em.R. il Signor Cardinale Dominique Mamberti, Balì Gran Croce di Giustizia, Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica; S.Em.R. il Signor Cardinale Stephen Brislin, Balì Gran Croce di Giustizia, Arcivescovo metropolita di Johannesburg; e dei Cappellani Costantiniani.
Copertina

La presenza delle Porpore romane che hanno officiato il Sacro Rito, ha confermato anche in questa circostanza la vicinanza della Chiesa di Roma al Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, che ha sempre conservato, fin dalla sua istituzione, le caratteristiche di un Ordine equestre cristiano, teso in primis alla santificazione di quanti, lungo i secoli, si sono fregiati delle sue insegne. A tali alti ideali si ispirano, in particolare, quanti hanno ricevuto in questa occasione la Croce di Costantino. Per tutti coloro che si vedono impegnati nell’attuazione del carisma Costantiniano, rimane di esempio il compianto Presidente della Real Commissione per l’Italia, il Duca Don Diego de Vargas Machuca, di felice memoria, che esorta tutti a restare ancorati alla tradizione, che si manifesta come fedeltà rinnovata allo Spirito in circostanze sempre nuove.

Circa 800 Membri partecipanti al Pellegrinaggio Giubilare Costantiniano nell’Anno Santo 2025 si sono radunati all’ora stabilita all’esterno del Quadriportico della basilica ostiense. Ricevute istruzioni dai cerimonieri, si sono disposti in fila per due secondo l’ordine di grado e dignità proprio (Real Deputazione, Real Commissione per l’Italia, Delegati, Gran Croce, Jure Sanguinis, Merito e Ufficio. Alle ore 10.30, il Corteo, con l’esecuzione delle Litanie dei Santi, si è mosso in senso antiorario, percorrendo cioè il braccio sinistro del Quadriportico per raggiungere l’estremità opposta e passare la Porta Santa.

Il Corteo è stato guidato processionalmente da S.A.R. il Gran Maestro, recante la Croce, attorniato da quattro torcieri e seguito dagli Eminentissimi Signori Cardinali, dai Dignitari dell’Ordine Costantiniano, dalla Reale Magistrale Famiglia e da tutti gli altri membri dell’Ordine.

La Delegazione della Calabria del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, nella persona del Segretario Generale della Delegazione, Dott. Domenico D’Auria, Cavaliere di Merito con Placca d’Argento, ha avuto l’onore di portare la bandiera di S.A.R. il Gran Maestro, Capo della Real Casa delle Due Sicilie, che ha un grande significato, soprattutto perché porta il titolo di Duca di Calabria. Il Delegato ad interim per la Calabria, S.E. il Marchese Don Pierluigi Sanfelice di Bagnoli, Balì Gran Croce di Giustizia, Luogotenente per l’Italia Meridionale Peninsulare ha affermato: “È motivo di orgoglio per tutta la Calabria e simbolicamente molto forte. Quello tra S.A.R. il Gran Maestro e la sua terra è un legame spirituale, che non si è mai sciolto”.

Percorso il Quadriportico, giunto alla soglia della Porta Santa, S.A.R. il Gran Maestro vi ha sostato in preghiera. Quindi, baciato lo stipite sinistro si è segnato con l’acqua benedetta e, ripresa la Croce, l’ha varcato, seguito da tutti.

Percorsa la navata centrale della basilica, S.A.R. il Gran Maestro ha sostato innanzi ai gradini dell’Altare della Confessione. Frattanto il Clero dell’Ordine ha raggiunto la propria posizione sul presbiterio, mentre i Dignitari dell’Ordine hanno sostato dietro a S.A.R. il Gran Maestro unitamente alla Reale Magistrale Famiglia. Gli altri Membri dell’Ordine sono rimasti in formazione al centro, per poi disporsi all’ordine dei cerimonieri nei reparti loro propri.

Davanti all’Altare della Confessione, S.A.R. il Gran Maestro ha intonato il Simbolo della Fede, quindi la Schola ha proseguito il canto del Credo, cui tutti si sono uniti. Terminato il canto, S.A.R. il Gran Maestro è asceso in presbiterio e ha preso posto, con dietro di Lui la Reale Magistrale Famiglia. I Dignitari e gli altri partecipanti dietro indicazioni dei cerimonieri hanno preso posto nei reparti loro riservati per partecipare alla Missa Votiva de Mysterio Sanctae Crucis, che è stata celebrata in latino.

All’inizio del Sacro Rito, il Presidente della Real Commissione per l’Italia, S.E. il Principe Don Flavio Borghese dei Principi di Sulmona e di Montecompatri, Balì Gran Croce di Giustizia, ha rivolto un saluto alla Congregazione.

Collecta

«O Padre, che hai voluto salvare gli uomini con la Croce del Cristo tuo Figlio, concedi a noi che abbiamo conosciuto in terra il suo mistero di amore, di godere in cielo i frutti della sua redenzione. Per il nostro Signore Gesù Cristo. Per il nostro Signore Gesù Cristo, Tuo figlio, che è Dio, e vive e regna con Te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen» (in latino).

La Lectio Prima è stata letta in spagnolo da S.A.R. il Principe Juan di Borbone delle Due Sicilie e Landaluce: «In quei giorni, il popolo non sopportò il viaggio. Il popolo disse contro Dio e contro Mosè: “Perché ci avete fatto salire dall’Egitto per farci morire in questo deserto? Perché qui non c’è né pane né acqua e siamo nauseati di questo cibo così leggero”. Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti brucianti i quali mordevano la gente, e un gran numero d’Israeliti morì. Il popolo venne da Mosè e disse: “Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; supplica il Signore che allontani da noi questi serpenti”. Mosè pregò per il popolo. Il Signore disse a Mosè: “Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta; chiunque sarà stato morso e lo guarderà, resterà in vita”. Mosè allora fece un serpente di bronzo e lo mise sopra l’asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di bronzo, restava in vita» (Num 21,4b-9) (in spagnolo).

Il Psalmus Responsorialis (Ps 77 (78)) è stato cantato da un corista del coro della Fondazione Cardinale Domenico Bertolucci. Non dimenticate le opere del Signore! Ascolta, popolo mio, la mia legge, porgi l’orecchio alle parole della mia bocca. Aprirò la mia bocca con una parabola, rievocherò gli enigmi dei tempi antichi.

L’Evangelium è stato proclamato dal diacono: «In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: “Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui”» (Gv 3,13-17).

Dopo la proclamazione del Vangelo, il Cardinal Harvey ha tenuto l’omelia, di cui riportiamo di seguito il testo integrale.

Oratio fidelium

Il Celebrante: Fratelli, certi che dobbiamo la nostra obbedienza a Dio solo e la nostra testimonianza coerente e gioiosa a tutti gli uomini nostri fratelli, impetriamo dal Signore la forza di vivere sempre nella sua volontà supplicandoLo ad una sola voce in questo nostro pellegrinaggio terreno.

Il Cancelliere:

Per la Chiesa tutta e, in particolar modo, per il Santo Padre Leone, per l’Eminentissimo Cardinale celebrante, per il nostro Gran Priore, per il Priore per l’Italia, per i vescovi, per i nostri cappellani e per tutti i ministri di Dio: perché la luce e la forza vittoriosa della Croce di Cristo dissipi in loro ogni umano timore e li renda autentici testimoni della Verità:

Per le nazioni piagate dalle guerre e dalle ingiustizie, e in particolar modo per le popolazioni martoriate del Medio Oriente e dell’Est Europa: perché non siano dimenticate dalla comunità internazionale, ma sperimentino una rinnovata sensibilità e un più concreto aiuto verso la concordia e la pace che solo Cristo può dare:

Per coloro che non credono: perché attraverso la coerente testimonianza cristiana dei cavalieri costantiniani di San Giorgio siano spinti a ricercare con più determinazione un senso alla loro vita e lo trovino finalmente nella fede in Cristo Gesù per essere liberati dal travaglio e dalla solitudine:

Per il nostro Gran Maestro, Sua Altezza Reale Don Pedro di Borbone Due Sicilie, Duca di Calabria, Conte di Caserta: possa guidare sempre con saggezza e paternità la sua augusta Famiglia e tutti i membri della Sacra Milizia Costantiniana nel servizio fedele e generoso a Dio e alla Sua Santa Chiesa:

Per il Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio e in special modo per quanti sono in esso stati ricevuti in questo Anno Santo: per intercessione di San Giorgio martire, testimonino in modo coerente e costante, con fede e fortezza, la speranza salvifica del Dio vivente, nel segno della Croce:

Per l’anima benedetta del Servo di Dio Francesco II, Re delle Due Sicilie, affinché il Signore si degni di concedere a quanti ne invocano l’ausilio e il patrocinio le grazie sperate ed egli possa così, nel pieno rispetto delle leggi ecclesiastiche, ascendere presto agli onori degli Altari quale fulgido esempio di virtù cristiane e regali di Sovrano che ebbe l’onere di reggere la Corona in un’ora buia e umanamente sconfortante della storia, e che anche dall’esilio non smise mai di amare il suo popolo con fervente carità:

Per i Gran Maestri defunti del nostro Ordine; per tutti coloro che ci hanno preceduti nel segno della fede e dormono il sonno della pace: possa il Signore della Vita concedere loro la luce dell’eterna beatitudine e grazie alla nostra preghiera di suffragio possano ottenere il perdono di tutti i peccati:

Per noi tutti che oggi partecipiamo di questo Santo Sacrificio, e in special modo per i consacrati presenti: supplichiamo il Padre della gloria affinché, come figli nel Figlio divino, gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce, diffondendo il buon odore di Cristo verso tutti coloro che incontriamo sulla nostra strada:

Il Celebrante ha concluso: Signore Dio nostro, che hai promesso di esser presente in coloro che ti amano e con cuore retto e sincero custodiscono la tua parola, rendici degni di diventare tua stabile dimora. Per Cristo nostro Signore. Amen.

La Liturgia Eucaristica si è conclusa con la Preghiera dal Cavaliere Costantiniano, letto da S.A.R. il Gran Prefetto:

Signore Gesù, che Vi siete degnato di farmi partecipare alla Milizia dei Cavalieri Costantiniani di San Giorgio, Vi supplico umilmente per l’intercessione della Beata Vergine di Pompei, Regina delle Vittorie, del valoroso San Giorgio Martire, Vostro Glorioso Cavaliere, e di tutti i Santi, di aiutarmi a restare fedele alle tradizioni del nostro Ordine, praticando e difendendo la Santa Religione Cattolica Apostolica Romana contro l’assalto dell’empietà. Essa diventi per me armatura di fede e scudo di buona volontà, sicura difesa contro le insidie dei miei nemici tanto visibili quanto invisibili. Vi prego affinché possa avere la grazia di esercitare la carità verso il prossimo e specialmente verso i poveri ed i perseguitati a causa della Giustizia. Datemi infine le virtù necessarie per realizzare secondo lo spirito del Vangelo, con animo disinteressato e profondamente cristiano, questi santi desideri, per la maggior gloria di Dio, la Glorificazione della Santa Croce e la Propaganda della Fede, per la Pace del Mondo ed il bene dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio. Amen.

Quindi, dopo la Benedizione Conclusiva, prima di sciogliersi, la Congregazione ha intonato il Salve Regina:

Salve, Regína, Mater misericórdiae, vita, dulcédo et spes nostra, salve. Ad te clamámus, éxsules filii Evae. Ad te suspirámus geméntes et flentes in hac lacrimárum valle. Eia ergo, advocáta nostra, illos tuos misericórdes óculos ad nos convérte. Et Iesum, benedíctum fructum ventris tui, nobis, post hoc exsílium, osténde. O clemens, o pia, o dulcis Virgo María!

Poi, prima di recarsi in Sagrestia, accompagnato dal Rev.mo Abate di San Paolo fuori le Mura, Dom Donato Ogliari, O.S.B., le LL.AA.RR. il Duca di Calabria e il Duca di Noto, la Reale Magistrale Famiglia e i Cappellani, hanno visitato la tomba di San Paolo.

Il servizio liturgico è stato curato dalla basilica di San Paolo fuori le Mura e il servizio musicale è stato curato dal coro della Fondazione Cardinale Domenico Bertolucci.

Omelia
del Cardinale James Michael Harvey

Eminenze Reverendissime,
Altezza Reale il Gran Maestro,
Altezze Reali,
Eccellenze,
Illustri Cavalieri e Gentili Dame di questo nobile Ordine Costantiniano di San Giorgio,

in questo anno 2025 di Giubileo Ordinario esprimo davvero sentimenti di gioia nel poter accogliere in questa solenne celebrazione i rappresentanti di un’antica e venerabile istituzione cavalleresca.

Giunga a voi tutti, pertanto, il più fraterno e cordiale saluto di benvenuto nel tempio sacro dedicato all’Apostolo delle Genti, San Paolo.

La presenza dell’Ordine qui oggi richiama una tradizione di Fede, di impegno caritativo e di fedeltà alla Croce di Cristo, che attraversa i secoli e si rinnova nel cuore della Chiesa. Le origini dell’Ordine Costantiniano si fanno risalire all’Imperatore Costantino il Grande, figura cardine della storia Cristiana. Fu lui, nel IV secolo, a ricevere nel cielo un segno prodigioso: la Croce luminosa con l’iscrizione In hoc signo vinces (Con questo segno vincerai). Era la vigilia della battaglia di Ponte Milvio, nel 312 d.C., e da quel momento Costantino avviò un processo di conversione personale e di trasformazione dell’Impero romano che avrebbe mutato il corso della storia.

Proprio nella stessa epoca la prima Basilica di San Paolo “Costantiniana” venne consacrata in data 18 novembre 324 durante il pontificato di Papa Silvestro I.

Fu in questo clima che, secondo la leggenda, nacque una milizia Cristiana, devota alla Croce e impegnata a difendere la fede. Questa comunità si sarebbe poi evoluta nei secoli, fino a prendere la forma stabile e riconosciuta di un Ordine cavalleresco religioso. Nel corso della storia, l’Ordine fu confermato e riconosciuto da diversi Pontefici. Il legame con la Chiesa è sempre stato saldo, nella piena comunione con il Papa e nella fedeltà alla dottrina Cattolica.

L’Ordine Costantiniano non è soltanto una memoria storica o una realtà onorifica: è una presenza viva e operante nella Chiesa e nella società. I suoi membri si distinguono per l’impegno spirituale e per la dedizione concreta alla carità evangelica, promuovendo importanti progetti di assistenza ai poveri e ai malati, sostegno a ospedali, scuole e missioni, attività culturali e religiose a servizio del bene comune, iniziative per la promozione della dignità umana e la libertà religiosa. Attraverso queste opere, l’Ordine diventa testimone silenzioso della Croce, segno di speranza nelle periferie del mondo e nel cuore della Chiesa.

Al centro della vita Cristiana dell’Ordine c’è la figura di San Giorgio, martire del III secolo, venerato in Oriente e in Occidente. San Giorgio, giovane soldato romano, non esitò a dare la vita per Cristo durante le persecuzioni. La sua immagine, raffigurata spesso mentre uccide il drago, simboleggia il trionfo della fede sul male, del coraggio sulla paura, della verità sull’ingiustizia.

San Giorgio, a cui è dedicato l’Ordine, incarna il modello di santità cavalleresca: non quella fatta di gloria terrena, ma di testimonianza evangelica, di servizio umile, di fedeltà fino alla fine. È un modello attuale anche oggi, in un mondo che ha bisogno di credenti coraggiosi, capaci di agire con amore e giustizia.

Credenti coraggiosi come la Vostra Beata Maria Cristina di Savoia. Lontana dall’essere un semplice sentimento, la sua fede Cattolica fu il credo vissuto che permeò ogni istante della sua esistenza. Con un’instancabile dedizione, che la fa ricordare ancora oggi come “Regina dei poveri”, si fece carico delle sofferenze del suo popolo. La sua profonda compassione si trasformò in audaci progetti sociali, volti a dare dignità a chi non aveva nulla. La sua carità fu così vasta da occupare ogni suo pensiero. Offriva rifugio agli ammalati e un tetto ai diseredati. Sosteneva i giovani a rischio morale e finanziava istituti religiosi e laboratori professionali, togliendo così i mendicanti dalla strada. La sua opera considerata la più grandiosa fu la “Colonia di San Leucio”, un vero e proprio modello. Qui, le famiglie non solo avevano una casa e un lavoro, ma anche una chiesa e una scuola obbligatoria per i loro figli.

In questo tempo giubilare, siamo stati invitati a riscoprire la speranza come virtù teologale che anima la vita del credente e orienta il cammino della Chiesa. Sperare non è fuggire dalla realtà, ma guardare oltre, con fiducia nella promessa di Dio.

Nella Bolla di indizione di questo Giubileo ordinario, il Santo Padre Francesco ha scritto che la speranza, insieme alla Fede e alla carità, forma il trittico delle “virtù teologali”, che esprimono l’essenza della vita Cristiana.

Papa Leone ci ha esortato a ricordare che la speranza si riaccende quando scaviamo e rompiamo la crosta della realtà, andiamo al di sotto della superficie: la speranza cambia il mondo, va coltivata con cura nel cuore.

L’Ordine Costantiniano, con la sua lunga storia e la sua testimonianza odierna, dunque, è un segno vero di concreta vita Cristiana, nella continuità della tradizione, nella fedeltà al Vangelo, nella carità operosa. Esso ricorda al mondo che la Croce non è la fine, ma l’inizio; che la luce di Cristo può brillare anche nei tempi più oscuri.

Siamo chiamati tutti a lasciarci ispirare da questo esempio. In un mondo segnato da divisioni e sofferenze, possiamo essere anche noi “pellegrini di speranza”, costruttori di pace, uomini e donne che camminano sotto il segno della Croce, per annunciare la vittoria della vita sulla morte.

Come ci ha ricordato la Parola di Dio che abbiamo ascoltato, non mancano i morsi del serpente nella vita di ognuno di noi. Tuttavia c’è sempre un segno di speranza. Il serpente innalzato da Mosè nel deserto prefigura la Croce di Cristo come lui stesso ricorda nel dialogo con Nicodemo che abbiamo ascoltato nel Vangelo. Siamo chiamati a non morire a causa dei morsi delle fragilità, ma a guardare alla Croce che dona la vera vita, la vita eterna.

Care sorelle, cari fratelli,

a sormontare la cima del timpano della stupenda facciata mosaicata di questa Basilica è posta una croce, imponente e impreziosita. Sotto la croce sono riportate due parole in latino: “Spes unica”. Ciò vuol dire che la croce di Cristo, glorioso simbolo della vittoria sul peccato e sulla morte, è la nostra unica speranza.

Nello spirito di veri pellegrini, camminando, per così dire con la croce in mano, accogliamo con gioia l’appello rivolto da Papa Francesco a tutta la Chiesa per questo Giubileo. Un appello sia pressante che impegnativo a non accontentarci solo di avere speranza, ma anche di irradiare speranza, essere seminatori di speranza. È sicuramente il dono più bello che la Chiesa può fare all’umanità intera, soprattutto in questo momento della sua storia.

Possa lo Spirito Santo, con la sua perenne presenza nel cammino della Chiesa, accompagnare i nostri passi in questo pellegrinaggio di fede, saldi nella speranza che non delude.

Servizio fotografico del Cav. Edoardo Lacrimini.

Avanzamento lettura