Conferenza sulla battaglia di Pavia
e visita alla tomba di Don Pedro de Toledo
A seguire dopo la Santa Messa, il Contingente Spagnolo delle NATO a Napoli, alle ore 18.00 presso la cappella di Hernando de Alarcón della Reale Pontificia Basilica di San Giacomo degli Spagnoli, nell’ambito della VI Giornata Culturale Sulle orme degli Spagnoli a Napoli, svolgerà una Conferenza dal tema Ricordando la vittoria di Pavia al cospetto di Hernando de Alarcón.
Programma
Saluti
- Conte Don Giuseppe de Vargas Machuca, dei Duchi de Vargas Machuca, Primo Governatore della Reale Arciconfraternita e Monte del SS. Sacramento dei Nobili Spagnoli
- Contrammiraglio Isidro Carrara Navas, Rappresentante Spagnolo nel Allied Joint Force Command (JFC)-Naples
Relazioni
- Tenente Colonello José Manuel Manau: La battaglia di Pavia
- Comandante Joaquín Rivera: Profilo di Don Hernando de Alarcón
Visita alla tomba di Don Pedro de Toledo e di Donna Mariá Osorio, Viceré di Napoli
- Prof.ssa Encarnación Sánchez Garcíá: I II Marchesi di Villafranca e la loro tomba di Giovanni da Nola
Il Contingente Spagnolo
presso la NATO a Napoli
Il Contingente Spagnolo presso il Allied Joint Force Command (JFC)-Naples, il Quartier Generale della NATO di Napoli, è composto da circa 72 militari e 4 civili, guidati dal Contrammiraglio Isidro Carrara Navas. La sua missione principale è la pianificazione e l’esecuzione di operazioni per il mantenimento della pace e della sicurezza nell’area di responsabilità del Comando NATO. Il Contingente spagnolo è il sesto più grande presso il Quartier Generale di Napoli e partecipa attivamente a operazioni internazionali come quella in Iraq, la missione di mantenimento della pace KFOR in Kosovo e il monitoraggio del confine rumeno.
La Real Hermandad
de Nobles Espagnoles de Santiago
di Napoli
La Real Arciconfraternita e Monte del Santissimo Sacramento dei Nobili Spagnoli, nell’uso Real Hermandad de Nobles Españoles de Santiago, è un’antica confraternita religiosa e caritatevole con sede presso la Real Pontificia Basilica di San Giacomo degli Spagnoli. Sin dai giorni in cui il Regno di Napoli era incorporato nel Regno di Spagna, fino all’inizio del XIX secolo ha avuto una grande influenza sociale e politica nei territori. Regnando in Spagna Filippo IV, il 20 maggio 1614 presso la Real Pontificia Basilica di San Giacomo il Viceré di Napoli, Don Pedro Fernandez de Castro, Conte di Lemos, istituì la Real Congregación del SS. Sacramento de la Eucharistía de la Nación Española, considerata l’erede dell’Opera Pia dei Poveri Spagnoli, riconosciuta da Papa Clemente VII nel 1532, e della Confraternita di San Giacomo, approvata da Papa Paolo III nel 1534. Le fu assegnata in usufrutto perpetuo la chiesa di San Giacomo, direttamente soggetta alla Santa Sede. La prima testimonianza scritta della regola della confraternita risale al 24 Dicembre 1624, a dieci anni dalla sua istituzione, essendo Viceré di Napoli, Don Antonio Álvarez de Toledo, Duca d’Alba. La regola attualmente in vigore, semplice adattamento ai tempi moderni, è stato approvato dall’Assemblea Generale del 5 luglio 1971 e ratificato il 23 aprile 1972, dopo aver ottenuto il 10 marzo di quell’anno approvazione del Cardinale Corrado Ursi, a nome della Santa Sede.
Gli obiettivi, come dalle origini, consistono nell’esercizio del culto divino e la carità per i nobili discendenti di sangue spagnolo nel bisogno, fornendo dispense, sussidi e sgravi. Va aggiunto, in adattamento ai tempi moderni, istruzione gratuita della lingua spagnola e la concessione di borse di studio per aspiranti missionari Cattolici nei Paesi di lingua spagnola.
La Real Hermandad ha come Fratello Maggiore Emerito, S.M. Juan Carlos I e come Fratello Maggiore e Superiore il Re di Spagna S.M. Filipe VI, che continua con detta dignità, che i Sovrani di Spagna e del Regno delle Due Sicilie ebbero con i loro avi, essendo anche Fratello d’Onore S.A.R. il Gran Maestro dell’Ordine Costantiniano, il Principe Don Pedro di Borbone delle Due Sicilie e Orléans, Duca di Calabria.
I Governatori della Reale Arciconfraternita e Monte del SS. Sacramento dei Nobili Spagnoli sono il Conte Don Giuseppe de Vargas Machuca, dei Duchi de Vargas Machuca, Primo Governatore; S.E. il Duca Don Landolfo Ambrogio Caracciolo di Melissano, Principe di Melissano e di Scanno, Cavaliere Gran Croce di Giustizia, Vice-Presidente della Commissione Araldica della Real Commissione per l’Italia; e il Barone Giovanni de Lutio. Di essa fanno parte i discendenti di famiglie, non spagnole, ma di nobiltà spagnola, i quali godono di alcuni privilegi.

Storia di un monumento
Il cuore della Spagna
che batte nel cuore di Napoli
La Real Pontificia Basilica di San Giacomo degli Spagnoli si trova nel centro storico di Napoli, in piazza del Municipio, alle spalle del Castel Nuovo, vicinissimo al Porto vecchio. Nel 1911 Papa San Pio X ha elevato la chiesa alla dignità di basilica minore. È riconosciuta come chiesa nazionale di Spagna nell’ex Regno di Napoli.
Considerata gioiello artistico del Rinascimento europeo, la sua storia affonda le sue radici nell’antico Regno di Napoli e nelle Monarchie di Spagna e delle Due Sicilie. È una delle più rilevanti opere architettoniche e l’emblema più importante del lungo Vicereame spagnolo. Dal XIX secolo è integrata nel palazzo di San Giacomo, sede degli ex Ministeri borbonici e oggi del Comune di Napoli.
Nel 1589, a questa chiesa spagnola in Napoli furono aggiunti il Banco di Santiago e un Monte dei Pegni, oggi non più esistenti. Nella basilica sono stati ricevuti e conferiti le insegne dei Cavalieri dell’Ordine di Santiago della Spada, la cui Croce è molto rappresentata nell’edificio.
Tradizionalmente la Real Pontificia Basilica di San Giacomo degli Spagnoli, direttamente soggetta alla Santa Sede, è stata sotto la tutela della Real Arciconfraternita e Monte del Santissimo Sacramento dei Nobili Spagnoli, per ordine del Re Ferdinando II delle Due Sicilie nel 1819.
La chiesa ha avuto necessità di complessi interventi di restauro. Una parte di questi lavori è stata finanziata dal Gran Maestro del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, S.A.R. il Principe Don Pedro di Borbone delle Due Sicilie e Orléans, Duca di Calabria, Conte di Caserta, Capo della Real Casa delle Due Sicilie, determinando un accordo per il quale la Cappella della Mater Dolorosa, ivi voluta dal Re Carlo III di Borbone, antenato di Don Pedro, sia destinata all’uso da parte del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio e dal Real Cuerpo de la Nobleza di Madrid.
La prima pietra della basilica Sanctae Sedi Immediate Subiecta, fu posta il 10 giugno 1540 alla presenza del Viceré spagnolo Don Pedro de Toledo, da cui era voluta per associarla ad un ospedale destinato alla cura dei poveri già presente per la volontà di alcuni nobili spagnoli e dedicato a San Giacomo il Maggiore. Fu commissionata all’Architetto Ferdinando Manlio, già artefice del palazzo vicereale e della ristrutturazione di Castel Capuano. Si inserì in un piano di riassetto urbanistico con l’apertura di via Toledo e la costruzione dei Quartieri destinati ad ospitare le truppe spagnole, oggi Quartieri Spagnoli.
L’edificio subì una notevole trasformazione a partire dal 1741 con una serie di restauri e con l’abbattimento dell’ospedale, per far posto al palazzo dei Ministeri del governo borbonico, oggi palazzo San Giacomo. La basilica conserva comunque la linea e l’impianto originari cinquecenteschi, eccetto per la facciata, che è stata trasformata in seguito agli interventi.

La basilica è composta da tre navate, di cui la centrale è ricoperta da una volta a botte a lunette, mentre le navate laterali presentano una serie in successione di piccole cupole. La cupola centrale insiste su un intermezzo posto tra il transetto e l’abside.
Sono presenti un consistente numero di monumentali sepolcri. Il più rilevante è senza dubbio il monumento sepolcrale di Don Pedro de Toledo, in una parte dell’abside posto alle spalle dell’altare maggiore, accessibile attraverso una porta sul lato sinistro del presbiterio.
Altri importanti monumenti funebri sono collocati ai lati dell’ingresso della basilica. Nelle pareti laterali della scalinata d’accesso sono presenti i sepolcri di Ferdinando Maiorca e della consorte Porzia Coniglia, entrambi opera di Michelangelo Naccherino. Infine, sempre nella zona absidale si trovano altri cinque monumenti sepolcrali, come quello di Alfonso Basurto, opera di Annibale Caccavello e Giovanni Domenico D’Auria, posto proprio alle spalle di quello di Don Pedro de Toledo.
Numerosi i dipinti documentano la pittura napoletana della seconda metà del Cinquecento, come: la Crocifissione, il San Giacomo Apostolo e la Madonna con i Santi Antonio da Padova e Francesco di Marco Pino, la Deposizione di Giovanni Bernardo Lama, la Madonna con il Bambino e San Girolamo di Michele Curia, la Madonna con il Bambino e i Re Magi della scuola di Giorgio Vasari e l’Assunzione della Vergine di Giovanni Angelo Criscuolo. Al Seicento risalgono la Santa Lucia di Andrea Vaccaro, l’Apparizione della Vergine a San Giacomo di Luca Giordano e un’Immacolata attribuita a Massimo Stanzione. Del Settecento sono il San Giacomo condotto al Martirio di Domenico Antonio Vaccaro e la Madonna della Vittoria con San Pio V e Don Giovanni d’Austria di Pietro Bardellino, in riferimento alla Battaglia di Lepanto. Al secolo attuale appartiene il ritratto di S.M. il Re di Spagna Felipe VI, eseguito nel 2021 da Giovanni Gasparro, esposto negli ambienti privati della Real Confraternita.

La tomba di Don Pedro de Toledo
La tomba di Don Pedro de Toledo è un monumento funebre dedicato al Viceré di Napoli, Don Pedro Álvarez de Toledo y Zúñiga e alla consorte Donna María Osorio y Pimentel, II Marchesa di Villafranca del Bierzo, alle spalle dell’altare maggiore della Real Pontificia Basilica di San Giacomo degli Spagnoli.
Il monumentale sepolcro fu commissionato dallo stesso Don Pedro. Tuttavia, dopo il suo decesso avvenuto a Firenze nel 1553, non fu destinato ad accoglierne le spoglie in quanto non ancora terminato. Così fu sepolto nella cattedrale di Santa Maria del Fiore di Firenze, mentre pare che il sepolcro di Napoli, una volta terminato, sia stato destinato ad ospitare i resti del figlio Garcia.
Il monumento è di forma quadrata, con un basamento decorato e con quattro capitelli corinzi agli angoli su cui poggiano le statue allegoriche delle quattro Virtù Cardinali: la Temperanza, la Prudenza, la Fortezza e la Giustizia, attribuite a Annibale Caccavello e Giovanni Domenico D’Auria. Al di sopra del sarcofago, si vedono poggiate due statue inginocchiate raffiguranti Don Pedro la sua prima moglie, Donna Maria, con un elmo posto tra i due. Sui basamenti posti al livello delle statue, vi sono scolpiti le loro stemmi familiari.
L’intero blocco, che secondo il Vasari fu donato e condotto a Napoli da Cosimo de’ Medici, è caratterizzato nella parte centrale da quattro bassorilievi (uno per lato). Nella parte anteriore vi è un’iscrizione che riporta come data il 1570, ovvero l’anno in cui si è conclusa l’opera.
Lungo la facciata laterale sinistra, vi è un bassorilievo che rappresenta la Battaglia di Otranto del 1538, nella quale il Viceré spagnolo si recò con le sue truppe in Puglia con il figlio Garcia e l’Ammiraglio Doria per scacciare i Turchi che tentavano di conquistare la cittadina pugliese. Nel bassorilievo sono mostrate scene di battaglia, un gruppo di Cristiani fatti prigionieri dai Turchi e Don Pedro a cavallo.
L’altro bassorilievo laterale (a destra rispetto al fronte) mostra la Vittoria di Baia del 1544, contro Barbarossa, che tentava di conquistare Ischia e Pozzuoli. Nella scena sono visibili al centro il castello aragonese e sullo sfondo l’isola di Procida.
L’ultima scena, posta nella parte posteriore del sarcofago, mostra i festeggiamenti in onore dell’Imperatore Carlo V in visita a Napoli nel 1535. Nella scena è presente Don Pedro che aspetta a porta Capuana l’Imperatore, quest’ultimo circondato da un corteo in festa.

La battaglia di Pavia
Il Re di Francia Francesco I si trovava circondato da ogni parte dai possedimenti di Carlo V d’Asburgo, che liberamente poteva, a suo beneplacito, attaccare nello stesso tempo la Francia dalle Fiandre, dai Pirenei, dalle Alpi e lungo il Reno. Per liberarsi da questa morsa Francesco I, allegando a pretesto i suoi diritti sul Ducato di Milano, iniziò nel 1521 quella serie di guerre contro Carlo V, che si trascinarono quasi senza soluzione di continuità, fino al 1544 e continuarono anche sotto il regno di suo figlio Enrico II. La prima guerra (1521-25) terminò con la battaglia di Pavia.
La battaglia di Pavia fu combattuta il 24 febbraio 1525 tra l’esercito francese al comando di Re Francesco I e le truppe spagnolo-tedesche di Carlo V, che si concluse con la vittoria di quest’ultimo. Le forze francesi di Re Francesco I che furono catturate e i loro nobili massacrati dalla fanteria spagnola armata di archibugi. La vittoria è attribuita all’efficacia delle tattiche di fanteria di Carlo V e al ruolo cruciale dell’esercito spagnolo. Dopo la battaglia, il Re Francesco I fu condotto a Madrid, dove arrivò il 12 agosto, e fu tenuto sotto sorveglianza nell’Alcázar degli Asburgo, che, dopo un incendio, fu sostituito dall’attuale Palazzo Reale di Madrid. Francesco I firmò il Trattato di Madrid nel 1526, con cui rinunciò al Ducato di Milano, Napoli, le Fiandre, Artois e Borgogna. La leggenda narra che durante i negoziati di pace e la liberazione di Francesco I, l’imperatore Carlo V abbandonò la sua lingua madre (il francese borgognone) e la lingua abituale della diplomazia (l’italiano) per parlare ufficialmente per la prima volta in spagnolo.

Ben presto seguì un’altra campagna, che vide alleati contro Carlo V il Re di Francia, Papa Clemente VII e la maggior parte degli Stati italiani, cosa che portò Carlo V ad attaccare Roma nel 1527 e al Sacco di Roma. Ancora una volta Carlo V riuscì vittorioso. Lo stesso pontefice, rinchiuso in Castel Sant’Angelo dai Lanzichenecchi, dovette venire a patti con i Trattati di Barcellona (1529) e di Bologna (1530). Carlo V stesso venne in Italia e a Bologna il 22 ed il 24 febbraio 1530 Papa Clemente VII gli pose sul capo rispettivamente la corona ferrea e quella imperiale.
