Ad accogliere i Confratelli dell’Ordine Costantiniano, le autorità presenti ed i fedeli intervenuti, il Presidente-Soprintendente della Fondazione Real Monte ed Arciconfraternita di San Giuseppe dell’Opera del Vestire i Nudi, l’Avv. Ugo de Flaviis, Cavaliere di Merito con Placca d’Argento, insieme al Censore Dott. Gennaro Ciccarelli e ad altri componenti della Fondazione ed Arciconfraternita.

La solenne Santa Messa pro defuncto Pontifice, celebrata in latino e in italiano, è stata presieduta dal Cappellano Capo della delegazione di Napoli e Campania, Fra’ Sergio Galdi d’Aragona, OFM. Cappellano di Giustizia, Commissario Generale di Terra Santa in Napoli (Campania, Abruzzo, Basilicata, Calabria e Puglia), assistito da un ministrante.






Ha dato inizio alla Santa Messa del Mercoledì della II settimana di Pasqua, molto partecipata e carica di emozioni, la dedica della liturgia a Papa Francesco con il canto in latino del Ritus initiales e con le bellissime parole e l’espressione di un caro ricordo del Romano Pontefice defunto da parte di Fra’ Galdi d’Aragona.

La Prima Lettura (At 5,17-26 – Ecco, gli uomini che avete messo in carcere si trovano nel tempio a insegnare al popolo) e il Salmo Responsoriale (Sal 33 (34) – Il povero grida e il Signore lo ascolta) sono stati letti dall’Avv. Stefano d’Ambrosio, Cavaliere di Merito con Placca d’Argento. Il Vangelo (Gv 3,16-21 – Dio ha mandato il Figlio nel mondo, perché il mondo sia salvato per mezzo di lui) è stato proclamato dal Cappellano Capo, che dopo l’omelia ha letto anche la Preghiera dei fedeli.

Nella sua omelia, Fra’ Galdi d’Aragona ha dedicato la prima riflessione alla figura del Romano Pontefice, che quale successore di Pietro regge la Chiesa e va amato dai fedeli, indipendentemente dal nome che porta. Proprio nella successione apostolica si radica la comunione del popolo di Dio e si manifesta, con segno visibile, la credibilità della Rivelazione.
La meditazione su San Giuseppe, patrono universale della Chiesa, che era riferita anche al luogo ospitante, si è agganciata al passo biblico della Genesi che viene letto nella Santa Messa del 1° maggio. Giuseppe è lo sposo di Maria, la quale come nuova arca della alleanza, custodisce nel suo grembo, che è tabernacolo del verbo incaricato, il Redentore. La figura di Giuseppe è quella di un uomo giusto che sa vincere il pregiudizio, che non tradisce e non rinnega la sua sposa e che vedrà fiorire il suo bastone a riprova della scelta divina annunciata alla Vergine dall’angelo. Se Gesù è il nuovo Adamo, in quanto ricapitola in sé tutta l’umanità decaduta e restaura per tutti la somiglianza con Dio, Maria è la nuova Eva. Giuseppe allora nella santità della coppia con Maria contribuisce egualmente a riparare al male nato da Adamo ed Eva e partecipa attivamente col suo servizio al Mistero della incarnazione.
Fra’ Galdi d’Aragona ha terminato la sua omelia con un appello rivolto a tutti i presenti, e in modo particolare ai confratelli della Delegazione di Napoli e Campania e dell’Arciconfraternita, ad unirsi in preghiera Pro Eligendo Romano Pontifice, invocando con fede e umiltà lo Spirito Santo, perché la scelta del Successore di Pietro sia autentica espressione della divina volontà.
Nella Commemoratio pro defunctis e nella Ultima commendatione è stata ricordata poi la figura del Romano Pontefice defunto.
Prima della Benedizione Conclusiva, il Delegato per Napoli e Campania, Conte Don Gianluigi Gaetani dell’Aquila d’Aragona dei Duchi di Laurenzana, Patrizio Napolitano, Cavaliere di Giustizia, ha letto la Preghiera del Cavaliere Costantiniano.

La rappresentanza della Delegazione di Napoli e Campania dell’Ordine Costantiniano era guidata dal Delegato per Napoli e Campania, con il Segretario Generale ad interim, Nob. Antonio Masselli, Cavaliere de Jure Sanguinis; il Responsabile della Comunicazione ad interim, Prof. Antonio De Stefano, Cavaliere di Merito con Placca d’Argento.
Hanno partecipato il Nob. Manuel de Goyzueta di Toverena dei Marchesi di Toverena e Trentinara, Cavaliere Gran Croce di Giustizia, già Delegato per Napoli e Campania; il Nob. Ing. Patrizio Giangreco, Cavaliere de Jure Sanguinis; l’Avv. Stefano d’Ambrosio, Cavaliere di Merito con Placca d’Argento; l’Arch. Carlo Iavazzo, Cavaliere di Merito; ed i Cavalieri di Ufficio P.I Antonino Giunta e P.I. Luigi Scarano.
Servizio fotografico dei Cavalieri Antonio De Stefano e Stefano d’Ambrosio, e dell’Arciconfraternita.

Omelia
del Cardinale Giovanni Battista Re
Decano del Collegio Cardinalizio
Santa Messa Esequiale
per il defunto Romano Pontefice Francesco
(…) Quando il Card. Bergoglio, il 13 marzo del 2013, fu eletto dal Conclave a succedere a Papa Benedetto XVI, aveva alle spalle gli anni di vita religiosa nella Compagnia di Gesù e soprattutto era arricchito dall’esperienza di 21 anni di ministero pastorale nell’Arcidiocesi di Buenos Aires, prima come Ausiliare, poi come Coadiutore e in seguito, soprattutto, come Arcivescovo.
La decisione di prendere il nome Francesco apparve subito come la scelta di un programma e di uno stile su cui egli voleva impostare il suo Pontificato, cercando di ispirarsi allo spirito di San Francesco d’Assisi.
Conservò il suo temperamento e la sua forma di guida pastorale, e diede subito l’impronta della sua forte personalità nel governo della Chiesa, instaurando un contatto diretto con le singole persone e con le popolazioni, desideroso di essere vicino a tutti, con spiccata attenzione alle persone in difficoltà, spendendosi senza misura, in particolare per gli ultimi della terra, gli emarginati. È stato un Papa in mezzo alla gente con cuore aperto verso tutti. Inoltre è stato un Papa attento al nuovo che emergeva nella società ed a quanto lo Spirito Santo suscitava nella Chiesa.
Con il vocabolario che gli era caratteristico e col suo linguaggio ricco di immagini e di metafore, ha sempre cercato di illuminare con la sapienza del Vangelo i problemi del nostro tempo, offrendo una risposta alla luce della fede e incoraggiando a vivere da cristiani le sfide e le contraddizioni di questi nostri anni di cambiamenti, che amava qualificare “cambiamento di epoca”.
Aveva grande spontaneità e una maniera informale di rivolgersi a tutti, anche alle persone lontane dalla Chiesa.
Ricco di calore umano e profondamente sensibile ai drammi odierni, Papa Francesco ha realmente condiviso le ansie, le sofferenze e le speranze del nostro tempo della globalizzazione, e si è donato nel confortare e incoraggiare con un messaggio capace di raggiungere il cuore delle persone in modo diretto e immediato.
Il suo carisma dell’accoglienza e dell’ascolto, unito ad un modo di comportarsi proprio della sensibilità del giorno d’oggi, ha toccato i cuori, cercando di risvegliare le energie morali e spirituali.
Il primato dell’evangelizzazione è stato la guida del suo Pontificato, diffondendo, con una chiara impronta missionaria, la gioia del Vangelo, che è stata il titolo della sua prima Esortazione Apostolica Evangelii gaudium. Una gioia che colma di fiducia e speranza il cuore di tutti coloro che si affidano a Dio.
Filo conduttore della sua missione è stata anche la convinzione che la Chiesa è una casa per tutti; una casa dalle porte sempre aperte. Ha più volte fatto ricorso all’immagine della Chiesa come “ospedale da campo” dopo una battaglia in cui vi sono stati molti feriti; una Chiesa desiderosa di prendersi cura con determinazione dei problemi delle persone e dei grandi affanni che lacerano il mondo contemporaneo; una Chiesa capace di chinarsi su ogni uomo, al di là di ogni credo o condizione, curandone le ferite.
Innumerevoli sono i suoi gesti e le sue esortazioni in favore dei rifugiati e dei profughi. Costante è stata anche l’insistenza nell’operare a favore dei poveri. (…)