La Delegazione Sicilia Occidentale ha svolto a Naro il Convegno “Il Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio tra Leggenda, Storia e Arte”

Sabato 31 maggio 2025 alle ore 17.00 presso la sala delle conferenze del Castello Chiaramontano di Naro in provincia di Agrigento, si è tenuto il convegno dal tema Il Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio tra Leggenda, Storia e Arte, organizzato dalla Delegazione della Sicilia Occidentale del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, con il patrocinio della Città di Naro. Il Segretario Generale della Delegazione, Dott. Salvatore Glorioso, Cavaliere de Jure Sanguinis, ha portato i saluti del Delegato, Nob. Prof. Avv. Salvatore Bordonali, Cavaliere Gran Croce di Giustizia e ha offerto il crest della Delegazione al Sindaco di Naro, Prof. Milro Dalarchi. I Cavalieri di Ufficio, Dott. Pio Vella Cannella e Dott. Giuseppe Caci hanno svolte delle Relazioni, rispettivamente su Origini del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio tra leggenda e storia e I Cavalieri Costantiniani e l’arte nel tempo.
Manifesto

Il Castello Chiaramontano

Su un rilevo su cui si è sviluppato l’abitato di Naro, nei pressi del vecchio Duomo, il complesso architettonico Castello Chiaramontano di Naro è interamente e sufficientemente conservato. Architettonicamente si presenta con una pianta quadrangolare irregolare con una torre quadrata sull’angolo est, a sud una torre semicilindrica, raccordata dal camminamento un tempo utilizzato dalle ronde. Fra le due torri principali si sviluppa un ampio corpo diviso in due piani e suddiviso in vari ambienti con la copertura della sala principale a volte. Una scala conduce dal salone alla terrazza merlata.

Possente e austero, da sempre a controllo e difesa del territorio, il Castello Chiaramontano, dal nome dell’illustre famiglia che dominò Naro per più di un secolo, è ben visibile da tutta la pianura circostante e oltre. Emblema e metafora della Città, ne ha condiviso storia e leggende, come quella che lo vuole abitato dal fantasma di madonna Giselda.

Dichiarato Monumento Nazionale nel 1912, è stato attenzionato da diversi interventi di ristrutturazione, che lo hanno consegnato al territorio. Coinvolgente la visita degli ambienti interni, da mozzafiato la vista panoramica che si gode dalla sua sommità. La visita al castello di sicuro non lascia indifferenti e induce a pensare bene di chi protegge e valorizza tesori “grandi” come questo incantevole maniero, uno dei più importanti della Sicilia.

Di proprietà comunale, il castello attualmente viene usato come spazio espositivo per mostre e incontri d’arte. Al suo interno è allestita la mostra permanente Museo degli Abiti d’Epoca. La mostra offre l’opportunità di ammirare sedici abiti d’epoca (di cui quattordici femminili e due maschili), una divisa militare della Prima Guerra Mondiale e un discreto numero di accessori femminili. Fa parte della più ampia collezione che comprende più di mille pezzi, di proprietà del Prof. Milco Dalacchi, Sindaco di Naro. Un incontro con il passato che incuriosisce e coinvolge.

Il Convegno

Origini del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio tra leggenda e storia
Relazione del Dott. Pio Vella Cannella

L’Ordine Costantiniano è un ordine religioso cavalleresco, che si prefigge la glorificazione della Croce, la diffusione della religione Cristiana, e la difesa della Chiesa cattolica apostolica romana. Come tutti gli ordini cavallereschi fu posto sotto la regola di San Basilio.

Secondo la leggenda deve la sua origine all’Imperatore romano Costantino I il Grande, al quale apparve la Croce luminosa con la scritta In hoc signo vinces prima della vittoriosa battaglia contro Massenzio a Ponte Milvio, avvenuta alle porte di Roma il 28 ottobre 312. Il suo nucleo sarebbe stato formato da cinquanta Cavalieri scelti per la Guardia personale dell’Imperatore ai quali fu affidato il Labaro imperiale, su cui fu posto sopra la Croce con il monogramma di Cristo.

Secondo questa ipotesi, l’Ordine sarebbe il più antico ordine cavalleresco. Verrà posto sotto la protezione di San Giorgio, soldato della Cappadocia martirizzato al tempo dell’Imperatore Diocleziano. Nel Medioevo la lotta di San Giorgio contro il drago divenne il simbolo della lotta del bene contro il male e, per questo, il mondo della cavalleria vi vide incarnati i suoi ideali. La leggenda del soldato vincitore del drago.

La nascita reale dell’Ordine è invece legata alla famiglia degli Angeli Flavi, una dinastia Cattolica dei Balcani nel XVI secolo, con l’Imperatore bizantino Isacco II Comneno, della dinastia degli Angeli (che si dichiarava discendente di Costantino) nel 1190, ad imitazione degli ordini monastico militari sorti in oriente a seguito delle Crociate. Su ordine del Gran Maestro Alessio V Angelo Flavio Comneno, Imperatore d’Oriente, i Cavalieri Costantiniani avrebbero partecipato alla prima Crociata del 1099 e nel 1209 l’Ordine partecipò alla Crociata albigese o catara, voluta dal Papa Innocenzo III, agli ordini del Gran Maestro Alessio Andrea Angelo Flavio Comneno.

La leggenda della nascita dell’Ordine appare per la prima volta dopo la caduta di Costantinopoli e la cattura di Rodi da parte degli Ottomani. L’ultimo discendente del casato, il Principe Giovanni Andrea Angelo Flavio Comneno, morto nel 1703. Nel 1698 concesse il Gran Magistero dell’Ordine al Duca di Parma, Francesco Farnese. Da questi iniziò la fase Farnese dell’Ordine, che durò fino al 1731, data della morte dell’ultimo farnese. Il Gran Magistero passò al ramo cadetto, il Principe Carlo III di Spagna figlio di Elisabetta Farnese. Il Gran Magistero rimase in mano ai Borbone, Sovrani del Regno delle Due Sicilie anche dopo l’unità d’Italia.

Oggi coesistono due rami dell’Ordine, uno ereditato dai Borbone-Parma e l’altro dai Borbone delle Due Sicilie. A sua volta l’ordine napoletano è conteso dalla morte di Ferdinando Pio di Borbone delle Due Sicilie nel 1960, insieme al ruolo di Capo della Casata dei Borbone delle Due Sicilie, dai rami spagnolo-napoletano e franco-napoletano.

L’8 marzo 1984, da Madrid, il Capo della Casa di S.M. il Re di Spagna scrisse a S.A.R. il Principe Don Carlos di Borbone, Duca di Calabria: «Nell’interesse della verità storica e con l’intenzione di chiarire il problema di a chi corrisponda il titolo di Capo della Casa di Borbone delle Due Sicilie e il Gran Magistero dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio, per ordine di Sua Maestà il Re, e come Capo della  Sua Casa, ho ricevuto le opinioni e i rapporti del Ministero di Giustizia e della Reale Accademia di giurisprudenza e legislazione per l’aspetto giuridico della questione; dal Ministero degli Affari Esteri, per l’aspetto internazionale; dall’Istituto Salazar y Castro, del Consiglio di Stato, per la questione storico giuridica».

Attuale Gran Maestro è S.A.R. il Principe Don Pedro di Borbone delle Due Sicilie, Duca di Calabria, Conte di Caserta, Capo della Real Casa delle Due Sicilie.

I Cavalieri Costantiniani e l’arte nel tempo
Relazione del Dott. Giuseppe Caci

Iniziamo questo percorso artistico relativo al Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio da un’opera significativa rappresentante La visione di Costantino realizzata da Raffaello (1520/1524). Raffigura l’episodio precedente alla battaglia di Ponte Milvio che avvenne il 28 ottobre 312. È collocata nell’ultima delle quattro Stanze Vaticane, che Giulio II Della Rovere e il suo successore Leone X Medici affidarono a Raffaello.

La battaglia fu uno scontro decisivo tra l’Imperatore romano Costantino I e l’usurpatore Massenzio, quando ancora l’impero romano era diviso in Oriente e Occidente. Tuttavia, la battaglia di Ponte Milvio segna un punto di svolta nell’Impero Romano, influenzando profondamente la storia religiosa e politica. La vittoria di Costantino, che secondo la tradizione Cristiana, sarebbe stata favorita da una visione della croce e dal motto In hoc signo vinces, sancì l’inizio di un nuovo corso, con Costantino che sarebbe poi diventato Imperatore e avrebbe favorito la diffusione del Cristianesimo.

In un opera di Piero  della Francesca, Il sogno di Costantino (1458/1466), custodito ad Arezzo nella basilica di San Francesco, oltre alla scena rappresentata in perfetto ambiente rinascimentale, si dà risalto alla Croce che viene vista come fonte di illuminazione per Costantino, che solo attraverso quell’oggetto, considerato fino al allora simbolo di sofferenza e punizione, viene trasformata nel simbolo di vittoria sulla morte e di salvezza per coloro che si affidano ad essa, come nel caso specifico le truppe speciali di Costantino, la cosiddetta Cavalleria aurata costantiniana (aurata in virtù del collare d’oro finissimo che portavano i più alti dignitari), che l’Imperatore fondò nel 312 d.C. e ai quali affidò il Labaro imperiale, sopra cui risplendeva la Croce con il monogramma di Cristo e che dopo la sua definitiva vittoria contro Massenzio a Ponte Milvio lo rese signore indiscusso dell’Impero Romano.

La vittoria di Costantino avrà seguito, per i Cristiani, nel 313 con l’Editto di Milano raffigurato da Arrigo Minervi (prima meta del XX secolo) nella porta minore di sinistra del Duomo di Milano.

Ma se nell’arte un episodio può essere descritto sotto forma di panegirici o leggenda, diversamente lo è nei reperti storici che arrivano fino ai nostri tempi. Una moneta di Costantino (327 d.C.) rappresenta nel retro il monogramma di Cristo sulla parte superiore dell’asta del Labaro imperiale, che trafigge un serpente, la rappresentazione della forza del male sin dall’antichità (Cfr. la Genesi e la scacciata dal Paradiso di Adamo ed Eva).

Lo stesso Labaro con il monogramma di Cristo è rappresentato in altre monete dell’epoca romana: in quelle coniate dal Generale Magnenzio (350-353) ed ancora in quelle del Cesare illirico Vetranione, dove addirittura il militare raffigurato regge due labari con il monogramma di Cristo sulla bandiera.

Costantino I, dopo aver sconfitto Massenzio, fonda Costantinopoli (in precedenza Bisanzio) nel 330 d.C., scegliendola come nuova capitale dell’Impero Romano d’Oriente, spostando il crescente spostamento dell’asse politico ed economico verso est.

Costantinopoli fu ufficialmente dedicata e inaugurata l’11 maggio 330, con una cerimonia solenne che rievocava la fondazione di Roma. I Cavalieri di Costantino, ai quali la tradizione vuole affidare la titolarità dell’Ordine Costantiniano, continuarono per 1.200 anni ad essere attivi sotto la tutela ed il governo dei Comneno, Imperatori bizantini fino a quando il VII Duca di Parma e Piacenza, Francesco Farnese, acquista il Gran Magistero dell’Ordine da Don Giovanni Andrea Angelo Flavio Commeno, Principe di Macedonia, Conte di Drivasto e Durazzo.

La conferma di tale concessione sarà descritta nella Bolla papale Militantis Ecclesiae di Papa Clemente XI promulgata il 27 maggio 1718 e il successivo Breve apostolico Sincerae fidei promulgato il del 24 ottobre 1699 da Papa Innocenzo XII dai quali si evince chiaramente come il Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio viene acquisito dal Duca di Parma e Piacenza e la chiara disposizione che il Gran Magistero sarebbe poi stato trasmesso a tutti i suoi discendenti (Padre Filippo Bonanni, S.I., Catalogo degli ordini equestri e militari esposto in immagini, 1724).

L’investitura del nuovo Gran Maestro avvenne solennemente nel 1700 nella chiesa di Santa Maria della Steccata a Parma, che da allora divenne sede dell’Ordine e dove lavoreranno artisti di grande spessore come Michelangelo Anselmi, che realizza nell’abside l’Incoronazione della Vergine (1541-1542), e il Parmigianino, che sarà l’autore delle Tre vergini sagge e tre vergini stolte (1531-1539), raffigurate nell’arco trionfale del presbiterio.

Dopo Francesco Farnese, il Gran Magistero fu affidato al Duca Antonio Farnese che, nonostante sposato nel 1728 con Enrichetta d’Este per tentare di avere un erede, lascia vacante il trono del Ducato. Ma Elisabetta Farnese moglie di Filippo V di Spagna e nipote del Duca Francesco riuscì a far affidare lo stesso Ducato al figlio Carlo, che nell’ottobre del1732 ne prese possesso.

Tuttavia, Carlo aveva solo sedici anni e non fece in tempo nemmeno ad ambientarsi, perché due anni dopo la madre e il Cardinale Alberoni gli procurarono la Corona di Napoli.

Carlo di Borbone fu riconosciuto da tutte le potenze europee come legittimo sovrano dei due Regni Napoli e Sicilia, e gli fu ceduto anche lo Stato dei Presidi, a condizione che questi Stati rimanessero sempre separati dalla Corona di Spagna. Fu però obbligato a rinunciare al Ducato di Parma e Piacenza, ceduto all’Imperatore, e al diritto di successione sul Granducato di Toscana, tuttavia conservò comunque per sé e per i suoi successori i titoli di Duca di Parma, Piacenza e Castro e Gran Principe ereditario di Toscana. Inoltre, ottenne il diritto di trasferire da Piacenza e Parma a Napoli tutti i beni ereditati dai Farnese, compreso il Gran Magistero del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio.

Si farà chiamare Carlo di Borbone, abolendo la precedente numerazione in quanto aprirà una nuova dinastia in Sicilia e adottando uno stemma araldico molto complesso data la lunga storia di conquiste e battaglie, di domini e del susseguirsi di famiglie, che si sono contese l’Italia Meridionale.

Il primo nucleo dello stemma deriva direttamente dagli Angiò (un tappeto di gigli d’oro in campo azzurro sormontato da un rastrello rosso), di cui i Borbone sono i discendenti. Lo scudo di Gerusalemme fu portato in precedenza da Federico II di Svevia. Successivamente gli Aragonesi dopo aver scacciato gli Angioini dalla Sicilia, pretesero di governare anche sul Regno di Napoli, per cui lo stemma araldico si arricchì anche dei colori della famiglia Aragona. Con la conquista dei due Regni da parte dei Re Cattolici Isabella di Castiglia e Ferdinando II d’Aragona, lo stemma acquisì le Armi di Castiglia, Leon e Granada. Con la venuta di Carlo V al trono di Spagna, lo stemma si caricò delle Armi di Austria, Borgogna, Brabante, Limburgo e Tirolo. Per la prima volta lo scudo si cinse alla base dal Collare del Toson d’oro (istituito nel 1730 dal Duca di Borgogna Filippo il Buono di Valois).  Filippo II porterà le Armi di Portogallo, Fiandra e Anversa. Quando Carlo di Borbone riconquistò i Regni di Napoli e di Sicilia caricò lo scudo paterno (spagnolo) delle Armi di Parma e di Toscana. All’estremità dello stemma conservò il Toson d’oro a cui aggiunse il Collare del Santo Spirito, di cui era insignito, il Collare dell‘Ordine Costantiniano di San Giorgio, ed il Collare dell’Ordine di San Gennaro, da lui stesso istituito. Infine con il decreto del 21 dicembre 1816 Ferdinando I provvide alla definizione dello stemma, che tutti conosciamo. Nel riordinare lo stemma, infine fu aggiunto il Collare della Concezione e quello di San Ferdinando e del Merito. Insomma, si tratta di uno stemma frutto di conquiste e di conquistatori, che si sono successi nel tempo e che hanno fatto grande la storia del Regno delle Due Sicilie.

La descrizione della Croce del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio è più semplice, ma ricca di significato. È una croce greca di oro gigliata, smaltata di color porpora, spesso associato a nobiltà, ricchezza e potere. Alle quattro estremità ha le lettere I.H.S.V. (In Hoc Signo Vinces) e nel centro il monogramma XP, con a lato le lettere greche Alfa e Omega.

Carlo III di Borbone nel 1742 fece costruire provvisoriamente presso la Basilica di Santa Chiara a Napoli, in attesa che venisse costruita in un altro luogo, la definitiva struttura che avrebbe ospitato i resti dei reali con le famiglie. Col tempo e con l’aggiunta man mano di altri componenti della Real Casa di Borbone nella Cappella, l’ambiente divenne definitivamente stabile nell’ospitare i reali.

La Cappella costituisce il Pantheon dei Borbone da Ferdinando I a Francesco II, ultimo Re delle Due Sicilie, di sua moglie Maria Sofia e della loro figlia Maria Cristina.

Nella cappella campeggia l’opera di Girolamo Macchietti, Incredulità di San Tommaso (1535-1592), unica opera superstite ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale.

Per volontà di Ferdinando I delle Due Sicilie a Napoli fu costruita la Reale Pontificia Basilica di San Francesco di Paola, affidata all’Architetto ticinese Pietro Bianchi e arricchita di opere di artisti di grande pregio tra i quali Antonio Licata, Tommaso De Vivo, Giuseppe Bonito, Luca Giordano, Raffaele Postiglione, Paolo De Matteis ed altri.

La Real Deputazione del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio ha sede presso la Basilica di Santa Croce al Flaminio, voluta da Pio X nel 1913, costruita dall’Ingegnere Aristide Leonori. La consacrazione avviene il in occasione del XVI centenario dell’Editto di Milano del 313. Il luogo dove viene eretto il luogo di culto, secondo la tradizione, era quello dove l’imperatore Costantino I fece suonare le trombe per annunciare alla Città la fine delle ostilità contro i Cristiani.

La basilica è riccamente ornata con ricami, gioie e dell’antico Labaro Costantiniano, l’insegna militare sulla quale Costantino fece porre il Segno della Croce in seguito alla famosa visione (In hoc signo vinces). Ecco come si terminare questa dissertazione: dalla Croce di Costantino alla Santa Croce al Flaminio. La Croce, simbolo complesso con una doppia valenza: simbolo di morte, legato alla passione e morte di Gesù, ma anche simbolo di vittoria, incarnando la sua Resurrezione e la sua capacità di vincere la morte. La vittoria del bene sul male alla quale i Cavalieri del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio credono e professano sin dalla sua nascita.

Prossimi appuntamenti

La Segreteria Generale della Delegazione della Sicilia Occidentale ha ricordato gli ultimi due eventi in calendario prima della pausa estiva:

Martedì 10 giugno 2025 alle ore 15.30, la Delegazione come di consueto cucinerà e servirà la cena ai più bisognosi presso l’Istituto del Boccone del Povero in via Pindemonte 6 a Palermo.

Domenica 29 giugno 2025 alle ore 18.00 presso la chiesa di San Giorgio dei Genovesi, la celebrazione del Te Deum nella ricorrenza dell’onomastico del Gran Maestro S.A.R. il Principe Don Pedro di Borbone delle Due Sicilie e Orléans, Duca di Calabria, Conte di Caserta, Capo della Real Casa delle Due Sicilie, sarà presieduto dal Mons. Giuseppe Bucaro, Cappellano di Merito. Seguirà una Conversazione tenuta dall’Arch. Giacomo Fanale dal tema I Borbone a Palermo – Le tenute reali: la Casina Cinese e la Tenuta di Boccadifalco.

Avanzamento lettura