Santa Messa in suffragio del Romano Pontefice Francesco della Delegazione di Napoli e Campania a Napoli

Martedì 29 aprile 2025 alle ore 19.00, una rappresentanza della Delegazione di Napoli e Campania del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio si è riunita in Napoli presso la chiesa di San Pasquale a Chiaia per partecipare alla solenne celebrazione della Santa Messa in suffragio del Romano Pontefice Francesco, scomparso a 88 anni la mattina del 21 aprile 2025, Lunedì dell’Angelo, secondo giorno dell’Ottava di Pasqua. La chiesa e il convento di San Pasquale a Chiaia, della Provincia Napoletana del SS. Cuore di Gesù dell'Ordine dei Frati Minori, vennero eretti nel 1749 per volontà dei sovrani Carlo di Borbone e Amalia di Sassonia come ringraziamento al santo (al quale erano molto devoti) per la nascita dell'erede maschile. Il progetto venne redatto dall'Arch. Antonio Borbone (un indiano che ebbe come padrino di battesimo Re Carlo, ereditandone il cognome).

La solenne Missa de Requiem pro Papa Francesco, celebrata in latino e in italiano, è stata presieduta dal Cappellano Capo della Delegazione di Napoli e Campania, Fra’ Sergio Galdi d’Aragona, OFM, Cappellano di Giustizia, Commissario Generale di Terra Santa in Napoli (Campania, Abruzzo, Basilicata, Calabria e Puglia), concelebranti i Cappellani di Merito Don Luigi Pecoraro, Rettore della Basilica di San Giacomo degli Spagnoli in Napoli, e Don Lucio D’Abbraccio*, con l’assistenza di Fra’ Antonio Siciliano da Mondragone, OFM ed Dott. Domenico Giuseppe Costabile, Cavaliere di Merito, Responsabile del Cerimoniale ad interim.

Il Sacro Rito è iniziato con il Ritus initiales cantato in latino, seguito dalla dedica ed un breve ricordo di Papa Francesco “entrato nell’eternità […] senza illusioni mondane”, con un invito alla riflessione, a non lasciarsi sopraffare dalla sofferenza, ma a guardarla con occhi di fede, come parte del mistero della vita. La rinascita e la non rassegnazione sono segni di una speranza cristiana attiva, che non si arrende nemmeno di fronte al dolore più grande.

La Prima Lettura (1Gv 1,5-2,2 – Il sangue di Gesù ci purifica da ogni peccato) e il Salmo Responsoriale (Salmo 102 (103) – Benedici il Signore, anima mia) sono state letti dal Dott. Domenico Giuseppe Costabile. Il Vangelo (Mt 11,25-30 – Hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli) è stato proclamato da Don Luigi Pecoraro, Cappellano di Merito. La Preghiera dei fedeli è stata letta da Don Lucio D’Abbraccio.

Fra’ Sergio Galdi d’Aragona ha incentrato la sua omelia, partendo dal brano del Vangelo proclamato, sul pontificato di Papa Francesco. Nella Sua benevolenza, il Padre ha infatti rivelato “queste cose”ai piccoli, così come il Papa ha fatto dell’attenzione all’infanzia e alla gioventù un punto cardine della sua opera, così come la cura degli anziani. In tale ottica il pontificato è un atto di carità di cui Dio ci ha fatto dono per essere confermati nella fede nella resurrezione e dunque nella speranza, tema proprio del corrente Anno Santo.

A tal proposito, Fra’ Galdi d’Aragona ha ricordato le parole di San Paolo: “Se Cristo non è risorto, è vana la nostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati” (1Cor 15,17). Ha proseguito spiegando che ogni Romano Pontefice porta con sé la sua umanità e un suo stile. Quello di Papa Francesco, definito “immediato”, per quanto a tratti di difficile comprensione per gli Europei, ha avuto come punti focali la misericordia, per cui indisse il Giubileo straordinario del 2016, e la devozione mariana, come mediazione di tutte le grazie – si ricorda infatti che Maria Ausiliatrice è anche patrona dell’Argentina – in particolare alla Salus Populi Romani, davanti alla sui icona si recava prima e dopo ogni Viaggio Apostolico, fino alla scelta della sua sepoltura affianco alla cappella a lei dedicata e contenente la sua icona, nella Basilica Papale di Santa Maria Maggiore.

Altro elemento fondamentale della pastorale di Papa Francesco è stato ciò che i Cavalieri Costantiniani e i cavalieri degli altri ordini cavallereschi hanno tra i loro carismi e principi ispiratori: “obsequium pauperum”,la difesa e l’assistenza ai poveri, in linea con la tradizione ecclesiale, manifestatasi quando, alla pretesa di consegna dei tesori della Chiesa, San Gregorio mostrò all’imperatore i suoi tesori, i poveri di Roma.

Ultimo elemento ricordato da Fra’ Galdi d’Aragona è stato il Documento sulla fratellanza umana del 2019, primo riconoscimento da parte dei rappresentanti islamici dell’esistenza di altre religioni e della libertà di coscienza, semi che il tempo e la Provvidenza faranno crescere.

Fra’ Galdi d’Aragona ha concluso esortando i partecipanti a pregare per l’elezione del prossimo Romano Pontifice, affinché sia frutto della volontà attiva dello Spirito Santo.

Nella Commemoratio pro defunctis e nella Ultima commendatione è stata ricordata poi la figura del Romano Pontefice defunto. Al termine del Rito, la Dott.ssa Simona de Tilla ha letto un brano da uno scritto di Papa Francesco.

Prima della Benedizione finale, il Delegato per Napoli e Campania, Conte Don Gianluigi Gaetani dell’Aquila d’Aragona dei Duchi di Laurenzana, Patrizio Napolitano, Cavaliere di Giustizia, ha letto la Preghiera del Cavaliere Costantiniano.

La rappresentanza della Delegazione di Napoli e Campania dell’Ordine Costantiniano era guidata dal Delegato per Napoli e Campania, con il Tesoriere ad interim, Duca Don Ignazio Frezza di Sanfelice, Cavaliere di Giustizia; il Responsabile della Comunicazione ad interim, Prof. Antonio De Stefano, Cavaliere di Merito con Placca d’Argento; il Responsabile agli Affari Legali ad interim, Don Francesco Procaccini di Montescaglioso, Cavaliere di Giustizia; il Responsabile alla Cultura ad interim, Don Antonino Sersale dei Marchesi Sersale, Cavaliere di Giustizia; la Responsabile delle Attività Operative ad interim, Avv. Valeria Pessetti**, Dama di Merito con Placca d’Argento; il Responsabile delle Sezioni campane ad interim, Arch. Francesco Baratta, Cavaliere di Merito; il Responsabile del Cerimoniale ad interim, Dott. Domenico Giuseppe Costabile, Cavaliere di Merito.

Ha partecipato S.E. il Marchese Don Pierluigi Sanfelice di Bagnoli**, Cavaliere Gran Croce di Giustizia, Luogotenente per l’Italia Meridionale Peninsulare della Real Commissione per l’Italia.

Hanno inoltre partecipato i Cavalieri de Jure Sanguinis Nob. Giovanni Carlo Parente Zamparelli, Nob. Valerio Carafa e Nob. Luigi Andreozzi*; i Cavalieri di Merito con Placca d’Argento Ettore Corrado Araimo, Alessandro Franchi, Gesualdo Marotta e Francesco Schillirò; i Cavalieri di Merito Francesco Saverio Barbato Romano, Maurizio Barbato, Antonio Caputo, Luigi Cerciello, Carlo Iavazzo,Valerio Massimo Miletti e AntonioSteardo; i Cavalieri di Ufficio Valerio Stefano Sacco, Luigi Scarano e Nicola Scarinzi e Nicola Difrenna; i Postulanti Sergio Angrisano, Francesco Andreozzi* Mauro Barbarisi, Silvio Beducci, Antonio Iannucci, Gennaro Napoletano, Raffaele Napolitano, Raffaele Strina, Dario Taranto*, Giovanni Tartaglione* e Luigi Tullio; degli amici dell’Ordine Costantiniano, tra cui Dott. Carlo Guardascione**, Dott.ssa Simona de Tilla**, Roberta di Biase e Andrea D’Aloia; e cittadini comuni.

* Appartenenti alla Guardia d’Onore alle Reali Tombe dei Borbone.
** Appartenenti al Corpo Internazionale di Soccorso (CIS).

Servizio fotografico dei Cavalieri Antonio De Stefano e Nicola Difrenna, dei Postulanti Francesco Andreozzi e Luigi Tullio e degli amici dell’Ordine Costantiniano Roberta di Biase e Andrea D’Aloia.

Omelia
del Cardinale Giovanni Battista Re
Decano del Collegio Cardinalizio
Santa Messa Esequiale
per il defunto Romano Pontefice Francesco

(…) Quando il Card. Bergoglio, il 13 marzo del 2013, fu eletto dal Conclave a succedere a Papa Benedetto XVI, aveva alle spalle gli anni di vita religiosa nella Compagnia di Gesù e soprattutto era arricchito dall’esperienza di 21 anni di ministero pastorale nell’Arcidiocesi di Buenos Aires, prima come Ausiliare, poi come Coadiutore e in seguito, soprattutto, come Arcivescovo.

La decisione di prendere il nome Francesco apparve subito come la scelta di un programma e di uno stile su cui egli voleva impostare il suo Pontificato, cercando di ispirarsi allo spirito di San Francesco d’Assisi.

Conservò il suo temperamento e la sua forma di guida pastorale, e diede subito l’impronta della sua forte personalità nel governo della Chiesa, instaurando un contatto diretto con le singole persone e con le popolazioni, desideroso di essere vicino a tutti, con spiccata attenzione alle persone in difficoltà, spendendosi senza misura, in particolare per gli ultimi della terra, gli emarginati. È stato un Papa in mezzo alla gente con cuore aperto verso tutti. Inoltre è stato un Papa attento al nuovo che emergeva nella società ed a quanto lo Spirito Santo suscitava nella Chiesa.

Con il vocabolario che gli era caratteristico e col suo linguaggio ricco di immagini e di metafore, ha sempre cercato di illuminare con la sapienza del Vangelo i problemi del nostro tempo, offrendo una risposta alla luce della fede e incoraggiando a vivere da cristiani le sfide e le contraddizioni di questi nostri anni di cambiamenti, che amava qualificare “cambiamento di epoca”.

Aveva grande spontaneità e una maniera informale di rivolgersi a tutti, anche alle persone lontane dalla Chiesa.

Ricco di calore umano e profondamente sensibile ai drammi odierni, Papa Francesco ha realmente condiviso le ansie, le sofferenze e le speranze del nostro tempo della globalizzazione, e si è donato nel confortare e incoraggiare con un messaggio capace di raggiungere il cuore delle persone in modo diretto e immediato.

Il suo carisma dell’accoglienza e dell’ascolto, unito ad un modo di comportarsi proprio della sensibilità del giorno d’oggi, ha toccato i cuori, cercando di risvegliare le energie morali e spirituali.

Il primato dell’evangelizzazione è stato la guida del suo Pontificato, diffondendo, con una chiara impronta missionaria, la gioia del Vangelo, che è stata il titolo della sua prima Esortazione Apostolica Evangelii gaudium. Una gioia che colma di fiducia e speranza il cuore di tutti coloro che si affidano a Dio.

Filo conduttore della sua missione è stata anche la convinzione che la Chiesa è una casa per tutti; una casa dalle porte sempre aperte. Ha più volte fatto ricorso all’immagine della Chiesa come “ospedale da campo” dopo una battaglia in cui vi sono stati molti feriti; una Chiesa desiderosa di prendersi cura con determinazione dei problemi delle persone e dei grandi affanni che lacerano il mondo contemporaneo; una Chiesa capace di chinarsi su ogni uomo, al di là di ogni credo o condizione, curandone le ferite.

Innumerevoli sono i suoi gesti e le sue esortazioni in favore dei rifugiati e dei profughi. Costante è stata anche l’insistenza nell’operare a favore dei poveri. (…)

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