Il singolare carisma del grande santo agostiniano è interpretato egregiamente dal pittore viterbese Giovan Francesco Bonifazi (XVII secolo) nella grande pala raffigurante la Madonna col bambino, San Nicola da Tolentino e le anime purganti, che si può ammirare al centro dello splendido altare nella cappella di fondo nel transetto sinistro della chiesa della Santissima Trinità, che fu fatta edificare nel 1795 dal Priore Bellisini.
Nicola fu anche un famoso esorcista e uno dei pannelli della sua vita affrescati nel Cappellone della basilica di Tolentino lo mostra proprio nell’atto di liberare una donna posseduta dal demonio; questa sua facoltà rimase integra anche dopo la sua morte visto che numerosi ex voto lo indicano come guaritore di indemoniati.
Mercoledì 10 settembre 2024, alle ore 18.30 nella chiesa della Santissima Trinità in Viterbo, il Parroco Padre Giuseppe Cacciotti, O.S.A, ha celebrato la solenne Santa Messa in memoria di San Nicola da Tolentino, con la partecipazione di una qualificata rappresentanza di Cavalieri e Postulanti della Delegazione della Tuscia e Sabina del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio – guidati dal Delegato, Nob. Avv. Roberto Saccarello, Cavaliere Gran Croce de Jure Sanguinis con Placca d’Oro – che hanno prestato il servizio liturgico all’Altare. La Prima Lettura (1Cor 6,1-11) e il Salmo Responsoriale (Sal 149) sono stati letti dal Segretario Generale della Delegazione, Dott. Alessio Lamoratta, Cavaliere di Merito con Placca d’Argento.
Al termine del Sacro Rito, il Parroco ha recitata la preghiera di affidamento degli studenti per il nuovo anno scolastico e in ossequio all’antica tradizione, sono stati distribuiti i panini miracolosi di San Nicola a cura dei Cavalieri e Postulanti Costantiniani.
Celebri sin dal medioevo, i panini di San Nicola sono legati ad un episodio della vita del santo. Nicola, gravemente malato, ottenne la grazia della guarigione per intervento della Vergine Maria, che, apparsa in visione, gli aveva assicurato: “Chiedi in carità, in nome di mio Figlio, un pane. Quando lo avrai ricevuto, tu lo mangerai dopo averlo intinto nell’acqua, e grazie alla mia intercessione riacquisterai la salute”. Nicola non esitò a mangiare il pane ricevuto in carità da una donna di Tolentino, riacquistando così la salute. Da quel giorno Nicola prese a distribuire il pane benedetto ai malati che visitava, esortandoli a confidare nella protezione della Vergine Maria per ottenere la guarigione dalla malattia e la liberazione dal peccato.
I panini di San Nicola sono confezionati con farina di grano ed acqua, senza lievito, cotti al forno. Sono un segno sacramentale della Chiesa, come lo è per esempio l’acqua santa, ed operano grazie nella nostra vita in misura della fede nel Signore.
Prima di mangiare i panini benedetti si recita la preghiera che segue, per confidare nel Signore ed accettare la sua volontà di salvezza. La richiesta di grazie va unita all’impegno a progredire in un autentico cammino di fede, speranza e carità, verso Dio e i fratelli:
O Dio onnipotente e misericordioso, con fiducia a te rivolgiamo la nostra preghiera, interponendo l’intercessione di San Nicola, tuo servo fedele e nostro particolare protettore: soccorri con prontezza e benevolenza quanti invocano forza nella prova e conforto nel dolore.
O San Nicola, tu che durante la tua vita hai condiviso le sofferenze dei più bisognosi e ti sei prodigato nel consolare afflitti e malati, vieni in nostro aiuto: presenta al Padre buono e provvidente, la nostra richiesta di guarigione nel corpo e nell’anima, in modo che ci sia donata una nuova occasione di gratitudine per i benefici dispensati in virtù dei meriti infiniti di Gesù Cristo, nostro Salvatore. Amen.
Pater, Ave, Gloria.
Nicola da Tolentino, al secolo Nicola di Compagnone, nacque nel 1245 a Sant’Angelo in Pontano, vicino Fermo. La leggenda della sua vita, rappresentata da un ignoto pittore giottesco detto Maestro della Cappella di San Nicola, narra come i suoi genitori, ormai anziani, si fossero recati a Bari su consiglio di un angelo in pellegrinaggio alla tomba di San Nicola di Mira per ottenere la grazia di un figlio. Ritornati a Sant’Angelo ebbero il figlio desiderato e, ritenendo di aver ricevuto la grazia richiesta, lo chiamarono Nicola.
Il giovane si distinse subito per viva intelligenza ed impegno nello studio. Ascoltando, un giorno, la predica di un frate agostiniano sulla frase latina: Nolite diligere mundum, nec ea quae sunt in mundo, quia mundus transit et concupiscenzia ejus (Non amate il mondo, né le cose che sono del mondo, perché il mondo passa e passa la sua concupiscenza), avvertì la chiamata alla vita religiosa. Chiese allora di essere ammesso nell’Ordine degli Eremitani di Sant’Agostino ed i suoi genitori acconsentirono con gioia. Fece i voti solenni a meno di diciannove anni e nel 1269 fu ordinato sacerdote.
A soli 25 anni, appena ordinato sacerdote, Nicola iniziò la sua attività di predicatore e confessore. Dagli agiografi vengono soprattutto evidenziate la mitezza, la semplicità e la scrupolosa osservanza dei voti religiosi. La sua vita rigorosamente ascetica portò frutti abbondanti nella sua attività pastorale, perché le sue parole entravano direttamente nel cuore della gente e molti cambiarono la loro vita.
Ma il suo amore particolare era per le anime del Purgatorio. Tutto ebbe origine da un avvenimento particolare, che accadde quando era giovane sacerdote. Un’anima del purgatorio si era presentata a lui chiedendo fervidamente: “Sono il tuo confratello morto, Pellegrino da Osimo. Per i miei peccati sarei stato perduto per l’eternità, ma per la misericordia di Dio sono salvo e brucio in questo fuoco, nel quale vivo una purificazione lunga e dolorosa. Ti supplico di celebrare domani la Santa Messa per noi affinché possiamo ricevere lenimento dei nostri tormenti”. Ma Padre Nicola non poté promettere al confratello defunto il suo aiuto, perché per tutta la settimana successiva aveva l’obbligo di celebrare tutte le Sante Messe per le intenzioni del monastero. Il confratello Pellegrino però insisteva singhiozzante: “Padre mio, vieni con me e vedrai quanto sia necessario intercedere per noi”.
Nicola si trovò trasferito nel purgatorio, dove vide una pianura immensa nella quale innumerevoli anime di ogni età e posizione venivano purificate dolorosamente in un mare di fiamme. Egli sentì dire dal suo confratello: “Ecco, sono loro che mi hanno mandato da te. Poiché tu sei ben visto da Dio, abbiamo fiducia che con la Santa Messa offerta per noi saremo liberati dalla nostra sofferenza”.
Nicola, profondamente scosso a quel che aveva visto, la mattina dopo si recò dal suo superiore e gli chiese il permesso di celebrare tutta la settimana la Santa Messa per le anime del Purgatorio. Egli pregò anche intensamente per queste anime e fece penitenza. Terminata la settimana il fratello Pellegrino venne di nuovo dal suo benefattore, questa volta circondato da luce. Egli ringraziò Nicola per il suo aiuto prezioso, grazie al quale lui e la maggioranza delle anime che il giovane agostiniano aveva visto nella visione, erano stati liberati dal purgatorio.
Ancora molte volte le anime del Purgatorio apparvero a Nicola, il severo penitente, per ringraziarlo per la sua intercessione. Quale gioia quando le anime si presentavano a lui liberate e lo ringraziavano per l’aiuto ricevuto!
Nicola trascorse gli ultimi 30 anni della sua vita predicando quasi ogni giorno, soprattutto a Tolentino, dove fu trasferito intorno al 1275. Nel convento di Sant’Agostino della cittadina marchigiana è rimasto fino alla morte, avvenuta il 10 settembre 1305.
Il processo di canonizzazione di Nicola iniziò nel 1325 sotto Papa Giovanni XXII, ma si concluse soltanto nel 1446 sotto Papa Eugenio IV. Tuttavia, già fin dalla metà del ‘300 veniva già raffigurato con l’aureola, come nel cappellone della basilica di Tolentino. Papa Bonifacio IX con la Bolla Splendor paternae gloriae del 1º gennaio 1390 concesse l’indulgenza plenaria a chi visitasse la tomba di Nicola, com’è riportato dalle cronache di Gaetano Moroni.
La sua protezione è invocata dai devoti per gli appestati, i naufraghi e i carcerati, ma in particolare per le anime del Purgatorio e per la protezione accordata ai giovani.
San Nicola è considerato un santo mariano poiché sostenne di aver avuto il 10 dicembre del 1294 la visione degli angeli che trasportavano la Santa Casa di Loreto nella città marchigiana.
Il suo corpo, dopo il fortunato ritrovamento nel 1926, è esposto alla venerazione dei fedeli nella cripta sotterranea, edificata nel 1932, esattamente sotto il pavimento del Cappellone della basilica di Tolentino.
Preghiera a San Nicola da Tolentino
O San Nicola da Tolentino, che in vita fosti tutto dedito alla salvezza delle anime afflitte del Purgatorio, ora in Cielo sii per me propizio, avvocato e intercessore presso Dio; avvalora questa mia preghiera per ottenere dalla divina clemenza la liberazione ed il sollievo di quelle anime dalle quali spero grande aiuto. Amen.