Dopo un momento di raccoglimento nella grotta di San Benedetto, il Delegato ha proceduto ad illustrare gli affreschi, recentemente restaurati, che ornano la chiesa superiore e inferiore del Monastero di San Benedetto, che costituiscono un monumento unico per bellezza e spiritualità.
Recentemente, Subiaco ha celebrato l’80° Anniversario del Maggio della Memoria, una pagina dolorosissima della storia che riporta consapevolezza sulle radici della comunità, nel 1944 teatro di bombardamenti durante la Seconda Guerra Mondiale. Una serie di iniziative ha rivolto l’attenzione alle radici della collettività sublacense, capace di rinascere dalle macerie come comunità plasmata dalla resilienza e resa più consapevole dal senso civico, esprimendo il senso di consapevolezza mostrato dai cittadini che vi hanno partecipato.
“Mantenere in vita quanto accaduto nel passato equivale a tornare alla radici di una comunità che si riscopre come tale quando si trova a rivivere le difficoltà dalle quali si è risollevata, dimostrando resilienza e profondo senso civico”, ha scritto il Sindaco Domenico Petrini nella brochure dedicata alla ricorrenza.
Il Sindaco Petrini sottolinea così l’importanza di mantenere viva la memoria del passato per comprendere appieno l’identità di Subiaco: “Sono trascorsi 80 anni dalla cieca furia di devastazione e morte che ha distrutto tante aree della nostra Città: (…) occorre fare memoria, soprattutto se caliamo il tema nell’estrema e triste attualità che lo sta chiamando all’attenzione di questo tempo nel quale non siamo solo chiamati a vivere ma anche ad agire. Per combattere la follia della guerra è necessaria infatti una rivoluzione culturale che parta dalle giovani generazioni: negli occhi di quei ragazzi, nostri concittadini, si cela il nostro futuro ma noi abbiamo il dovere di fornire loro strumenti attraverso i quali interpretarlo (…). Il denso calendario che vivremo insieme coinvolgerà l’intera comunità mettendo al centro i pochi testimoni diretti e ancora in vita di quegli orrori che potranno raccontarci la distruzione e il processo di liberazione che ci ha condotti a rinascere. Sulle macerie della Seconda Guerra Mondiale è infatti nata quell’Europa il cui cuore pulsa forte nella nostra Subiaco, Città di Benedetto, e con lui della pace. In questo ciclo di ricorrenze che coinvolgono anche il 60°Anniversario di Benedetto Patrono d’Europa”.
La mostra Alle radici di una Comunità. Subiaco nei drammatici eventi della Seconda Guerra Mondiale, curata dalla storica dell’arte Tiziana Checchi dell’Ufficio Beni culturali e architettonici dell’Abbazia Territoriale di Subiaco, tocca – attraverso la presentazione di materiale documentario, fotografico, audiovisivo e di oggetti – diversi temi legati al significato della guerra e all’impatto che ebbe sul territorio sublacense, anche con l’intento di coinvolgere le giovani generazioni e l’intera comunità. L’intento è quello non solo di dar voce alle storie dei singoli e alle vicende che coinvolsero in quegli anni l’intera popolazione, consegnandole così alla storia, ma anche quello di contribuire alla riscoperta del patrimonio identitario e di valori della comunità, in una sorta di passaggio di consegne tra generazioni. Il percorso tracciato nella mostra mette in dialogo documenti, fotografie e oggetti conservati negli Istituti culturali dell’Abbazia territoriale di Subiaco e dei monasteri sublacensi, insieme a prezioso materiale messo generosamente a disposizione da enti del territorio e dalla stessa Comunità sublacense. Attraversarlo permetta di incontrare volti, ripercorrere luoghi, ascoltare storie lontane, ma vicine, che assurgono a simbolo di tutte le atrocità che la guerra porta con sé.
II libro Dialoghi (Dialogi de vita et miraculis patrum Italicorum) di San Gregorio Magno racconta che San Benedetto fondò nella valle sublacense dodici cenobi, abitati da altrettanti monaci. Egli andò a vivere in un luogo poco distante, situato nella villa neroniana, posta sulla riva destra dell’Aniene e questo fu il primo monastero, che si chiamò San Clemente.
San Benedetto dedicò a Papa Silvestro un altro monastero, che più tardi si chiamerà Santa Scolastica. Nel IX secolo fu distrutto dai Saraceni e Papa Gregorio IV lo riedificò, Papa Leone IV lo completò e Papa Benedetto VII lo consacrò col nome di San Benedetto e Santa Scolastica.
Nel X secolo, sotto l’Abate Leone III, fu costruita una grande e nuova chiesa in stile romanico. Nel secolo XI l’Abate francese Umberto edificò il campanile, il dormitorio dei monaci, una sala comune riscaldata e una parte del chiostro con colonne di marmo. Successivamente Giovanni V, considerato l’abate più grande tra tutti gli abati di Subiaco, dotò il monastero di altri locali, che divennero ancora più numerosi sotto l’Abate Romano. In questo periodo prese vita il monastero di San Benedetto, ad opera del Beato Palombo che chiese a Papa Romano il permesso di dimorare, come eremita, presso la “sacra grotta”. Altri si avvicinarono a lui e, alla fine del XII secolo, si impiantò il primo cenobio, con un priore dipendente dall’abate della sottostante abbazia.
Vi furono, quindi, due monasteri e un’unica comunità (salvo l’interruzione dal 1739 al 1853), che i Papi seguirono con grande cura, li beneficarono generosamente e spesso in essi soggiornarono. Tra questi ricordiamo Papa Innocenzo III, Papa Gregorio IX e Papa Alessandro IV.
In seguito ad un fatto increscioso, gli abati furono eletti dalla Curia romana: non sempre ciò fu conveniente, tanto che i monaci diminuirono di numero e tra essi vi furono molti nobili, figli cadetti, obbligati ad entrare in monastero e, perciò, insofferenti.
Nel 1363 fu eletto Abate Bartolomeo III, di Siena, che, non riuscendo a ridurre a disciplina i monaci, espulse quelli più indocili e invitò altri, di nazioni diverse, a venire a Subiaco. I Tedeschi accorsero e dal 1364 ai primi decenni del 1500 a Subiaco ci fu una comunità europea. Tra il XIV e il XV secolo l’abbazia fu intitolata a Santa Scolastica e il monastero dello Speco si chiamò San Benedetto.
Tra i monaci Tedeschi arrivarono anche due chierici tipografi, Corrado Sweynheym e Arnoldo Pannartz, che nel 1464 introdussero l’arte della stampa.
Nel 1456 nei monasteri di Subiaco fu disposto l’istituto della Commenda, cioè sui monaci doveva vigilare un ecclesiastico di nomina pontificia.
Nel 1514 gli abati furono temporanei ed eletti dal capitolo generale della Congregazione Cassinese, della quale i due monasteri erano entrati a far parte.
Sotto i Giacobini i monaci dovranno andarsene dall’ottobre 1798 all’ottobre 1799 e sotto Napoleone per cinque anni.
Nel 1850 Papa Pio IX chiamò a Subiaco Pier Francesco Casareto con monaci liguri, che riportarono la comunità ad una sequela più rigorosa.
Nel 1915 la commenda fu soppressa.
Nel 1944 Subiaco subì i danni della guerra, benché limitati e senza vittime.
Oggi Subiaco è un punto di riferimento per tutti coloro che, sulle orme di San Benedetto, vogliono “cercare Dio”.
Sito web ufficiale dei Monaci Benedettini del Monastero di Santa Scolastica e del Monastero del Sacro Speco di San Benedetto in Subiaco [QUI].