Riflessioni sulle letture festive – IV Domenica di Avvento: L’azione mirabile dello Spirito Santo in Maria e in Elisabetta

È stato pubblicato sul canale Spreaker dell’Ufficio Stampa della Real Commissione per l’Italia del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio il podcast con la meditazione per la IV Domenica di Avvento, a cura di Prof. Don Pietro Pisciotta, letta dalla Dott.ssa Valentina Villano, Dama di Ufficio, di cui riportiamo di seguito l’audio e il testo. Il Vangelo oggi ci rivela come si sono realizzati la venuta del Messia e il mistero della redenzione che essa contiene. La persona di Maria, la sua fede, il suo “sì”, la sua maternità, sono le vie scelte da Dio per portare la salvezza a tutti gli uomini. Il centro dell’avvenimento evangelico di questo giorno si sviluppa, dunque, attorno a Maria: lei è la più profonda e più radicale via dell’Avvento. Sotto l’ispirazione dello Spirito, Elisabetta conosce il mistero del messaggio dell’angelo a sua cugina Maria, e la riconosce “felice” in ragione della fede con la quale ella l’ha ricevuto. La testimonianza di Elisabetta è la più antica testimonianza della venerazione della prima Chiesa per la Madre del Salvatore.
Magnificat

Podcast 2-32 – 22 dicembre 2024 – IV Domenica di Avvento: L’azione mirabile dello Spirito Santo in Maria e in Elisabetta

«In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore» (Lc 1,39-45).

Nella Liturgia oggi cambia il protagonista: non è più Giovanni Battista ma apparentemente è Maria, la madre di Gesù. In realtà, vero protagonista è lo Spirito Santo che opera in Maria, invitandola a visitare la cugina Elisabetta, che, a sua volta, accoglie la cugina Maria con le parole: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!”.

Il mistero di questa visita è un’anticipazione della Pentecoste, grazie all’umiltà di queste due donne, dalle quali si evince le debolezze dell’uomo e la magnificenza dell’Altissimo. Due donne che determinano solo stupore: l’Una vergine, l’altra ufficialmente sterile, ma entrambe già mamme in attesa ciascuna di un bimbo.

L’Arcangelo Gabriele aveva annunciato a Maria: “Tua cugina Elisabetta, la donna da tutti ritenuta sterile, è al sesto mese di gravidanza; nulla è impossibile a Dio”. Maria interpreta le parole dell’arcangelo come un progetto divino davanti al quale all’uomo non resta che dire il suo “eccomi”. “Age quod agis”, fai bene quello che fai e Dio compie il suo miracolo di amore. Chi sa rispondere a Dio con un suo “eccomi” generoso, si ritrova sempre sulla via tracciata da Dio, che è amore, servizio, condivisione. La liturgia, ormai alla vigilia del Natale, non poteva non presentare la protagonista del presepe, la Donna benedetta che con il suo “eccomi” all’Angelo è divenuta “la serva del Signore”, contribuendo all’opera della Redenzione.

La grandezza di Maria sta nella sua umiltà e santità che la pone come la nuova Eva dell’umanità redenta da Cristo. Elisabetta, illuminata dallo Spirito, saluta la cugina Maria e, assai meravigliata, esclama: “A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?”. Maria, consapevole di quanto Dio ha operato in lei, intona il “Magnificat”: l’anima mia magnifica il Signore perché Dio ha guardato l’umiltà della sua serva. Maria non inneggia alla sua umiltà di donna quanto alla grandezza singolare di Dio e alla sua misericordia, che ha realizzato la promessa di un Salvatore e “il Verbo si fece carne”. Così al peccato di superbia ed orgoglio di Eva si contrappone l’umiltà di Maria: l’umiltà è verità, è presa di coscienza che tutto quello che siamo ed abbiamo è dono di Dio e a Lui va la lode e la gloria.

Spinta dallo Spirito Santo Maria evidenzia che vivere è amare, amare è servire; da qui anche la sua corsa dalla cugina Elisabetta, il mettersi a suo servizio perché la cugina è sola, è in età avanzata, necessita di assistenza. Dio premia la sollecitudine di Maria e nella casa di Elisabetta si verifica una vera pentecoste: il Bambino, che Elisabetta porta nel grembo, ripieno della potenza dello Spirito Santo, sussulta di gioia mentre Maria innalza l’inno di gioia e di lode a Dio grande e misericordioso: l’anima mia magnifica il Signore.

Il Magnificat ci parla solo di Dio, del suo agire, del suo stile divino: Egli disperde i superbi, ha rovesciato i superbi, ha rimandato a mani vuote i ricchi; Dio è proprio quel padre buono, amorevole che Gesù mostra nella parabola della pecorella smarrita o del figliol prodigo: Padre sempre pronto a perdonare non sette volte ma settanta volte sette.

Il Natale ci parla solo di ubbidienza ed amore; ci insegna che non si può essere Cristiani, non si può essere discepoli di Cristo se non si esce fuori dal gretto egoismo e si abbraccia il fratello che tende la mano, alza le braccia, ha bisogno di amore concreto. È Natale se, come Maria, sai dire il tuo “eccomi” al Signore. Da Maria impariamo ad accogliere la parola di Dio e a viverla nel quotidiano.

Magnificat

L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. Come era nel principio, e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.

Madonna del Magnificat
Sandro Botticelli, Madonna col Bambino e angeli (Madonna del Magnificat), circa 1483, tempera su tavola, 118 cm, Uffizi, Firenze.

Incoronata dagli angeli, la Vergine è raffigurata seduta in trono, in atto di scrivere su un libro, sotto la guida del figlio, il cantico Magnificat anima mea Dominum (La mia anima magnifica il Signore), da cui deriva il titolo con cui quest’opera è nota. In grembo alla madre, Gesù Bambino sfiora un melagrana, frutto dai molteplici significati simbolici, i cui chicchi rossi richiamavano il sangue versato da Gesù per la salvezza dell’umanità. La scena si svolge davanti a una finestra che si apre su un chiaro e sereno paesaggio campestre; in alto, la cornice in pietra serena crea un diaframma divisorio fra il regno celeste e il mondo terreno. Il tema sacro assume comunque connotazioni quasi mondane nell’eleganza dell’acconciatura di Maria e degli angeli, questi ultimi privi di ali come in vari altri dipinti di Botticelli. Sui capelli biondi rischiarati dalla finitura d’oro, la Vergine indossa veli trasparenti sotto il maphorion (Il manto femminile che copre il capo e le spalle della Vergine. Nelle icone è di colore nero o rosso-bruno per sottolinearne la mestizia, ma frequentemente, anche rosso-porpora, simbolo di santità e di regalità) riccamente ornato, mentre le capigliature e le vesti degli angeli sono ispirate alla moda seguita dai giovani rampolli delle agiate famiglie fiorentine del tardo Quattrocento. L’originalità dell’invenzione, la sofisticata eleganza delle vesti e delle acconciature, la grazia del volto assorto di Maria, hanno reso celebre nei secoli l’invenzione di Botticelli, le cui figure incarnano un ideale di bellezza molto apprezzato nel XX secolo.

Non sappiamo quale fosse l’originale destinazione del dipinto, acquistato nel 1784 da una collezione privata. La forma della tavola, un tondo, era riservata nel Rinascimento ad opere destinate al mondo laico, innanzitutto alle dimore signorili, ed erano spesso commissionate in occasione di matrimoni e nascite. Oppure, viste le considerevoli dimensioni del dipinto, alla sede di una magistratura della Repubblica fiorentina, fra i cui arredi non di rado comparivano immagini sacre.

Foto di copertina: Magnificat, Biblioteca Apostolica Vaticana.

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