Vita mutatur non tollitur. La Delegazione Tuscia e Sabina partecipa alla Santa Messa in suffragio di tutti i fedeli defunti celebrata al cimitero di Viterbo

Domenica 2 novembre 2025, in occasione della commemorazione di tutti i fedeli defunti, su invito della Diocesi di Viterbo, una rappresentanza della Delegazione della Tuscia e Sabina del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, guidata dal Delegato, il Nob. Avv. Roberto Saccarello, Cavaliere Gran Croce de Jure Sanguinis con Placca d’Oro, ha partecipato alla celebrazione della Santa Messa nella chiesa del cimitero San Lazzaro di Viterbo, presieduta alle ore 15.00 dal Vescovo di Viterbo, S.E.R. Mons. Orazio Francesco Piazza, concelebranti i parroci della Città, tra cui Don Massimiliano Balsi, Cappellano di Merito con Placca, e Don Emanuele Germani, Cappellano di Merito. Le celebrazioni proseguono con l’Ottavario di preghiera per i defunti, fino all’8 novembre, con la Santa Messa ogni giorno alle ore 16.00. Nella Professione di Fede affermiamo: «Credo nella Santa Chiesa Cattolica, nella comunione dei santi», cioè, l’insieme e la vita d’assieme di tutti i credenti in Cristo, sia quelli che sono ancora di passaggio sulla terra, sia quelli che vivono nell’altra vita in Paradiso ed in Purgatorio. In questa vita d’assieme, la Chiesa vede e vuole il fluire della Grazia, lo scambio dell’aiuto reciproco, l’unità della Fede, la realizzazione dell’amore. Dalla comunione dei santi nasce l’interscambio di aiuto reciproco tra i credenti in cammino sulla terra e i credenti già viventi nell’aldilà, sia nel Purgatorio che nel Paradiso.
Chiesa del cimitero

Nella sua omelia della Santa Messa in suffragio di tutti i fedeli defunti, Mons. Orazio Francesco Piazza ha riflettuto sulla commemorazione di tutti i fedeli defunti: “I nostri cari che oggi ricordiamo, non ci hanno lasciato, ci hanno distaccato, la loro presenza è una presenza di vita e vitale, la comunione dei Santi ci aiutano a comprendere questo profondo vincolo, ci responsabilizza e rimane la potenza dell’amore. Le questioni dell’umano vengono purificate, si ricorda solo la bellezza del rapporto. La commemorazione, citando le parole del Papa Leone XIV, non è rimpianto nostalgico, ma un atto di carità, pregando per i defunti la Chiesa compie un’opera di misericordia a beneficio di coloro che attingono alla grazia, anche oltre la soglia della morte. L’impegno non è solo una commemorazione, ma è il ricordo giornaliero che noi abbiamo”. Ha concluso con la citazione di Sant’Agostino: ”Non si perdono mai coloro che amiamo, perché possiamo amarli in colui che non si può perdere” è l’invito a pregare i nostri cari con memoria creativa.

Il Vescovo di Viterbo ha ringraziato i sacerdoti presenti per le comunità parrocchiali, le religiose e i religiosi, la Confraternita dei Santi Valentino ed Ilario, i Cavalieri del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio e i Frati Minori Cappuccini che hanno curato l’animazione liturgica della Celebrazione Eucaristica con i canti.

Dopo la benedizione conclusivo, il Vescovo Piazza ha recitato la preghiera sulle tombe:

Nella visita al cimitero, luogo del riposo dei nostri morti, rinnoviamo la Fede nel Cristo, morto, sepolto e risorto per la nostra salvezza. Nell’ultimo giorno egli trasfigurerà il nostro corpo mortale per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che ha di sottomettere a sé tutte le cose, anche la morte. Con questa certezza eleviamo al Padre la nostra preghiera di suffragio e di benedizione.
Sii benedetto, o Padre, che nella tua grande misericordia ci hai rigenerati, mediante la risurrezione dai morti del tuo Figlio Gesù, a una speranza viva, per una eredità che non si corrompe e non marcisce; ascolta la preghiera che rivolgiamo a te per tutti i nostri cari che hanno lasciato questo mondo: apri le braccia della tua misericordia e ricevili nell’assemblea gloriosa della santa Gerusalemme. Conforta quanti sono nel dolore del distacco con la certezza che i morti vivono in te, e anche i corpi affidati alla terra saranno un giorno partecipi della vittoria pasquale del tuo Figlio.
Tu che, sul cammino della Chiesa, hai posto quale segno luminoso la Vergine Maria, per sua intercessione sostieni la nostra Fede, perché nessun ostacolo ci faccia deviare dalla strada che porta a te, che sei la gioia senza fine.
Per Cristo nostro Signore.
Amen

Quindi, il Vescovo Piazza si è recato in processione, accompagnato dal canto del Salve Regina, alla cappella del clero viterbese e ha benedetto le tombe. Vi sono tumulato, tra gli altri, il Vescovo di Viterbo, Giovanni Battista Paolucci (15 novembre 1833-9 novembre 1892); Don Oreste Guerrini, Parroco di San Faustino; Pietro Schiena, canonico della cattedrale; Monsignor Primo Gasbarri; Don Antonio Tarquini, teologo, canonico e arcidiacono della cattedrale; Don Sebastiano Fasone, parroco di Santa Maria dell’Edera; Monsignor Pietro Innocenti, Don Giuseppe Tosoni, canonico della cattedrale.

Al termine del Sacro Rito il Vescovo Piazza si è benevolmente intrattenuto con i Cavalieri Costantiniani, confermando al Delegato la propria partecipazione alla Santa Messa prenatalizia, che verrà celebrata il prossimo 14 dicembre nella chiesa della Santissima Trinità-santuario cittadino di Maria Santissima Liberatrice di Viterbo.

La vita viene cambiata non tolta

Dopo aver gioito ed esultato per la solennità di Ognissanti, la Santa Madre Chiesa ci indica la giornata di meditazione per la commemorazione di tutti i fedeli defunti, che ci unisce in preghiera con il pensiero verso coloro che ci hanno preceduto e che ci hanno amato.

Nella commemorazione di tutti i fedeli defunti, la Chiesa, già sollecita nel celebrare con le dovute lodi tutti i suoi figli che si allietano in cielo, si dà cura di intercedere presso Dio per le anime di tutti coloro che ci hanno preceduti nel segno della fede e si sono addormentati nella speranza della resurrezione e per tutti coloro di cui, dall’inizio del mondo, solo Dio ha conosciuto la fede, perché purificati da ogni macchia di peccato, entrati nella comunione della vita celeste, godano della visione della beatitudine eterna.

Fino a quando il Signore Gesù verrà nella gloria, e distrutta la morte gli saranno sottomesse tutte le cose, alcuni suoi discepoli sono pellegrini sulla terra, altri che sono passati da questa vita stanno purificandosi, altri infine godono della gloria contemplando Dio. Tutti però comunichiamo nella stessa carità di Dio. L’unione quindi di coloro che sono in cammino con i fratelli morti non è minimamente spezzata, anzi è conservata dalla comunione dei beni spirituali. La Chiesa fin dai primi tempi ha coltivato con grande pietà la memoria dei defunti e ha offerto per loro i suoi suffragi. Nei riti funebri la Chiesa celebra con fede il mistero pasquale, nella certezza che quanti sono diventati con il Battesimo membri del Cristo crocifisso e risorto, attraverso la morte, passano con lui alla vita senza fine.

Pellegrini su questa terra, in questo giorno ci ricordiamo anche il ”memento mori” (ricordati che devi morire), che ci rammenta la caducità del tempo presente e l’imminenza del giudizio particolare, a cui seguiranno, per ogni uomo, la vita o la morte eterna.

Chiesa del cimitero San Lazzaro di Viterbo

Nell’area dove sorge oggi il cimitero San Lazzaro di Viterbo, tra i più sontuosi del centro Italia, sin dal 1215 c’erano l’ospedale e la chiesa di San Giacomo di Rianese. Papa Innocenzo III (1160-1216) prese l’ospedale sotto la protezione della Santa Sede. Tra il 1480 ed il 1501 l’ospedale servì per ricoverare i lebbrosi e gli spedalieri che seguivano la regola di Sant’Agostino, detti di San Lazzaro, e per questo la chiesa e l’ospedale di Rianese furono detti di San Lazzaro. Nel 1574 l’ospedale risulta abbandonato e due anni dopo fu allestito, in questa zona, il lazzaretto per gli appestati. Sin dal 1853 era stato deciso, per il seppellimento dei morti di colera, di utilizzare quest’area, che era di proprietà del monastero di San Simone. Ricevette i cadaveri dei morti di colera diffusosi alla fine del settembre 1855 e in quell’occasione fu realizzato il nuovo cimitero. L’ospedale e la chiesa furono diroccati nel 1875 per creare la piazza dell’attuale cimitero San Lazzaro, la cui realizzazione fu decisa sin dal 1868. Il 26 giugno 1872 il Sindaco Giacomo Lomellini d’Aragona comunica a mezzo manifesto, che dal 30 giugno 1872 «cesseranno le inumazioni nelle chiese tutte della Città; e dal successivo 1° del prossimo luglio in poi tutti i defunti entro la Città, senza distinzione di ceto o di carattere riceveranno sepoltura nel provvisorio cimitero fuori le mura in contrada San Lazzaro, che quanto prima verrà convenientemente decorato siccome esige il rispetto dovuto ai trapassati».

L’ingresso del cimitero San Lazzaro di Viterbo fu progettato dall’Architetto Virginio Vespignani e portato a termine nel 1872. Sulle lapidi apposte sull’entrata si legge, a destra «Non è qui tutto l’uomo, / vive altrove la divina favilla» e «Spettacolo della fine di tutti / scuola di pensieri migliori»; e a sinistra: «Al riposo dei morti la pietà cittadina» e «Fra le ruine della morte, si eternano i nomi dei benemeriti».

Nel 1888 fu decisa la costruzione della chiesa del cimitero San Lazzaro. Fu consacrata il 27 ottobre 1895 e aperta al culto il 1° novembre seguente. Sorge sull’area detta il Pincetto, perché resta un po’ elevata rispetto al livello del cimitero stesso. Sulla parete destra della chiesa è la pittura raffigurante la Resurrezione di Lazzaro e su quella di sinistra è la Resurrezione della carne. Sulla volta è il Trionfo della Croce e nei pennacchi i quattro dottori della Chiesa: S. Jêro (San Girolamo), S. Ambro (Sant’Ambrogio), S. Grêg. / Magnus (San Gregorio Magno) e S. Agõst (Sant’Agostino). Accanto, nell’imposto della volta, sono otto figure femminili tra le quali La Religione (col calice e la croce) e la personificazione delle Virtù teologali e morali. Tra queste vedo La Giustizia (con la bilancia e la spada), La Temperanza (con l’acqua nella ciotola), La Prudenza (con l’ancora), La Fortezza (col leone in riposo), La Fede (con gli occhi velati) e La Carità (col fanciullo tra le ginocchia). Nella fascia intorno alle pareti è scritto: «Requiem aeternam dona eis Domi / ne et lux perpetua luceat eis / exaudi orationem meam ad te / omnis caro veniet». Nell’abside è dipinto un insolito Cristo Crocifisso, privo della Vergine, della Maddalena, di altri santi, avvolto da una cerchia di angeli in volo in un cielo scuro e tenebroso. Nella volta presso l’altare sono raffigurati i simboli dei quattro Evangelisti, al centro della quale, in una ghirlanda di frutti, è lo stemma di Viterbo ove è omesso il globo quadripartito.

Nel 1911 fu necessario ampliare il cimitero verso ovest per soddisfare le richieste di sepolture a pagamento, poi nel 1920 fu eseguito un secondo ampliamento, verso sud, a causa dell’epidemia influenzale, detta spagnola, che aveva cagionato numerose vittime nel 1918. Un terzo ampliamento si ebbe verso il 1980, realizzato sul lato nord – ovest. L’ultimo è quello della fine del secolo XX e inizi del successivo, con la realizzazione di un nuovo cimitero.

Indulgenze per le anime del Purgatorio

La pietas verso i morti risale agli albori dell’umanità. In epoca Cristiana, fin dall’epoca delle catacombe, l’arte funeraria nutriva la speranza dei fedeli. A Roma, con toccante semplicità, i Cristiani erano soliti rappresentare sulla parete del loculo in cui era deposto un loro congiunto la figura di Lazzaro. Quasi a significare: come Gesù ha pianto per l’amico Lazzaro e lo ha fatto ritornare in vita, così farà anche per questo suo discepolo. La commemorazione liturgica di tutti i fedeli defunti, invece, prende forma nel IX secolo in ambiente monastico.

La speranza Cristiana trova fondamento nella Bibbia, nella invincibile bontà e misericordia di Dio. «Io so che il mio redentore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere!», esclama Giobbe nel mezzo della sua tormentata vicenda. Non è dunque la dissoluzione nella polvere il destino finale dell’uomo, bensì, attraversata la tenebra della morte, distrutta dalla vittoria di Cristo Risorto, è la visione di Dio. Il tema è ripreso con potenza espressiva dall’apostolo Paolo che colloca la morte-resurrezione di Gesù in una successione non disgiungibile: “Se Cristo non fosse risorto, vana sarebbe la nostra fede”. I discepoli sono chiamati alla medesima esperienza, anzi tutta la loro esistenza reca le stigmate del mistero pasquale, è guidata dallo Spirito del Risorto. Per questo i fedeli pregano per i loro cari defunti e confidano nella loro intercessione. Nutrono infine la speranza di raggiungerli in cielo per unirsi agli eletti nella lode della gloria di Dio. Da qui prenderanno forma anche le famose Indulgenze come quella richiesta da San Francesco d’Assisi con il Perdono d’Assisi, ed altre.

Papa Paolo VI, nella Costituzione sulle Indulgenze del 1967, ha stabilito indulgenze parziali e plenarie per le anime del Purgatorio, e ha decretato la settimana tra il 1° e l’8 novembre settimana delle anime, in cui si possono ottenere indulgenze plenarie per loro mediante una visita al cimitero per pregare per loro, dopo essersi confessati e comunicati e aver pregato secondo le intenzioni del Papa (Padre Nostro, Ave Maria, Gloria).

Le anime non possono ottenere la propria purificazione da sole, cioè non possono pregare per sé stesse, dipendono dalle nostre preghiere, Messe di Suffragio, elemosine, penitenze ecc.

I fedeli possono lucrare un’Indulgenza Plenaria applicabile solo alle anime del Purgatorio (e una volta al giorno) alle seguenti condizioni:

  • Visita del giorno ad una chiesa al Santissimo (tutte le chiese) con la recita del Pater Noster e del Credo, con la visita ad un Cimitero anche negli 8 giorni successivi.
  • Confessione sacramentale (negli 8 giorni precedenti o successivi).
  • Comunione sacramentale (negli 8 giorni precedenti o successivi).
  • Preghiera secondo le intenzioni del Papa (Pater, Ave e Gloria).
  • Compiere qualche atto di carità attraverso il quale, accompagnato con un digiuno ed un sacrificio, si può lucrare lo stesso l’indulgenza per chi, ammalato o impossibilitato, non potrà far visita ad una chiesa o al Cimitero.
  • La recita di un Santo Rosario dedicato alle anime del Purgatorio, con la pia pratica dei Cento Requiem.

Le Indulgenze si possono lucrare anche da coloro che si prodigheranno di pregare tutto il mese per le Anime del Purgatorio, offrendo Messe in loro suffragio, la propria coerenza di una vita sana e cristiana e con le opere di carità.

In questo anno del Giubileo, si possono acquistare le indulgenze per l’anima di un proprio defunto, alle solite condizioni anche attraversando la Porta Santa.

«Quando entreremo in Paradiso li vedremo, molti di loro verranno verso di noi e ci ringrazieranno. Chiederemo chi sono, e diranno: “una povera anima del Purgatorio per la quale hai pregato» (Beato Fulton J. Sheen).

Preghiera per le anime del Purgatorio

O Signore Onnipotente, il quale per l’amore che portate agli uomini vi degnaste di prendere umana carne, di vivere fra gli stenti, di soffrire dolorosissima Passione e finalmente di spirare in Croce, deh! per tanti meriti che ci procuraste col vostro preziosissimo Sangue, vi prego di volgere uno sguardo pietoso ai tormenti che soffrono nel Purgatorio quelle Anime benedette, che, partite da questa valle di pianto in grazia vostra, soffrono gli ardori di quelle fiamme per scontare i debiti che hanno tuttora verso della vostra divina Giustizia. Accettate dunque, o pietosissimo Iddio, le preghiere e i sacrifici che per esse umilmente vi porgo, traetele da quel carcere tenebroso e chiamatele alla gloria del Paradiso. Vi raccomando particolarmente le anime dei miei parenti, benefattori spirituali e temporali, e in special modo quelle a cui posso essere stato occasione di peccato col mio mal esempio.
Vergine Santissima, Madre pietosa, Consolatrice degli afflitti, intercedete Voi per quelle anime, affinché, per la vostra potentissima intercessione, volino a godere quel Paradiso che loro sta preparato e, giunta la mia ora, possa usufruire di questi benefici da Voi promessi e nei quali confido.
Amen.

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