La mostra Caravaggio. La verità della luce, con il progetto scientifico a cura di Pierluigi Carofano, riunisce 35 opere – cinque delle quali autografe – del celebre pittore lombardo, provenienti da collezioni pubbliche e private italiane e straniere. Inoltre, include anche una selezione di dipinti di artisti influenzati da Caravaggio, come Orazio Gentileschi, Guercino, Annibale e Ludovico Carracci, e molti altri. L’allestimento della mostra è stata anche l’occasione per inaugurare lo spazio museale nell’ex Monastero Santa Chiara, restituita alla città, dopo l’intervento di riqualificazione operato con fondi comunitari dall’Assessorato ai Lavori pubblici e Politiche comunitarie della Città di Catania.



La Mostra rappresenta una scoperta d’arte di Michelangelo Merisi da Caravaggio, accolta come una rivelazione nel campo dell’arte moderna. L’artista ha vissuto la pittura con la consapevolezza di un visionario, con la sua interpretazione della tecnica del chiaroscuro e dei suoi sapienti giochi di luce. Ammirando le opere di Caravaggio è difficile non pensare alla fotografia. Nelle sue opere ha anticipato l’uso della luce usata oggi per gli effetti speciali delle produzioni fotografiche e cinematografiche.
La luce di Caravaggio è la luce del realismo, del cinema del popolo. La luce diventa una sorta di riflettore sul palcoscenico, che mette a fuoco dettagli e tematiche voluti dal pittore. Attraverso la luce, che fa da filtro alle immagini, si consuma un dramma. Caravaggio ha vissuto la pittura con la consapevolezza di un visionario, e con la sua interpretazione della tecnica del chiaroscuro e dei suoi sapienti giochi di luce, ha anticipato l’uso della luce usata oggi per gli effetti speciali nelle produzioni fotografiche e cinematografiche. Come in una produzione cinematografica è lo scenografo ad occuparsi dell’effetto scenico, così Caravaggio diventa scenografo della direzione della luce e del suo effetto.







I due elementi principali riscontrati nella pittura di Caravaggio sono la luce e il buio. Il contrasto tra la luce e le oscurità non crea dissonanza, piuttosto i due elementi opposti si completano, mettendo in evidenza un fatto importante: la luce diventa protagonista del messaggio del pittore, lo sfondo non esiste più. Ci troviamo di fronte a un messaggio chiaroscuro enigmatico e inquietante che sollecita l’anima.
Osservando da vicino i dipinti risulta difficile non chiedersi dove venga quella luce misteriosa. All’attenta scenografia di una luce studiata da Caravaggio risulta che lungo il suo raggio l’artista evidenzia alcuni aspetti chiave della scena; contrappone sempre l’oscurità di uno sfondo anonimo. I volti e le mani nei dipinti vengono messi in evidenza da un raggio di luce, che puntano tutti nella medesima direzione.
L’uso della luce caravaggesca non è casuale, uno sguardo attento e metodico rivela una luce diretta, una fonte specifica che illumina ogni cosa si trova lungo il suo raggio, quasi fosse un raggio divino dall’alto. Caravaggio si avvalse della luce da lui creata, studiata e misurata per ottenere gli effetti che colpiscono chi guarda i suoi quadri e per creare quel contrasto tra luce e ombra di cui hanno tanto parlato i critici e gli storici dell’arte. Si tratta di un esperimento riuscito della manipolazione, dove Caravaggio assume il controllo della luce e dell’oscurità, conferendogli un’atmosfera di mistero che presagisce l’ineluttabilità dell’amaro destino, destino a cui neanche il pittore milanese si è potuto sottrarre.
La luce non è meramente fisica, ma ha valenza allegorico-simbolica, la sua funzione è quella di evidenziare il sacro e il profano come non aveva mai fatto nessun altro pittore. Inoltre, la luce mette a fuoco una tematica che prima di allora aveva ricevuto scarsa importanza: la natura morta. Prima di Caravaggio gli elementi naturali nella pittura avevano un ruolo secondario, essi facevano da sfondo alle composizioni pittoriche. La natura aveva un ruolo utilitario che si sottometteva alla volontà dell’uomo. L’etica della Chiesa Cattolica aveva una visione antropocentrica del cosmo, l’uomo era la dimensione di ogni cosa e le opere d’arte rispecchiavano questo dettame.
La tecnica caravaggesca risulta irresistibilmente carismatica. Grazie all’uso “mirato” della luce le immagini di Caravaggio hanno il potere di stregare, di incantare e di stupire. Chi le guarda ne subisce l’influsso psicologico.
La luce diventa rivelatrice di dettagli meno gradevoli, ma veri: piedi sudici, frutta difettosa, foglie mezze morte, un bacchino malato, decapitazioni, sangue, prostitute. La luce diventa rivelatrice di una realtà piuttosto che di un’immagine volutamente stereotipata. Esattamente come avverrà quattro secoli più tardi quando la luce diventerà protagonista della fotografia e del cinema.
La luce di Caravaggio è anche un riflettore puntato verso lo stesso artista. Nei suoi vari autoritratti la luce mette a fuoco una pluralità di sfaccettature della sua personalità, quasi fosse l’attore che recita le varie parti che man mano gli vengono richieste dal copione. Con i riflettori puntati su se stesso, Caravaggio assume ora il ruolo del bacchino malato, ora quello del Golia decapitato, e si cala anche nelle parti delle comparse che ci guardano dallo sfondo delle sue tele.
Nell’ultimo periodo durante le varie fughe di Caravaggio, che ha vissuto anche un intenso periodo in Sicilia, l’uomo braccato dalla legge di vari Stati, la luce nelle sue ultime opere costituisce un ultimo tentativo disperato di redenzione, nella speranza di ottenere una grazia papale, che gli permetta di rientrare a Roma. Questa luce si spense poco dopo la morte del pittore perché per quattro secoli il pittore è stato pressoché dimenticato. Scoperta solo a metà del XX secolo, la sua arte e la sua luce ormai è storia. Caravaggio, tra luce, oscurità e teatralità, rimarrà il pittore visionario e sceneggiatore della luce, Maestro del Paradiso e dell’Inferno. Questa scoperta fa dell’arte di Michelangelo Merisi da Caravaggio una rivelazione nel campo dell’arte moderna.
La mostra è visitabile dal 2 giugno al 6 ottobre 2024, tutti i lunedì, martedì, mercoledì e giovedì dalle ore 10.00 alle 20.00; i venerdì, sabato e domenica dalle ore 10.00 alle 21.00.

Al termine della visita guidata tra cultura, fede e arte, un’agape conviviale ha concluso la giornata in un clima festoso di confraternità.