Riflessioni sulle letture festive – III Domenica di Pasqua. Pietro: Vicario di Cristo Gesù

È stato pubblicato sul canale Spreaker dell’Ufficio Stampa della Real Commissione per l’Italia del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio il podcast con la meditazione per la III Domenica di Pasqua, a cura del Prof. Don Pietro Pisciotta, letta dalla Dott.ssa Valentina Villano, Dama di Ufficio, di cui riportiamo di seguito l’audio e il testo. La terza volta che Gesù si manifesta ai suoi, dopo la risurrezione, è densa di avvenimenti e di insegnamenti. Si presenta ancora come uno che serve, perché il Risorto è tutto Amore, Spirito vivificante. Ed è sull’amore che interroga Pietro, l’uomo che per tre volte l’aveva rinnegato e che ciò nonostante doveva essere la prima pietra della sua Chiesa, che dice: “Signore, tu sai tutto, tu sai che ti amo” (Gv 21,16). Di fronte alla debolezza di Pietro, soggetto ad alti e bassi, come un po’ tutti noi poveri mortali, si erge maestosa e commovente la fedeltà adamantina di Gesù all’uomo che aveva scelto. Ci dice che, se erriamo, Gesù, una volta ravveduti, non ricorda il nostro sbaglio e vede in noi solo quello splendido disegno per il quale Dio ci ha creato. Questa è la misericordia di Dio.
Cristo e Pietro

Podcast 2-72 – 4 maggio 2025 – III Domenica di Pasqua. Pietro: Vicario di Cristo Gesù

Prima Lettura: At 5,27-32.40-41 – Di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo. Salmo responsoriale: Sal 29 – Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato. Seconda Lettura: Ap 5,11-14 – L’Agnello, che è stato immolato, è degno di ricevere potenza e ricchezza. Vangelo: Gv 21,1-19 – Viene Gesù, prende il pane e lo dà loro, così pure il pesce.

Gesù, dopo la sua risurrezione, per la terza volta si presenta agli apostoli. Questi, alquanto sbandati per non avere in mezzo a loro Gesù, decidono di tornare al loro consueto lavoro. Pietro va a pescare, gli altri lo seguono. Avevano lasciato tutto per seguire Gesù, ora la solitudine li avvolge e la ripresa dell’antico lavoro appare l’unica alternativa. Era l’alba quando, dopo avere lavorato tutta la notte inutilmente, si presenta Gesù sulla riva e chiede loro qualcosa da mangiare. Non lo riconoscono e subito rispondono i sette discepoli che erano con Pietro sulla barca: abbiamo lavorato tutta la notte e non abbiamo preso nulla. Gesù li invita a gettare le reti sulla destra e, quasi per incanto, la rete si riempie di pesci. Gli apostoli erano ancora tristi e delusi; Pietro aveva amaramente pianto per avere rinnegato il suo Signore ma, all’invito dello sconosciuto, quasi per incanto, obbedisce ed ecco la pesca miracolosa: 153 grossi pesci da riempire la barca e le reti non si squarciarono.

Irrompe subito una luce nuova: Giovanni riconosce nello sconosciuto, fermo sulla spiaggia, l’amato Maestro, e si rivolge a Pietro dicendo: “È il Signore”. Gioia e stupore s’intrecciano: la presenza del Signore risorto trasforma il momento: il buio è vinto, il lavoro inutile e la notte insonne lascia il posto ad un nuovo slancio di amore per la certezza che il Maestro risorto è di nuovo in mezzo a loro. Entrare in relazione con Gesù risorto è la chiave della vera felicità.

Inizia il pranzo e Gesù rivolge a Pietro per ben tre volte la domanda: “Simone, figlio di Giovanni, mi ami?”. Sulla base della triplice affermazione di Pietro: “Certo, Signore, tu sai tutto, tu sai che io ti voglio bene!”, Gesù gli affida la missione: “Pasci i miei agnelli, pasci la mie pecorelle”, il compito formidabile di pascere il suo gregge, la sua Chiesa, quanti avrebbero creduto in Lui.

L’incontro era avvenuto dove gli Apostoli vivevano e lavoravano; Gesù non disdegna la nostra fatica, il nostro lavoro, ma va oltre: Egli penetra il nostro intimo per offrire la sua misericordia e cogliere il nostro amore. L’amore con amore si paga: Pietro aveva rinnegato Gesù per ben tre volte, ora, dopo la sua Risurrezione, gli offre il suo perdono e gli affida la missione: pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle.

Proprio sull’amore Gesù interpella Pietro e, oggi, ciascun discepolo: “Simone di Giovanni, mi vuoi bene?” Debolezza ed infedeltà si possono riscattare solo con l’amore. Il dialogo di Gesù con Pietro sottolinea il bisogno della misericordia divina per guarire le ferite spirituali, le ferite del peccato. Oggi la stessa domanda Gesù rivolge a me, a ciascuno di noi: “Mi ami?” Amiamo Cristo Gesù non a parole ma con i fatti? Come l’apostolo Pietro abbiamo il coraggio di rispondere: “Sì, Signore, tu sai tutto; tu sai che io ti amo!”?

Dio ama ciascuno di noi intensamente, ma amore con amore si paga. Quando ci richiama sul nostro comportamento, non ci rifiuta mai, desidera che ci purifichiamo dai nostri errori, rafforziamo le nostre virtù; ci invita alla conversione: “Convertitevi”. Così ha fatto con Pietro e gli affidò la missione: “Pasci le mie pecorelle”.

Amici carissimi, non dobbiamo avere paura di aprire il nostro cuore a Gesù. Il Cristo ci invita oggi a vivere cristianamente e nell’amore la nostra vocazione qualunque essa sia. Vivere da Cristiani veri è amare, amare è servire. Il vero Cristiano non può non rispondere con fermezza e prontezza ai progetti che Dio ha su ciascuno di noi.

Sostenuti dall’amore materno di Maria, madre e regina della Chiesa, proclamiamo con le parole e le opere la ricchezza del suo amore misericordioso. Allora e solo allora è Pasqua di Risurrezione.

Indice dei podcast trasmessi [QUI]

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