La giornata napoletana del Re Filipe VI e della Regina Letizia di Spagna a Napoli

Giovedì 12 dicembre 2024, l'Università degli Studi di Napoli Federico II, la più antica università pubblica al mondo, ha conferito a S.M. il Re Filipe VI di Spagna il dottorato honoris causa in Scienze Sociali e Statistiche. La solenne cerimonia, che si è svolta presso il Real Teatro San Carlo, il Lirico più antico del mondo, è stata l’atto conclusivo della prima Visita di Stato dei Reali spagnoli in Italia, terminata nel capoluogo campano. Il Re Felipe VI e la Regina Letizia avevano iniziato la giornata napoletana in tarda mattina con una colazione di saluto a Villa Rosebery, ospiti del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che gli ha accolto con la figlia Laura. Hanno mostrato ai reali spagnoli il panorama mozzafiato del Golfo di Napoli con il Vesuvio sullo sfondo, che si gode dalla terrazza della residenza presidenziale. Poco dopo le ore 17.00, il Re Felipe VI di Spagna e il Presidente Sergio Mattarella hanno preso posto nel Palco Reale del Massimo partenopeo, accolti con una standing ovation. Accanto ai due Capi di Stato, la Regina Letizia e la figlia del Presidente, Laura.
Foto di gruppo Palco Reale San Carlo

In rappresentanza del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio hanno presenziato il Vice-Presidente della Commissione Araldica della Real Commissione per l’Italia, S.E. il Duca Don Landolfo Ambrogio Caracciolo di Melissano, Principe di Melissano e di Scanno, Cavaliere Gran Croce di Giustizia; il Delegato per Napoli e Campania, il Conte Don Gianluigi Gaetani dell’Aquila d’Aragona dei Duchi di Laurenzana, Patrizio Napoletano, Cavaliere di Giustizia; e Alfredo Buoninconti, Barone di Santa Maria Jacobi, Cavaliere di Giustizia, Delegato della Campania del Real Circolo Francesco II di Borbone.

Ci sono diversi motivi per i quali, nell’ambito delle Celebrazioni degli 800 anni della Federico II, il dottorato di ricerca honoris causa è stato conferito a Re Felipe VI, per il suo impegno personale e istituzionale a favore della cultura e dello sviluppo sociale: «La sua formazione, la sua determinazione nell’affrontare povertà ed esclusione sociale, il suo impegno culturale, il suo interesse sui progetti di volontariato, ambiente, università», ha spiegato nella Laudatio Academica la Coordinatrice del Dottorato, Prof.ssa Enrica Amaturo. «Lei entra a far parte della Comunità dei Federiciani illustri, che include importanti figure storiche come Tommaso D’Aquino, Giordano Bruno, Gian Battista Vico e tre Presidenti della Repubblica italiana», ha affermato il Rettore della Federico II, Prof. Matteo Lorito. Re Felipe VI di Borbone si è detto onorato per il legame con «una delle università più importanti d’Italia, d’Europa e del mondo, giusto nell’anno in cui festeggia il suo ottavo centenario», concludendo la lectio magistralis con il saluto alla Città che proprio i suoi antenati Borbone resero capitale europea a lungo: «Signore e signori, Rettore, Presidente, mi avvio a concludere il mio discorso come nuovo dottore honoris causa mentre questa Visita di Stato giunge al suo termine. Un viaggio breve ma intenso attraverso la storia, la cultura e la vivace attualità che ci unisce, ci affratella e ci dà speranza per proseguire il nostro cammino, fiduciosi nella nostra amicizia. Grazie di cuore per l’alto onore che ricevo oggi in questa città, che il poeta spagnolo Garcilaso de la Vega chiamava “pulchra Parthenope” e la scrittrice spagnola Carmen de Burgos definiva “giardino del mondo”.
La radice etimologica della parola “università” reca in sé il significato di unione, comunità, progetto comune. Con questo dottorato mi assumo un impegno nei confronti dei valori che per otto secoli hanno permeato uno dei centri di pensiero e riflessione più prestigiosi del mondo, e mi sento fin d’ora orgoglioso di far parte della vostra istituzione, e di poter dire che appartengo, da oggi, alla comunità dei “federiciani”.
Di nuovo, grazie».

Nella sua lectio magistralis, esprimendo l’amore per Napoli, Re Felipe VI non ha fatto che sottolineare il legame tra la Spagna, l’Italia e Napoli. Cita reali e filosofi, architetti e viceré, storici e letterati, da Croce a Conte di Lemos, per testimoniare «la storia, la cultura e la vivace attualità che ci unisce, ci affratella e ci dà speranza per proseguire il nostro cammino, fiduciosi nella nostra amicizia».

«Visitare Napoli, città tanto legata alla storia della Spagna – dice Re Felipe VI, che ha avuto modo di ammirare la Città da Villa Rosebery, durante la colazione di saluto con il Presidente Sergio Mattarella – rappresenta sempre un’esperienza intensa e suggestiva, e lo è anche per la Regina e per me in questa occasione: ricevendo poi in questa sede il primo dottorato honoris causa concessomi da una università fuori dalla Spagna, so che da oggi questa Città e questo Ateneo entreranno a far parte dei miei ricordi più duraturi. Molte grazie, di tutto cuore», ha detto il sovrano spagnolo.

«La continuità nel tempo del legame ispano-italiano appare assicurata anche grazie all’università, che è sempre stata un vivaio del futuro. L’Italia e la Spagna sono le destinazioni preferite dagli studenti dei nostri rispettivi Paesi e lo stesso accade a livello di scambi tra docenti. Questi proficui interscambi e la reciproca conoscenza sono elementi decisivi nell’attuale congiuntura geopolitica, entro la quale il progetto europeo è chiamato a difendere sulla scena internazionale i valori e le garanzie che lo distinguono».

«Tra Napoli e la Spagna esiste uno stretto legame, straordinariamente fertile dal punto di vista storico, artistico e culturale. Il passato comune dei Napoletani e degli Spagnoli è servito per unirci anche nel presente in quella ‘parentela di cuori e di caratteri’ di cui parlava lo spagnolo Baltasar Gracián nel suo Oracolo manuale ovvero l’arte della prudenza, dedicato appunto a un napoletano, il Duca di Nocera. Senza la Spagna non si può comprendere Napoli, e senza l’Italia, e concretamente Napoli, non è possibile comprendere la Spagna».

«In questa città, lo splendore artistico, l’animazione politica e l’esuberanza della vita quotidiana offrivano agli Spagnoli uno scenario unico, che rendeva pite ricca la loro visione letteraria e umana, Uno dei migliori esempi di questo spirito è appunto il magnifico Teatro San Carlo, il primo al mondo nel suo genere, costruito dal grande architetto Giovanni Antonio Medrano su richiesta del vostro Carlo di Borbone, ossia del nostro Carlos III, mio ascendente diretto e primo re di Napoli, che lasciò la città per diventare re di Spagna.
Come Re di Napoli, Carlo contribuì alla riforma del Regno e della sua legislazione, trasformò urbanisticamente alcune zone della capitale e costruì importanti siti reali come il Palazzo Reale di Capodimonte, promuovendo oltre alla scienza la creazione di diverse Manifatture Reali e gli scavi archeologici già citati.
Sovrano illuminato, mecenate delle arti e delle scienze, Carlo III costituisce un punto di riferimento senza il quale non è possibile comprendere appieno il rapporto tra Napoli e la Spagna. Per dirla in breve, Carlo III consolidò il legame tra Spagna e Italia e il suo regno fu – come ha scritto Giuseppe Galasso – “il più saldo dei ponti tra l’Illuminismo spagnolo e quello italiano, di cui il re fu il gran artefice” Il percorso di Carlo di Borbone lascia sul XVIII secolo un’impronta che è al contempo autenticamente napoletana e spiccatamente spagnola. Ne è prova il sostegno offerto dal Re a istituzioni come questa Università e in particolare la chiamata nel suo paese di talenti italiani che conobbe qui, come Corrado Giaquinto, Tiepolo, Scarlatti, Boccherini o Sabatini, che in Spagna avrebbero pienamente dispiegato la loro capacità artistica.
È per me un piacere poter esprimere oggi l’ammirazione che sento nei confronti di Carlo III. Un magnifico ritratto del re, dipinto da Anton Raphael Mengs, è appeso nel mio ufficio; al di là della distanza storica e del contesto del nostro tempo – che è quello della vita in democrazia – la figura del nostro “Re condiviso” è infatti per me un punto di riferimento costante, per il suo percorso e il suo impegno nella sua funzione di governo”.

Palabras de S.M. el Rey en su ceremonia de investidura como Doctor Honoris Causa por la Universidad Federico II de Nápoles – Teatro de San Carlos – Nápoles (Italia), 12.12.2024 [QUI]

Il ricordo delle vittime di Valencia

Con l’unico “fuori testo” della sua lectio magistralis, Re Filipe VI ha ricordato anche la recente tragedia, con i morti e le distruzioni, che ha profondamente colpito le comunità di Valencia: «In questi giorni abbiamo molto forte il ricordo di Valencia e di tutti coloro che sono stati colpiti dalla Dana». La platea del San Carlo ha risposto con un lungo caloroso applauso.

Il 9 dicembre 2024 LL.MM. il Re e la Regina di Spagna hanno presieduto i funerali in onore delle vittime della Dana. Questo rito solenne ha ricordato l’importanza dell’unità e della solidarietà nei momenti più difficili. Alla cerimonia funebre, rappresentanti di diverse istituzioni e gruppi si sono riuniti per mostrare il loro sostegno alle famiglie colpite e sottolineare il lavoro instancabile dei servizi di emergenza e dei volontari, tra cui quelli del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, “un Ordine di persone per le persone” [QUI]. La loro dedizione e il loro impegno sono un esempio di speranza in mezzo alle avversità.

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