Riflessioni sulle letture festive – V Domenica del Tempo Ordinario. A ciascuno il Signore ha dato una missione

È stato pubblicato sul canale Spreaker dell’Ufficio Stampa della Real Commissione per l’Italia del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio il podcast con la meditazione per la V Domenica del Tempo Ordinario, a cura di Prof. Don Pietro Pisciotta, letta dalla Dott.ssa Valentina Villano, Dama di Ufficio, di cui riportiamo di seguito l’audio e il testo. Prima di essere la pietra su cui Cristo avrebbe fondato la sua Chiesa, Pietro-Simone è stato colui che ha percorso, prima di noi, l’itinerario che a ciascuno di noi è chiesto di percorrere, il cammino pieno di passione impulsiva ed insieme di incertezze verso il Signore. Come Simone, un pescatore, ciascuno ha il suo lavoro e a ciascuno può capitare di faticare e di non prendere nulla. Ma interviene la Presenza, che chiede di lavorare sulla Sua Parola, cioè di vivere la propria esistenza all’interno dell’avvenimento potente che è Cristo Signore. Allora, il nostro lavoro e la nostra esistenza trovano una fecondità mai prima conosciuta. Non siamo chiamati a fare altre cose, ma a farle per un altro scopo, così come Pietro, rimanendo pescatore, diventa pescatore di uomini. «Venite dietro a me, dice il Signore, vi farò pescatori di uomini» (Mt 4,19).
Parabola della pesca miracolosa

Podcast 2-48 – 9 febbraio 2025 – V Domenica del Tempo Ordinario. A ciascuno il Signore ha dato una missione

Prima Lettura: Is 6,1-2.3-8 – Eccomi, manda me! Salmo responsoriale: Sal 137 – Cantiamo al Signore, grande è la sua gloria. Seconda Lettura: 1Cor 15,1-11 – Così predichiamo e così avete creduto. Vangelo: Lc 5,1-11 – Lasciarono tutto e lo seguirono.

La Parola di Dio
ci parla di chiamata, di vocazione

Il brano del Vangelo ci porta sul mare di Cafarnao, dove Gesù ammaestra la folla, seduto sulla barca di Pietro, ed addita la via della salvezza.

La nostra vita è bella, armoniosa se si vive conforme alla vocazione di ciascuno. Vivere la vita significa attuare quel progetto mirabile che Dio ha avuto al momento della nostra creazione, conferendo a ciascuno talenti e carismi diversi per il bene del singolo e della società. Dalla grazia siamo stati elevati a figli di Dio; come tali il nostro ruolo è sociale ed ecclesiale, oltre che individuale; in tale chiave risponderemo a Dio e alla propria coscienza.

Il brano del Vangelo, riguardante la pesca miracolosa, è significativo: Gesù sale sulla barca di Pietro per parlare alla gente che si accalca e, terminato il discorso, invita Pietro a gettare le reti per la pesca. Questi si sbigottisce ed osserva: Signore, abbiamo lavorato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; Pietro, uomo di fede, obbedisce a Gesù, butta le reti per la pesca, ed ecco, una quantità enorme di pescato. Davanti ad un fatto così eclatante, Pietro esclama: “Signore, allontanati da me, sono un uomo peccatore”; Gesù lo incoraggia: Pietro, non temere; d’oggi innanzi sarai pescatore di uomini.

Pietro lascia tutto: la barca, le reti, il padre e segue Gesù: diverrà l’apostolo prediletto, il capo della Chiesa nascente; a lui Gesù dirà: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa”. Il miracolo più eclatante non è stata la pesca miracolosa quanto la risposta generosa di Pietro: quado Dio chiama, bisogna sempre rispondere con generosità e tempestività. Così fecero Pietro e gli Apostoli; così fece Paolo quando da persecutore della fede Cristiana, folgorato dalla grazia divina, divenne l’apostolo prediletto, di cui disse Gesù: “Ne farò un vaso di elezione”.

Pietro è l’immagine del vero credente e diventa destinatario di una missione sublime: vicario di Cristo Gesù in una Chiesa che, come una barca posta in un mare tempestoso non affonderà mai: “Le porte degli inferi non prevarranno”.

Nella Chiesa, come nella società civile, tutti insieme costituiamo una famiglia; dotati da talenti diversi per numero e qualità, siamo chiamati ad un ruolo di solidarietà e complementarietà; l’uno completa l’altro come le cellule dello stesso corpo o gli organi dello stesso organismo: tutti diversi ma con un compito di vera partecipazione.

Spesso si parla di crisi nella Chiesa, ma è solo crisi di crescenza, che deve servire solo a rinnovare la Chiesa di Cristo Gesù. Il sinodo popolare indetto da Papa Francesco mira a far prendere coscienza che comandare è servire, una Chiesa dove tutti: clero e popolo di Dio, pastori e fedeli sono chiamati ad un ruolo di servizio, ciascuno a seconda dei carismi ricevuti dallo Spirito che nel Battesimo ci ha innestati a Cristo. Nella Chiesa non ci sono “padroni” ma “collaboratori”, tutti fratelli, tutte pecorelle dell’ovile di Cristo, tutti in comunione con tutti: gerarchia che deve essere diaconia. Diceva Gesù: “Mi chiamate Signore e maestro ed io vi ho lavati i piedi, così è necessario tra di voi che l’uno lavi i piedi all’altro”. Il sinodo popolare, voluto da Papa Francesco, mira a sentire quello che lo Spirito Santo oggi ispira, suggerisce alla Chiesa di Dio; questo “camminare insieme” deve attuare e manifestare la natura vera della Chiesa come popolo di Dio, pellegrino e missionario.

È necessario allora avventurarsi nel profondo del nostro io, dove parla lo Spirito Santo. Amico, che leggi o ascolti, è necessario oggi più che mai agire: sognare, cantare, aprire le braccia, espandere il cuore, allargare lo sguardo. La pesca è già iniziata, c’è posto anche per te.

Ho la mia missione

Una riflessione tratta dalle Meditazioni e Devozioni di John Henry Newman del 7 marzo 1848 sulla Provvidenza e la missione che Dio affida a ciascuno. San Giovanni Paolo II scrisse all’Arcivescovo di Birmingham il 22 gennaio 2001, in concomitanza col secondo centenario della nascita di colui che oggi, dal 13 ottobre 2019, è San John Henry Newman: «Riflettendo sul misterioso disegno divino che si dispiegava nella sua vita, Newman acquisì un senso profondo e persistente del fatto che “Dio mi ha creato per renderGli un determinato servizio. Mi ha affidato un’opera che non ha affidato a un’altra persona. Io ho la mia missione” (Meditazioni e Devozioni)]

Dio era in se stesso completezza e beatitudine, ma fu sua volontà creare un mondo per la sua Gloria. Egli è onnipotente e avrebbe potuto fare tutte le cose da sé; invece è stato suo volere far sì che i suoi progetti fossero realizzati dagli esseri da lui creati. Noi siamo stati tutti creati per la sua gloria, siamo stati creati per fare il suo volere.

Io sono creato per fare qualche cosa o per essere qualcosa per la quale non è stato creato nessun altro; occupo un posto nei fini di Dio, nel mondo di Dio, un posto che non occupa nessun altro; sia io ricco oppure povero, disprezzato oppure stimato dall’uomo, Dio mi conosce e mi chiama per nome.

Dio mi ha creato per renderGli un determinato servizio. Mi ha affidato un’opera che non ha affidato a un’altra persona. Io ho la mia missione, che non saprò mai in questo mondo, ma mi sarà detta nell’altro. Non so come, ma sono necessario ai suoi fini, necessario nel mio posto come un Arcangelo nel suo; ho una parte in questa grande opera; sono un anello della catena, un legame di parentela tra le persone.

Non mi ha creato per nulla. Io farò il suo lavoro; sarò un angelo di pace, un predicatore di verità stando al mio posto, senza averne l’intenzione, se soltanto ne osservo i comandamenti e lo servo nella mia vocazione. Avrò, perciò, fiducia in lui. Qualsiasi cosa e dovunque io sia, non posso mai essere buttato via. Se sono ammalato, la mia malattia può servire a lui; se sono nel dolore, il mio dolore può servire a lui. La mia malattia, o perplessità, o dolore possono essere cause necessarie di qualche grande disegno il quale è completamente al di sopra di noi.

Egli non fa nulla inutilmente; può prolungare la mia vita, può abbreviarla; sa quello che fa. Può togliermi gli amici, può gettarmi tra estranei, può farmi sentire desolato, può far sì che il mio spirito si abbatta, può tenermi celato il futuro, e tuttavia egli sa quello che fa.

Degnati di attuare in me i tuoi alti progetti, qualunque essi siano; lavora in me e attraverso me. Non ti chiedo di vedere, non ti chiedo di sapere, ti chiedo semplicemente di essere messo all’opera.

Indice dei podcast trasmessi [QUI]

Foto di copertina: Pieter Paul Rubens, La pesca miracolosa, 1618, gessetto nero, penna e olio su carta, incollati su tela, 55 x 85 cm, National Gallery, London.
Secondo il Vangelo di Luca (5,1.11), un giorno Cristo si avvicinò a due barche da pesca sul Mar di Galilea. Dopo essere salito a bordo di una e aver predicato da lì, disse ai pescatori di gettare le reti. Sebbene avessero lavorato tutta la notte e non avessero pescato nulla, il pescatore acconsentì; quando tirarono su le reti, stavano per rompere l’abbondante pescato. Sbalorditi da questo miracolo, i pescatori divennero discepoli di Cristo.
La composizione di questo schizzo si basa sul pannello centrale di un trittico realizzato da Rubens per la chiesa di Onze Lieve Vrouw over de Dijle (Nostra Signora oltre il Dijle), la chiesa della Corporazione dei pescivendoli di Mechelen. Lo schizzo fu utilizzato come base per un’incisione di Schelte van Bolswert, che lavorò per Rubens ad Antwerpen.

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