La Delegazione Tuscia e Sabina celebra l’Esaltazione della Santa Croce a Viterbo

Sabato 14 settembre 2024, festa dell'Esaltazione della Santa Croce - che costituisce, insieme alla festa di San Giorgio, l’evento religioso più importante e sentito del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio - una rappresentanza della Delegazione della Tuscia e Sabina, guidata dal Delegato, Nob. Avv. Roberto Saccarello, Cavaliere Gran Croce de Jure Sanguinis con Placca d’Oro, ha partecipato a Viterbo alla solenne Celebrazione Eucaristica presso la Chiesa della Santissima Trinità-Santuario della Madonna Liberatrice, centro della Vita spirituale della Delegazione.
Il Crocifisso ligneo

I Cavalieri Costantiniani hanno prestato servizio liturgico nella Santa Messa della festa che evoca la Croce come segno e strumento della nostra salvezza, fonte di santità e simbolo rivelatore della vittoria di Gesù Cristo sul peccato e sulla morte, presieduta alle ore 18.30 dal Parroco Padre Giuseppe Cacciotti, OSA.

Al termine del Sacro Rito, i Cavalieri Costantiniani si sono raccolti dinanzi al Santissimo Crocifisso nella Cappella Costantiniana per recitare la preghiera al Crocifisso, con una speciale intenzione per i Confratelli defunti.

Lo splendido crocifisso ligneo del XVI secolo è stato restaurato a cura della Delegazione della Tuscia e Sabina ed esposto nuovamente al culto l’8 aprile 2018, nel corso della solenne inaugurazione della Cappella Costantiniana alla presenza del Gran Maestro, S.A.R. il Serenissimo Principe Don Pedro di Borbone delle Due Sicilie e Orléans, Duca di Calabria, Conte di Caserta, Capo della Real Casa delle Due Sicilie; del Gran Prefetto, S.A.R. il Principe Don Jaime di Borbone delle Due Sicilie e Landaluce, Duca di Noto; e del compianto Presidente della Real Commissione per l’Italia, il Duca Don Diego de Vargas Machuca, accompagnato dalle Alte Cariche della Real Commissione per l’Italia; come testimonia l’artistica epigrafe marmorea esposta nell’oratorio.

La Delegazione della Tuscia e Sabina – dalla sua istituzione nel 2002 per volontà del XXXI Gran Maestro, l’Infante di Spagna S.A.R. Don Carlos di Borbone delle Due Sicilie e Borbone Parma, Duca di Calabria, di felice memoria – ha prescelto come centro della propria vita spirituale la chiesa della Santissima Trinità. Fu edificata dagli Agostiniani Eremitani in forma gotica nel 1256 e ricostruita nel 1745. In essa è particolarmente onorata la Beata Vergine Maria, invocata con il Titolo di Liberatrice a motivo degli avvenimenti prodigiosi del 28 maggio 1320 e per aver lungo i secoli liberato il Popolo Viterbese in occasione di guerre e calamità.

Con l’Esaltazione della Santa Croce, la Chiesa celebra una festa di grande significato che commemora il ritrovamento e l’esaltazione della Croce su cui Cristo fu crocifisso. Questa festività è profondamente radicata nella tradizione Cristiana e rappresenta un momento di riflessione e gratitudine per il sacrificio di Gesù e la redenzione portata dalla Sua Croce. La festa assume anche un grande significato per il Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, poiché secondo la tradizione la Santa Croce apparve nel 312 all’Imperatore Costantino prima della battaglia a Ponte Milvio, nei pressi dell’Urbe, contro Massenzio, rendendolo vittorioso. E il nucleo primitivo della Sacra Milizia sarebbe pertanto stato formato da cinquanta Comites scelti per la guardia personale dell’Imperatore, ai quali era stato affidato il Labaro imperiale su cui risplendeva la Croce e il monogramma di Cristo.

La festa in onore della Santa Croce venne celebrata per la prima volta Il 13 settembre 335, in occasione della dedicazione a Gerusalemme della chiesa del Martyrium sul Golgota e quella dell’Anàstasis, cioè della Risurrezione. Il giorno seguente con solenne cerimonia si fece l’ostensione della Croce, che l’Imperatrice Elena aveva ritrovato il 14 settembre 320.

Col termine di “esaltazione”, che traduce il greco hypsòsis, la festa in onore della Santa Croce passò anche in Occidente. A partire dal secolo VII, essa voleva commemorare il recupero della preziosa reliquia fatto dall’Imperatore bizantino Eraclio nel 628. Nel 614, il Re dei Persiani Cosroe II, mosse guerra ai Romani e dopo aver sconfitto Gerusalemme, portò via con sé, tra i tesori, anche la Croce di Gesù. Eraclio propose a Cosroe la pace, che venne però respinta: di fronte al diniego, mosse guerra e vinse presso Ninive, chiedendo la restituzione della Croce, che tornò a Gerusalemme. Della Croce si persero definitivamente le tracce nel 1187, quando venne tolta al Vescovo di Betlem che l’aveva portata nella battaglia di Hattin.

La celebrazione dell’Esaltazione della Santa Croce assume un significato ben più alto del leggendario ritrovamento da parte della madre dell’imperatore Costantino. La glorificazione di Cristo passa attraverso il supplizio della Croce e l’antitesi sofferenza-glorificazione diventa fondamentale nella storia della Redenzione: Cristo, incarnato nella sua realtà concreta umano-divina, si sottomette volontariamente all’umiliante condizione di schiavo (la Croce, dal latino Crux, cioè tormento, era riservata agli schiavi) e l’infamante supplizio viene tramutato in gloria imperitura. Così la Croce diventa il simbolo e il compendio della religione Cristiana.

La stessa evangelizzazione, operata dagli apostoli, è la semplice presentazione di “Cristo crocifisso”. Il Cristiano, accettando questa verità, “è crocifisso con Cristo”, cioè deve portare quotidianamente la propria croce, sopportando ingiurie e sofferenze, come Cristo, gravato dal peso del patibulum (il braccio trasversale della croce, che il condannato portava sulle spalle fino al luogo del supplizio dov’era conficcato stabilmente il palo verticale), fu costretto a esporsi agli insulti della gente sulla via che conduceva al Golgota. Le sofferenze che riproducono nel corpo mistico della Chiesa lo stato di morte di Cristo, sono un contributo alla redenzione degli uomini, e assicurano la partecipazione alla gloria del Risorto.

Quindi, in questo giorno non si esalta la crudeltà della Croce, ma l’Amore che Dio ha manifestato agli uomini accettando di morire in Croce. Pur essendo Dio, Cristo umiliò se stesso facendosi servo. Questa è la gloria della Croce di Gesù.

Nell’usanza gallese, a partire dal VII secolo, la festa della Croce si teneva il 3 maggio. Quando le pratiche gallesi e romane si combinarono, la data di settembre assunse il nome ufficiale di Trionfo della Croce nel 1963, ed era usato per commemorare la conquista della Croce dai Persiani, e la data in maggio fu mantenuta come Ritrovamento della Santa Croce, comunemente detta Invenzione della Santa Croce.

In Occidente ci si riferisce spesso al 14 settembre come al Giorno della Santa Croce, mentre la festività in maggio è stata tolta dal calendario liturgico del rito romano in seguito alle riforme del Missale Romanum operate sotto Papa Giovanni XXIII nel 1960/1962.

La Chiesa Ortodossa commemora ancora entrambi gli eventi, uno il 14 settembre, l’Esaltazione della Preziosa e Vivificante Croce, rappresentando una delle dodici grandi festività dell’anno liturgico, e l’altro il 1º agosto nel quale si compie la Processione del venerabile Legno della Croce, nel giorno in cui le reliquie della Vera Croce furono trasportate per le strade di Costantinopoli per benedire la città.

In aggiunta alle celebrazioni nei giorni fissi, ci sono alcuni giorni delle festività mobili in cui viene fatto particolare ricordo della Santa Croce. La chiesa Cattolica compie l’adorazione liturgica della Croce durante gli uffici del Venerdì Santo, mentre la Chiesa Ortodossa celebra un’ulteriore venerazione della Croce la terza domenica della Grande Quaresima. In tutte le chiese greco-ortodosse, durante il Giovedì Santo, una copia della Croce viene portata in processione affinché la gente la possa venerare.

Riflessioni sulle letture festive – Festa dell’Esaltazione della Santa Croce: “Vexilla regis prodeunt, fulget crucis mysterium” [QUI]

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