Meditazione per la solennità di San Giuseppe, sposo della beata Vergine Maria

È stato pubblicato sul canale Spreaker dell’Ufficio Stampa della Real Commissione per l’Italia del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, a cura del Referente per la Formazione della Delegazione di Roma e Città del Vaticano, il Prof. Enzo Cantarano, Cavaliere di Merito con Placca d'Argento, il podcast con la meditazione per la solennità di San Giuseppe, sposo della beata Vergine Maria, di cui riportiamo di seguito l’audio e il testo. Sposo di colei che sarebbe stata Madre del Verbo fatto carne, Giuseppe è stato prescelto come “guardiano della parola”. Eppure non ci è giunta nessuna sua parola: ha servito in silenzio, obbedendo al Verbo, a lui rivelato dagli angeli in sogno, e, in seguito, nella realtà, dalle parole e dalla vita stessa di Gesù. La gioia di ritrovare Gesù nel Tempio in Giuseppe fu diminuita dal suo rendersi conto che il Bambino doveva compiere una missione per il suo vero Padre. Ma, accettando la volontà del Padre, Giuseppe diventò più simile al Padre, e Dio, il Figlio, gli fu sottomesso. La vita di Giuseppe fu offerta al Verbo, mentre la sola parola che egli affida a noi è la sua vita.
San Giuseppe con il Bambino Gesù

Podcast 2-58 – 19 marzo 2025 – Meditazione per la solennità di San Giuseppe, sposo della beata Vergine Maria

«Solennità di San Giuseppe, sposo della beata Vergine Maria: uomo giusto, nato dalla stirpe di Davide, fece da padre al Figlio di Dio Gesù Cristo, che volle essere chiamato figlio di Giuseppe ed essergli sottomesso come un figlio al padre. La Chiesa con speciale onore lo venera come patrono, posto dal Signore a custodia della sua Famiglia» (Dal Martirologio).

Prima lettura – 2Sam 7,4-5.12-14.16 – Il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre. Salmo responsoriale – Sal 88 – In eterno durerà la sua discendenza. Seconda lettura – Rm 4,13.16-18.22 – Egli credette, saldo nella speranza contro ogni speranza. Vangelo – Mt 1,16.18-21.24 – Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore

«Ecco il servo fedele e prudente, che il Signore ha messo a capo della sua famiglia» (Cf. Lc 12, 42).

Certamente un culto al padre terreno di Gesù è sempre esistito nella comunità dei fedeli Cristiani, ma esso in forma solenne e universale è sorto piuttosto tardi e non se ne trova traccia nei calendari liturgici o nei martirologi prima del IX secolo in Occidente. Il primo oratorio a lui dedicato sembra essere quello nella cattedrale di Parma (anno 1074). A Bologna nel 1129 gli viene intitolata una chiesa.

La festa del 19 marzo si diffonde verso la fine del 1300, ma diventa precetto per tutta la Chiesa nel 1621 per decisione di Papa Gregorio XV. Infatti, come ci ricorda la Lettera apostolica di Papa Pio IX, Inclytum Patriarcham, parlando dei Papi che hanno voluto rendere un culto sempre maggiore a San Giuseppe nella storia della Chiesa, leggiamo quanto segue: “Sisto IV, desiderò che la festa di San Giuseppe fosse inserita nel Messale Romano e nel breviario; Gregorio XV, per mezzo di un decreto dell’8 maggio 1621, ordinò che la festa fosse celebrata in tutto il mondo con rito di precetto confermato e solennizzato da Clemente X, il 6 dicembre 1670; Clemente XI, con decreto del 4 febbraio 1747, adornò la festa con Messa e ufficio propri; e Benedetto XIII, con un decreto del 19 dicembre 1726, ordinò che il nome del santo patriarca fosse aggiunto alle Litanie dei Santi”.

La festa del Patronato di San Giuseppe era già celebrata a Roma dal 1478 e in seguito anche diverse diocesi e ordini religiosi chiesero di poterlo fare. Con il Decreto della Congregazione dei Riti Inclytus Patriarca Joseph, Papa Pio IX, il 10 settembre 1847, estese a tutta a Chiesa la possibilità di celebrare questa festa. Ma solo l’8 dicembre 1870, con il Decreto della Congregazione dei Riti Quemadmodum Deus (Nella stessa maniera di Dio), proclama San Giuseppe Patrono della Chiesa e l’anno successivo, con la Lettera apostolica Inclytum Patriarcham (Illustre Patriarca), gli riconosce il diritto a un culto superiore a quello di tutti gli altri Santi. Il Papa fu spinto a questa scelta soprattutto dalle istanze dei Vescovi e dai Superiori degli ordini religiosi riuniti in occasione del Concilio Vaticano I.

Il primo Papa a dedicare un’Enciclica a San Giuseppe, il 15 agosto 1889, fu Leone XIII, papa mariano e giuseppino, la Quamquam pluries (Quantunque più volte), nella quale si trova la preghiera A te, o beato Giuseppe. Già nella prima allocuzione al Collegio cardinalizio del 28 marzo 1878, poneva il suo pontificato sotto “la potentissima protezione di San Giuseppe, celeste patrono della Chiesa”. E in molte sue Encicliche invoca San Giuseppe subito dopo l’intercessione di Maria. Grazie a lui, nel 1888, viene costruito, nella basilica di San Pietro, il prezioso altare di san Giuseppe, che si trova nella cappella delle Reliquie.

Leggiamo le prime righe della breve Lettera enciclica per comprendere i motivi che hanno spinto Papa Leone XIII a chiedere preghiere a San Giuseppe: “Vediamo perire in moltissimi la fede, che è il principio di tutte le virtù Cristiane; vediamo raffreddarsi la carità, e la gioventù degradarsi nei costumi e nelle idee; dovunque si osteggia con violenza e con perfidia la Chiesa di Gesù Cristo; e con tracotanza ogni giorno più sfrontata si tenta di scalzare le stesse fondamenta della religione. In questa difficile e miserabile situazione, poiché i mali sono più forti dei rimedi umani, non resta che chiedere la guarigione alla potenza divina”.

Nel resto della Lettera enciclica il Papa spiega perché San Giuseppe è degno di devozione e come lui possa, effettivamente, proteggere e custodire la Chiesa, così come aveva già stabilito il suo predecessore, Papa Pio IX. Per questo motivo, oltre alla recita quotidiana del Santo Rosario nel mese di ottobre, si chiede “che in tutto il mese di ottobre si aggiunga nella recita del Rosario, da Noi già prescritto altre volte, l’orazione a San Giuseppe e così si faccia ogni anno in perpetuo. È anche proficuo e sommamente apprezzabile il consacrare, come già avviene in vari luoghi, con giornalieri esercizi di pietà il mese di marzo in onore del santo Patriarca”.

Ma cosa dice Papa Leone XIII su San Giuseppe? Citiamo alcuni brani della Lettera enciclica: “Le ragioni per cui il beato Giuseppe deve essere Patrono speciale della Chiesa, nascono principalmente dal fatto che egli fu sposo di Maria e padre putativo di Gesù Cristo. Da qui derivarono tutta la sua grandezza, la grazia, la santità e la gloria… poiché tra Giuseppe e la beatissima Vergine esistette un nodo coniugale, non c’è dubbio che a quell’altissima dignità, per cui la Madre di Dio sovrasta di gran lunga tutte le creature, egli si avvicinò quanto nessun altro mai. Infatti il matrimonio costituisce la società, il vincolo superiore ad ogni altro: per sua natura prevede la comunione dei beni dell’uno con l’altro. Pertanto se Dio ha dato a Maria  in sposo Giuseppe, glielo ha dato pure a compagno della vita, ma anche perché partecipasse, mercé il patto coniugale, all’eccelsa grandezza di lei. Così pure egli emerge tra tutti in augustissima dignità, perché per divina disposizione fu custode e, per gli uomini, padre del Figlio di Dio. Donde consegue che il Verbo di Dio modestamente si assoggettasse a Giuseppe, gli obbedisse e gli prestasse quell’onore che i figli debbono al padre loro. Ora la casa divina, che Giuseppe con patria potestà governava, era la culla della nascente Chiesa”.

Ma chi si può rivolgere a San Giuseppe? Il Papa risponde senza alcuna perplessità: “Tutti i Cristiani, di qualsivoglia condizione e stato, hanno ben motivo di affidarsi e abbandonarsi all’amorosa tutela di San Giuseppe. In Giuseppe i padri di famiglia hanno il più sublime modello di paterna vigilanza e provvidenza; i coniugi un perfetto esemplare d’amore, di concordia e di fede coniugale. I nobili, posta dinanzi a sé l’immagine di Giuseppe, imparino a serbare anche nell’avversa fortuna la loro dignità; i ricchi comprendano quali siano i beni che è opportuno desiderare con ardente bramosia e dei quali fare tesoro. I proletari poi, gli operai e quanti sono meno fortunati, debbono, per un titolo o per diritto loro proprio, ricorrere a San Giuseppe, e da lui apprendere ciò che devono imitare. Infatti egli, sebbene di stirpe regia, unito in matrimonio con la più santa ed eccelsa tra le donne, e padre putativo del Figlio di Dio, nondimeno passa la sua vita nel lavoro, e con l’opera e l’arte sua procura il necessario al sostentamento dei suoi… Queste cose trovano riscontro in ciò che pensarono parecchi Padri della Chiesa, d’accordo con la sacra liturgia, e cioè che l’antico Giuseppe, figlio del patriarca Giacobbe, anticipasse la persona e il ministero del nostro, e simboleggiasse la grandezza del futuro custode della divina famiglia… Così in quell’antico Patriarca è possibile ravvisare la figura del nostro. Come quegli fu benefico e salutare per la casa del suo padrone e poi per tutto il regno, così questi, destinato alla custodia della cristianità, si deve reputare difensore e tutore della Chiesa, la quale è veramente la casa del Signore e il regno di Dio in terra”.

San Pio X, con un Decreto della Congregazione dei Riti, ha approvato le litanie a San Giuseppe il 18 marzo 1909, invitando i fedeli ad onorarlo nel giorno del mercoledì, a lui dedicato.

Nel Cinquantesimo di proclamazione di San Giuseppe patrono della Chiesa universale, Papa Benedetto XV ha pubblicato il Motu proprio Bonum sane del 25 luglio 1920, nel quale evidenzia lo stato di cambiamento della famiglia e della condizione operaia all’indomani della Prima Guerra Mondiale, chiedendo che i fedeli possano pregare con più fervore San Giuseppe. Ma in modo particolare, il Papa chiede che si diffonda la devozione al santo per gli agonizzanti “poiché Egli è meritatamente ritenuto come il più efficace protettore dei moribondi, essendo spirato con l’assistenza di Gesù e di Maria”. Lo stesso Papa estese a tutta la Chiesa la festa della Santa Famiglia il 26 ottobre 1921.

Papa Pio XII, il 1° maggio 1955, istituì la festa di San Giuseppe artigiano, nel decimo anniversario del suo incontro annuale con le ACLI (Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani), con un’omelia nella quale invitava le Associazioni di lavoratori a far penetrare nella vita lo spirito del Vangelo come fece “il Padre putativo di Gesù, che visse con Lui nella più stretta intimità e comunanza di famiglia e di lavoro. Così, se voi volete essere vicini a Cristo, Noi anche oggi vi ripetiamo Ite ad Ioseph: Andate da Giuseppe! (Gen. 41, 55)… Questa formazione le Acli debbono dunque sempre più migliorare, persuase come sono che esercitano in tal guisa quell’apostolato del lavoratore fra i lavoratori, che il Nostro Predecessore Pio XI, di felice memoria, auspicava nella sua Enciclica Quadragesimo anno“.

Papa Giovanni XXIII ha nominato San Giuseppe patrono del Concilio Vaticano II con la Lettera apostolica Le voci del 19 marzo 1961, nella quale riassume tutti gli interventi su San Giuseppe dei suoi predecessori. Sua è anche una bella preghiera a San Giuseppe Artigiano, dove chiede: “Accompagnaci nei momenti prosperi, quando tutto c’invita a gustare onestamente i frutti delle nostre fatiche; ma sostienici nelle ore tristi, allorché il cielo sembra chiudersi per noi e perfino gli strumenti del lavoro paiono ribellarsi nelle nostre mani”.

Altri Papi hanno ricordato San Giuseppe nelle omelie. Così ha fatto più volte Papa Pio XI e Papa Paolo VI, soprattutto parlando quest’ultimo della casa di Nazareth come della “scuola dove si è iniziati a comprendere la vita di Gesù, cioè la scuola del Vangelo”.

L’Esortazione apostolica Redemptoris Custos (Il Custode del Redentore), sulla figura di San Giuseppe nella vita di Cristo e della Chiesa, fu pubblicata il 15 agosto 1989, in occasione dei cento anni della proclamazione di San Giuseppe come Patrono della Chiesa.

Anche Papa Benedetto XVI ha dedicato alcune omelie a san Giuseppe, così come ha fatto Papa Francesco, che in quella per l’inizio del suo pontificato, il 19 marzo 2013, lo presenta come modello di educatore, che custodisce e accompagna Gesù umilmente nel suo cammino di crescita e con un Decreto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, datato 1° maggio 2013, ha inserito la menzione di San Giuseppe nella Preghiera eucaristica, subito dopo il nome della beata Vergine Maria.

Lo stesso pontefice ha pubblicato l’Esortazione apostolica Gaudete et exsultate sulla santità nel mondo contemporaneo, nella solennità di San Giuseppe, il 19 marzo 2018, parlando spesso della santità della porta accanto e delineando un modello di santità che ben si sposa con quello proposto dalla figura di San Giuseppe.

In occasione dei 150 anni dalla proclamazione di San Giuseppe come Patrono della Chiesa universale (1870-2020), con la Lettera apostolica Patris corde (Con cuore di Padre), Papa Francesco ha indetto un anno speciale dedicato alla devozione a San Giuseppe descritto come “Padre amato, padre nella tenerezza, nell’obbedienza e nell’accoglienza; padre dal coraggio creativo, lavoratore, sempre nell’ombra”. In questa Lettera apostolica il Papa ci ha fatto comprendere l’importanza delle persone comuni, quelle che, lontane dalla ribalta, esercitano ogni giorno pazienza e infondono speranza, seminando corresponsabilità. Proprio come San Giuseppe, “l’uomo che passa inosservato, l’uomo della presenza quotidiana, discreta e nascosta”. Eppure, non da meno il suo è “un protagonismo senza pari nella storia della salvezza”, per questo dobbiamo pregarlo incessantemente.

Indice dei podcast trasmessi [QUI]

Foto di copertina: San Giuseppe con il Bambino di Nacho Valdés, con l’aiuto di Sofia Novelli.

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