La Delegazione della Sicilia Orientale partecipa ai solenni festeggiamenti in onore della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo a Messina

La celebrazione di Santa Maria del Monte Carmelo, solennità per l’Ordine Carmelitano, è la festa di quanti in qualsiasi modo sono uniti al Carmelo per riconoscere la Vergine Santissima quale dispensatrice di ogni grazia, via e aiuto nell’arduo cammino verso la salvezza. Hanno partecipato ai solenni festeggiamenti a Messina le Autorità cittadine e rappresentanze del Terzo Ordine Carmelitano, del Sovrano Militare Ordine di Malta e della Delegazione della Sicilia Orientale del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio. I Cavalieri e Dame Costantiniani, accogliendo l’invito del Parroco del Santuario-Chiesa del Carmine, hanno così rinsaldato la vicinanza con l’Ordine Carmelitano, la cui presenza a Messina risale a molti secoli addietro.
Foto di gruppo

I Padri Carmelitani fondarono a Messina la loro prima sede in Europa, quando lasciarono la Terra Santa tra gli anni 1230 e 1235, dopo la sconfitta della Quinta Crociata e le seguenti persecuzioni dei Cristiani. Testimonianza ne è l’atto notarile vergato nel 1263 dal regio notaio Costantino del Bufalo di Messina e copiato dal notaio Giuseppe Jannino il 6 marzo 1698, di cui una copia fedele è conservata nell’Archivio di Stato di Messina.

Da tali circostanze deriva la presenza della Croce di Gerusalemme all’interno del particolare stemma dell’Ordine Carmelitano di Sicilia, pure posto a memoria sul pavimento della navata centrale del Santuario della Madonna del Carmelo di Messina.

La solenne Santa Messa alle ore 18.00 presso il Santuario-Parrocchia Santa Maria del Carmelo a Messina è stata presieduta da S.E.R. Mons. Angelo Accattino, Nunzio Apostolico in Tanzania, concelebranti S.E.R. Mons. Cesare Di Pietro, Vescovo ausiliare dell’Arcidiocesi di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela, e il Parroco Don Gianfranco Centorrino. I canti liturgici sono stati animati dalla corale parrocchiale “Luigi Lazzaro”.

La Prima Lettura è stata letta dal Referente per la Sezione della Provincia di Messina della Delegazione, Dott. Giuseppe Tortorici, Cavaliere di Merito con Placca d’Argento (nella foto sopra). La Preghiera dei Fedeli è stata recitata dal Segretario Generale di Delegazione, Dott. Michele Lauro, Cavaliere di Merito con Placca d’Argento, e dal Cerimoniere Laico di Delegazione, Dott. Luigi Lauriola, Cavaliere di Merito.

Nel corso del Sacro Rito, l’Arcivescovo Angelo Accattino ha benedetto con un particolare rituale gli Scapolari carmelitani e gli ha consegnato al Referente per la Sezione della Provincia di Messina e quindi sono stati assegnati al Cavaliere de Jure Sanguinis Riccardo Millemaggi; ai Cavalieri di Merito con Placca d’Argento Matteo Santoro, Tesoriere di Delegazione e Guido Bellinghieri; ai Cavalieri di Merito Dott. Filippo Cuda, Referente per la Sezione della Provincia di Enna, Antonino Lauro, Responsabile della Comunicazione di Delegazione, e Marcello Catalano, Referente per la Sezione della Provincia di Catania; alla Dama di Merito Donatella Romeo; e al Cavaliere di Ufficio Cosimo Massaro.

Lo Scapolare carmelitano

Lo Scapolare carmelitano è segno della consacrazione a Beata Vergine Maria del Monte Carmelo e della sua protezione verso i devoti che a Lei si affidano.

La tradizione vuole che nel 1251 la Vergine Maria comparve al Padre Carmelitano San Simone Stock porgendogli uno scapolare e dicendogli: “Prendi figlio dilettissimo questo scapolare, segno della mia Confraternita, privilegio per te e per tutti i Carmelitani. Chi morirà indossandolo non soffrirà il fuoco eterno”. Ben presto lo scapolare (detto anche “Abitino”) diventerà per tutti i Carmelitani il simbolo della protezione materna di Maria, la summa di tutti i benefici da lei ottenuti.

Lo Scapolare, oggi, è rappresentato da due semplici pezzi di stoffa marrone legati da cordicelle o nastri, che poggiano sulle spalle (scapole, da cui il nome). Sopra un pezzo di stoffa è riportata l’immagine della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, nell’altro vi è l’immagine del Signore oppure quella dello stemma dell’Ordine Carmelitano.

Lo Scapolare è considerato come parte essenziale dell’abito carmelitano e lo indossano regolarmente anche i Terziari Carmelitani, nonché tutti i fedeli che lo ottengono dopo il particolare rito di ricezione. In tempi antichi, per affiliare i laici all’Ordine veniva concessa la cappa bianca, considerata il “segno esterno” dell’abito, ma non lo Scapolare, perché, altrimenti, un laico che avesse indossato per un intero anno l’abito-Scapolare, sarebbe stato considerato frate (o monaca) a tutti gli effetti. Con in passare del tempo, la proibizione cadde e lo Scapolare fu dato a tutti, soprattutto nella sua attuale forma ridotta.

L’elemento che contribuì in modo decisivo all’affermazione dello Scapolare come segno della consacrazione a Maria e della sua protezione verso i devoti, fu certamente la promessa della morte in stato di Grazia, legata alla leggenda della visione di San Simone Stock. In realtà la devozione a Maria ed allo Scapolare rimarca quanto la fede Cristiana ha da sempre predicato: chi vive secondo gli impegni battesimali e nel rispetto del Vangelo, morirà in comunione con Dio, nella sua Grazia e giungerà a goderne l’eterno amore.

I fedeli, con la visita al Santuario hanno potuto lucrare l’indulgenza del “perdono del Carmine” alle consuete condizioni: Confessione, Comunione e preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice.

Simulacro

Dopo la Santa Messa, alle ore 19.00 si è svolta la solenne Processione del venerato simulacro della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo e San Simone Stock per le vie della parrocchia, addobbate con le luminarie, animata dall’Associazione Musicale Fiumedinisi diretta dal Maestro Giuseppe Minutoli.

Il simulacro della Madonna del Carmelo

Il pregiato simulacro della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo e San Simone Stock fu realizzato in legno policromo nel XVIII secolo. Rappresenta la Beata Vergine, vestita con l’abito carmelitano, mentre tiene in braccio il Bambino e consegna lo Scapolare del Carmelo a San Simone Stock. Custodito nell’antica sede del Carmine (ex monastero basiliano detto del Santissimo Salvatore) distrutta nel 1908, sopravvisse al terremoto insieme ad alcuni quadri tra i quali la venerata tela della Madonna, che da quel momento è stata presa in custodia dal Museo Regionale di Messina. Il gruppo statuario fu invece trasportato nella chiesa-baracca post-sisma che l’arcivescovo affidò ai Carmelitani, nell’attuale via Salandra. Infine il 15 luglio 1931 il simulacro della Madonna del Carmelo, salutato amorevolmente dalla folla dei fedeli, faceva il suo ingresso trionfale nel nuovo tempio e veniva collocato sull’altare maggiore, dove tuttora è collocato e venerato dai Messinesi, particolarmente legati a questa devozione.

Il messaggio di Don Gianfranco Centorino

In occasione della solennità, il Parroco della Parrocchia-Santuario della Madonna del Carmelo di Messina, Don Grianfranco Centorino ha rivolto un messaggio ai fedeli, che riportiamo di seguito:

«Nel giorno in cui rinsaldiamo ancora più forte il legame con la Beata Vergine Maria del Monte Carmelo alla quale ci rivolgiamo i supplichevoli come alla più tenera fra le madri per i nostri sospirati favori celesti, a lei rivolgiamo i nostri accorati appello affinché interceda a favore di un mondo più giusto e più umano, più amorevole e più compassionale, più libero e più autentico.
“A te, Madre e Maestra spirituale, affidiamo tutta la nostra comunità in ognuna delle sue espressioni, con te contempliamo le meraviglie della bontà e della tenerezza di Dio e insieme a te imploriamo dal frutto del tuo grembo il dono per tutti di una società che sappia rendersi disponibile a ridare speranza agli sfiduciati, conforto agli afflitti, dignità agli emarginati. Amen!”
Viva Maria!!
Con fraterno affetto».

Per approfondire la storia e il significato della celebrazione di Santa Maria del Monte Carmelo [QUI]

Il santuario della Madonna del Carmelo
di Messina

Il santuario della Madonna del Carmelo di Messina, più noto come chiesa del Carmine, è sede del Carmelo Messinese, il primo fondato dai Carmelitani fuori dalla Palestina e dunque il più antico di tutto l’Occidente, presente in città sin dal Duecento.
Il tempio attuale sostituisce la chiesa precedente, la quale era collocata nei pressi del Duomo, a circa 500 metri dall’attuale collocazione, rimasta distrutta nel terremoto del 28 dicembre 1908. Sorge sull’antica via Porta Imperiale – oggi via Antonino Martino – dove erano presenti importanti edifici pubblici e privati, anch’essi quasi del tutto cancellati dal terribile terremoto e dalla nuova ricostruzione.
Il tempio richiama lo stile settecentesco tipico della Messina antecedente alle distruzioni del terremoto. Realizzato su progetto dell’Architetto Cesare Bazzani, fu consacrata il 15 luglio 1931 e dedicata alla Madonna del Carmine. Il 13 maggio 1956, in occasione dell’anno mariano, l’Arcivescovo Angelo Paino lo elevò alla dignità di Santuario.
Il santuario del Carmine è anche sede della più antica parrocchia di Messina, dedicata a Santa Maria del Carmine dal 17 dicembre 1988. In precedenza portava il nome di San Lorenzo, in quanto anticamente aveva sede presso la chiesa del santo, distrutta nel 1783. Nei registri di battesimo troviamo anche il nome di Padre Annibale Maria di Francia, ivi battezzato il 7 luglio 1851. Nel 1918 la parrocchia passò, per volere dell’Arcivescovo Letterio D’Arrigo, dalle cure del clero secolare a quelle dei Carmelitani, che l’accolsero nel loro nuovo tempio e provvidero alla sua gestione sino al settembre del 2015, data che ne ha segnato l’addio alla città dello Stretto.
La presenza dei Carmelitani in Europa è stata spesso oggetto di studio da parte dell’Ordine carmelitano. Dai documenti a noi giunti e dalla tradizione stessa dell’Ordine è ormai condivisa l’opinione che una volta partiti i Carmelitani dalla Terra Santa a causa della persecuzione dei Cristiani, ritornarono in Europa. Da questi studi Messina fu sempre considerata la “culla dell’Ordine”. Guglielmo Sanvico, primo storico dei Carmelitani, di origine inglese, così scrive: «I Carmelitani che primi vennero dalla Palestina a fondare conventi in Occidente furono Siciliani e Provenzali: quelli edificarono un convento nei sobborghi di Messina, questi fondarono un altro nei pressi di Marsiglia; l’emigrazione degli uni e degli altri avvenne nel 1238».
I Carmelitani si stabilirono a Messina per fondare un nuovo monastero e, essendo abituati alla quiete della vita eremitica e solitaria del Monte Carmelo, scelsero un luogo solitario in una amena collina, simile a quella della Palestina, che chiamarono Monte Carmelo, presso il torrente San Michele, a due miglia circa dalla città di Messina, dove costruirono una povera abitazione con la chiesa. Quel luogo, per la vita eremitica vissuta dai frati, fu in seguito comunemente chiamato Ritiro, nome che poi prese tutta la contrada.
La data del 1238, seppur assume valore di ufficialità dei Carmelitani in Europa, non è storicamente corretta in quanto anche nei decenni precedenti risultano dei documenti che provano la loro presenza in Europa e in particolare a Messina. Così cita uno storico Messinese del XVI secolo, Placido Samperi: «Sembra però che molto prima di questo tempio questi religiosi abbiano abitato in Messina, come appare in un rescritto che ci conferma nel monastero di San Placido, dato nell’anno 1173 del mese di dicembre, nel VI anno del Re Guglielmo, che si dice che il regio siniscalco diede molti pegni ai Carmelitani di Messina per l’anima del Re Ruggero e sua moglie».
Dopo alcuni decenni, su insistenza del popolo messinese che li voleva più vicini alla città, i Carmelitani si trasferirono presso la foce del torrente San Michele e lì costruirono un nuovo convento. Il vecchio convento fu venduto ad una signora, madre di uno dei frati, chiamata Suor Frisa, suora del Terz’Ordine del Carmine, per prezzo di 108 feudi circa. Il nuovo convento era abbastanza ampio se nel 1268 si celebrò in esso il Capitolo Generale di tutto l’Ordine.
Dopo alcuni anni, essendo l’aria di quel torrente malsana e il luogo soggetto da forti correnti di Tramontana e per la particolare esposizione ai disagi delle guerre che allora infestavano la Sicilia, come si accenna in una Bolla di Papa Nicolò IV, verso l’anno 1291 i Carmelitani entrarono nel cuore della città e pigliarono le case di un certo Martino Maiotto, proprio nella piazza del Duomo, in via Argentieri, tra le attuali via Garibaldi e corso Cavour.
Ma anche in questo nuovo convento la presenza dei Carmelitani non durò molto: la troppa vicinanza al Duomo creò non pochi disagi con il clero ordinario che accusava i frati di interferire con le celebrazioni della cattedrale; a causa di questo si fece ricorso direttamente al Sommo Pontefice, Papa Benedetto XI nell’anno 1304 ad istanza degli stessi frati ordina il loro trasferimento dalle case di Martino Maiotto alla chiesa di San Cataldo, nel Ponte Leone (dedicato al Papa San Leone II, siciliano e messinese per tradizione) dove occuparono la chiesa di San Cataldo che sorgeva nell’area dell’attuale Teatro Vittorio Emanuele II che si affaccia su via Cavour.
La chiesa ed il convento nei secoli si arricchirono di pregevoli opere d’arte, tra le quali sono ricordati i quadri di Polidoro, di Antonello Riccio, di Francesco e Stefano Cardillo, di Simone Comandé e persino una Vergine col Bambino di Antonello da Messina. Veneratissima fu inoltre l’antica e pregiata immagine della Madonna del Carmelo, dipinta su tavola.
Particolare menzione merita l’antichissima immagine della Madonna del Carmine, una delle prime in Italia e in Europa, che secondo la tradizione sarebbe stata portata proprio da quei primi religiosi provenienti direttamente dalla Palestina oppure dipinta in Messina ai tempi dei Re Normanni. Per molto tempo si è ritenuto potesse essere opera di Polidoro di Caravaggio, ma recenti studi l’hanno attribuita, sempre con parziale certezza, al Maestro del Trittico dei Santi Michele e Omobono (Napoli, seconda metà XV secolo).
L’antica e pregiata tela della Madonna del Carmine, veneratissima presso il Carmelo e il popolo messinese fino al 1908, oggi si trova presso il Museo Regionale.
Il dipinto su tavola rappresenta la Vergine del Carmelo secondo l’iconografia più antica: la Vergine è raffigurata mentre accoglie i suoi devoti sotto il suo grande manto, sostenuto dai profeti Elia ed Eliseo, considerati dai Carmelitani come i loro fondatori. L’immagine dominò l’altare maggiore della Chiesa del Carmine nelle sue varie sedi succedutesi nel corso dei secoli e fu veneratissima da tutto il popolo messinese, tanto che nel XVII secolo verrà rivestita da una manta d’argento intarsiato che lasciava visibile solo il volto della Madonna, com’era costume dei messinesi per le immagini devozionali più care. Sia il dipinto che la seicentesca manta argentea sono attualmente custoditi presso il Museo Regionale, mentre nell’odierno santuario se ne conserva una copia fotografica.
Nello stesso convento visse e morì Sant’Alberto Carmelitano, il primo santo dell’Ordine, il cui nome è legato alla storia della Città di Messina per il prodigioso evento dei vascelli carichi di grano che sfamarono la città durante l’assedio del 1302 da parte di Roberto, Duca di Calabria, che voleva conquistare l’intera Sicilia, governata dal Duca Federico, fratello del Re Giacomo di Catalogna e Sicilia. Nel 1307 il Santo morì in questo convento e fu seppellito nella stessa chiesa, ma la permanenza del feretro non fu per lungo tempo, perché essendo Alberto nativo di Trapani, il suo corpo venne in seguito trafugato e portato nella sua città natale; oggi a Messina si conserva ancora la reliquia di un braccio del Santo.

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