La rappresentanza Costantiniana della Delegazione di Napoli e Campania, guidata dal Delegato, Nob. Manuel de Goyzueta di Toverena, dei Marchesi di Toverena e di Trentinara, Cavaliere Gran Croce di Giustizia, era composta dai Consiglieri di Delegazione, Nob, Ing. Patrizio Giangreco, Cavaliere de Jure Sanguinis, Segretario Generale, e Prof. Antonio De Stefano, Cavaliere di Merito con Placca d’Argento, Responsabile della Comunicazione; con i Cavalieri di Merito, Arch. Carlo Iavazzo, Dott. Valerio Massimo Miletti e Mar. Francesco Saverio Barbato Romano, il Cavaliere d’Ufficio, Prof. Ing. Michele Todino, e i Postulanti Dott. Angelo De Luca e Mar. Ciro Sommella.
Hanno partecipato alla celebrazione anche degli amici parrocchiani delle varie comunità guidate dal festeggiato negli anni, le Parrocchie di Sant’Alfonso all’Arenaccia, del Buoncammino e di Sant’Anna al Vasto.
La rappresentanza Costantiniana ha espresso al Confratello festeggiato i più sinceri e vivi voti augurali. Sono pervenuti anche gli auguri da parte dei Governatori della Real Hermandad de Nobles Españoles de Santiago, di cui il Delegato è un Confratello.
La solenne Celebrazione Eucaristica è stata presieduta da Don Luigi Pecoraro, assistito dai ministranti Giuseppe Calandrelli, Giovanni Marigliano e Lorenzo D’Elia.
L’animazione liturgica, curata da Giuseppe Calandrelli, è stata assicurata dal Maestro Giuseppe Schirone, Direttore dell’Accademia Internazionale “Enrico Caruso” di Napoli, che ha suonato ed eseguito con la sua voce da tenore/baritono i canti liturgici.
La Prima Lettura dal libro di Giobbe (Gb 38,1.8-11: “Qui s’infrangerà l’orgoglio delle tue onde”) ed il Salmo Responsoriale (Sal 106) sono stati letti da Giuseppe Calandrelli. La Seconda Lettura dalla Seconda lettera di San Paolo Apostolo ai Corìnzi (2Cor 5,14-17: “Ecco, sono nate cose nuove”) è stato letto dal Cav. Antonio De Stefano. Il brano del Vangelo secondo Marco (Mc 4,35-41: “Chi è costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?”) è stato proclamato da Don Luigi Pecoraro, che ha tenuto anche l’omelia, incentrata sul racconto evangelico di Marco, proposta per questa XII Domenica del Tempo ordinario: “Passiamo all’altra riva”, il comando di Gesù ai discepoli. La narrazione della tempesta che segue, simboleggia le situazioni interiori di molti, che spesso non trovano le parole per esprimere il proprio stato d’animo. Gesù, pur dormiente, è presente nella barca con i discepoli, dimostrando che, anche nelle nostre difficoltà, Dio è con noi, non ci salva “dalla” tempesta ma “nella” tempesta, proteggendoci nel dolore e nei naufragi della vita.
Don Luigi Pecoraro ha iniziato la sua omelia ringraziando i Cavalieri Costantiniani della loro presenza, in particolare del Delegato per Napoli e Campania, che in questo giorno speciale gli sono stati vicino. Poi, molto toccante il suo ringraziamento al Signore per i 28 anni di sacerdozio, ripercorrendo il suo percorso e ringraziando tutti i presenti e le comunità in cui ha servito, ricordando anche alcuni episodi da seminarista con i suoi compagni di studi e poi da presbitero. Infine, si è affidato all’intercessione della Grazia dello Spirito Santo affinché non manchi di accompagnarlo nel tempo che gli sarà donato, e continui a profondere su di lui le Sue copiose e feconde grazie.
Quindi, Don Luigi Pecoraro ha offerto la sua riflessione sul brano del Vangelo secondo Marco che aveva proclamato:
«”Passiamo all’altra riva”, è il comando di Gesù ai discepoli, che apre la narrazione evangelica della XII Domenica del Tempo ordinario. Lo prendono con sé, durante la traversata nella barca. Gesù si addormenta su un cuscino.
A un certo punto, a causa di un temporale, la situazione precipita, mettendo i discepoli in una grande situazione di pericolo. Essi sono spaventati e non comprendono l’atteggiamento di Gesù che continuava a dormire. Se i discepoli, che erano pescatori sperimentati, pensano ad un possibile affondamento, la situazione doveva essere davvero grave.
Il contrasto tra l’atteggiamento di Gesù e quello dei discepoli è enorme. Gesù continua a dormire tranquillo. Un atteggiamento che appare quantomeno sconcertante ai discepoli. La narrazione della tempesta restituisce in una maniera quasi plastica la situazione interiore che molti di noi vivono costantemente senza trovare mai davvero il coraggio di dirlo ad alta voce, o senza trovare quasi mai le parole giuste per esprimerla.
C’è una barca, i discepoli e Gesù: Egli non è altrove come in altri racconti, non è sulla riva mentre i discepoli sono nella barca. Questa volta Gesù è lì, nella barca insieme ai suoi discepoli: Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che moriamo?»”. Sembra quasi paradossale, ma alla situazione di difficoltà, paura e sofferenza dei discepoli si contrappone un Gesù presente ma dormiente. Dorme, come se non gli importasse, o perlomeno è questa la sensazione che hanno i discepoli. In grande sincerità dovremmo dire che non di rado abbiamo anche noi la stessa sensazione.
Ci accadono cose che non ci siamo scelti, situazioni troppo grandi per le nostre piccole forze, e la barca della nostra vita è così sballottolata da una parte e dall’altra che ci sorge il dubbio che Dio esista ma che dorma.
La lezione dei discepoli è bellissima: trovano il coraggio di dirlo. Ma come loro dobbiamo essere disposti ad accettare anche la lezione che Gesù impartisce proprio a partire da questa sensazione: “Destatosi, sgridò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e vi fu grande bonaccia. Poi disse loro: “Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?”. Ci è difficile ragionare se non a partire sempre da ciò che sentiamo. Se sentiamo paura ragioniamo con paura. Gesù dice che la fede è credere, è fidarsi di Lui, non della tempesta.
Quella di oggi, che ci viene donata è una lezione importante: nelle mie notti Dio è con me; intreccia il suo respiro con il mio, e “non mi salva ‘dalla’ tempesta ma ‘nella’ tempesta. Non protegge dal dolore ma nel dolore. Non salva il Figlio dalla croce ma nella croce” (Dietrich Bonhoeffer). Lui è con noi, a salvarci da tutti i nostri naufragi».
La consegna della Borsa di Studio
Al termine del Sacro Rito, Don Luigi Pecoraro ha invitato il Delegato e il Segretario Generale a procedere con la consegna della Borsa di Studio, conferita dalla Delegazione i Napoli e Campania su segnalazione dello stesso Rettore, allo studente universitario Giuseppe Calandrelli, per i suoi ottimi meriti scolastici e il suo grande impegno all’interno della comunità, nonostante la situazione di precarietà che vive.
Il Delegato ha letto la motivazione di assegnazione della Borso di Studio:
«La Delegazione di Napoli e Campania del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio ha deciso di concedere una Borsa di Studio a Giuseppe Calandrelli, studente universitario presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II, che sta completando il suo percorso triennale in Lettere Classiche.
Giuseppe Calandrelli è nato nel quartiere Vicaria di Napoli ed è stato identificato come un candidato meritevole di questa Borsa di Studio in virtù del suo impegno eccezionale e della sua dedizione sia agli studi universitari che al servizio comunitario.
Finora, Giuseppe Calandrelli è stato sostenuto dal Rettore della Reale Basilica di San Giacomo degli Spagnoli, Don Gino Pecoraro, il quale ha riconosciuto e apprezzato il suo contributo significativo alla vita parrocchiale. La sua dedizione e la sua disponibilità nel servire la comunità sono state evidenti in una vasta gamma di attività, che vanno dalle consegne di pacchi alimentari per gli anziani, ai servizi di pulizia, all’apertura e chiusura della basilica, fino ad assumere ruoli attivi durante le celebrazioni liturgiche come ministrante, liturgista, ministro straordinario dell’Eucarestia, lettore, animatore liturgico, Segretario del Consiglio Pastorale, collaboratore nella formazione del gruppo giovani, turiferario e cerimoniere.
Il suo impegno costante e la sua dedizione nell’aiutare gli altri sono stati dimostrati anche attraverso tre anni di formazione e l’attestato ottenuto come ministro straordinario dell’Eucarestia.
Riteniamo che Giuseppe Calandrelli sia un esempio di dedizione, impegno e servizio alla comunità ecclesiale che merita il nostro sostegno. La concessione di questa Borsa di Studio, del valore di €.500,00, ha lo scopo di alleviare il peso finanziario che potrebbe ostacolare il suo percorso universitario e consentirgli di concentrarsi pienamente sui suoi studi, senza dover preoccuparsi di trovare lavori aggiuntivi per finanziare la sua istruzione.
Confidiamo che questa Borsa di Studio possa rappresentare un passo significativo verso il successo accademico di Giuseppe Calandrelli e che possa continuare a essere un esempio positivo per la sua comunità e per tutti coloro che lo circondano».
Prima della Benedizione finale, il Segretario Generale ha recitato la Preghiera del Cavaliere Costantiniano.
I festeggiamenti si sono conclusi con un rinfresco nella sagrestia della basilica, con il taglio di una splendida torta millefoglie, dedicata al cappellano festeggiato e allo studente premiato, ed un brindisi augurale.
Storia di un monumento
Il cuore della Spagna
che batte nel cuore di Napoli
La Pontificia Reale Basilica di San Giacomo degli Spagnoli si trova nel centro storico di Napoli, in piazza del Municipio, alle spalle del Castel Nuovo, vicinissimo al Porto vecchio. Nel 1911 Papa San Pio X ha elevato la chiesa alla dignità di basilica minore. È riconosciuta come chiesa nazionale di Spagna nell’ex Regno di Napoli.
Considerata gioiello artistico del Rinascimento europeo, la sua storia affonda le sue radici nell’antico Regno di Napoli e nelle Monarchie di Spagna e delle Due Sicilie. È una delle più rilevanti opere architettoniche e l’emblema più importante del lungo Vicereame spagnolo. Dal XIX secolo è integrata nel palazzo di San Giacomo, sede degli ex Ministeri borbonici e oggi del Comune di Napoli. Nel 1589, a questa chiesa spagnola in Napoli furono aggiunti il Banco di Santiago e un Monte dei Pegni, oggi non esistenti. Nella basilica sono stati ricevuti e conferiti le insegne dei Cavalieri dell’Ordine di Santiago della Spada, la cui Croce è molto rappresentata nell’edificio.
Tradizionalmente la Pontificia Reale Basilica di San Giacomo degli Spagnoli è stata sotto la tutela della Real Arciconfraternita e Monte del Santissimo Sacramento dè Nobili Spagnoli o Real Hermandad de Nobles Españoles de Santiago (Real Confraternita dei Nobili Spagnoli di Santiago) di Napoli, per ordine del Re Ferdinando II delle Due Sicilie nel 1819. La Real Hermandad fu fondata nel 1614 da Don Pedro Fernandez de Castro, Conte di Lemos e Viceré di Napoli del Re di Spagna Felipe IV, con un primo regolamento del 1624 dato dal Duca d’Alba Don Antonio Alvarez de Toledo, e viene istituito fin dal suo inizio nella basilica.
La Real Hermandad ha come Fratello Maggiore Emerito, S.M. Re Juan Carlos e come Fratello Maggiore e Superiore il Re di Spagna, che continua con detta dignità, che i Sovrani di Spagna e del Regno delle Due Sicilie ebbero con i loro avi, essendo anche Fratello d’Onore S.A.R. il Duca di Calabria, Gran Maestro.
I Governatori della Real Hermandad sono S.E. il Duca Don Landolfo Ambrogio Caracciolo di Melissano, Principe di Melissano e di Scanno, Cavaliere Gran Croce di Giustizia, Vice-Presidente della Commissione Araldica della Real Commissione per l’Italia; il Conte Don Giuseppe de Vargas Machuca, dei Duchi de Vargas Machuca; e il Barone Giovanni de Lutio. Di essa fanno parte i discendenti di famiglie, non spagnole, ma di nobiltà spagnola – tra cui il Delegato per Napoli e Campania dell’Ordine Costantiniano -, i quali godono di alcuni privilegi, tra cui quello di poter celebrare il matrimonio nella chiesa.
Attualmente la basilica è sottoposta a complessi interventi di restauro.
La prima pietra della basilica Sanctae Sedi Immediate Subiecta, fu posta il 10 giugno 1540 alla presenza del Viceré spagnolo Don Pedro Alvarez de Toledo, da cui era voluta per associarla ad un ospedale destinato alla cura dei poveri già presente per la volontà di alcuni nobili spagnoli e dedicato a San Giacomo il Maggiore. Fu commissionata all’Architetto Ferdinando Manlio, già artefice del palazzo vicereale e della ristrutturazione di Castel Capuano. Si inserì in un piano di riassetto urbanistico con l’apertura di via Toledo e la costruzione dei Quartieri destinati ad ospitare le truppe spagnole, oggi Quartieri Spagnoli.
L’edificio subì una notevole trasformazione a partire dal 1741 con una serie di restauri e con l’abbattimento dell’ospedale, per far posto al palazzo dei Ministeri del governo borbonico, oggi palazzo San Giacomo. La basilica conserva comunque la linea e l’impianto originari cinquecenteschi, eccetto per la facciata, che è stata trasformata in seguito agli interventi.
La basilica è composta da tre navate, di cui la centrale è ricoperta da una volta a botte a lunette, mentre le navate laterali presentano una serie in successione di piccole cupole. La cupola centrale insiste su un intermezzo posto tra il transetto e l’abside.
Sono presenti un consistente numero di monumentali sepolcri.
Il più rilevante è senza dubbio il sepolcro di Don Pedro de Toledo, in una parte dell’abside posto alle spalle dell’altare maggiore, accessibile attraverso una porta sul lato sinistro del presbiterio. Il monumento sepolcrale fu scolpito nel 1570 da Giovanni da Nola, su volontà dello stesso viceré di Napoli, che però morì prima della conclusione dei lavori del sarcofago, dovendo così essere sepolto all’interno del duomo di Firenze.
Altri importanti monumenti funebri sono collocati ai lati dell’ingresso della basilica. Nelle pareti laterali della scalinata d’accesso sono presenti i sepolcri di Ferdinando Maiorca e della consorte Porzia Coniglia, entrambi opera di Michelangelo Naccherino.
Infine, sempre nella zona absidale si trovano altri cinque monumenti sepolcrali, come quello di Alfonso Basurto, opera di Annibale Caccavello e Giovanni Domenico D’Auria, posto proprio alle spalle di quello di Don Pedro de Toledo.
Numerosi i dipinti documentano la pittura napoletana della seconda metà del Cinquecento, come: la Crocifissione, il San Giacomo Apostolo e la Madonna con i Santi Antonio da Padova e Francesco di Marco Pino, la Deposizione di Giovanni Bernardo Lama, la Madonna con il Bambino e San Girolamo di Michele Curia, la Madonna con il Bambino e i Re Magi della scuola di Giorgio Vasari e l’Assunzione della Vergine di Giovanni Angelo Criscuolo.
Al Seicento risalgono la Santa Lucia di Andrea Vaccaro, l’Apparizione della Vergine a San Giacomo di Luca Giordano e un’Immacolata attribuita a Massimo Stanzione.
Del Settecento sono il San Giacomo condotto al Martirio di Domenico Antonio Vaccaro e la Madonna della Vittoria con San Pio V e Don Giovanni d’Austria di Pietro Bardellino, in riferimento alla Battaglia di Lepanto.
Al secolo attuale appartiene il ritratto del Re Felipe VI di Spagna, eseguito nel 2021 da Giovanni Gasparro, esposto negli ambienti privati della Real Hermandad.