I Confratelli, i Postulanti e gli amici dell’Ordine Costantiniano sono stati guidati dal Delegato per Napoli e Campania, il Conte Don Gianluigi Gaetani dell’Aquila d’Aragona dei Duchi di Laurenzana, Cavaliere di Giustizia, con i Consiglieri ad interim della Delegazione: il Segretario Generale ad interim, il Nob. Antonio Masselli, Cavaliere de Jure Sanguinis; il Responsabile della Comunicazione ad interim, il Prof. Antonio De Stefano, Cavaliere di Merito con Placca d’Argento; il Responsabile alla Cultura ad interim, Don Antonino Sersale dei Marchesi Sersale, Cavaliere di Giustizia; e la Responsabile delle Attività Operative ad interim, l’Avv. Valeria Pessetti, Dama di Merito con Placca d’Argento.
Hanno partecipato il Cavaliere di Giustizia Nob. Alfredo Buoninconti, Barone di Santa Maria Jacobi; i Cavalieri de Jure Sanguinis Conte Don Giuseppe Raimondo Maio Orsini, Nob. Giovanni Carlo Parente Zamparelli e Nob. Patrizio Giangreco; i Cavalieri di Merito con Placca d’Argento Stefano D’Ambrosio, Alessandro Franchi e Gesualdo Marotta; i Cavalieri di Merito Avv. Carmine Capasso, Console onorario dello Sri Lanka, Maurizio Bava Gagliardi, Antonio Caputo, Paolo Carbone, Paolo Carbone, Giuseppe Russo, Roberto Russo, Paolo Sautto e Antonio Steardo; il Cavaliere di Ufficio Nicola Scarinzi; i Postulanti Raffaele Anatriello, Sergio Angrisano, Mauro Barbarisi, Silvio Beducci, Ivan Nunzio Di Vicino, Antonio Iannucci, Giuseppe Musto, Gennaro Napoletano, Nicola Pagano, Raffaele Piccolo, Roberto Sica, Ciro Sommella e Luigi Tullio; gli amici dell’Ordine Costantiniano Roberta di Biase e Pierluigi Scarpa.
La Santa Messa





La celebrazione della Santa Messa è stata presieduta dal Cappellano Capo Fra’ Sergio Galdi d’Aragona, OFM, Cappellano di Giustizia, Commissario Generale di Terra Santa a Napoli, concelebrante Don Carlo Giuliano, Cappellano di Merito, assistiti dal Cerimoniere ad interim Dott. Domenico Giuseppe Costabile, Cavaliere di Merito. La Prima Lettura (Ez 37, 21-28 – Farò di loro un solo popolo), il Salmo Responsoriale (Ger 31,10-12b.13 – Il Signore ci custodisce come un pastore il suo gregge) e la Preghiera dei fedeli sono state letti dal Dott. Domenico Giuseppe Costabile. Il Vangelo (Gv 11, 45-56 – Per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi) è stato proclamato da Don Carlo Giuliano.

Prima della Benedizione Conclusiva, il Delegato ha recitato la Preghiera del Cavaliere Costantiniano.
Il Ritiro Spirituale



Fra’ Sergio Galdi d’Aragona, OFM, ha incentrato la sua catechesi di formazione in preparazione alla Santa Pasqua sulla Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Giovanni.
Con la sua meditazione quaresimale, Fra’ Galdi d’Aragona ha contemplato uno dei testi più densi del Quarto Vangelo: la cattura di Gesù secondo Giovanni (18,1–8,11). Questo episodio non è soltanto l’inizio del racconto della Passione, ma è anche una vera epifania cristologica, in cui si manifesta la sovranità di Cristo anche nell’ora dell’apparente sconfitta.
Gesù non viene colto di sorpresa né sopraffatto: egli «sapendo tutto quello che gli doveva accadere» (Gv 18,4), si fa avanti e pronuncia il Nome divino – «Ego eimi» (Io sono) – facendo indietreggiare e cadere a terra i suoi persecutori. È una teofania, in cui si rivela l’identità del Verbo incarnato. E tuttavia, dopo essersi manifestato come Signore, Gesù si lascia legare, scegliendo liberamente la via della Croce. Qui si intrecciano due dinamiche fondamentali del mistero pasquale: la gloria e l’umiliazione, la potenza e l’obbedienza, la libertà del Figlio e la sua totale donazione.
In questa prospettiva, l’evangelista Giovanni colloca volutamente la scena nel giardino, evocando l’Eden primordiale. Cristo è presentato come il nuovo Adamo: laddove il primo uomo disobbedì, il Figlio eterno obbedisce fino alla morte (cfr. Fil 2,8), riaprendo all’umanità le porte della comunione con Dio. In Lui si compiono le Scritture, e ogni dettaglio – anche il più doloroso – si riveste di significato redentivo.
La morte in croce, lungi dall’essere un fallimento, segna il compimento dell’antica alleanza. Il velo del tempio che si squarcia al momento della morte di Gesù (cfr. Mt 27,51) è il segno teologico di un accesso nuovo e definitivo al Santo dei santi. Non attraverso sacrifici rituali e sangue di animali, ma mediante il sangue del Figlio, offerto una volta per sempre (cfr. Eb 9,12).
Dal costato aperto di Cristo scaturiscono acqua e sangue (Gv 19,34): non soltanto un segno fisico, ma una rivelazione mistica e sacramentale. In essi la tradizione della Chiesa ha sempre letto una prefigurazione del Battesimo e dell’Eucaristia, i sacramenti della rigenerazione e della comunione. Come scrive San Giovanni Crisostomo, «dal costato di Cristo nasce la Chiesa, come Eva fu tratta dal fianco di Adamo», un parallelo che fa della Croce il grembo della nuova creazione.
Così, la Passione secondo Giovanni non è solo narrazione di un evento tragico, ma è la proclamazione del mistero centrale della fede cristiana: la Croce come trono regale, l’Agnello come Pastore, il sacrificio come fonte di vita. In questo mistero, ogni credente è chiamato a entrare non da spettatore, ma da discepolo, lasciandosi condurre dalle acque vive che stillano dal Cuore trafitto di Cristo.
È seguito un momento di dialogo con i partecipanti.

A conclusione del Ritiro Spirituale, il Delegato ha ringraziato Fra’ Galdi d’Aragona per l’ospitalità e la catechesi formativa svolta, nonché i partecipanti, invitandoli a continuare e a partecipare agli eventi formativi che saranno programmati dalla Delegazione, e a mettere a disposizione i loro carismi per le attività secondo le finalità dell’Ordine.
Poi, sul magnifico terrazzo del giardino del Commissariato di Terra Santa a Napoli, con sullo sfondo il bellissimo Golfo di Napoli con le Isole flegree, il Commissariato ha offerto una colazione leggera. È seguito un brindisi augurale con lo spumante Ferdinandus 1° prodotto dal Cav. Antonio Caputo, con preziose uve Asprinio di Aversa, coltivate secondo l’antica tecnica dell’Alberata Aversana. La giornata è stata conclusa con la foto di rito.

Le radici spirituali e storiche
della Custodia di Terra Santa
La presenza francescana in Terra Santa affonda le sue radici in un momento di straordinaria intensità evangelica e profetica: l’incontro del 1219 ad Alessandria d’Egitto tra San Francesco d’Assisi e il Sultano Melek al-Kamil. In un tempo segnato dalle Crociate, quel gesto fu un segno dirompente di dialogo e pace, una profezia vivente del Vangelo. Successivamente, la nascita della Custodia di Terra Santa, come entità giuridica e missione ecclesiale, trova il suo fondamento storico nell’iniziativa lungimirante dei sovrani del Regno di Napoli.
Dopo la caduta di San Giovanni d’Acri nel 1291 – l’ultimo baluardo Cristiano in Terra Santa – i Frati Minori Francescani furono costretti a rifugiarsi a Cipro. Per decenni, i Luoghi Santi rimasero senza una presenza Cristiana stabile, mentre la memoria della salvezza sembrava rischiare di dissolversi nella polvere del tempo.
Fu solo nel 1333 che si aprì una nuova pagina della storia. Re Roberto d’Angiò e sua moglie, la Regina Sancia d’Aragona, sostenuti da un profondo spirito di fede e da un sincero affetto verso la Terra del Signore, inviarono Fra’ Ruggero Guarini d’Aquitania, già Guardiano del Monte Sion, in missione diplomatica presso il Sultano mamelucco Qalawun. Il dono straordinario di 17 milioni di ducati non fu semplice atto politico, ma espressione di un desiderio ardente: permettere ai figli di San Francesco di tornare a custodire i Luoghi della Redenzione, non come conquistatori, ma come servitori umili e oranti.
Dopo lunghe trattative e generose elargizioni, i Francescani ottennero il diritto di risiedere presso i principali santuari Cristiani, tra cui il Santo Cenacolo di Gerusalemme, dove la Regina Sancia ha eretto un convento per dodici frati, mantenuti personalmente da lei. Fu un segno concreto della nuova alleanza tra la spiritualità francescana e la terra di Gesù.
Nel 1342, Papa Clemente VI, con le Bolle Gratias agimus e Nuper carissimæ, approvò l’operato dei sovrani angioini e stabilì formalmente la Custodia di Terra Santa, affidando ai Frati Minori Francescani il compito di custodire i Luoghi Santi in nome della Chiesa universale.
Da quel momento cominciò una presenza ininterrotta, che attraversa i secoli fino ai nostri giorni. Non si tratta solo di una custodia materiale dei luoghi, ma di una vocazione spirituale: i frati custodiscono la memoria viva dell’Incarnazione, della Passione e della Risurrezione di Cristo. Essi sono, per il mondo intero, testimoni silenziosi ma eloquenti, mediatori tra le culture e le religioni, strumenti di pace nel cuore del Mediterraneo.
Servizio fotografico a cura del Cavaliere Antonio Steardo e dei Postulanti Ciro Sommella e Luigi Tullio.
Foto di copertina, da sinistra: Maurizio Bava Gagliardi, Paolo Sautto, Ciro Sommella, Roberto Russo, Antonino Sersale, Giuseppe Musto, Mauro Barbarisi, Stefano D’ambrosio, Gennaro Napoletano, Raffaele Anatriello, Nicola Scarinzi, Ivan Nunzio di Vicino, Raffaele Piccolo, Pierluigi Scarpa, Giuseppe Russo, Luigi Tullio, Sac. don Carlo Giuliano, Antonio Masselli, Alessandro Franchi, Padre Sergio Galdi d’Aragona, Alfredo Buoninconti, Giuseppe Maio Orsini, Valeria Pessetti, Gianluigi Gaetani dell’Aquila d’Aragona, Domenico Giuseppe Costabile, Nicola Pagano, Antonio Iannucci, Giovanni Carlo Parente Zamparelli, Roberto Sica, Paolo Carbone, Roberta Di Biase, Antonio Caputo, Gesualdo Marotta, Silvio Beducci, Antonio De Stefano, Carlo Iavazzo (non è presente Antonio Steardo, che ha scattato la foto).