La Delegazione Tuscia e Sabina partecipa alle celebrazioni in onore di Santa Rosa da Viterbo

Dal 2 al 4 settembre di ogni anno, la Città di Viterbo festeggia Santa Rosa, con celebrazioni che sono celeberrime in tutta Italia e anche all’estero, per la devozione della popolazione e la spettacolarità delle cerimonie, come il trasporto della Macchina a lei dedicata. Su invito della Diocesi di Viterbo, la Delegazione della Tuscia e Sabina del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio ha preso parte in forma ufficiali ai solenni festeggiamenti in onore della patrona di Viterbo, uno degli appuntamenti più solenni e sentiti dell’anno, rinnovando un legame di fede e di appartenenza. Martedì 2 settembre 2025, la Città dei Papi ha vissuto una giornata di grande spiritualità, memoria e festa popolare, in un tripudio di fede, devozione e tradizione, che da secoli anima il popolo viterbese e la devozione a Santa Rosa da Viterbo. Nel pomeriggio si è svolto il Corteo Storico e la solenne Processione nella quale viene condotto il Cuore di Santa Rosa, conservato ancora integro nel prezioso reliquario donato al Monastero delle Sorelle Clarisse da Papa Pio XI, portato dai Facchini della Macchina di Santa Rosa. L’evento straordinario dell’uscita del Corpo della santa viterbese per le vie cittadine, che evidenzia l’aspetto più intimo e religioso dei festeggiamenti in suo onore, quest’anno ha assunto un valore particolare, perché inserito nell’Anno Giubilare della Speranza.
Cuore di Santa Rosa

Alle ore 17.30, la rappresentanza della Delegazione della Tuscia e Sabina, guidati dal Vice Delegato Nob. Dott. Sandro Calista, Cavaliere de Jure Sanguinis con Placca d’Oro, si sono riuniti nella basilica cattedrale di San Lorenzo per partecipare alla Liturgia della Parola, presieduta dal Vescovo di Viterbo, S.E.R Mons. Orazio Francesco Piazza. Al Sacro Rito ha partecipato in abito corale il Primo Cappellano Vicario della Delegazione, Prof. Don Stefano Sivilla Clary, Cappellano di Merito con Placca d’Argento.

A seguire, in unione agli altri Ordini Cavallereschi – il Sovrano Militare Ordine di Malta, l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme e l’Ordine Reale di San Michele dell’Ala, i Confratelli Costantiniani hanno partecipato alla Processione con il Corpo venerato di Santa Rosa, snodatasi nelle vie del centro fino al santuario dedicato alla grande santa francescana viterbese.

Le celebrazioni del 2 settembre si sono aperte ufficialmente con il gesto simbolico che segna l’inizio dei festeggiamenti. Alle ore 12.00 in piazza del Plebiscito, Chiara Frontini, Sindaco di Viterbo, ha consegnato l’argentea Mazza del Maggiordomo dei Priori ai dignitari in costume settecentesco del Corteo Storico. Alle ore 16.00 è avvenuta la traslazione straordinaria del Corpo di Santa Rosa. Alle ore 16.30 in piazza del Plebiscito si sono svolti i saluti istituzionali di Chiara Frontini, Sindaco di Viterbo, e di Alessandro Romoli, Presidente della Provincia di Viterbo. Alle ore 17.30, mentre in cattedrale si svolgeva la Liturgia della Parola presieduta dal Vescovo di Viterbo, è partito il Corteo Storico dal santuario di Santa Rosa, attraversando il quartiere medievale di San Pellegrino, per raggiungere piazza San Lorenzo. Dopo il discorso di Mons. Piazza alla Città, alle ore 18.00 ha avuto inizio la solenne Processione con il Corpo di Santa Rosa portato dai Facchini e preceduto dal Corteo Storico da piazza San Lorenzo con arrivo e rientro al Santuario di Santa Rosa.

Il Corteo Storico era composto da circa 300 figuranti con costumi tipici dei vari secoli, dal 1200 al 1800, che rappresentano le massime autorità viterbesi, con le rispettive milizie, che hanno celebrato nel tempo la santa concittadina. Con il Corteo Storico si rinnova infatti l’antica usanza con la quale le autorità cittadine e il clero si recavano, e si recano ancora oggi, a rendere omaggio alla santa, come deliberato nel 1512 dal Consiglio dei Quaranta in ricordo della traslazione del corpo incorrotto di Rosa dalla chiesa di Santa Maria in Poggio al santuario a lei dedicato: «Con voto e giuramento solenne per celebrare, ogni anno in perpetuo, la sua festa per i santi benefici che il Sommo Dio, per intercessione della Santa, ha concesso e concede alla Città».

Mercoledì 3 settembre 2025 alle ore 16.00 nella chiesa della Santissima Trinità-Santuario Cittadino di Maria Santissima Liberatrice, una rappresentanza della Delegazione della Tuscia e Sabina, guidata dal Delegato Nob. Avv. Roberto Saccarello, Cavaliere Gran Croce de Jure Sanguinis con Placca d’Oro, ha accolto i Facchini di Santa Rosa per la benedizione prima del trasporto della Macchina di Santa Rosa. Lo stesso Delegato, su invito ufficiale del Comune di Viterbo, dal Palazzo dei Priori ha assistito al trasporto, unitamente alle Autorità civili e militari del Territorio.

Manifesto

Una torre alta circa trenta metri, cinquanta quintali di peso, illuminata dalla luce viva di tante fiammelle, portata a spalla da oltre cento coraggiosi uomini – i Facchini di Santa Rosa – lungo un difficile percorso di oltre un chilometro. È la Macchina dedicata a Santa Rosa che ogni anno, la sera del 3 settembre, sfila per le vie del centro storico, rinnovando il tradizionale evento, unico al mondo, al quale hanno assistito in passato personaggi famosi, tra cui Papa Giovanni Paolo II, il Principe Carlo d’Inghilterra, Presidenti del Consiglio dei Ministri, ministri e sottosegretari, ma anche attori, giornalisti, artisti, conduttori e autori televisivi.

Suggestione, emozione, pathos si alternano in una serata che unisce fede, emozione e spettacolo: difficile descrivere la straordinaria fede verso Rosa, la “santa bambina”, per la quale i Facchini, gli uomini che hanno il compito di portare sulle spalle la struttura, si prestano ogni volta a una fatica estrema. Vestiti di bianco e rosso, con un fazzoletto alla pirata in testa, i Facchini di Santa Rosa, poco prima di affrontare la Macchina, ricevono dal vescovo la benedizione “in articulo mortis”. Una prova di forza e di fede nei confronti della patrona della città, morta nel 1251 ad appena diciotto anni. Una ragazzina di famiglia umile che offrì la sua vita a Dio e ai poveri della sua città. A Lei, ogni anno, la città dedica il Trasporto della Macchina, un evento che riesce ad appassionare, emozionare e coinvolgere sia i viterbesi, sia i moltissimi ospiti italiani e stranieri che per l’occasione raggiungono Viterbo. La Macchina di Santa Rosa viene cambiata ogni 5 anni su concorso dell’Amministrazione Comunale (salvo proroghe). Quest’anno è sfilata per la seconda volta Dies Natalis, la Macchina di Santa Rosa ideata dall’Arch. Raffaele Ascenzi.

Durante tutto il trasporto della Macchina, i Facchini hanno portato nel cuore il minifacchino Leonardo Cristiani, il quindicenne morto in un incidente stradale a bordo della sua moto. Un evento che, lo scorso 9 giugno, in un assolato pomeriggio di inizio estate, ha scosso e commosso l’intera città di Viterbo, soprattutto per la giovane età del ragazzo e per la circostanza tragica in cui è avvenuto il fatto, tuttora oggetto di indagine da parte della magistratura. La girata della Macchina in piazza del Comune è stata dedicata a lui.

Luigi Aspromonte, Capofacchino di Santa Rosa, ha ricordato con emozione Leonardo: “Per noi è una grossa mancanza, sia dal punto di vista umano che per il sodalizio stesso. Leonardo era un minifacchino del centro storico, voleva diventare facchino come noi… era ed è uno di noi. La sua morte ci ha colpito profondamente”. Massimo Mecarini, Presidente del Sodalizio dei facchini di Santa Rosa, non senza emozione, aveva annunciato l’intenzione di ricordare Leonardo Cristiani, ha spiegato così la decisione di dedicare la girata anche a lui: “Un ragazzo che muore così giovane già colpisce di per sé profondamente in più lui faceva e fa parte della nostra famiglia. Gli dedicheremo la girata e ce lo porteremo dentro di noi, nel cuore, per tutto il trasporto”.

Un omaggio sentito da tutti i Facchini. Perché si è Facchini sempre e per sempre. Da piccoli e da grandi. E proprio come scritto dagli amici sullo striscione sul luogo dell’incidente: “Leonardo vive”.

Santa Rosa da Viterbo

Rosa da Viterbo (Viterbo, 9 luglio 1233 – Viterbo, 6 marzo 1251) è stata una terziaria francescana. Venerata dalla Chiesa Cattolica come santa e celebrata dai fedeli della Città di Viterbo il 4 settembre, con il trasporto della Macchina di Santa Rosa che avviene alla vigilia di tale data, la sera del 3 settembre.

Una vita ammirevole, anche se breve, può lasciare il segno. È il caso di Rosa da Viterbo: nasce da una famiglia povera, con una malformazione che non le lascia scampo, fino a impedirle di entrare nel vicino monastero delle Clarisse.

Tra guelfi e ghibellini: l’esilio

Chi nasce senza lo sterno è condannato a morire nel giro di tre anni perché il suo scheletro non riesce a essere sostenuto. Rosa ne vivrà 18 sempre con il sorriso. Non potendo vestire l’abito religioso, entra nel Terz’Ordine francescano e inizia a percorrere la sua città in lungo e in largo con una croce al collo, conducendo una vita di penitenza e di carità verso i poveri e gli ammalati.

Il contesto storico in cui si muove è quello dell’aspra lotta tra guelfi e ghibellini, cioè rispettivamente i sostenitori di Papa Innocenzo IV e dell’Imperatore Federico II. Sono anni di contrasti tra l’Impero e la Santa Sede e la Città di Viterbo vi è proprio al centro: a causa del suo impegno a sostegno del Papa, Rosa e la sua famiglia vengono mandati in esilio a Soriano nel Cimino, finché, nel 1250, l’Imperatore muore e la Città torna sotto il dominio del Papa.

Il sogno di Papa Alessandro IV

Anche Rosa, però, provata dalla sua condizione fisica, muore, probabilmente il 6 giugno 1251. Viene sepolta nella nuda terra presso la chiesa di Santa Maria in Poggio. Già nel 1252 Papa Innocenzo IV pensa di farla Santa e ordina un processo canonico, che però non comincia mai. Il suo successore, Papa Alessandro IV che, non sentendosi più sicuro a Roma si è intanto trasferito a Viterbo, riceve in sogno più volte la visita della giovane e così ordina la traslazione delle spoglie nella chiesa delle Clarisse, religiose alle quali ne viene affidata la custodia e il culto, e dove ancora oggi è possibile venerarne il corpo, completamente incorrotto e uscito indenne anche da un incendio nel 1357.

Santa

Nei due secoli successivi cresce la venerazione intorno alla giovane; così nel 1457 Papa Callisto III ordina un nuovo processo di canonizzazione, ma nel frattempo muore e non se ne fa più nulla. Tuttavia, nel 1583 il nome di Rosa, in qualità di santa, è già inserito nel Martirologio Romano e a lei si dedicano chiese in tutto il mondo. Dal 4 settembre 1258, giorno della traslazione dei suoi resti, Viterbo celebra la sua santa con tre giorni di festeggiamenti, preferendo questa data a quella della morte, avvenuta il 6 marzo. Si comincia con una solenne Processione e un Corteo Storico per le vie della Città; si prosegue con il trasporto, all’interno di un percorso stabilito nel centro storico, che ripercorre quello della traslazione, della Macchina di Santa Rosa: una struttura di legno e stoffa ogni anno più spettacolare, recentemente inserita dall’UNESCO nel patrimonio dell’umanità.

Biografia

Rosa nacque a Viterbo nel 1233 da Giovanni e Caterina; desiderava entrare nelle Clarisse, che la respinsero a causa della sua salute precaria. Dopo una guarigione miracolosa entrò nel Terz’ordine Francescano; secondo la spiritualità di San Francesco d’Assisi visse la misericordia nell’opera di riconciliazione tra persone e famiglie. Predicò accanitamente contro i Catari, aizzati da Federico II contro il Papa, e prese una forte posizione in difesa del pontefice nella lotta fra Guelfi e Ghibellini. Fu mandata in esilio con la sua famiglia per ordine del podestà di Viterbo e si rifugiò prima a Soriano nel Cimino, poi a Vitorchiano. In un’occasione rimase miracolosamente incolume tra le fiamme. Predisse la morte dell’Imperatore Federico II e quando questa avvenne, tornò a Viterbo. L’anno successivo, nel 1251, Rosa da Viterbo morì all’età di soli 17 anni. In seguito alla venuta di Papa Alessandro IV, il corpo fu riesumato dal cimitero della chiesa di Santa Maria in Poggio e fu trovato miracolosamente incorrotto. Venne trasportato nella chiesa di San Damiano, oggi santuario di Santa Rosa e da allora questa traslazione viene ricordata con il trasporto della Macchina della santa.

Il culto a Viterbo

«Quale grande risposta d’amore troviamo in quella meravigliosa giovinetta che fu la vostra Santa Rosa! Essa, pur nella mutazione dei tempi, si presenta ancor oggi come modello per le ragazze e per le giovani, invitandole a comprendere a fondo, nella loro vita, l’assoluto di Dio in una piena donazione d’amore al di là di ogni rispetto umano!» (Papa Giovanni Paolo II, Omelia durante la Visita Pastorale a Viterbo, 27 maggio 1984).

La festa di Santa Rosa si celebra il 4 settembre, giorno in cui ricorre l’anniversario della traslazione del corpo della santa, avvenuta nel 1258 a Viterbo. Alla vigilia della festa, la sera del 3 settembre di ogni anno, viene trasportata in processione sulle spalle di cento robusti portatori, denominati Facchini, la Macchina di Santa Rosa, un campanile artistico illuminato, rinnovato ogni 5 anni, con un’altezza di 28 metri e del peso di circa 50 quintali, sormontato dalla statua della santa.

A Viterbo e nei dintorni si trovano numerose raffigurazioni di Santa Rosa, per lo più in abiti dell’ordine francescano e con una corona di rose sul capo.

Manifesto

Venti domande e risposte sul Giubileo Ordinario 2025, sul Pellegrinaggio Costantiniano Internazionale e sul solenne Pontificale in onore di San Giorgio Martire, nell’Anno Santo 2025 per i Cavalieri, le Dame, i Postulanti e gli Amici del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio.

Avanzamento lettura