Riflessioni sulle letture festive – VI Domenica del Tempo Ordinario. Beato chi confida nel Signore!

È stato pubblicato sul canale Spreaker dell’Ufficio Stampa della Real Commissione per l’Italia del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio il podcast con la meditazione per la V Domenica del Tempo Ordinario, a cura del Cappellano della Delegazione delle Marche e Romagna, Mons. Umberto Gasparini, Cappellano di Merito, letta dalla Dott.ssa Valentina Villano, Dama di Ufficio, di cui riportiamo di seguito l’audio e il testo. Nel Vangelo di Luca, le beatitudini si rivolgono a coloro che hanno già scelto il Signore, ai discepoli. Seguirlo significa abbandonare tutto, rinunciare agli agi, essere detestati, allontanati dalle cerchie del potere, dai soldi e dall’onore. Il credente che riesce dappertutto, che riceve dal mondo ossequi e considerazione, si metta a tremare, si inquieti perché sarà inghiottito e digerito dal mondo che ama possedere. Le beatitudini ci avvertono seriamente: stabiliamoci nella verità di Gesù e cerchiamo di non sbagliarci nel momento decisivo.
Discorso della montagna

Podcast 2-50 – 16 febbraio 2025 – VI Domenica del Tempo Ordinario. Beato chi confida nel Signore!

Prima Lettura: Ger 17,5-8 – Maledetto chi confida nell’uomo; benedetto chi confida nel Signore. Salmo responsoriale: Sal 1 – Beato l’uomo che confida nel Signore. Seconda Lettura: 1Cor 15,12.16-20 – Se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede. Vangelo: Lc 6,17.20-26 – Beati i poveri. Guai a voi, ricchi.

Beato chi confida nel Signore!

Se una persona chiede: “Nella tua vita cosa cerchi con tutte le forze?”,
tutti rispondiamo: “Essere felice”.

Dio, felicità totale, creandoci a Sua Immagine, ha posto anche in noi questo sommo desiderio: la felicità. Ha creato l’universo meraviglioso e ci ha dato casa sulla terra, con tutte le sue meraviglie.

Gesù ci conosce e sa che, al di sopra di tutto, desideriamo essere felici.

Nei Vangeli troviamo decine e decine di volte: Beati. Felici. Ma attenti. Gesù propone una felicità molto diversa da quella che propone la società di oggi: potenza-ricchezza-successo-piaceri di ogni tipo. Tutto si vive nell’attimo presente. Per questi non c’è futuro.

Ascolta il lamento di Gesù, per le vite sbagliate, condannate alla sterilità, senza futuro, perché hanno già ricevuto tutto nel presente:
“Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame”
“Guai a voi che ora ridete, perché piangerete”.
“Guai a voi quando tutti diranno bene di voi, allo stesso modo agivano i vostri padri con i falsi profeti”.

Questi hanno paura di perdere la fonte della gioia. Vogliono solo prolungare il presente. Gesù, invece, parla di futuro:
“Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati.
Beati voi che ora piangete, perché riderete.
Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v’insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli”.

Gesù, durante la sua vita e soprattutto nella Passione, presenta se stesso come colui che si affida completamente al Padre e dice: “Non la mia volontà sia fatta, ma la tua”.

Gesù rimette al centro il futuro, che il Padre promette gioioso, ma solo per chi non si inchina agli idoli, ma è libero da ogni schiavitù.

Il presente, adesso, è solo un granellino di senape (Mt 16,31), che diventerà un albero. È solo un po’ di lievito (Mt 16,33), ma diventerà pane. Il futuro non si attende, si genera.

Il mondo cambia, se io cambio, se sono in cammino. Dio desidera persone in cammino. Coraggio, partiamo, meditando la Parola di Gesù e tenendo gli occhi fissi su di Lui, che ci ama fino a farsi mangiare.

Indice dei podcast trasmessi [QUI]

Foto di copertina: Cosimo Rosselli, Discorso della montagna e guarigione del lebbroso, 1481/82, affresco, 349×570, Cappella Sistina, Città del Vaticano.
La scena di questo affresco, facente parte della decorazione del registro mediano della Cappella Sistina, fa parte delle Storie di Gesù e, come altre del ciclo, mostra più episodi contemporaneamente. La scena si trova opposta alla Discesa dal monte Sinai, sempre di Rosselli, ed è accomunata a questa dalla presenza del monte come luogo in cui Dio manifesta la sua volontà di stabilire un contatto con gli uomini. Si vede infatti Cristo che, seguito dai dodici apostoli, scende dal monte e, poco dopo in primo piano, tiene il suo discorso alle folle, con gli apostoli compressi alla sua destra.
La parte più riuscita è forse quella sinistra, in cui sullo sfondo di una città dall’aspetto nordico, immersa in un rigoglioso paesaggio che si perde in lontananza, si trova la folla che assiste al discorso, nella quale sono presenti numerosi ritratti di contemporanei. L’uomo col cappello nero che guarda verso lo spettatore in ultima fila dovrebbe essere l’autoritratto del Rosselli stesso.
A destra invece ha luogo la scena della guarigione del lebbroso, testimonianza dei poteri divini di Cristo. Anche in questo caso Gesù è attorniato dagli apostoli e sulla destra si trova una folla in cui compaiono molti ritratti.
Gli uccelli che si accoppiano in volo sono un omaggio ai cicli naturali e si ritrovano anche in alcuni episodi dipinti da Ghirlandaio. In entrambi i casi si tratta di un tema legato a reminiscenze tardogotiche, filtrate da pittori fiorentini come Benozzo Gozzoli.

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